Sabato orgia
Sinceramente credevo che la vita universitaria fosse più entusiasmante. È già un mese che ho iniziato le lezioni e non conosco praticamente nessuno. Sono qui, buttata sul banco aspettando che finisca la pausa quando qualcuno mi tocca la spalla: è Vanessa, una delle poche con cui sono riuscita a scambiare un paio di chiacchere. È una ragazza piccola e bruna, dall’aspetto molto semplice e carino.
«Ciao Mira, hai impegni questo fine settimana?»
«A parte Netflix e divano nessuno, mi sono trasferita da poco e non mi sono ancora ambientata…»
«Beh, allora se ti va sabato faccio un concerto in un locale molto carino, se riesci a passare ti faccio conoscere i miei amici. Ci conto eh?»
Mi dà un volantino della serata e dopo avermi teneramente spettinato la chioma già arruffata di suo, se ne va facendomi l’occhiolino.Non pensavo fosse tipa da concerto rock, in realtà non lo sono neanch’io. Ma sapete, nuova città, nuove esperienze giusto?Sono in ritardissimo, ci ho messo una vita a decidermi cosa mettere. Alla fine ho puntato sul classico, anche se sembro una Morticia riccia: abitino nero e collant, scarpe basse da ginnastica. Sono alta e magra, senza particolari forme, a volte mi pare che gli altri si dimentichino della mia esistenza: ma con quel rossetto rosso fuoco spero di richiamare l’attenzione, almeno stasera. A momenti schianto la macchina a noleggio ma arrivo quasi puntuale. Il locale è molto scuro, l’arredamento è solo rosso o nero, c’è un atmosfera particolare, seducente direi. Quando si accendono le luci sul palco a momenti mi cade il drink dalle mani: Vanessa sembra un’altra persona. È vestita come se fosse una cameriera dell’epoca vittoriana, la sua voce è ipnotica, non avevo mai visto dal vivo una ragazza così, ne sono totalmente ammaliata.
La mia attenzione però viene anche richiamata dal ragazzo che suona la chitarra accanto a lei: alto e magro con una crestina viola, uno stile tra l’elegante e il punk. Continuo a farmi trascinare dalla musica e a passare lo sguardo dall’una all’altro. Sono solo al secondo cocktail però è come se fossi altrove. Un abbraccio e un bacio sulle labbra mi scuote dal mio torpore, è Vanessa.
«Grazie di essere venuta! Spero ti sia piaciuto il concerto!»
Non faccio neanche in tempo a replicare che mi prende per mano e mi conduce nel backstage.
«Il vero divertimento incomincia adesso, festa!»
Inizia il giro di presentazioni, oltre ai membri della band ci sono varie persone, tutte dallo stile particolare, ma quello che mi interessa al momento è conoscere il misterioso chitarrista.
«Ed ecco infine, non per ordine d’importanza, Frank il mio ragazzo!»
Nonostante il suo sguardo magnetico dentro di me si spezza qualcosa, speravo fosse single! Non posso mettermi a fare l’oca con il compagno dell’unica persona che si è dimostrata un po’ gentile con me in questa città. Dopo un paio di brindisi di benvenuto lascio Vanessa ai suoi discorsi e mi guardo in giro: sono tutte persone piuttosto particolari, è vero che non bisogna giudicare un libro dalla copertina ma non saprei proprio come rompere il ghiaccio, fortunatamente mi viene incontro un ragazzo dall’aria spaesata un pò come la mia.
«Anche tu la prima volta qui?»
Marco, così mi pare di aver capito che si chiami mi sembra un ragazzo carino e interessante, anche lui è qui per caso, quindi ha voglia di attaccare bottone, però quando vedo con la coda dell’occhio che Vanessa e Frank si stanno baciando decido che la conversazione può finire lì. Lo metto spalle al muro e gli tappo la bocca con la mia lingua, lui non protesta, anzi sento le sue mani sicure che iniziano ad appoggiarsi sul mio culetto secco, io mi strofino sul bacino e noto che si sta emozionando, lo prendo per mano, voglio portarlo in un posto appartato e vedere cosa succede.
Mi guardo intorno, sperando che Frank mi noti, ma nulla, sta conversando con gli altri membri della band con Vanessa sulle ginocchia. Non posso fare a meno di notare di nuovo quanto siano belli insieme.
Trascino Marco fuori dalla stanza e ci chiudiamo nel primo bagno che troviamo libero. Sembra un po’ imbarazzato, anche io dovrei esserlo, non ho mai fatto nulla del genere ma è come se la voce di Vanessa e la musica di Frank mi avessero ipnotizzata. Lo faccio mettere contro la porta del bagno, mordicchio il collo, inizio a scendere, gli levo la t-shirt, ora è il momento di stuzzicare i suoi capezzolini, geme un pochino dal dolore ma non oppone resistenza, continuo la discesa con la lingua fino ad arrivare al suo pacco, basta davvero poco per ritrovarmelo in faccia pronto all’uso.
L’assaggio con la punta della lingua, mi piace, è come lui. Non eccezionale ma neanche terribile, perfetto per divertirsi. Devo però averlo stuzzicato un po’ troppo perché inizia a spingermi la nuca, non c’è problema, anche se sono un po’ arrugginita dovrei riuscire ad accoglierlo. Inizio a darci dentro, senza dimenticarmi di tutto il resto: l’asta completamente tesa, la sua sacca che sembra davvero di stare lì lì per esplodere e ovviamente non dimentico di stuzzicargli il buchetto.
E’ già tutto un tremore quando decido di dargli il colpo di grazia: lo fisso negli occhi con lo sguardo più troieggiante possibile. Tempo zero si svuota nella mia bocca: anche se sorpresa ingoio tutto.
Vorrei ripulirlo, ma lui si ritrae. Ha uno sguardo completamente sconvolto, come se avesse ucciso qualcuno. Inizia imbarazzatissimo a bofonchiare parole a caso
“…tardi”,”..scusa”, “..ragazza” e se va via di corsa.
Mentre mi ripulisco in bagno non so se tornarmene a casa pure io ed evitare qualsiasi altro contatto umano fino a lunedì mattina o vedere che sta succedendo nel camerino. Vince la curiosità e sopratutto la voglia che qualcuno si prenda cura di me lì sotto, visto che i miei slip sono diventati un lago. La porta è chiusa, magari se ne sono andati a festeggiare altrove, chissà. Decido comunque di bussare, sono troppo curiosa.
Vanessa apre uno spiraglio, dopo avermi guardata con aria stupita, ma anche da predatrice, mi trascina dentro. Lei è completamente nuda davanti a me, anzi mi rendo conto con la coda dell’occhio che lo sono tutti in nella stanza, sto per dire qualcosa ma adesso è il mio turno di essere messa spalle al muro e baciata. Mentre la sua lingua mi esplora di sopra, le sue dita sanno già perfettamente dove sfiorare di sotto, sto per esplodere quando si blocca e con aria biricchina mi conduce verso un divanetto, dove c’è Frank che sta montando una rossa piuttosto abbondante.
Quando s’incrociano i nostri sguardi, sorride, sono già tra le sue braccia mentre Vanessa finisce di spogliarmi e lui continua la sua opera di sfondamento. Inizia a mordicchiarmi I bottoncini, mentre la sua compagna mi spalanca il culetto e continua quello che aveva iniziato con le dita, questa volta duro davvero poco, finendo in ginocchio da davanti a lui. Si sfila dalla rossa.
Ora siamo io, lei e Vanessa sulle ginocchia ad ammirare la stanga del ragazzo. E’ difficile spiegare cosa sia successo da quel punto in poi: inizialmente le nostre lingue hanno iniziato a intrecciarsi mentre solleticavamo la cappella del chitarrista, poi senza dirci nulla io ho incominciato ad avanzare verso il suo buchino, mentre la rossa se lo ingoiava tutto e la mia collega gli stuzzicava le sfere, senza però dimenticare di tormentarmi la passerina, non ancora ripresasi dall’orgasmo precedente, anzi mi prende la mano e la dirige verso la sua. Io sono un po’ impedita ma mi guida con sicurezza, continuiamo in questo limbo confuso per non so quanto fino a quando la rossa viene tirata via da un ragazzo corpulento che se la vuole montare.
La coppia mi guarda come se fossi una torta di compleanno: ora sono io la protagonista. Mi baciano entrambi in un gioco a tre lingue, poi scendono ognuno da un lato, è strano sentire due modi diversi di dare piacere con la bocca: ad esempio Vanessa morde il mio bottoncino invece Frank stranamente è più delicato, gioca molto di più con lingua e denti, poi però cambia atteggiamento, mi spalanca di nuovo il culetto ed entra deciso. Io sono un lago quindi non c’è problema ma dalla sorpresa mi trovo a carponi sul divanetto dove c’è la fighetta di Vanessa ad aspettarmi.
Cerco di darle colpi di lingua seguendo le spinte del suo uomo che mi riempiono e sconquassano. All’inizio è un disastro, però mi guida la testa e sentendo I suoi gemiti troviamo la giusta armonia. Anzi il ragazzo inizia a sculacciarmi e aumentare il ritmo fino a quando lo sento contrarsi e le gambe della mia amica stringersi, riesce a sfilarsi giusto in tempo per schizzarmi sulla schiena. Vanessa mi ripulisce con un brivido, è stato davvero forte, mi lascio andare sul divanetto sotto I loro sguardi soddisfatti, mentre mi rendo conto che eravamo rimasti solo noi tre. Cala un silenzio imbarazzato, recuperiamo in vestiti.
Vederli con abiti non da palco mi fa un’effetto strano, come se fosse stato tutto un sogno. Si offrono di accompagnarmi a casa ma io li ringrazio e decido di andarmene via da lì il prima possibile. Mentre sono sul taxi, rifletto sul fatto di aver fallito come al solito nel socializzare, ma almeno di aver passato un gran sabato sera.
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