Ossessione

Capitolo 2 - Capitolo 1

William Kasanova
5 hours ago

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"Gerald estrasse la spada dal corpo del mostro, la lama sporca di un liquido violaceo che colò a gocce sul terreno.

- Questo farà compagnia all’inferno ai suoi compari, – disse Gerald, guardando gli altri tre simili che aveva sconfitto prima.

Mentre rinfoderava la lama, Yennefer lo raggiunse aggirando un arto tagliato sul terreno. Pose una sua mano sugli addominali del witcher e, nell’abbracciarlo, spinse i suoi grossi seni contro una spalla.

Gerald sorrise quando la sua amica lo baciò sulla guancia.

- Sei stato fantastico, mi hai salvato la vita. Se non fosse stato per te… - si congratulò Yennefer, abbassando lo sguardo sul mostro silvestre. Tra le gambe arcuate giaceva un cazzo tanto lungo da avere la punta sporca di terriccio, l’asta irta di piccole spine come il ramo di un rovo: il cannibalismo non era il vizio peggiore che quelle creature avevano, e Yennefer pensò che prima di finire in un calderone avrebbe passato un gran brutto momento."

Dario solleva lo sguardo dal suo tablet e mi fissa. Nel salotto crolla il silenzio adesso che ha interrotto la lettura del racconto.

Alzo una mano. «Eh, sì, lo so: “passato un gran brutto momento” non è quello che ci si aspetterebbe da una che frequenta l’università e vuole fare la scrittrice, ma te l’ho detto che è una prima stesura: poi lo miglioro.»

Il mio ragazzo sogghigna. «No, è che sarei curioso di scoprire la… come gestivi “l’invito a cena di Yennifer” se non interveniva Gerald.»

«È un racconto erotico, Dario,  e Il cannibalismo non è esattamente un tropo ricorrente in questo genere.»

Lui fa una smorfia. «Poteva arrivare prima che l’acqua venisse a bollire ma dopo che…» Alza un pugno e lo muove avanti e indietro un paio di volte. Non trattiene un sorrisetto scemo.

«Certo, poi i fan di “The Whitcher” mi vengono a cercare a casa.» Sbuffo. «Continua a leggere, adesso arriva la parte interessante…»

Dario si rimmerge nella mia storia. Non è troppo bravo a nascondere che non gli sta piacendo: la scena di lotta può non essere perfetta, ma quella che sta per arrivare sarà una bomba.

"- Non preoccuparti, amica mia. Hai fatto uscire allo scoperto i mostri che attaccavano il villaggio e rapivano le donne, mi hai risparmiato molto lavoro. Una parte della ricompensa sarà tua, - disse Gerald.

La mano sinistra di Yennifer scese fino al cavallo del witcher, che accarezzò sentendo il rigonfiamento che la pressione dei seni aveva provocato. Disse sorridendo: – Hai usato le tue due spade di metallo, forse è il momento di usare la terza…

- Che ne dici se la sfoderi tu?

Yennifer si inginocchiò davanti a Gerald, gli abbassò i calzoni e—"

Sul viso di Dario il sogghigno di eccitazione è sostituito da una smorfia. «Cioè… lei glielo succhia davanti a quattro mostri affettati? Va bene che è felice di non essere stata la cena e, soprattutto, l’antipasto, ma… beh… almeno il tempo di tornare alle tende.»

«Dario, pensi che a quel branco di segaioli che legge queste cose interessino particolari simili?»

Sospira e torna allo schermo dell’iPad. «Bah…» Si schiarisce la voce e riprende a leggere. 

"...il grosso cazzo si alzò davanti a lei. Era lungo più di ventitré centimetri—"

«Ma Yennifer gira con un metro avvolgibile in tasca o ha esperienza ne—»

Stringo i pugni. «Dario!»

 "...con una cappella grossa quanto un pugno e viola. Cominciò a leccare la punta, strappando gemiti di piacere a Gerald. Lui le mise una mano sulla testa.

- Mhm… succhia, puttanella, - disse lui, - ahhh… ahhh… mhm… non fermarti…

Lei provò a metterselo in bocca, sentendosi bagnare, ma non ci riuscì. Ma non voleva comunque lasciarsi scappare un cazzo così grosso. Si alzò in piedi e si tolse la camicia, mostrando i grossi seni.

Gerald si segava guardandoli. – Mi sono sempre piaciute le tue tette.

Yennifer si abbassò i pantaloni e si mise con le mani contro un sasso sulla riva della palude coperto di muschio. – Scopami, Gerald, - disse mettendosi a novanta.

Gerald non se lo fece dire due volte: appoggiò la punta del cazzo tra le labbra della figa pelosa, ma ci ripensò e spinse nel culo di Yennifer.

Lei grido: - No, cosa fai, sono vergine! Ahhh!

Gerald le prese i capelli neri e lunghi e li tirò. – Mi è sempre piaciuto il tuo culo, quasi quanto le tue tette. Mhm… Ahh… Mhm… Ah… Ti servirà da lezione dall’andare a cercare dei mostri da sola… Mhm… Ah!

Yennifer urlò: - Ah! Mi stai sfondando! Mhm… Mhm… Ah… Però mi sta piacendo, Geralt, è davvero—" 

É davvero una merda… Il labbro superiore è arricciato come se avessi sentito un odore disgustoso invece di aver ascoltato il mio racconto erotico letto dal mio ragazzo. Il mio… quinto racconto erotico? Se li ascoltassi letti da qualcuno, anche gli altri si rivelerebbero una tale immondizia?

"…estrasse il cazzo dal culo dell’ami—"

«Ok, penso che puoi anche interrompere la lettura, Dario! Grazie…»

Il mio ragazzo si morde le labbra, mi guarda, abbassa gli occhi sul testo che appare sul suo iPad, poi torna a me. «É… è bello, Marta.» Ha lo stesso tono di voce che userebbe per complimentarsi con un bambino stupido che non riesce a stare con il colore nelle righe della figura. «Hai stile. Sono… sono contento che tu abbia… abbia voluto confessarmi che scrivi porno sotto pseudonimo.»

Non mi meraviglio che nessuno apprezzi i miei sforzi… sono come quelli di uno stitico sul gabinetto, più che letterari… Mi metto in faccia il sorriso meno falso che riesco a simulare. «Ti ringrazio, Dario.» Ma se mi avessi presa a sberle dicendo di smetterla, per l’amor di dio, smettila con questa merda!, avrei apprezzato di più.

Lui guarda ancora il mio vomito scritto. Ne è attratto come gli automobilisti che non possono evitare di guardare l’incidente sull’altra corsia. «È molto… coinvolgente. Mi ha eccitato. Davvero.» Annuisce.

«Sul serio?» Ho l’ennesima conferma che gli uomini non sanno mentire, o almeno lui ne è totalmente incapace.

Lui fa una smorfia. Mi fissa le tette. «Sì, Marta.» Scommetto che lo fa per farselo venire duro perché se gli chiedessi di tirarlo fuori come prova del coinvolgimento della scena di sesso non potrebbe di certo mostrarmi un’erezione.

Mi alzo dalla sedia e giro attorno al tavolo per raggiungere Dario. Afferro il fondo della maglietta e la sollevo. Al pari di Yennifer, sono senza reggiseno e le mie tette sono davanti al mio ragazzo. Ma a differenza di Gerald, Dario dovrà accontentarsi di una seconda.

Il sorriso che si stampa sulle sue labbra lascia intendere che apprezza comunque. «Vedi che i tuoi racconti porno sono buoni? Ti sei eccitata anche tu che li hai scritti.»

Gli sfilo di mano l’iPad e l’appoggio al tavolo. «Lascia perdere…» Faccio alzare Dario e gli appoggio un bacio sulla bocca.

Lui mi abbraccia, i miei seni si appoggiano contro il suo petto. Le sue mani scendono lungo la schiena, arrivano al mio culo e stringono le chiappe attraverso i pantaloni: Dario emette un gemito di piacere. Palpa con la sua massima soddisfazione. La mia non è molta di meno…

Stacca le labbra dalle mie e si accosta al mio orecchio. «Che ne dici se dopo…» Non aggiunge altro, ma il suo impastarmi i glutei come un fornaio alle prese con l’impasto del pane è eloquente quanto basta.

Deglutisco. Nei cinque racconti erotici che ho scritto, Gerald svergina il culo di tre sue amanti… Un senso di tristezza spezza l’eccitazione nel mio petto per la durata di un battito di cuore: vorrei essere anch’io sverginata nell’ano, ma… Gli occhi mi bruciano, a stento mi escono le parole dalla gola… «No, Dario…»

La sua delusione dev’essere maggiore della mia, non riesce ad impedire che un po’ gli sfugga attraverso la voce. «Va bene…» È un bravo ragazzo.

Scende con la testa e mi bacia il collo: chiudo gli occhi, il fiato mi esce a tratti, le gambe sono scosse da un fremito di eccitazione. Sa che mi piace da impazzire quando mi bacia sopra la scapola.

Mi inginocchio davanti a lui, premo le labbra contro il cavallo dei suoi jeans. Non possono contenere l’afrore di eccitazione che provoco a Dario… L’idea che glielo faccia diventare duro mi eccita ancora di più…

Gli slaccio i jeans e li lascio cadere lungo le gambe. Lui si toglie le scarpe da ginnastica usando i piedi.

Le mutande hanno assunto una forma ridicola, deformate dall’erezione di Dario. Dev’essere doloroso avere il cazzo in tiro in quella posizione: afferro l’elastico e lo libero. Il cazzo cade in avanti come un ponte levatoio dei cartoni animati, il meato che mi fissa come la pupilla di un gatto in piena luce. Una goccia trasparente scivola fuori.

Non è grosso come quello di Gerald nel mio racconto, ma chi se ne frega? Me ne serve forse uno più grande? E, sì, ha ragione Dario: non so dire a vista quanto sia lungo quello che mi fotto da mesi, di certo non può Yennifer con l’uccello che si ritrova davanti per la prima volta.

Lo afferro, con il pollice e l’indice spingo indietro il prepuzio e il glande del mio ragazzo si scopre. L’odore di maschio arrapato aumenta, è il profumo più buono al mondo. Me ne riempio i polmoni, l’afrore di eccitazione coccola e riempie il mio olfatto. Posso strizzare le mutandine.

Dario passa una mano sulla mia nuca, sotto i capelli lunghi. «Succhiamelo, Marta…»

Non hai bisogno di chiedermelo. Passo la lingua sul glande, prendo con la punta la goccia trasparente che esce dal meato.

Dario emette un grido soffocato seguito da ansimi.

Faccio entrare il glande in bocca, muovo la mano lungo l’asta e la lingua sulla cappella.

Il mio ragazzo mi accarezza la testa, i suoi respiri sembrano quelli di un asmatico. «Cazzo… Marta, sei fantastica!»

Non sono fantastica, Dario, sono la migliore.

Allontano la testa dalla cappella, che esce bagnata e violacea. L’afferro con la mano, sollevo l’asta e prendo in bocca una palla. La succhio, voglio che si gonfi di sborra, voglio che Dario mi riempia con il suo seme quando il suo piacere esploderà dentro di me.

La sua mano si appoggia sulla mia fronte. «Fermati, Marta… Mi stai facendo venire…»

Mollo la sua palla e mi alzo in piedi. Mi abbasso i pantaloni della tuta e mi siedo sul bracciolo, mi lascio cadere sul divano. Dario mi raggiunge, apre meglio le mie gambe, appoggia la cappella contro l’orifizio e spinge. La sua cappella bagnata di saliva scivola nella mia figa lubrificata dall’eccitazione. Entra per buona parte del suo cazzo, spinge fuori dalle labbra della mia bocca un sospiro di piacere.

«Fottimi, Dario…»

Lui si punta con le mani sul divano, le braccia a tenerlo sollevato, e comincia a scoparmi. «Ti amo, Marta, ti amo!»

Il suo cazzo sprofonda nel mio corpo, si muove appena un paio di volte, e l’umido della sborra m’inonda la vagina. Dario crolla e solo per miracolo non mi finisce addosso di peso.

Si getta al mio fianco, a stento stiamo in due sul divano. È rosso in viso, ansima e ha un’espressione soddisfatta. Mi massaggia una tetta e mi dà un bacio sulla guancia.

«Grazie, piccola. È stato meraviglioso.»

Non sono sicura si possa definire sorriso quello sulle mie labbra. Per fortuna, mento meglio di lui. «Anche per me…»

Mi stringe a sé. Il battito del suo cuore mi percuote il braccio appoggiato sul suo petto: per una scopata di due minuti pare abbia fatto un triathlon… Non ha stile, non ha resistenza…

Come posso diventare la migliore scrittrice di narrativa erotica se le esperienze a cui posso avere accesso sono così scadenti? “Scrivi di quello che sai”, dicono come un mantra, ma se il mio ragazzo dura quanto un reel e ha la fantasia di una fotocopiatrice bloccata sulla stessa pagina, in che modo riuscirei a creare scene di sesso avvincenti, che eccitino il lettore… che lo portino a interrompere la lettura per mettersi le mani nelle mutande e darsi piacere?

Un sospiro esce silenzioso dalle mie narici. Quasi sia una tradizione dopo l’ennesima, pessima scopata con Dario, ricordi della mia passata vita sessuale dissoluta si affacciano alla mia memoria. Vacanze passate nelle spiagge per nudisti con Emma e Lisa, scopate sugli alpeggi nei fine settimana… il sesso a tre con i due studenti di medicina la prima settimana a Pavia…

«Non ti ho più chiesto cosa farai questa estate, Marta.»

La sensazione di avere un cazzo in bocca e l’altro in figa abbandona il mio petto. «Non lo so… Torno in Valtellina. Poi…» Trattengo una smorfia all’idea di passare altri due mesi a vendere verdura nel negozio nella piazza di Sernio. Soprattutto per quella miseria di paga…

Ma cos’altro potrei fare?

Lisa ha lavorato per un paio di anni in un bar di Poschiavo, ed era entusiasta della paga che le davano gli svizzeri. Aveva addirittura pagato la pizza a tutte, quando aveva ricevuto il primo stipendio.

Dario muove un dito sul mio capezzolo. «Anch’io tornerò a Lugo. Te l’ho detto che mio padre sta modernizzando la sua stalla e…»

Sollevo lo sguardo al soffitto. No, non sarebbe male lavorare in Svizzera un paio di mesi. Magari in un ristorante o… O in un night… ce ne sono a Poschiavo? Un sorriso si accenna sulle mie labbra: non sarebbe male…

Magari arrotondare un po’ con qualche cliente desideroso di avere una ventiduenne nel letto per una notte…

Dario mi dà un bacio sulla guancia. «Ti scriverò ogni giorno, amore.»

Mi volto e glielo restituisco. «Anch’io.»

Chissà se posso mandare curriculum ai bar via internet…


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