Ossessione
Capitolo 1 - Prologo

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La voce di Lisa mi giunge attenuata attraverso il tessuto della maglietta. «Ma dobbiamo davvero spogliarci?»
La testa mi esce dallo scollo e i capelli castani scivolano sulle spalle e il reggiseno. «Ovvio. È una spiaggia nudisti.»
Lisa muove lo sguardo tra me ed Emma, che si sta togliendo i pantaloncini. Ha già messo le calze nello zaino che abbiamo portato per infilarci i vestiti e nasconderlo da qualche parte, perché non ce li rubino.
«Ma non posso restare vestita?» I suoi occhi azzurri sono spalancati, nemmeno le avessimo imposto di partecipare ad una gang bang.
Emma indossa solo le mutandine e la maglietta gialla. «Dai, che non si scandalizza nessuno a vederti la fritula, Lisa.» Ha un corpo magro, il risultato di escursioni domenicali su per le Retiche e in Svizzera. Non capirò mai la sua passione per i capelli biondo platino, però. «E non intendo quella che prepara tua nonna quando ci invita a pranzo.»
Il pensiero delle frittelle cucinate da Mariolina mi fa riempire la bocca di acquolina. Devo ricordarmi di farmi dire la ricetta. E che formaggio usa.
Mi sbottono il reggiseno e lo tolgo. La brezza salmastra accarezza la mia seconda, il sole la bacia e la scalda. Inalo a fondo ed espiro chiudendo gli occhi. Che meraviglia, che senso di libertà. In Valtellina, posso farlo quando sono nei boschi, a camminare da sola. O quella volta alla baita di Gianni, a prendere il sole integrale… Mi scopro a mordermi un labbro al ricordo di cos’è accaduto quella domenica…
Apro gli occhi e trovo le mie due amiche a fissarmi le tette. Metto le mani sotto per sollevarle un po’. «Vi piacciono?»
«Gara a chi le ha più grosse?» Emma si toglie la maglietta, mostrando un reggiseno basilare bianco e un accenno di addominali.
Lisa è rossa in volto. Non le sta molto bene quel colore con i suoi capelli neri a caschetto.
Mi sbottono i pantaloncini in jeans e li afferro con l’elastico delle mutandine. Sollevo lo sguardo sulle mie amiche. «Vado?»
«Uh, aspetta, aspetta!» Emma getta il reggiseno nello zaino, la sua terza scarsa ondeggia nel movimento del lancio. Afferra l’elastico delle mutandine. «Al tre!»
Lisa solleva le mani fino all’altezza del viso. Vuole coprirsi gli occhi? «Ragazze! Cosa state…»
«Tre!» Abbasso in un colpo solo. Sono nuda davanti alle mie due amiche d’infanzia.
Emma li cala un attimo dopo. Dopo nove anni che uso questo trucco si fa ancora fregare. «Troia! Non ero pronta!»
Mi alzo in tutto il mio metro e sessanta abbondante, metto le mani ai fianchi e allargo le braccia. Gonfio un po’ il petto, meglio far credere che le mie tette sono un quarto di taglia in più di quanto la natura si sia sforzata di fornirmi. Ora la brezza coccola anche la mia figa: chiudo gli occhi e lascio andare il fiato, è una sensazione meravigliosa.
Sono libera. Libera e felice.
Lisa non si è coperta gli occhi, che sono puntati contro il mio inguine. Ha lo sguardo di qualcuno che ha appena profanato qualcosa di più sacro della sua stessa vita e sa che non potrà cancellare quell’onta.
Trattengo una risata. «Sono certa che la mia figa è uguale alla tua, Lisa.»
«Bel ciuffo...» Emma annuisce verso il boschetto che ho sul monte di Venere.
«Tu invece sei depilata.»
Solleva le spalle. «Devo ossigenarmi pure i peli della fritula? Sei fuori? Magari mi… che ne so, mi ustiona?»
Forse ha ragione lei, forse è più semplice tenere in oridine, lì sotto, soprattutto se fai molto sesso. Pulire in continuazione i peli dalla sborra dev’essere una merda…
Prendo i vestiti da terra e li sbatto per togliere la sabbia della spiaggia. Mi alzo tenendoli contro la pancia. «Dai, Lisa, non fare la timida.»
Lei si morde le labbra, i suoi occhi schizzano da sinistra a destra e tornano indietro, nemmeno debba scovare qualche predatore pronto a balzare fuori da una duna della spiaggia. «Siete… siete sicure che non c’è nessuno che ci conosce?»
Trattengo un sorriso. Mi spiace che non ci siano un paio di ragazzi che vorrei mi vedessero nuda… «Non preoccuparti, non credo ci siano molti valtellinesi qui attorno.»
La ragazza mi fissa poco convinta, ma afferra comunque la maglietta per il colletto e la solleva. Spero che un po’ di sano nudismo la faccia svegliare dalla sua timidezza. Un po’ di nudismo e qualche chiavata, magari.
Emma mi porge il vecchio Seven viola e nero pieno di scritte fatte con gli Uniposca: rendere i propri zaini dei murales dev’essere un obbligo per chi frequenta l’artistico. «Allora, hai davvero deciso di fare l’università, Marta?»
Appallottolo gli abiti e li premo nella cartella. «Sì. Vado a Pavia.»
Emma si riavvicina lo zaino. Fa una smorfia. «Bello lontano da casa.»
Lisa è in costume da bagno, molto semplice e con colori fluo. Non li si può guardare. Ha in mano i suoi abiti: non so come abbia fatto, ma non li ha sporcati di sabbia come me. «Allora hai davvero deciso per lettere moderne?»
Annuisco. «Voglio diventare una scrittrice.»
Emma stringe una mano a pigna e me la pone davanti. «Beh, sì, in Italia è pieno così di lettori…» Protende lo zaino verso Lisa, la quale ci infila la maglietta e i pantaloni. Emma indica l’intimo con un cenno del capo. «Anche quello.»
Lisa stringe le cosce. «Devo davvero…»
«Eh, sì.» Annuisco. «O saremo costrette a strappartelo di dosso, legarti e abbandonarti in mezzo ad un gruppo di uomini arrapati.» Trattengo un sorriso al pizzicore della figa: l’immagine di qualcosa di simile, ma con me al posto di Lisa, mi sta eccitando.
Sconfitta, la ragazza abbassa il capo e si slaccia il reggiseno. Un paio di tette grosse quanto le mie compaiono sul suo petto. I capezzoli sono un po’ più grandi e le aureole sono scure.
«Sono uguali alle nostre, di cosa ti preoccupavi?» Emma tiene aperto lo zaino per sfamarlo con il reggiseno.
La brunetta abbassa lo sguardo sul proprio inguine. «Anche…»
Emma scuote lo zaino come nei cartoni animati, quando l’esattore delle tasse si aspetta che i contadini gettino i loro risparmi nel sacco delle imposte. «Vedi tu…»
Lisa fa una smorfia. «E se me la vede un uomo?»
Sollevo le spalle. «Si eccita e ti fotte.» Mi passo un dito tra le labbra della passera. «O per lo meno, è quello che spero succeda a me.»
«Ehi, troia,» Emma mi scocca un’occhiataccia, «non prenderti tutti i cazzi. Nemmeno io sono venuta qui per vedere la versione gigante del lago di Colico.»
Le mani di Lisa afferrano le mutandine ma sembra le siano state saldate sull’inguine. «Io…»
«Oh, che coglioni…» Emma lascia lo zaino, afferra la nostra amica con un braccio all’altezza della vita, le mette un dito tra le chiappe e le abbassa gli slip. Lisa emette un gemito strozzato.
Emma non la lascia ma le scocca un bacio sul collo. «Che bella fighetta che sei, non pensavo. Mi spiace non avere un cazzo in mezzo alle gambe, o mi farei un bel giro nel tuo culetto.» Mi fa l’occhiolino senza che Lisa possa vederla. «Marta, ce la scopiamo? La leghiamo e poi gliela lecchiamo fino a farcela venire in faccia?»
Intercetto e blocco una smorfia di disgusto prima che compaia sul mio viso. Emma ha ragione: Lisa è una gran bella ragazza, e se fossi un maschio un giro nei suoi orifizi me lo farei volentieri… Ma continuo ad essere Marta, e al pensiero di appoggiare la mia lingua alla roba che cola fuori dal sesso di una donna… sopprimo di nuovo la smorfia di disgusto.
Non so quanto sia vera la storia che gira che Emma abbia fatto sesso con Manuela un paio di volte – lei non me ne ha mai accennato, quindi per me resta una balla - ma non ho intenzione di correre il rischio di assistere a lei che violenta con la lingua Lisa. Alla quale magari piace pure, fanno un 69 e poi mi tocca pure partecipare… «Dai, andiamo.»
Emma strizza una tetta a Lisa, che sobbalza ma non si lamenta. «Ci ripensiamo più tardi, magari dopo che qualcuno ti ha infarcita e te la pulisco con la lingua.»
Lisa non la contraddice. Indica, invece, lo zaino. «E quello?»
Emma lo prende e lo getta dietro un cespuglio secco che ondeggia al vento. «Fatto.» Il tessuto scuro e i colori delle scritte spiccano contro il chiaro della sabbia della spiaggia. «Muoviamoci.»
Sollevo il pollice. «Ben fatto.» So già che torneremo al bed & breakfast nude. «Andiamo a farci rimorchiare.»
****
Non mi aspettavo che la spiaggia fosse grande quanto il Sahara, ma è molto più piccola di quanto pensassi. Alla seconda duna che attraversiamo in tuta adamitica già si vede il mare, e una piccola folla di persone coperte solo dalla pelle è sparsa sulla sabbia. Molti sono sdraiati a prendere il sole, qualcuno passeggia.
Tre uomini stanno passando a pochi metri da noi. Emma li indica. «Proviamo con loro?»
«”Proviamo” cosa?» Lisa la guarda, ha gli occhi sbarrati.
«Tre belle fighe nude,» Emma ci indica muovendo il dito in cerchio, «tre uomini nudi… secondo te?» Forma l’Ok con una mano e nella “O” infila e muove l’indice dell’altra.
Lisa arrossisce, guarda me e la nostra amica come per controllare se non siamo pazze. «Volete davvero…»
Apro le braccia. «Potevamo andare sul monte di mio nonno a spaccare la legna o venire qui a farci scopare… Io la scure in mano non ce l’ho.»
Emma sogghigna. «Io in mano ci voglio qualcos’altro, e che spacchi me al posto dei ciocchi.»
Lisa sbarra gli occhi. Emma le palpa il culo. «È quello che succede quando vai in ferie con due troie come noi.»
«Saremo in tre, ad essere troie, quando torneremo a casa, lunedì…» Alzo la mano per chiedere agli uomini di avvicinarsi. Lancio un’occhiata a Lisa. «Hai una figa e diciotto anni, approfittane.»
I tre ci raggiungono. Privi di vestiti, non hanno modo di nascondere il loro apprezzamento per i nostri corpi. Anzi, ne sono davvero entusiasti.
Non riesco a distogliere lo sguardo dai tre cazzi che si stanno gonfiando nel vedermi. Mi scopro orgogliosa della cosa. E ancora più desiderosa di ammosciarne uno con il mio corpo.
Il trio maschile ci saluta. Sono tutti e tre in buona forma, per quanto non siano degli adoni. Il più giovane deve avere poco più di noi, il più anziano quarant’anni. E per qualche motivo è quello che mi attrae di più.
«È la prima volta che venite qui?» Il tipo ha i capelli corti, neri con fili bianchi. Il cazzo è in tiro, la cappella scoperta per metà. Due palle pendono da un cespuglio di peli sale e pepe.
Sorrido, l’idea di essere penetrata da lui, uno sconosciuto totale, di cui ignoro pure nome e cognome, mi sta inumidendo la passera. Deve avere qualche anno in meno di mio padre… «Ti sbagli, non siamo ancora venute.» Gli passo una mano sul ventre. Il cazzo sembra sobbalzare al mio tocco. «Ma tu potresti risolvere il problema, almeno per me.» Essere nuda mi fa sentire libera, felice e ancora più troia del solito…
Lui sogghigna. «Non usi tanti giri di parole.»
I suoi compagni ridono a loro volta. Ognuno si è avvicinato una delle mie amiche. Lisa stringe un polso con l’altra mano, guarda il ragazzo giovane con un sorriso timido, Emma studia compiaciuta il cazzo dell’altro.
Accarezzo l’eccitazione del mio uomo. «Siamo nudi, e a te non spiace la vista, eh?»
L’uomo passa lo sguardo su tutte e tre. «Siete almeno maggiorenni?»
«Sì, e abbiamo una gran voglia di compensare quei diciotto anni di inattività.» Muovo la mano lungo l’asta del cazzo. È bollente.
Abbassa lo sguardo sul mio lavoro di mano. Sorride. «Andiamo.»
«Nemmeno tu ci giri tanto attorno.»
Appoggia una mano sulla mia spalla e mi accompagna verso una duna con qualche cespuglio rinsecchito. «Non voglio far aspettare mia moglie, per pranzo ha preparato la parmigiana.» Lancia un’occhiata agli altri due, intenti a fare amicizia con Lisa ed Emma. Mi dà una pacca sul culo. «Andiamo. Comunque, mi chiamo Nando, anche se penso che per questa sera ti sarai fatta mezza spiaggia e dimenticato il mio nome.»
Non mi dispiacerebbe darmi da fare già il primo giorno. «Marta. E se ti metti un po’ d’impegno, sono certa che il tuo nome non mi passerà di mente.»
Lui ride. «Sei una gran bella fregna, Marta, te lo ha mai detto nessuno?» Un suo dito si infila tra le mie chiappe e mi accarezza l’ano. Spero che non vada più dentro…
Sorrido. «Letteralmente, “fregna”, no.»
Raggiungiamo la valletta tra due dune, una piccola spianata priva di sassi ed erbacce. Non è un letto di piume, ma nemmeno essere scopata sulla sdraio e poi sul tavolo in pietra da Gianni in baita è stato più comodo. Lui ha compensato con l’impegno… peccato stia con un’altra…
Afferro il cazzo di Nando e lo scappello. Il glande brilla sotto la luce del sole. I peli delle palle ondeggiano nella brezza.
Nando mi accarezza i capelli. «Sdraiati.»
«Niente pompino?»
Avvicina il volto al mio e mi bacia. Mi prende il labbro inferiore tra i suoi e me lo succhia. «Non mi dispiacerebbe, ma ho voglia di venirti in figa. Poi domani, se ti va, ci organizziamo meglio e ti faccio scoprire cosa sa fare un quarantacinquenne. O hai qualche…»
Non mi dispiacerebbe scoprire come scopa uno con più del doppio dei miei anni… Quasi trent’anni di esperienza: farà neri tutti i miei precedenti amanti. Mi alzo in punta di piedi e lo bacio sulla bocca. «Va bene. Solo, niente culo.»
Lui mi afferra le chiappe, me le stringe e me le apre. Il cazzo gli sta diventando più grosso? Io mi sto bagnando.
Annuisce. «D’accordo.»
Sono stupita, chiunque altro in passato ha cercato di convincermi di farmi sfondare il culo da lui, e Nando non accenna neanche a sentirsi offeso per la mia richiesta. È una situazione strana e, non capisco perché, molto piacevole.
Mi sdraio sulla sabbia, cedevole e calda. Apro le gambe. Adesso voglio scoprire se vale la pena continuare a farmi fottere dai miei coetanei o passare a uomini con una certa esperienza di vita.
Nando si inginocchia tra le mie cosce, me le solleva sopra le sue e appoggia la cappella contro l’orifizio della figa. Mi accarezza il volto. «Sei bellissima, Marta.»
Sorrido, le sue mani afferrano i miei fianchi e mi tira verso di lui. La mia vagina bagnata inghiotte il suo cazzo duro e caldo. Mi mordo le labbra e mi sfugge un sospiro di piacere. Perché mi piace tanto il cazzo, e ancora di più farmi scopare?
Inizia a pomparmi dentro, una mano sul mio seno destro, l’altra appoggiata sul mio clitoride ancora nascosto dal cappuccio a massaggiarmi.
Inclino la testa all’indietro, un gemito si alza dalla mia gola. «Cazzo, sì, continua così…»
Nando spinge a fondo ed esce quasi del tutto. «Voglio vederti godere, puttanella!»
Mi lego attorno alla sua vita con le gambe. Non ti lascio scappare, Nando. Voglio che quando torni da tua moglie devi domandarti perché perdi il tuo tempo con lei se non per le lasagne.
Un gemito femminile proviene dalle spalle del mio amante. Apro gli occhi: Emma è in cima al dosso sabbioso, il braccio del ragazzo che l’ha scelta è attorno alle spalle e la mano che le palpa una tetta. Lei gli sta facendo una sega, ma si è bloccata, fissandomi.
«Scusa, non volevo…»
Lisa è subito dietro, il suo amante le sta baciando il collo e coccolando la passera. Lei si mette una mano sugli occhi per non assistere alla mia chiavata. Se vedermi nuda l’ha sconvolta, vedermi nuda con un pezzo di maschio dentro di me deve essere qualcosa di insostenibile.
Stavamo cercando un luogo appartato ed ecco che ci becchiamo i guardoni, non si può proprio avere un po' di… Un senso di calore mi riempie l’inguine, ed è lo sguardo di Emma a causarmelo. Il piacere del cazzo che scivola nella mia figa aumenta all’improvviso, ad ogni movimento cola fuori più desiderio, la cappella lascia un senso di soddisfazione maggiore, un prurito celestiale…
Mi piace come la mia amica e i due ragazzi ci stanno contemplando, come essere intenta a farmi scopare ecciti Emma e i due ragazzi…
Non chiedo nulla a Nando, tanto non si è fermato, e sollevo una mano, facendo loro segno di avvicinarsi. «Venite qui, ci stiamo tutti.»
La sorpresa di Emma si tramuta in un sorriso d’intesa ed eccitazione. Si avvia verso di noi.
Lisa, alle sue spalle, continua a tenere la mano sugli occhi. «Co… cos’ha detto? Di…»
La nostra amica le lancia un’occhiata. «Dai, finiscila di fare la santarellina e scopiamo tutti assieme.»
Lisa si blocca, è il suo ragazzo a sospingerla verso di noi.
Emma si inginocchia davanti al suo amante e gli afferra il cazzo, scappellandolo. Mi fa l’occhiolino. «Sesso di gruppo? Non pensavo ti piacesse…»
Sorrido e passo le mani sulle braccia di Nando, essere nuda e con un cazzo in figa mentre ho un pubblico mi sta facendo impazzire. Guardatemi essere scopata, fatemi vedere quanto vi eccito! «Emma, Lisa! È bellissimo!»
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