Il destino di cornuto
Capitolo 3 - Il destino di cornuto 3 La nuova prospettiva con Tina

Il destino di cornuto 3
“Senti, Lory, perché non hai abortito anche Vittorio, visto che lo avevi fatto altre due volte?”
“Chi ti ha detto che avevo abortito?”
“Il tuo ginecologo; non parlava per sentito dire ma perché era stato lui, Giovanni, ad intervenire.”
“Vittorio era tuo figlio, prodotto di un amore vero, non di un errore di puro sesso!”
“Pronto? Vittorio, sono Franco; devi farmi un favore; domani vai al laboratorio ‘Sanitas’ e a nome mio chiedi un test del DNA … Tua madre assicura che sei mio figlio, frutto del nostro amore … Ma troppi elementi mi pongono dei dubbi … Fammi il favore di farmi avere l’evidenza scientifica. Grazie. Ciao”
“Se non fosse tuo figlio cosa cambia? Lo hai allevato per venti anni … “
“Se sono vere anche la metà delle cose che ho sentito, quello che non farò mai, sarà prendermi cura a vita di un bastardo; non ti denuncerò per avermelo fatto mantenere per venti anni, ma non ti consentirò di continuare a prendermi per i fondelli; forse aveva ragione Titti quando ti definiva troia; da quel che ho sentito, sei assai peggio di lei; si vede che ho il destino del cornuto, tra te e lei; ma le tue corna pesano di più , perché sei la madre di mio figlio, fino a prova contraria.”
“Mi spiace per te, povero ‘tre volte buono’; ma delle corna non ti liberi … “
“Se Vittorio non è mio figlio, mi libero delle troie, però!”
“Va al diavolo, tu e il tuo perbenismo!”
La telefonata di Vittorio chiarì tutto; esordì chiamandolo ‘Franco’ e lui capì che non era suo figlio; in caso contrario lo avrebbe chiamato ‘papà’ e anche con gioia; Loredana aveva ascoltato in diretta, perché aveva messo il vivavoce.
“Vai ancora avanti con la testa girata indietro? Non ti basta quello che è stato? Non ti riesce nemmeno per un attimo di accettare una sconfitta? Ancora vuoi fare il maschio alfa con donne che ti danno dei punti? Perché non cerchi di guardare al presente o al futuro? Forse potresti avere visioni più ottimistiche!”
“Come le corna che mi stai facendo con Leopoldo? Avvertilo che nel nostro letto ho trovato il suo portafogli; almeno state attenti alle tracce che lasciate, quando copulate nel nostro talamo.”
“Non puoi dire sul serio!”
“Il portafogli è lì sulla tua scrivania; quando lo vedi, ridaglielo … “
“Che farai adesso?”
“Gli affari miei di cui non sono tenuto a rendere conto ad una adultera ninfomane incallita, sleale e falsa!”
“Per favore, dimmi cosa farai con me e con mio figlio … “
Il telefono di lui squillò; era Vittorio che gli pose lo stesso angosciato interrogativo; Franco lo rassicurò che non avrebbe intrapreso iniziative legali contro sua madre; pensava di tornare alla sede principale, in posizione meno eminente, ma lontano da una troia ninfomane; per lui non pensava di fare niente, solo dimenticarsene; certamente era venuto meno un legame; il ragazzo gli chiese se poteva ancora contare sulla sua amicizia e sulla guida morale e professionale che gli aveva garantito; lo rassicurò in questo senso.
“Franco, non ti offendere, ma è questo il tuo limite, essere buono; gli altri ci mettono poco a pensare che lo sei tre volte, con le conseguenze che conosciamo; forse devi farti insegnare anche tu qualcosa, per esempio un sano cinismo ed una cattiveria gratuita; se impari a picchiare duro e a desiderare di vedere scorrere il sangue, forse soffri di meno; anche con me sei troppo tenero; in fondo, per venti anni mi hanno usato per ingannarti e, ciliegina sulla torta, ho fatto sesso con la tua coinquilina.”
“E’ vero, ragazzo; mi stai insegnando qualcosa; forse ne farò tesoro, ma non ti risparmierò, se ci sarà da picchiare!”
“Franco, sei patetico; chi nasce tondo non muore quadro; sei un debole e non ce la puoi fare a colpire; chi è tarato dentro, come io e Titti, non ha esitazione a calpestare tutto e tutti; tu sei destinato a soffrire specialmente le corna; ti credi un maschio alfa ma sei un poveraccio che chiunque può raggirare; rassegnati e forse ci guadagni almeno in pacificazione.”
Dopo qualche giorno, Loredana si meravigliò che alcune valigie fossero pronte e piene; chiese a Franco qualche notizia; la avvertì che sarebbe partito per qualche giorno; poiché il suo posto sarebbe stato preso dal suo amante, che da sempre strisciava e leccava per giungere a quell’obiettivo, lei avrebbe potuto ancora godersi il privilegio di assistente dell’altro, in ufficio e a casa, visto che ci era abituata; lei cercò di essere dolce e comprensiva, nella speranza di dissuaderlo; ma dovette accettare che era un addio.
Nella sede principale, Franco trovò una novità che lo entusiasmò; proprio in quei giorni era stata decisa la promozione di un’altra succursale, assai vicina al capoluogo; chiese immediatamente di essere assegnato alla nuova sede; in mancanza di altre disposizioni, glielo concessero; si recò nel suo vecchio ufficio, ora occupato da un giovane rampante, e comunicò alle segretarie la nuova destinazione chiedendo chi delle antiche sue collaboratrici fosse disposta a trasferirsi con lui.
“Franco, quando sei andato a Grosseto, con te hai voluto Loredana e tutti sappiamo perché; adesso devi spiegare, per favore, da dove nasce questa richiesta e a che titolo dovrei venire con te.”
“Carissima Clementina, anzi forse è meglio semplicemente Tina, ti offri tu di venire con me, come assistente, prima segretaria, persona di fiducia, come vuoi insomma?”
“Mi pare chiaro che vengo anche a piedi scalzi, se necessario; ma mi dici, se è possibile, cosa è successo che ti costringe a venire qui a chiedere una nuova collaboratrice, per di più senza i legami che avevi con Lory?”
“Certi legami si spezzano, se sottoposti a sforzi troppo violenti; vuoi farmi credere che il gossip non ti ha ancora raggiunto?”
“Quello funzionava anche prima; tutti, tranne te, sapevano quel che ti è piombato tra capo e collo!”
“Touché, dolce viperetta; hai qualche altra anticipazione per me?”
“Ce l’avremmo noi, se non fosse troppo pettegola … “
“Annamaria, chi riguarda?”
“Franco, tutti sappiamo che Tina per poco non è morta, quando hai scelto Loredana come assistente a Grosseto; se lei ha deciso di accompagnarti in questa nuova avventura, non ce n’è per nessuno; ma, credimi, è la persona più giusta per accompagnarti nel viaggio e non vale meno di Loredana.”
“Grazie, Anna; allora, primo dirigente, cosa vuoi che facciamo?”
“Hai due ore per passare le consegne alle altre e raccogliere un po’ di bagaglio; ci vediamo alla mia auto, nel parcheggio; andiamo ora stesso alla nuova sede e ci organizziamo per il lavoro.”
“Solo per il lavoro?”
“La smetti, vipera? Parleremo a lungo, in viaggio.”
Davvero parlarono molto; ma una cosa sorprese Franco e fu la stessa osservazione che gli aveva fatto per telefono Vittorio; anche Tina era convinta che il suo tallone d’Achille fosse la bontà spesso equivocata; poiché lui non sapeva come gestirsi il cambiamento, lei gli fece notare che un suo amico, il famigerato Nicola, poteva facilmente insegnargli qualcosa sulla cattiveria; per sua notizia, era uno capace di torturare a sangue col sorriso sulle labbra e forse avrebbe fatto pagare a qualcuno il male fatto.
Quando il dialogo scivolò sulla sistemazione sul posto, lui assicurò che erano riservati due alloggi, per lui e per lei; Tina quasi lo costrinse a bloccare la macchina.
“Franco, ma davvero pensi che io voglia venire con te solo per lavoro? Forse le tue donne precedenti, comunque le vuoi classificare, ti hanno fatto troppo male perché tu possa aprirti alla fiducia; io non mi vestirò da anima candida; ho fatto le mie esperienze; ho frequentato gli stessi ambiti delle due donne; ho fatto molti errori come loro, ma non ti voglio incastrare con la ‘fuitina’ fuori dal paesello e non ti rifilerò un figlio sapendo che non è tuo.
Promisi a mia nonna ed ho giurato a me stessa che quando avessi conosciuto l’uomo che ritenevo quello della mia vita sarei diventata per lui la compagna migliore che potesse aspettarsi; tu sei l’uomo della mia vita; noi andremo a dormire nello stesso letto e non ti farò dormire; in capo a un anno, voglio un figlio da te; non ti chiederò di convivere o di sposarmi; ma un figlio sarà il certificato del mio amore e non avrò bisogno di te, per allevarlo, se tu non lo vorrai; sto sognando troppo?”
“No, sei maledettamente logica e realista; che succede se diventi sleale e mi inganni? Non dico che vorrei che non facessi sesso con altri, dico che non accetterei che tradissi la mia fiducia.”
“Per ora, ti chiedo un atto di fede; poi sperimenterai quanto e come vuoi la mia lealtà, anche ogni giorno, ogni momento; voglio stare con te, desiderare quello che vuoi tu, vivere come decideremo; non ti ingannerò, mai!”
“Per favore, Tina, andiamo a organizzare il lavoro; poi andremo a casa … e a letto!”
Giunsero all’ufficio loro destinato e adeguarono gli scaffali e i faldoni al loro metodo di lavoro; lui ricevette gli altri impiegati ed organizzò il lavoro che avrebbero svolto da quel giorno in avanti; riuscirono a completare gli adempimenti preliminari poco prima della chiusura; cenarono frugalmente in una trattoria nelle vicinanze e finalmente poterono dirigersi alla casa che era loro destinata; ovviamente, decisero che un appartamento sarebbe bastato a tutti e due; avevano appena varcato l’uscio che lui la prese delicatamente tra le braccia, quasi temesse di rovinare una bella statua di maiolica.
Lei lo avvolse in un abbraccio tentacolare e lo baciò con grande trasporto sulla bocca; immediatamente le lingue si intrecciarono in una gara a succhiarsi vicendevolmente come se fossero dei piccoli fallii morbidi in una sapiente fellazione; le mani correvano su tutto il corpo e lei cominciò a spogliarlo con frenesia, a partire dalla cravatta di prammatica per un dirigente; quando lo vide in boxer ed intuì, dalla forma, la consistenza del sesso, si passò golosa la lingua sulle labbra.
“Adesso capisco perché Lory era tanto vogliosa di stare con te! Per caso il tuo membro supera la dimensione legale? Questo è un vero mostro; al confronto, ho conosciuto solo piselli!”
“Lascia stare i confronti e dimmi solo se ti fa veramente così paura.”
“Spero che scherzi; questo è il bengodi di qualunque femmina degna di questo nome; io sono indietro di un bel po’ di copule; tu stasera mi fai tutto quello che è umanamente possibile ad un maschio; solo quando mi avrai distrutta, ti lascerò riposare; sono eccitata come non puoi immaginare.”
Accompagnò le parole coi fatti, sfilò il boxer e si accovacciò per portare la bocca all’altezza del batacchio; lo manipolò, lo accarezzò, lo soppesò, lo stimolò, dai testicoli alla punta, a due mani; gli praticò una masturbazione che lo portò quasi sull’orlo dell’orgasmo; lui la fermò, la prese per la mano e la guidò verso il letto, la spinse con la schiena sulle lenzuola e si abbassò a baciarle il ventre; Tina gemeva sensualmente e gli accarezzava la testa, guidandola.
Franco si dedicò al più lungo, appassionato e godurioso cunnilinguo di cui era capace; faceva scivolare la lingua dal monte di venere al coccige passando per vulva e ano che solleticava abilmente scatenando piccoli orgasmi; con le mani, afferrava il clitoride e lo stimolava strofinando fino all’orgasmo; infilò due dita in vagina alla ricerca di un punto sensibile; passò le stesse dita sull’ano e spinse, entrando senza problemi, favorito anche dagli umori che la donna aveva scaricato in quei primi orgasmi.
La fece arretrare col corpo finché fu tutta sul letto e la invitò a girarsi carponi, fino ad avere davanti agli occhi il sedere perfettamente disegnato; separò le natiche piene e delicate e affondò il viso nello spacco, alla ricerca dell’ano e della vulva; la lingua insistette con forza sui due fori e lei si sentì portata in paradiso; si coprì la bocca con una mano per soffocare gli urli che la leccata le strappava dal profondo del cuore.
“Ti prego, dammelo, adesso; voglio sentirlo fino in fondo … “
Le montò addosso, si inginocchiò fra le cosce e le infilò il sesso in vagina; lei lo ricevette con amore e devozione, godendo ad ogni piccolo avanzamento della mazza nel canale vaginale fino a che la punta sbatté contro l’utero; lui avviò una cavalcata intensa; per qualche secondo picchiava duro con la mazza che riempiva violentemente la vagina; poi si fermava e lo lasciava scivolare dolcemente avanti e indietro; il gioco durò un tempo lunghissimo, perché piaceva ad entrambi.
Quando lei lo implorò di sostare perché aveva goduto troppo, lui si stese a fianco e cominciò a leccarla dolcemente, su tutto il viso prima, poi sul seno e andò a prendere in bocca i capezzoli, uno per volta; lei si sentiva sciogliere dal piacere che le scorreva in tutto il corpo e si scaricava in liquide dolcezze attraverso la vulva fin sul lenzuolo che ormai presentava una larga chiazza fra le cosce; quando si abbassò sull’ombelico e si avviò verso la vagina, lo fermò perché doveva sostare.
La fece girare, la sollevò prona sulle ginocchia e le andò dietro; lei gli chiese se voleva il gel; lui rispose di no, per il momento; la penetrò in vagina, in un colpo solo che lei avvertì con un grido soffocato all’ultimo momento; poi cominciò la cavalcata e Tina sentiva il sesso spostare tutto il pacco intestinale, perfino lo stomaco, quando lui lo spingeva contro l’utero; il piacere era infinito, gli orgasmi si susseguivano senza tregua e si sentì quasi spossata, ad un certo punto.
Ma non demordeva; approfittando di una piccola sosta, andò in bagno e tornò con la boccetta del lubrificante; sapeva che Titti e Lory avevano sempre amato la penetrazione anale ed anche lei adorava essere posseduta nel retto; gli fece capire che lo desiderava; sistemò tutti i cuscini sotto le reni, si stese supina e alzò al cielo le gambe, segno chiarissimo che lo voleva nel sedere ma desiderava che lo facesse guardandosi negli occhi; Franco non si fece pregare.
Prese la boccettina, premette un poco di gel sulle dita e le passò nel retto, poi allargò l’unzione all’ano e al perineo; un altro piccolo quantitativo servì a lubrificare interamente la mazza; appoggiò la cappella all’ano, le suggerì di respirare profondamente e di spingere come per andare di corpo; Tina aveva spesso copulato col didietro e conosceva il meccanismo; ma la stazza della mazza che entrava la costrinse ad imporgli una piccola sosta per adattare lo sfintere al sesso.
Poi cominciò una cavalcata stupenda nella quale ambedue misero tutta la passione, forse l’amore, che provavano in quel momento; in quella penetrazione riconobbero che c’era tra loro la chimica per stare insieme e fare sesso con tanto amore; lei si sentiva penetrare fino in fondo ma al tempo stesso avvertiva di imprigionare lui, il suo sesso e la sua passione; Franco si rendeva conto che veramente quella donna gli stava dando più amore di quanto lui ne chiedesse; e la ricambiò.
La cavalcò molto a lungo, sfilando più volte il bastone fuori dal buco e facendolo ripiombare con forza fino a far sbattere i testicoli contro il coccige; cercò tutti i momenti di lussuria e di godimento per entrambi, quando si fermava riempiendole il ventre con la mazza e titillando col movimento del bacino; oppure quando faceva andare avanti e indietro il sesso a stimolare tessuti nuovi; avvertirono con chiarezza, entrambi, che era la più bella copula anale mai fatta.
Passarono le ore della sera, fin oltre mezzanotte, a copulare in tutte le posizioni, in ogni modo, in tutti i buchi praticabili; Tina non si sentiva mai abbastanza stanca da rifiutare il sesso nella vagina per l’ennesima volta oppure per una nuova fellazione, soffocandosi fino al vomito col sesso che affondava in gola; gli chiese più volte di metterlo nell’ano e di cavalcarla finché il bastone non si muoveva liberamente nel canale dilatato al punto giusto; si accarezzarono, si leccarono, si baciarono, si amarono.
Dovettero mettere fine alla sessione amorosa, perché l’indomani li attendeva una nuova giornata campale; ma sapevano che era stato solo l’avvio di qualcosa che volevano far durare, all’infinito se possibile; si sentivano davvero appagati e rimpiansero di non averci pensato prima, ad incontrarsi; si gettarono a capofitto nel lavoro e nel giro di pochi mesi ottennero risultati clamorosi che furono accolti con entusiasmo da tutti.
La novità più bella la scoprì lei, che dopo pochi mesi si trovò incinta di lui.
Tina non si meravigliò molto, quando vide Nicola frequentare con una certa assiduità l’ufficio di Franco; colse per sommi capi iniziative assai delicate, forse ai limiti della legalità; poiché lei insisteva a chiedere, fu costretto a spiegare.
“Tina, tu hai trentacinque anni, ma io ne ho dieci di più; quando nostro figlio avrà vent’anni, tu sarai ancora al massimo della maturità di una donna, io sarò già avviato al tramonto; abbiamo il dovere di far crescere questo bambino in un’attività importante e redditizia; tu farai la tua splendida carriera e dovrai impegnarti a guidare nostro figlio; io rischio solo di inquinare la sua vita; meglio se me ne sto in disparte.
Se quello che ti poni è un problema di amore, sappi che occuparti di mio figlio perché resti fuori dai giochi sporchi che farò sarà il modo più bello e significativo con cui puoi dirmi il tuo amore; credi che stia esagerando?”
“No, Franco; in prospettiva futura e pessimistica, è come tu dici; ma, nell’immediato, mi piacerebbe condividere anche i rischi di errore … “
Arrivò improvvisa la notizia che Leopoldo, l’amante di Lory, era stato vittima di un brutto incidente stradale che lo aveva ridotto tetraplegico; viveva in carrozzina, era stato obbligato a licenziarsi e Lory non era stata confermata dal suo successore, sicché dovette tornare alla sede principale e farsi ospitare, a casa sua, dal figlio e dalla compagna.
“Franco, pensi che non sarà un episodio unico?”
“Come faccio a dire qualcosa? Quei meccanismi mi sono ignoti; corna me ne hanno fatto e se ne sono anche stupidamente e volgarmente gloriati, in molti; se Nicola ha fatto scattare la vendetta, pagheranno tutti … e non nei tribunali di Stato … “
“Non puoi fare proprio niente?”
“Sì; potrei intercedere per Titti, compaesana e profuga con me dal paese da cui viene anche Nicola; forse anche per Lory, per i venti anni in cui sono stato padre fittizio, ma ora anche spirituale, di suo figlio; ma, se la lista è stata già stilata, quelle due non saranno mai perdonate e, al massimo, andranno in coda.
“Insomma, per la morale malavitosa, la lealtà è il pilastro di tutto; visto che anche per te è il fondamento dei rapporti, sei già un mezzo malavitoso, allora!”
“Speravo che lo avessi capito prima di questo episodio; ti chiedo di essere tu la guida e l’affidataria di nostro figlio, perché ho coscienza di essere già un uomo segnato dal malaffare; ti sei pentita di convivere con me?”
“Senti, grande mafioso, sono stata io a suggerirti di mettere da parte gli scrupoli; nel mondo degli affari le leggi non scritte sono queste; io sono orgogliosa di te e del lavoro che fai; se la mia parte deve essere quella di assicurare che avremo un figlio forte, sano e bello, lo trovo semplicemente entusiasmante; lui non sarà mai te ma non si nasconderà dietro la legalità di facciata.”
“Scusami, vogliamo smetterla di ipotecare la vita futura di un povero embrione che non ancora ha assunto forme concrete?”
“No; trovo dolcissimo parlare di mio figlio con suo padre, il mio vero grande amore; lo facciamo così poco, in fondo!”
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