Telefonate pericolose

Capitolo 5 - Telefonate pericolose 5 Arriva Ermanno e scompagina le carte

geniodirazza
16 days ago

Telefonate pericolose 5

Una serie di fortunate coincidenze segna una svolta nella vita di tutti; il pensionamento di molti dirigenti apre il percorso a tutti gli aspiranti che scalpitano; Ginevra riesce a raggiungere l’apice dei suoi desideri, quando si siede sulla ‘sua’ poltrona nell’ufficio che è stato di Ludovico e che le è stato assegnato; Loredana è convocata dall’Amministratore che le propone di rinunciare alla nomina per un ufficio dell’azienda e di accettare di essere sua segretaria particolare, con funzione di vice.

Nella telefonata che fa al suo mentore, Vico, lui la sollecita ad accettare perché viene investita di una responsabilità enorme ma che merita e le da un potere quasi assoluto nell’azienda; naturalmente; lei gli obietta che avrebbe preferito di gran lunga essere ancora la sua personale confidente, se non ci fossero stati i chilometri di distanza, con aria sorniona, lui la invita a credere ai miracoli; le dice che la loro azienda è stata assorbita da una multinazionale e lui è stato promosso.

Si rivedono in teleconferenza e brindano ancora, al successo delle due ‘ragazze’, come Ludovico le definisce; Ginevra ci tiene a sottolineare che può ritenersi libero dall’onere di passarle l’integrazione, che avrebbe restituito ratealmente il prestito per laurearsi; scherzando, lui le chiede se si sta dando da fare per restituirgli la casa dove spera di passare la vecchiaia; capisce che le chiede se ha un compagno e lo lascia nel vago.

Infatti, tra le nuove nomine c’è Ermanno, un giovane dirigente poco più che quarantenne, decisamente affascinante e di valore assoluto sia nel lavoro che nella vita privata; è rimasto vedovo da qualche mese, per una malattia fulminante che ha colto la bellissima moglie, e sembra quasi perso nel desiderio di trovare un nuovo equilibrio; la convergenza di situazioni non sfugge a nessuno dei due e si trovano spesso a parlare di tutto, con molta intesa.

Resta ancora sospeso il problema dei due precedenti matrimoni che ostacolano la coppia; mentre Ginevra non ha posto problemi, sin dalla sentenza di separazione, e ha reso possibile la richiesta di divorzio da parte di Ludovico che potrebbe chiedere già la sentenza di cancellazione del legame; Ernesto, per puro spirito di polemica, ha posto infiniti ed inspiegabili ostacoli alla deliberazione che consentirebbe a Gaia di risposarsi con il padre di sua figlia.

Ludovico, paziente come sempre, ha lasciato che il tribunale e gli avvocati trascinassero la questione tra cavilli ed obiezioni; Ernesto ha scatenato tutte le possibili energie per impedire la felicità della ex moglie e dell’ex amico; sono stati inutili tutti i tentativi di ricondurlo a ragione; eppure, sa di rischiare ad ogni passo il licenziamento per il suo comportamento sul lavoro; le sue illazioni sul conto di Ginevra, fatte arrivare ad Ermanno, gli hanno ottenuto una dura reprimenda del collega.

Ginevra ne parla col suo amico mentre sono a pranzo, in mensa, e cerca di chiarire i punti della sua storia; Ermanno la blocca appena comincia a parlarne; conosce di fama, anche se non ha avuto il piacere di incontrarlo, l’ex marito per il quale ha una stima, umana e professionale, superiore a qualunque immaginazione; ha conosciuto Ernesto e sa che non merita né fiducia né attenzione; conclude quasi enunciando un epitaffio.

“Cara, è chiaro che a questo posto siedono tanti fantasmi; i più ingombranti sono quelli di Emma, mia moglie buonanima che non riesco a dimenticare e di cui sono ancora innamorato; e Ludovico, tuo marito, vivo e vegeto ma ormai morto per il tuo amore; temo che anche tu sia ancora innamorata tanto che rischi di trovartelo anche nel letto se fai l’amore; il fantasma della sua compagna non pesa perché la senti ancora amica e sai che non provi per lei gelosia; quello di suo marito, col quale hai avuto degli incontri, non ha nessun peso; credimi, se vogliamo parlare di noi, le uniche ombre sono tuo marito e mia moglie; il resto non conta e, meno di tutto, le chiacchiere vuote di Ernesto; vorrei capire invece chi siamo noi due.”

“Io non so che risponderti; sei peggio di Vico, riesci a leggere le cose fin nelle pieghe e nel retro pensiero; è vero, il fantasma di mio marito mi opprime, ma vedo che con te riesco a cancellarlo, anche perché gli assomigli molto, nella personalità decisa e limpida; forse anche per questo non mi lascio andare; ma sento anche che qualcosa si muove in me che non ricordavo più di avere avvertito; non so se mi sto innamorando o mi sono innamorata di te; non possiamo verificarlo in un ufficio, in una mensa, tra tanta gente; so che diventi sempre più importante per me; ma, come mi suggerirebbe un’amica, devo pensare anche alle conseguenze, se scelgo di lasciarmi andare ... “

“Ginevra, non ti pare che sia il caso di incontrarci una volta fuori da questi ambienti ordinari e condizionanti? Sono mesi che non trovo la voglia di uscire da casa, di andare a cena fuori; con te lo farei molto volentieri. Te la senti di cenare io e te, con i fantasmi seduti sulle sedie a fianco, e verificare se riusciamo ad essere soli, noi stessi, e guardare al futuro mettendo il passato nella scatola dei ricordi?”

“Vedi, mi viene quasi da chiamarti Vico, o amore, come facevo con lui; riesco a spiegarti che non so se ho paura di te, di incontrarti e cancellare lui dalla mia vita; o di lui, di tradire la sua memoria, se mi lascio andare con te?”

“Credi di essere la sola? Io non so decidere se offendo la memoria di Emma dichiarandoti il mio amore o se offendo te attaccandomi al ricordo; ma io voglio provarci, se ci stai.”

“Ma siete proprio così scemi, voi dirigenti? E’ un quesito banale, come giudicherebbe il mio mentore. Chi vi dice che i vostri fantasmi non sarebbero felici di vedervi trovare un nuovo equilibrio che vi rassereni? Mettetevi il vestito più bello, scegliete il locale più elegante, ordinate una cenetta degna dei fidanzatini di Peynet, se vi incontrerete, farete anche l’amore con la benedizione dei vostri fantasmi che si allontaneranno sfumando nei ricordi.

Ginevra, Ludovico ti direbbe che sei come l’asino di Buridano che, incerto tra due cibi, morì di fame. Ermanno, tu non mi conosci ma io devo sapere per forza tutto di te; diventa aggressivo una volta almeno e attacca; lei è fragile ed ha voglia di sentirsi guidata da un uomo deciso; tua moglie ti amava troppo, per accettarti solo e dolente; Ginevra è la donna giusta per te; anche il mio eterno amato vi benedice; lo conosco troppo bene per dubitarne.”

“Ermanno, lei è Loredana, ufficialmente segretaria privata e vice del grandissimo capo, ma soprattutto una mia grandissima amica ed eterna innamorata di mio marito, anche se sta per sposarsi; ma soprattutto è la voce della mia coscienza inquieta e la bocca della verità. Hai ragione, maledetta; adesso ti sconvolgo. Ermanno, stasera passi a prendermi e mi porti a cena nel ristorante più bello; accertati che ci sia almeno un piano bar; passeremo una serata meravigliosa e, se c’è chimica tra noi, faremo l’amore e cominceremo una storia che voglio meravigliosa e infinita. Posso contarci?”

“Quindi tu sei la Lory di Vico e la Loredana che tutti temono e amano? Sei arrivata giusto in tempo o ci spii da parecchio?”

“Controllo la mia amica ogni istante; ma intervengo solo quando si arena; siete fatti a misura l’uno per l’altra; Ginevra, non sprecare ancora l’occasione; Ermanno, aiutati a rinascere. Vi voglio bene, lo capite?”

“Signora, stasera posso avere l’onore di ospitarla a cena?”

“Molto, molto, molto, aiutami a dire molto, maledetta, volentieri; voglio incontrarti da sola e mettere i fantasmi tra i ricordi … Senti, ruffiana, hai notizie della sentenza di divorzio?”

“Vuoi fargli già la proposta di matrimonio? … Scherzo; non ci sono novità; l’ameba cerca tutti i cavilli, tutte le virgole per non ammettere che ha perso e non vale niente. Scusa, Ermanno, ma questa donna ha sempre un tarlo fisso; il divorzio diventa ora il suo obbiettivo … e pensare che non lo volevi, anzi volevi essere più squallida del verme … “

“Sei tu che sei prevenuta; guarda caso stavo pensando a Gaia e alla loro bambina … “

“Io non dovrei mettere becco in una questione così delicata, ma che spero mi toccherà da questo momento … si spero proprio che avremo una storia ed anche infinita. Tu sei il braccio destro, ed anche quello sinistro, del grande capo; perché non lo sbattete fuori, visto il comportamento?”

“Perché il grande mentore, da Pescara, mi ha rimproverato che potrebbe scatenare un pettegolezzo inarrestabile; che lui non spara sulla croce rossa e quell’ameba non conta niente ma, come hai sperimentato, non esita a gettare fango adesso anche su te; meglio lasciarlo stare ed emarginarlo.”

“Sei di ottima scuola, vedo … “

“Professionalmente, sono figlia di Ludovico e mi inorgoglisco ogni volta che imbrocco qualcosa.”

“Quindi, passi le giornate ad essere orgogliosa … ?

“Ti turba la notizia?”

“No, mi piacerebbe sentirti amica.”

“Senti, coso; tu sei amico della mia amica; quindi … “

“Lory, è l’ora di rientrare in ufficio; non vorrai ritardare … “

“Ciao, ragazzi; fatemi sapere come procede … “

“Certo, all’amica potente non nascondo nemmeno le mie traversie private.”

“Tanto, sai bene come andrà a finire!”

“Buona serata a tutti e due. Vi voglio bene.”

“Sembra quasi che dobbiamo già considerarci accoppiati, mi pare … con la benedizione di Lory.”

“Mi hai sperimentata in amore?”

“No; ma sono molto paziente e mi piace vivermi le cose … “

“Adesso ti ammazzo e potrò illudermi di avere ammazzato lui; in realtà, non vedo l’ora di morire tra le tue braccia … “

“Ginevra, non ancora siamo a cena.”

“Ma quella stupida mi ha dato la spinta; sono innamorata, non posso farci niente.”

“Non vale; non possiamo baciarci … “

“Faremo anche quello … e molto altro ancora, spero.”

Ermanno è puntualissimo; alle otto è al portone di Ginevra che scende, elegantissima nell’abito da sera che ha ripescato dall’armadio; la accoglie con un leggero bacio su una guancia e le offre i fiori che ha portato; lei è quasi imbarazzata dalla squisitezza dei suoi gesti e sente che il suo attaccamento diventa sempre più palpabile e passibile di evoluzione in amore vero; con l’auto di lui vanno in un locale assai discreto, ma decisamente elegante; al piano un ragazzo fa sfoggio di raffinatezza.

La cena si trasforma in un lungo processo di conoscenza; si raccontano tutto, mentre gustano pietanze particolari di cui non conoscono neppure il nome; l’unica cosa che li interessa è entrare nell’intimo dell’altro per coglierne tutte le convergenze e le possibilità di costruire insieme una storia importante; la presenza dei ‘fantasmi’ è inevitabile e i confronti mentali sono la costante della loro timidezza a lasciarsi andare.

Finché Ermanno affronta di petto la situazione; la invita a ballare, anche se nessuno occupa la piccola pista; si muovono poco, ma si abbracciano con passione; lui sente con le mani il corpo flessuoso e meraviglioso di lei, dalla schiena, fino alle natiche sode, ai seni che sfiora in vari momenti, dal viso che accarezza quasi di soppiatto mentre le parla, fino all’inguine che sfiora volutamente e lussuriosamente; lei trova il modo di sentire il sesso premerle sul ventre e ne gode.

Affrettano la conclusione della cena, ora che hanno assaporato il piacere reciproco, e lei lo guida a casa sua che è più accogliente e grande; chiusa la porta e liberatisi dei soprabiti, si trovano abbracciati a baciarsi nel mezzo della sala, decisamente eccitati e disposti a tutto; lui le sfila la parte superiore dell’abito e insinua le mani nel seno e sulle spalle; accarezza tutto, come un bambino davanti a un vassoio di dolci; ama tutto di lei, dal seno matronale alla schiena levigata.

Anche Ginevra non si sazia di sentire il suo corpo; gli slaccia la camicia e gli sfila la cravatta; passa lussuriosamente le mani sul torace forte e deciso, coglie la sua sensibilità sui capezzoli e li sfrega fra indice e pollice, accarezza la schiena muscolosa e scende fin quasi alle natiche sode; infila una mano fra i corpi e va a sentire la durezza dell’asta che è decisamente soddisfacente per le sue esigenze amorose, apre la cerniera e infila la mano per sentirlo da vicino, oltre lo slip.

Si rendono conto che stanno bruciando le tappe e che sono scomodi; lui la spinge verso il divano lungo la parete, ma Ginevra vuole godersi quell’incontro con un amplesso da ricordare; lo guida per mano verso la camera e, appena dentro, comincia a spogliarsi quasi con metodo; Ermanno, a fianco a lei, fa altrettanto e deposita gli abiti sulla poltrona; lei si siede sul bordo del letto, fa scorrere fino alle caviglie lo slip che lui ancora teneva addosso e afferra finalmente il sesso desiderato.

E’ bello grosso; non rimpiange quello di Ludovico, ma cancella subito l’idea per respingere il fantasma che cerca di affiorare; accosta la cappella alle labbra e annusa goduriosamente l‘afrore di maschio che emana dal membro; vede comparire una goccia di precum e assaggia la sua mascolinità; è acida, leggermente salata, ma la inebria e sente il sapore eccitare il sesso; usa l’altra mano per titillare la vagina, mentre masturba e lecca contemporaneamente.

“Cerca di non farmi godere troppo in fretta.”

Ha il tempo di sussurrare lui che si sente preso dal vortice di piacere che la cappella catturata tra palato e lingua gli trasmette al cervello, al cuore; anche lui ha già scacciato il fantasma della moglie e sta amando quella donna al di là di quanto si era ripromesso, finché restava lucido; ora, quella copula nella bocca di lei che si atteggia sapientemente a dargli il massimo piacere è decisamente travolgente e cerca di frenarsi per godersela tutta, a lungo.

Dopo che le ha spinto il membro fino nell’esofago, procurandole qualche accenno di soffocamento e conati vari, Ermanno la spinge con la schiena sul letto, si piega a sfilare calzini e slip rimasto alle caviglie, divarica le ginocchia e si fionda sulla vulva rorida, aperta, calda di voglia; raggiunge con le labbra il clitoride e lo martella a lungo, succhiando e mordicchiando, leccando e carezzando, ascoltando estasiato i gemiti di languore di lei e i due urli di orgasmo.

Ginevra ha voglia di sesso, adesso; lo spinge indietro, sgattaiola via e si va a stendere supina al centro del letto, con le braccia aperte a invitarlo a salirle addosso e possederla; ma Ermanno è un patito di preliminari e si colloca su di lei, ma rovesciato; riprende a succhiare la vulva e si appoggia offrendole il membro da succhiare; ma Ginevra preferisce una posizione opposta e lo spinge per rovesciare la posizione; lui si trova schienato e lei gli monta addosso.

A quel punto, lei può prendersi la mazza come gradisce, leccandola dai testicoli alla punta, ingoiandola finché ce la fa, accompagnando con la masturbazione la fellatio; lui, invece, ha davanti agli occhi non solo la vulva aperta e grondante ma anche le natiche dure e lo spacco nel quale lo attirano le pieghette scure dell’ano; è un’autentica delizia, per lui, leccare tutto, dal monte di venere al coccige, passando per vulva e ano, dove si delizia a penetrare con la lingua fin dove è possibile.

Lo blocca dietro, sulla fronte, gli lascia intendere che gradisce di meno la reciprocità e, mentre lui sta fermo, lei si dedica con intensità alla fellazione che procura all’amante brividi intensi e continui; quando teme che possa arrivare all’orgasmo, si ferma trattenendo in punta di labbra la cappella e allenta la presa sulla fronte; spetta a lui succhiare come una idrovora, leccare e mordicchiare, infilare la lingua dappertutto provocandole due altri intensi orgasmi; capisce che lei ne vuole molti.

Dopo una lunghissima sessione di preliminari, lei lo scavalca perché vuole altro; afferra il sesso e lo masturba delicatamente e dolcemente, mentre offre alla sua bocca i seni; Ermanno si impegna a leccare, succhiare, titillare capezzoli aureole e seni perdendosi nel languido piacere che gli danno le mammelle piene e sode; lei gode anche a sentire il mostro gonfio e duro tra le mani, in cui le vene sembrano volere scoppiare dalla voglia di orgasmo.

Quando, satura di orgasmi, si rilassa e si distende, lui le torna addosso coprendole con la sua mole ma cercando il contatto di quanto può dei due corpi, dalle spalle ai piedi; le divarica le cosce con le sue e accosta la cappella alla vagina; lei lo asseconda e spinge dal basso a farsi penetrare; sente in tutto il corpo il piacere del canale vaginale riempito dalla mazza notevole e gode in continuazione quando tocca terminazioni muscolari del canale.

Poi lui comincia a cavalcarla con violenta passione, ma lei non avverte le spinte, sente piuttosto la carezza del fallo che forza il ventre, lo riempie e lo accarezza dall’interno; anche quando la punta batte contro la testa dell’utero, avverte solo il piacere del godimento e dimentica il doloretto che l’impatto violento le ha provocato; lo trattiene per le natiche, fermo dentro di sé, per godere completamente quel manganello di carne.

Ormai, però, il maschio è al limite della resistenza; la cavalca con foga dieci, venti volte, spingendo la mazza fino in fondo ed esplode nell’eiaculazione più ricca, più intensa e più meravigliosa che ricordasse; l’ha avvertito che prende la pillola e non si è trattenuto; lei, in corrispondenza, accoglie con gioia urlata i colpi che lui le sferra cavalcandola; quando lo sente esplodere, anche il suo corpo reagisce con un orgasmo di rara violenza.

Lui si sdraia accanto, le tiene una mano e per la prima volta trova il coraggio di sussurrarle ‘ti amo’; Ginevra si intenerisce, gli stringe la mano e con quella libera si terge una lacrima che non trattiene; è solo gioia, gli confessa, è la certezza che  tra loro c’è intesa, c’è armonia, ma c’è anche un feeling che assegna al sesso e alla simultaneità il valore di arbitro assoluto; sarà difficile, dopo, dimenticare quei momenti e la dolcezza che la ha riempiti.

Va in bagno a rinfrescarsi e invita lui a fare altrettanto; passa dalla cucina e porta una bottiglia di cognac e due bicchieri; lo avverte che, se vuole, può anche fumare a letto, non le dà fastidio ed anzi le piace sentire l’odore del tabacco bruciato dopo che ha fatto l’amore; per la prima volta, non le passa neanche per la mente di chiarire che suo marito lo faceva quasi abitualmente; si versano da bere e centellinano il liquore baciandosi con dolcezza.

“Devo riaccompagnarti a casa, dopo, o ti fermi a dormire con me?”

“Non posso, domani mattina, presentarmi in ufficio in abito da sera … “

“Però possiamo uscire presto, andiamo a casa tua, ti cambi e andiamo in ufficio. Dobbiamo escogitare un meccanismo che ci consenta di usare indifferentemente le due case; oddio, scusa, ma tu non ti sei ancora espresso sulla nostra storia … “

“Il mio fratellino ti ha detto quasi tutto; stasera è cominciata per me una esistenza nuova in cui sarò tuo compagno per la vita, se sarai d’accordo.”

“Io devo fare di più; devo offrirti una donna nuova, che si è liberata dei capricci infantili e stupidi che hanno distrutto il mio matrimonio.”

“E’ stata questa la causa vera della vostra rottura?”

“Sì; la vicenda di Ernesto è un corollario ignobile di uno scontro più sottile determinato dalla mia mancanza di autostima, che mi faceva vedere nei successi di Ludovico la mia umiliazione; ce ne ho messo molto, per rendermi conto che avevo sporcato le conquiste che realizzava anche con me e per me. Davanti a testimoni, direi bugie indecorose per giustificarmi; a te posso confessare che ho capito quanto avessi sbagliato.”

“Non sono queste le cose che dobbiamo analizzare; io sono vedovo e disponibile anche al matrimonio, se ti va; vorrei costruire con te una famiglia ed avere un figlio, se sarai d’accordo; tu hai molti ed altri problemi da risolvere.”

“Io devo attendere la sentenza di divorzio, se vuoi sposarmi; poi bisognerà valutare cosa fare delle concessioni di Ludovico; questa casa, ad esempio, è sua; me l’ha concessa in uso, fino a che non trovo un compagno vero; se, come spero, quello sei tu, quando decideremo di vivere insieme, gliela devo restituire; per questo, ti ho detto che dobbiamo attrezzarci a vivere in due case; qui non possiamo figurare coppia di fatto.”

“Da quel poco che ho capito, non è categorico con te.”

“No; ma sono io a volere una casa nostra, se andiamo a vivere insieme … “

“Ne parleremo; per il momento, pensiamo ad amarci come mi pare che stavamo facendo poco fa; domani passo da casa, mi cambio e andiamo al lavoro; poi staremo insieme, qui o a casa mia, come ci verrà. Cosa pensi di fare adesso, per il nostro amore?”

Ginevra va in bagno e torna con un flaconcino che poggia sul comodino al suo lato.

“Non ti è chiaro che ti voglio dappertutto? Non vuoi appurare se il feeling è totale? Io ti voglio sentire nel mio corpo, da tutti gli accessi. O per caso preferisci rinviare ad altro momento gli approfondimenti?”

”No, no, ti voglio subito e in tutti i modi. Adoro questo tuo dire le cose schiettamente … “

Fanno l’amore a lungo, fino a crollare, assai tardi, ma solo perché sanno che l’indomani comunque c’è da lavorare e non vogliono che le loro effusioni incidano sul rendimento in ufficio; Ginevra è emozionata per la svolta decisiva che ha imposto alla sua vita e ripromette a se stessa che non farà più errori; Ermanno si sente in pace e capisce che la sua vita è al traguardo di una tappa assai importante; sentono di amarsi e lo esprimono fisicamente, in amplessi lunghi e dolci, in tutto il corpo.

Da quella sera, diventano praticamente inseparabili; come succede in tutti i posti di lavoro, in breve la notizia è di dominio pubblico; inizialmente, si dividono tra i due appartamenti, indifferentemente, finché non decidono di rendere ufficiale la condizione di coppia di fatto e Ginevra si vede obbligata a farlo sapere a suo marito, ma rinvia continuamente, forse perché si rende conto che il vero taglio è quello ed esita a darlo.

Una sera sono in pizzeria, come spesso accade, con Loredana e il fidanzato, quando, mentre aspettano il cameriere, Loredana riceve una videochiamata; quella mattina è andata in un atelier specializzato e ha scelto l’abito da sposa, che il suo amato ex capufficio le ha regalato; lei gli ha mandato la foto dell’abito perché sappia cosa ha pagato e lui adesso l’ha chiamata per complimentarsi.

Come sempre accade in quei casi, lei si lancia a raccontargli tutto, dai pettegolezzi alle notizie ufficiali; chiede della bambina che è nata e Gaia entra nell’inquadratura e mostra orgogliosa il batuffolo rosa che tiene con enorme affetto tra le braccia; a quel punto, Loredana lo avverte che ha la notizia principale; inquadra Ginevra che tenta inutilmente di schernirsi e riceve i sinceri complimenti del marito per la sua forma e per l’aura di felicità che esprime.

Loredana sposta l’inquadratura su Ermanno e avverte Ludovico che quello è il nuovo compagno di sua moglie, che sono affiatati e ormai formano una coppia stabile, per cui può rientrare nella disponibilità del suo appartamento; Ludovico glissa sulla notizia e si diffonde invece sulla scelta di Ginevra alla quale raccomanda di tenersi stretto il nuovo amore; fa presente ad Ermanno che si sono già incontrati, a pranzo, ad un convegno a Roma; l’altro conferma e gradisce i complimenti.

“Senti capo, visto che tutto va per il verso giusto, perché non strappi un week end, fra due settimane, e non vieni a farmi da testimone di nozze? Sarebbe bellissimo averti con noi, rivedere Gaia ed abbracciare la bambina.”

Interviene la compagna di lui, che sembra avere un’aria molto decisa; a conti fatti, partendo il venerdì pomeriggio, con un treno veloce, per non affaticarsi in macchina, avrebbero la possibilità di fermarsi per la cerimonia il sabato e ripartire la domenica in mattinata; promette all’amica che obbligherà con la forza il compagno a decidere di andare; lui chiede un po’ di tempo per controllare l’agenda degli impegni, ma assicura che farà di tutto per esserci.

Invita Ginevra a conservare le chiavi della casa; gliele renderà quando si incontreranno; lei è molto emozionata, quasi non riesce a parlare; si limita a stringersi al compagno e accenna solo di sì; è felice che la loro storia travagliata si chiuda in uno spirito di grande affetto tra tutti gli interessati; scherzosamente, Ludovico affida il primo amore al suo nuovo compagno, che appena nasconde la gioia per il superamento lieto di un momento delicato.

La serata si chiude nell’euforia di tutti, anche di Franco, felice di sapere che avrà testimone alle sue nozze un uomo di grande prestigio.