Il colloquio della schiava

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3 months ago

Vi è mai capitato una di quelle persone, conosce la vostra scarsa vita amorosa, e vi spinge a sistemare la cosa: “Devi troppo conoscere questo mio amico!”.

La frase che poi segue lodi di questo mitico amico. Alla fine, un po’ per curiosità se veramente questa persona corrisponde alla descrizione, un po’ per non sentire più l’amica di turno, accettavate l’invito ad una uscita a quattro.

Pochi giorni fa mi è accaduta una cosa “simile”.

La mia amica ricorda per l’ennesima volta che non ho un dom. Questa volta però sembra arrivare anche con una soluzione.

“Non puoi capire quanto ho dovuto tendere le tue lodi”“Uno degli migliori di cui abbia mai sentito parlare”“Devi solo fare un colloquio, vestiti bene e sarai perfetta”

Come potete immaginare, accettai solo per farla smettere di insistere. Pensavo che questo “colloquio” sarebbe andato un po’ come le altre volte. Lui carino, saremo durati un po’, per un’impegno mio o suo avremmo dovuto interrompere.

Insomma, oggi ci sono, vado dalla sua casa. Salgo sul taxi e do l’indirizzo.Mi sono vestita carina, nulla di speciale, non ho particolari aspettative da quest’incontro.Il viaggio fila tranquillo e io mi trovo li davanti.

Un’unica casa in leggera periferia, due piani e giardino.Elegante e semplice, al di fuori si riesce a scorgere anche un balcone.

Suono, nessuna risposta, risuono impaziente di entrare.Alla porta mi viene ad aprire una ragazza, potrà essere della mia età, vestita solo di guinzaglio e collare. Mi sorride amabilmente e con un gesto della mano mi fa segno di seguirla.

Stranita dalla situazione, chiudo la porta alla mie spalle, la seguo.Mi fa fare le scale e mi conduce davanti ad una porta, la ragazza mi fa gesto di entrare dopo avermi preso il cappotto.

Do due colpi alla porta e senza aspettare la riposta apro la porta.

Davanti a me mi trovo uno studio, lui e li seduto su una scrivania.A lato una seconda ragazza in ginocchio che tiene lo sguardo basso.

“Prego accomodati” dice a me con fare amabile.Si volta verso la ragazza e con un gesto del dito punta il davanti della sua scrivania.Lei si muove, si dispone per diventare la sedia che manca davanti a quella scrivania.

“Siediti pure, stai tranquilla, lei è abituata a pesi maggiori”.La cosa non mi rassicura, anzi mi metto un po’ a disagio, lui però ha un fare così gentile che non riesco a dire di no.

Mi siedo sulla schiena della ragazza che sembra apatica e inespressiva.

“Dunque, ti avranno già più o meno detto come lavoro”, lo fermo immediatamente per prendere la parola. Cerco di parlare con un tono molto diplomatico, lui mi sembra una persona molto pacata, ma mi lascia comunque come se fossi sui tizzoni adenti.

“Ecco, no, non proprio”

Mi fissa un po’ con un’aria interrogativa, ha lo sguardo che sembra quasi deluso.

“Faremo un colloquio, l’esito determinerà se sarò interessato ai tuoi servizi oppure no”.

“E se io non fossi interessata?”, chiedo io con un’aria di sfida, mi piace sentirmi usata, ma ora non siamo in una sessione. Non voglio che mi tratti da oggetto quando non è quello che desidero.

Sempre con quell’aria interrogativa mi osserva come se stessi parlando marziano, “Non una persona qui dentro è qui contro la sua volontà”.Mi da un’occhiata dall’alto al basso, incrocia le mani e ci si appoggi sopra.

“Voglio essere sicuro che valga anche per te”, una breve pausa per studiare la mia reazione.“I benefici saranno vitto e alloggio, un rimborso mensile per il fatto che non andrai più a lavorare e un viaggio all’anno con me e le altre ragazze”.

La sua risposta calma mi rassicura, mi fa sentire a mio agio.Con sicurezza per vedere dove andremo a parare dico: “Procediamo con il colloquio allora, sono un libro aperto, saprà leggerci dentro?”.

Ignorando il mio commento tira fuori da uno dei cassetti della scrivania un paio di fogli.

“Spogliati, voglio vederti per prima cosa”, mi dice con voce fredda.

Mi alzo e levo i vestiti, la ragazza si sposta dalla sua posizione e posiziona le mani a conca. Vi poggio i vestiti sopra e mi faccio guardare.

“Mentre faccio i miei controlli, lei può compilare questi fogli”

Mi trovo a dover rispondere a delle domande al limite dell’assurdo, lui intanto con degli strumenti medici che non riconosco mi analizza qua e la.

Apre le cavità, vi fa entrare vari strumenti che raccolgono non so che campioni.

Dieci minuti dopo mi trovo ad aver finito quel questionario, lui va a risedersi con aria soddisfatta.Si rivolge alla ragazza che fino ad allora non era stata neanche degnata di uno sguardo. “Poggia le cose che hai in mano, mostrale come fai i pompini e vai a portare le cose ad analizzare”.

La ragazza si avvicina ai suoi pantaloni, e mi mostra il sistema. Con voce sommessa mi spiega: prima usa le mani per massaggiare, poi una volta arrivata a questo punto lecchi qui e qui…

Dopo aver mostrato l’esecuzione, ed aver ingoiato, si alza, saluta con rispetto e chiude la porta alle sue spalle.

“Vediamo ora come te la cavi tu”, le sue parole non esprimono incertezza.Non ha ordinato nulla, ma io sento come se fossi in dovere di fare quello che mi ha appena detto.

Mi avvicino e replico quello che la ragazza mi ha mostrato prima, non sembro cavarmela male. Lui sembra eccitato dalla cosa, riesco a farlo venire. Il tempo è nettamente superiore a prima, nonostante ciò sembra non essere un problema.

Passato qualche mese. Davanti a lui una nuova ragazza.Le persone vanno e vengono, ora è lei quella che viene usata come sedia.Come ha potuto imparare con il tempo, ora è lei che mostra alle nuove come fare i pompini.

Sembra soddisfatta della sua posizione, le voci che circolano su di lui non sono infondate. Anche in quella situazione sembra che la stia valorizzando e sottomettendo allo steso tempo...

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: DaIlDom

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