La signora Franca: MILF esibizionista

apollinaire
13 days ago

Silvia tornò a casa sua e io mi consolavo con zia Susy, anche se gli incontri non erano così frequenti come mi sarebbe piaciuto. Tutte le sere io andavo da lei a vedere la tv, ma si faceva sesso solo un paio di volte a settimana. Qualche volta era stanca, qualche volta non aveva voglia e io spesso mi dovevo accontentare di farmi dei gran segoni limitandomi a guardarle le cosce sempre maestose.

Quando si faceva sesso però, era sempre eccitante: ci raccontavamo fantasie erotiche che coinvolgevano Silvia, memori della gran scopata in tre, oppure altre donne di fantasia che ci inventavamo per il nostro piacere. Queste fantasie provocavano in zia Susy un’eccitazione altissima e si sfogava dandosi a me con furia e passione.

Un paio di mesi dopo che Silvia se ne fu tornata a casa venne ad abitare al nostro stesso piano una signora molto anziana e sua figlia, vedova. La vecchia madre si muoveva pochissimo e non usciva quasi mai di casa: era piuttosto conciata e faceva molta fatica a muoversi. La figlia, una bella signora bionda di una quarantina di anni, era insegnante di lettere al liceo.

Io la incontravo spesso in ascensore ed era un viaggio di 5 piani veramente sconvolgente: lei era sempre vestita in modo molto elegante, gonna stretta e fasciante appena sopra al ginocchio, calze color carne oppure color fumo, scarpe scollate col tacco, camicetta e giacca. Aveva un profumo che mi avvolgeva completamente e io mi inebriavo inspirando profondamente. Si scambiavano quattro chiacchiere parlando del più e del meno, il tempo, la scuola, la mia università. Io faticavo a seguirla nei discorsi perché non potevo fare a meno di pensarla in déshabillé: chissà che intimo portava? di che colore, com’erano gli slip? di seta o di pizzo? E il pelo come lo aveva? Biondo? Scuro?

E intanto mi imbambolavo e facevo delle figure barbine con lei che mi doveva ripetere le domande… insomma la signora Franca (così si chiamava) me lo faceva tirare di brutto e poi la sera mi sfogavo con zia Susy facendo un sacco di fantasie su di lei.

Anche zia era attratta dalla signora Franca, diceva che aveva classe, stile e che le sarebbe piaciuto aprirle le gambe e leccarla… perché nel frattempo zia Susy si era scoperta decisamente bisessuale e, dopo l’esperienza con Silvia, le era rimasta la voglia di leccare anche le fighe.

Fantasie, fantasie! La signora Franca era inavvicinabile: buongiorno e buonasera, ma niente di più. Zia era una che attaccava bottone con tutti, ma la signora Franca era al di là anche delle sue possibilità:  riservata e gentile, non lasciava spazio a nessuna curiosità. Le domande su di lei, sulla sua vita, i suoi interessi cadevano nel vuoto di un sorriso smagliante, affascinante, ma che nient’altro concedeva.

Un giorno che l’ascensore era fuori servizio e stavo scendendo le scale a piedi, mi accorsi che, un due o tre piani più in basso, la signora Franca stava salendo. Ogni tanto si fermava come per prendere fiato visto che portava due borse della spesa piuttosto pesanti. Stavo per accelerare per aiutarla, quando la vidi - non visto - appoggiare le borse per terra e tirarsi su la gonna per aggiustarsi meglio le calze. Uno dei gesti più erotici che una donna può fare! Era lì a pochi metri da me, la vedevo dall’alto, lei era su un pianerottolo e stava sistemando le calze accorciando il laccetto del reggicalze bianco. Trattenni il fiato per non farmi scoprire. Il cazzo divenne di marmo in un istante e sperai che non finisse mai di sistemarsi. Invece durò pochi secondi e, rassettata la gonna, riprese le borse e ricominciò a salire.

A questo punto non potevo che incrociarla e insistetti per portarle le borse fino al nostro piano. Arrivati davanti alla sua porta non volli lasciare le borse sul pianerottolo e mi ostinai nel volerle portare in cucina. La seguii nel corridoio vedendola ancheggiare dolcemente e lievemente e infine anche questa spettacolo terminò. Appoggiai le borse e feci per uscire. La signora Franca volle offrirmi da bere per ringraziarmi e mi fece accomodare in salotto sul divano. Lei arrivò poco dopo con una coca-cola per me e un bicchiere di vino bianco per sé, si sedette su una sedia di fronte a me e accavallò le gambe.

Io trattenni il fiato.

Non si era visto nulla, ma mi ero immaginato tutto!

Non ero riuscito a non fissarle le gambe e rimasi lì a rimirare lo spettacolo di lei seduta davanti a me. Feci una figura da cani! Lei se ne accorse, arrossì lievemente, scavallò subito le gambe e si tirò ancora più giù la gonna.

Io balbettai qualcosa, ma peggiorai la situazione, finché lei, impietosita mi chiese:

  • - E l’università come va?

- Bene, grazie. Tutto bene... e la sua scuola? - e non appena finii di parlare mi accorsi della domanda idiota che le avevo fatto. “Lei a scuola ci insegna, mica ci studia, scemo” pensai, “prova a dire qualcosa di meno stupido, se ci riesci”.

Fu ancora a lei a togliermi dai guai:

- Ma non parliamo della scuola, scusami… ‘deformazione professionale’ - aggiunse ridendo

- Ma si figuri, non c’è nessun problema… - niente, non riuscivo a dire nulla di interessante e dovevo anche sforzarmi per non guardarle ancora le gambe. Anche il viso era molto bello: bionda, occhi chiari, grigi, labbra velate da un rossetto rosa, un trucco leggero che le metteva in risalto gli occhi. Insomma: proprio una bella donna!

-Va beh, si è fatto tardi, devo proprio andare - dissi per uscire dalla situazione decisamente imbarazzante.

-Torna a trovarmi qualche altra volta - mi disse accompagnandomi alla porta.

  • - Non vorrei disturbare lei o sua madre - risposi io

- Ma no, non ti preoccupare, mia madre dorme quasi tutto il giorno. - Concluse sorridendomi e chiudendo la porta. - Ti aspetto - rilanciò infine.

Io mi precipitai giù per le scale inebriato dall’incontro, dal suo profumo, dal suo saluto e dal suo invito che mi sembrava così promettente.

Quella sera con zia Susy cominciai a strusciarmi su di lei non appena entrai in casa sua e poi mi feci una scopata come da tempo non mi capitava. Zia era compiaciuta della mia foga, ma io preferii non dirle nulla dell’incontro con la signora Franca. Non volevo che mi prendesse in giro. Ma la signora Franca fu presente nelle nostre fantasie tutta la sera…

Un paio di giorni dopo ci incontrammo in ascensore e lei mi invitò a casa sua “a fare merenda”, mi disse sorridendo.

Tutto eccitato, mi presentai davanti alla sua porta alle quattro precise, suonai e lei venne ad aprirmi sorridendo. Era splendida: una gonna stretta grigia, un paio di centimetri sopra il ginocchio, la camicetta bianca un po’ aperta... il suo profumo sconvolgente mi avvolse prima che potessi parlare.

  • - Ciao, ti aspettavo - mi disse sorridendo.

  • - Buongiorno signora - risposi un po’ sottotono

  • - Vieni accomodati in salotto mentre finisco di preparare - aggiunse mentre mi faceva entrare - ho fatto una torta al cioccolato, spero ti piaccia…

- Va benissimo, signora - mi affrettai ad assentire.

Entrai nel salotto che già conoscevo mentre lei andava in cucina.

Mi guardai intorno e fui colpito dall’immensa libreria che ricopriva da terra fino al soffitto due pareti intere. Mi avvicinai incuriosito per vedere che libri leggesse la ‘professoressa’ Franca.

I classici, italiani e stranieri, molti romanzi, molti libri di storia e parecchie biografie di personaggi famosi… nulla di particolarmente interessante. Tutti i libri erano perfettamente allineati negli scaffali, meno quelli in un ripiano in basso, nell’angolo. Lì erano un po’ disallineati, come sarebbe nomale in una libreria, ma stonavano con il resto della biblioteca che era in un ordine maniacale. Mi avvicinai istintivamente per rimetterli in ordine e vidi i titoli: “L’amante di lady Chatterley” che conoscevo di fama (un polpettone pseudo erotico degli anni ’20), “Le undicimila verghe” di Apollinaire (veramente ‘porno’, inizio ‘900), “Memorie di un giovane libertino” (altro porno sempre di Apollinaire)… tutti titoli che conoscevo di fama, ma che non avevo mai letto. Uno mi colpì in modo particolare per il titolo in latino “Opus Pistorum” di Henry Miller. Non so cosa mi prese… lo aprii a caso e trovai descritta in modo assolutamente esplicita una scena porno: un uomo raccontava di come stesse scopando una tipa che nel frattempo leccava la figa di un’altra! Non credevo ai miei occhi! Il cazzo mi si inalberò immediatamente e mentre mi stringevo l’uccello non potei fare a meno di pensare alla signora Franca che leggeva quelle pagine. Il libro era infatti un po’ consunto, come se fosse stato letto e riletto più volte.

Ero lì, davanti alla libreria con il libro in una mano e il cazzo nell’altra quando sentii la voce della signora Franca:

- Eccomi, scusa se mi sono fatta aspettare

Riuscii a malapena a togliere la mano dall’uccello, ma il libro mi restò in mano. Mi girai muto verso la signora Franca che, dopo aver visto il libro che avevo in mano, mi disse con voce suadente:

- Hai trovato qualcosa che ti interessa? Se vuoi puoi prenderlo, a me è piaciuto…

Per l’ennesima volta la signora Franca mi lasciò senza parole. Rimasi lì, con la bocca aperta, il libro in mano, incapace di dire o fare qualunque cosa.

Fu ancora lei a togliermi d’imbarazzo:

- Non restare lì impalato, vieni qui e siediti. Non ti sarai scandalizzato per un libro, no?

- No, no, certo… - balbettai mentre raggiungevo il divano e, ancora con il libro aperto tra le mani, mi misi a sedere.

- Vuoi che ne leggiamo insieme qualche pagina? - mi disse con voce carezzevole e seducente.

Non credevo alle mie orecchie e rimasi muto come un pesce.

- Mi sono accorta di come mi guardavi l’altro giorno, sai? - proseguì lei - e anche sulle scale, quando mi spiavi mentre mi sistemavo le calze

- Ma no, signora, cosa dice…?

- Dico, dico - insistette lei - dico e ridico - e così dicendo mi appoggiò una mano sulla patta tastandomi il cazzo duro sotto i calzoni.

- Hai un bell’affare qui sotto, o sbaglio?

A quel punto mi risvegliai dallo stordimento e lasciando cadere il libro le infilai una mano sotto la gonna accarezzandole le cosce.

Le per allargare le gambe quando sentimmo una voce da una stanza interna:

- Franca, dove sei?

- Mia madre! Sta venendo qui! - sussurrò la signora Franca tirandosi giù la gonna rapidamente e andandole incontro - Sono qui mamma - prosegui a voce alta - sono qui con quel giovanotto della porta accanto, ma se ne stava andando… - concluse guardandomi dritto negli occhi.

Compresi al volo e mi diressi verso il corridoio. La signora Franca raccolse il libro da terra, me lo mise in mano, sussurrando:

- Leggilo e poi ne parliamo!

Mi divorai il libro durante la notte e mi feci non so quante seghe. Il libro raccontava di tutto:  orge, incesti, amori saffici, ammucchiate, bisessuali… (e anche un paio di violenze, ma a me non piacquero per nulla) il tutto con un linguaggio molto diretto e descrittivo. Io non avevo mai letto nulla di così esplicito in fatto di sesso, forse qualche raccontino pubblicato sulle rare riviste porno che riuscivo talvolta a vedere (“Caballero” ad esempio), ma leggere un libro così… sapevo che esistevano, ma non potevo immaginare che la signora Franca ne avesse una collezione e me ne proponesse uno da leggere.

Il giorno dopo non andai all’università e rimasi a spiare dalla porta per incrociarla all’uscita di casa. Mi feci trovare “casualmente” davanti all’ascensore e scendemmo insieme.

- Allora, hai cominciato a leggerlo il libro? - mi chiese non appena le porte dell’ascensore si chiusero.

- Si, l’ho finito - risposi pronto.

- Caspita, che velocità! - sorrise sorniona - Ne parliamo un po’ insieme oggi pomeriggio, ti va?

- Con grande piacere, a che ora? - chiesi impaziente.

- Vieni verso le due. Mia madre a quell’ora dorme di sicuro e nessuno ci disturberà - aggiunse maliziosamente.

- Certo, certo - balbettai io - arrivederci

- Ciao, a dopo! - mi salutò lei.

Rientrato in casa non sapevo come far passare il tempo fino alle due. Cercai di studiare, ma non ci riuscii e l’unica possibilità fu prendere in mano il libro della signora Franca e farmi un paio di seghe.

Alle due, puntuale, suonai al campanello della signora Franca con il libro tra le mani. Mi aprì subito, mi sorrise invitandomi ad entrare e il suo profumo mi avvolse inebriandomi come al solito. Mi fece strada verso il salotto e io ebbi modo di godermi lo spettacolo del suo corpo che si muoveva con grazia davanti a me. Una gonna nera due dita sopra il ginocchio, calze grigie, camicetta bianca sotto la quale si intravedeva, sulla schiena, il segno del reggiseno, un leggero ancheggiare… le avrei messo subito le mani sul culo, ma mi trattenni lasciando a lei la prima mossa.

Mi invitò a sedermi sul divano e lei si accomodò su una grande e soffice poltrona davanti a me. Accavallò le gambe lentamente, lasciando che la gonna le salisse un pochino lungo le gambe, mi fissò in viso e mi chiese:

- Dunque, cosa ne pensi del grande Henry Miller e del suo Opus Pistorum?

- Mi è piaciuto moltissimo signora. - risposi subito

- E cosa ti è piaciuto di più?

Cazzo! A questa domanda non ero preparato! “Che pirla!” mi dissi “è una prof… ci potevi pensare che ti avrebbe ‘interrogato’… e adesso cosa le dico?”

- Mah… un po’ tutto - provai a tergiversare io - è tutto molto ben scritto. - “Ma allora sei scemo!” mi dissi subito dopo aver chiuso la bocca “è un libro porno e tu le dici ‘ben scritto’? Ma che figura stai facendo?”

- Ah! È ‘ben scritto’? - mi chiese ironica - È tutto quello che sai dirmi? - proseguì con voce bassa e seducente - Non lo hai trovato… “eccitante”…? - e lasciò la frase in sospeso.

- Beh certo che sì! - mi feci coraggio e mi buttai: - Anzi mi piacerebbe fare molte delle cose raccontate… - “con lei!” pensai o forse dissi sottovoce. E feci come per alzarmi.

Lei mi gelò:

- Resta fermo dove sei! - intimò con voce bassa, ma dura.

Mi bloccai immediatamente, stupefatto. 

Lei proseguì con la voce tornata seducente:

- Mi sembra che tu corra un po’ troppo! Devi imparare ad avere pazienza e ad aspettare. Adesso tu resti fermo su quel divano e non ti muovi finché io non te lo dico.

Non era una richiesta, era un ordine.

Assentii con il capo e mi appoggiai allo schienale intimorito.

Lei scavallò e riaccavallò le gambe, lentissima, lasciando che la gonna risalisse ancor di più lungo le gambe.

- Goditi lo spettacolo e resta fermo lì - sussurrò la signora Franca.

Non me lo feci ripetere due volte e mi accomodai come al cinema.

Lei continuò a far risalire la gonna lungo le cosce fino ad arrivare a scoprire la fine delle calze e lasciar intravedere il laccetto bianco del reggicalze. Poi, dopo essersi accarezzata l’esterno della coscia fino quasi al culo, scavallò le gambe e aprì lentamente le cosce.

Io non ce la facevo più e mi toccai il cazzo durissimo sotto la patta dei calzoni.

Mi fulminò con un gelido:

- Non ti azzardare a toccarti!

Mi bloccai e la guardai stupito e interrogativo. Ma lei proseguì suadente:

- Devi imparare ad avere pazienza… non toccarti finché non te lo dirò io. Sarà più bello, fidati.

Non riuscii neppure a dirle di sì, mi limitai ad assentire con il capo e misi le mani sui cuscini accanto a me per impedirmi di toccarmi.

Lei riprese ad allargare le gambe, si vedevano le cosce, la fine delle calze e si indovinavano gli slip bianchi. Apriva e chiudeva le gambe, lentamente, maliziosamente, sorridendomi. Socchiuse le labbra e si passò languida la lingua sulle labbra. Era irresistibile, quanto di più erotico avessi mai visto nella mia vita. E dire che praticamente non stavo vedendo nulla o quasi.

Dopo qualche minuto si portò le mani sul petto e si slacciò i bottoni della camicetta ad uno ad uno, lasciando però i lembi chiusi. Si infilò la destra sotto il lembo sinistro e si accarezzò il seno. Poi, piano piano, aprì la camicetta e potei vederle il reggiseno bianco, di un tessuto semitrasparente, sembrava tulle ricamato a grandi fiori. Si vedevano le areole, grandi, scure e i capezzoli schiacciati dalla stoffa leggera. Man mano che si accarezzava il seno però, i capezzoli si ergevano e sporgevano dal tulle in modo provocante.

La voglia di toccarmi era spasmodica, sentivo l’uccello tirare contro le mutande, la cappella che si bagnava, ma non osavo muovermi.

Si infilò la mano sotto la coppa del reggiseno e tirò fuori le tette, prima la sinistra e poi la destra e continuò a toccarsi i capezzoli che a questo punto svettavano duri e sporgenti.

Andò avanti per un tempo che mi parve infinito. Cominciò anche a muovere lentamente e ritmicamente i fianchi ed infine scese con la destra verso le gambe aperte e si tirò finalmente su la gonna completamente. Apparvero gli slip di seta bianca con un intarsio di pizzo in verticale proprio sulla figa. Si intravedevano i peli chiari.

Lei cominciò a sfiorarsi la figa da sopra gli slip con la destra, mentre la sinistra restava a tormentarsi i capezzoli. Infine si infilò la mano sotto l’elastico degli slip e si cominciò a toccare con più insistenza e determinazione con movimento verticale, su e giù, su e giù, su e giù…

La mano sinistra raggiunse gli slip e scostò il bordo destro verso sinistra, lasciando la figa al vento, coperta solo dalla mano destra che si muoveva ritmicamente. Poi, con una lentezza esasperante, si aprì le labbra della figa con la sinistra e con la destra cominciò una lenta esplorazione interna per poi raggiungere il clitoride e cominciare un lento movimento circolatorio con il medio.

Con uno sguardo torbido e una voce carezzevole mi chiese:

- Ti tira?

Non riuscii a rispondere e faci cenno di sì con la testa.

- Tiralo fuori e fammelo vedere, ma non toccarlo - continuò lei.

Mi liberai il cazzo in un nanosecondo e lui svettò umido e dritto come un fuso. Prima che potessi cominciare un gran segone, lei mi disse:

  • - Scappellalo lentamente.

Eseguii immediatamente.

- Più lento! - mi ingiunse lei e proseguì: - Adesso toccatelo sulla punta e facci roteare sopra un dito, lento però! Mi raccomando.

Eseguii con tutta la lentezza di cui fui capace. Fu una sensazione bellissima, il cazzo mi tirava e reclamava una sega gigante, ma questo modo di solleticarmi sulla cappella bagnata era meraviglioso. Continuammo così per un minuto o due e poi disse:

- Adesso toccati come preferisci tu! - e contemporaneamente cominciò un ditalino furioso.

Io non me lo feci ripetere due volte e attaccai una sega rapida, profonda, intensa mentre con la sinistra mi accarezzavo le palle.

Lei comprese che non sarei potuto resistere per molto e mormorò:

- Non sporcare in giro.

Presi il fazzoletto, pronto a coprire lo schizzo che sarebbe arrivato a breve e mentre mi preparavo vidi lei contorcersi, la sentii mugolare e la vidi squassata da un orgasmo prepotente che le sollevò i fianchi, le inarcò la schiena e le irrigidì le gambe.

Quasi in contemporanea successe lo stesso a me! Una sborrata infinita, incontenibile, inesauribile, interminabile… nonostante il fazzoletto mi sporcai i calzoni e mi trovai con la mano impiastricciata.

Abbandonato su divano, guardavo la signora Franca che riemergeva piano piano dal suo godimento. Si alzò lentamente e si diresse in cucina. Ritornò immediatamente con uno scottex che mi diede dicendomi dolcemente:

- Tieni, asciugati meglio.

Mi asciugai e mi ricomposi. Lei mi guardava in silenzio con un viso sorridente e complice:

- Allora ti è piaciuto?

- Cazzo! Cioè mi scusi, sì, si, certo che mi è piaciuto! - risposi.

- Allora magari lo potremmo rifare, che ne pensi?

E lo rifacemmo più volte!

Era sempre lei a decidere quando e come e non mi faceva mai neanche toccare.

Di solito i nostri incontri avvenivano un paio di volte la settimana, sempre nel primo pomeriggio, mentre la vecchia madre dormiva. Mi faceva accomodare sul divano, lei si metteva sulla poltrona, si scopriva lentamente le cosce, le tette, la figa, si toccava e, quando era ben eccitata, quasi al culmine e io non ce la potevo più fare, mi chiedeva di masturbarmi.

Vederla e non poterla toccare provocava in me sensazioni opposte: da un lato era estremamente eccitante e arrivavo a farmi seghe con un cazzo che più duro non era immaginabile, dall’altro la mia frustrazione aumentava a livelli pazzeschi.

Un giorno le chiesi di potermi avvicinare in ginocchio davanti alle sue cosce aperte. Lei acconsentì mormorando un languido sì…

Mi precipitai davanti a lei, con i calzoni e le mutande abbassate e il cazzo inalberato. La sua figa mi appariva splendida, incorniciata da un bel pelo biondo. Le sue dita tenevano scostate le mutandine e con l’altra mano si accarezzava il clitoride, sembrava che me la volesse far vedere meglio, si sporgeva con il culo verso di me… il suo profumo mischiato all’odore del sesso mi arrivava a ondate, mi avvicinai ancora di più e mi leccai le labbra sognando di poterla baciare.

Lei mi fissò dritto negli occhi, si leccò a sua volta le labbra e mi chiese voluttuosamente:

- Vorresti leccarmela?

- Cazzo! - mormorai in risposta.

- Dai allora! Fammi vedere se sei bravo. - E mi sbattè in viso la sua figona fradicia.

Le tante leccate di figa a zia Susy e a Silvia mi vennero in aiuto: le aprii piano piano le labbra della figa e mi diressi con la lingua verso il clitoride completamente scoperto. Mi trattenni e mi limitai a leccarlo circolarmente, prima morbido e poi indurendo sempre più la lingua. La signora Franca sembrava gradire il mio modo di procedere e mugolava illanguidita.

Le presi il grilletto tra le labbra e lo tirai dolcemente, poi lo pizzicai sempre con le labbra, poi tornai a leccarlo, poi ancora tra le labbra… insomma una leccata di figa veramente intensa. E tutto senza mai toccarmi il cazzone ormai grondante! La feci venire leccando, lei si scosse tutta, strinse le gambe serrandomi la faccia contro la figa e a quel punto mi presi in mano il cazzo cui bastarono 15 secondi di sega per fare una sborrata gigantesca inondando la poltrona ed il tappeto davanti a me.

La signora Franca emerse come sempre lentamente dal suo goduto languore. Quasi non si era accorta che io fossi venuto tanto era stato intenso il suo orgasmo e lo spossamento che ne seguì. Poi vide gli schizzi di sborra sul tappeto e pensai che si sarebbe incazzata, ma inaspettatamente mi disse:

- Bisognerà pensare ad un altro sistema per farti venire… non posso passare mezz’ora a pulire tappeto e poltrona del tuo sperma. 

E, rassettata la gonna e la camicia, si diresse in cucina per prendere una spugna inumidita per pulire.

- Ti chiamo io uno di questo giorni… - mi disse indicandomi con un cenno la porta. 

E io me ne tornai a casa immaginando le meglio cose possibili.

A casa poi c’era anche zia Susy che da qualche tempo sembrava sospettare qualcosa…