Da zoccola a squillo

Giorgia Bettolo
2 months ago

La vita è dura. Se non avessi avuto mio padre a ricordarmelo con le sue botte a me e a mio fratello, avrei comunque finito per capirlo da sola. Mio fratello lo ha capito prima di me, e ha finito per ammazzarsi con le anfetamine. Mia madre poi ha dato l’esempio: malata in clinica psichiatrica, è morta a trentasette anni senza capire cosa stesse succedendo. O forse lo sapeva ma ha continuato a fare la parte che le aveva assegnato la vita.

Quanto a me, non mi sono fatta fregare. Ho smesso presto con le amicizie sotto casa. Tutti sbandati. Matrimoni tristi, lavori di merda. La mia amica più vicina si è zittita giorno dopo giorno, e il suo sguardo è diventato distante come se fissasse da lontano i sogni della sua vita mai realizzati.

No, non mi sono fatta fregare. Ho lasciato presto il quartiere e quel povero diavolo di mio padre. E ho cominciato a mantenermi da sola. Al bar e per strada gli uomini capirono subito che ero disponibile. Ho cominciato dapprima dal mio nuovo vicinato. All’insaputa delle loro mogli mi venivano a trovare nel mio appartamentino. Se penso che le prime le ho fatte senza preservativo! E’ stato un cliente, il terzo o il quarto non ricordo, a insistere per metterselo e a guardarmi in tralice capendo che io lo avrei fatto senza. Fesserie da principiante. Ma chi non ha fatto cazzate. Credevo che i clienti, una volta pagato, potessero fare quello che volevano. Comunque è andata bene. Nessuna conseguenza. Coi lavori di bocca invece mi ci è voluto un po’ ad abituarmi. Chinare la testa di fronte a un uomo lo sentivo come un‘umiliazione. Per due mesi non c’è stato verso. Me lo chiedevano ma io rifiutavo. Facevo prima a lasciare che mi fottessero tra le gambe. Si trattava di sopportare un po’ il peso del cliente e lasciare che il suo coso entrasse e uscisse. Anche quella mi sembra ora una grande sciocchezza. 

La cosa che ho fatto più fatica a imparare è stato infilare il preservativo. All’inizio non mi veniva mai e dovevo chiedere al cliente di aiutarmi. Non avevano difficoltà a farlo. Del resto, allora chiedevo poco. Non andavo mai con più di tre clienti al giorno, mi bastava il necessario per vivere, non volevo altro. E’ stato a ventitre anni che ho cominciato a capire che si poteva fare sul serio. Quando mi cacciarono dal palazzo per aver scoperto la mia attività mi trovai un appartamento più grande, con ingresso indipendente. Cominciai a chiedere di più e ad andare con cinque clienti al giorno. Ormai ero avviata. Ah dimenticavo, sono quasi vergine. Voglio dire che fare l’amore con un uomo senza essere pagata l’ho fatto solo un paio di volte. E non è stato niente di speciale. Ora, a trent’anni, lavoro soprattutto a domicilio. Sto andando appunto in taxi da un nuovo cliente. Non faccio più di due clienti al giorno. Clienti ricchi per lo più. Sono una figa mica male. Con l’intimo semitrasparente e i tacchi a spillo faccio la mia figura. Oltre al fatto che ormai ho esperienza da vendere. Sei tu a comandare non il cliente. Almeno, quelli con cui vado io. Trovano il mio annuncio su internet. Ci sono siti specializzati. Con quattro fotografie e un testo il gioco è fatto. 

Il viaggio mi culla e io seguo i miei pensieri…

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