Una coppia affiatata.

pennabianca
2 days ago

Piove. Sono appena uscita dall’ufficio e sto tornando a casa a piedi; abito a poca distanza dal lavoro, ma sembra che tutto ad un tratto il cielo abbia deciso di ripetere il Diluvio Universale. Il piccolo ombrello che ho, viene distrutto dal vento, lo butto in un cassonetto e cammino sotto la pioggia. Arrivata a casa, vado in bagno: esco dai vestiti completamente fradici ed entro nella doccia. Il getto d’acqua tiepida colpisce i miei seni. Il tepore dell’acqua mi ricorda molto lo schizzo del seme di un maschio: farmi sborrare sul mio seno prosperoso è una cosa che mi piace moltissimo. Sento il rivolo dell’acqua scorrere lungo il corpo, mi piego all’indietro e il tepore ora scorre fra le labbra dischiuse della mia vulva. Mi accarezzo i seni, sento i capezzoli turgidi, ho voglia di fottere. Rivado con la mente all’ultima volta che l’ho fatto: appena due giorni fa! Ho voglia, mi sento inquieta, forse la solita scopata non basta. Mi lavo, esco e mi avvolgo nella bianca spugna del mio accappatoio. Asciugo velocemente i miei lunghi capelli e vado in cucina per vedere cosa posso fare per cena; fra poco mio marito ed i miei figli tornano e, in più, devo andare a recuperare la mia piccolina che sta da mia madre, ha solo due anni. Sono talmente assorta in ciò che devo fare che quasi non sento l’arrivo di Armando, mio marito. Mi abbraccia da dietro, sento il suo sesso quasi duro appoggiarsi nel solco delle mie natiche. «ummuhhhumm…Che buon profumo ha la mia donna.» Mi dice, abbracciandomi forte, mi bacia sul collo e la cosa mette altra carne al fuoco. Mi rigira, bacia e poi si accorge del mio stato d’animo un po’ inquieto. Mi fissa e vuol sapere quale sia il motivo del mio broncio. Mi osserva e, senza aspettare una risposta, mi spinge contro il tavolo della cucina, mi gira e mi si abbassa dietro. Sento la sua lingua farsi strada nel solco delle mie natiche, mi lecca le umide labbra, mi sto subito eccitando, vorrei dire che fra poco arrivano i ragazzi e rischiamo di farci ‘beccare‘ così, ma l’eccitazione che mi assale in quel preciso momento è troppo forte; lo lascio fare e, in breve, mi strappa il primo orgasmo, Si solleva, sento che ha armeggiato con la chiusura dei suoi pantaloni, immediatamente la dura cappella si appoggia all’imboccatura della mia ostrica fradicia e, con un colpo secco, entra dentro di me, fino in fondo. Mi pompa velocemente, godo, vengo, soffocando il grido per non far troppo rumore. Mi fotte con forza, duro come piace a me. Mi strappa l’ennesimo orgasmo e sento che mi sta pompando a ritmo accelerato: deve esser al limite anche lui, mi giro, lo guardo con occhi languidi e, con un filo di voce, gli dico: «In bocca, sborrami in bocca!»

Gli sento affondare ancora qualche duro colpo, poi esplode. Ho appena il tempo di inginocchiarmi davanti a lui ed appoggiare la violacea cappella sulle mie carnose labbra, che mi riempie la bocca di sperma. Tre schizzi potenti, segno di estremo godimento, accompagnati da un sommesso grido. Bevo, succhio, pulisco e rimetto dentro. Il tempo di ricomporci e sento lo scatto della porta che si apre: è mio figlio, con sua sorella. Armando esce per andare a prendere la piccola, mentre io preparo la cena. Solite cose, cena, io che metto a posto casa e a letto la piccola, i miei figli che si rintanano nelle loro camere e Armando che parte per andare al lavoro: questa sera ha il turno di notte. Lavoro duro il suo, passa ore e ore davanti ad uno schermo; non è permessa nessuna distrazione. Lavorando questa sera, potrà poi avere due giorni di riposo e questo significa che sabato sera saremo liberi di uscire a divertirci un po'. Mi infilo nel letto, ripenso a quando lui è tornato prima di cena, alla ‘sveltina‘ fatta con il rischio di esser scoperti. Non è la prima volta che succede. Ci siamo conosciuti sui banchi della scuola media, eravamo molto giovani, ma, nel tempo, si è rivelato un compagno fantastico. Attento, alle mie esigenze, riesce sempre ad interpretare i miei stati d’animo e a regalarmi momenti unici di intenso piacere, specie se vi è il rischio di esser scoperti. Come quando eravamo fidanzati e la sera veniva a trovarmi a casa dei miei. Quando andava via, io lo seguivo sul pianerottolo di casa e tante volte mi ha scopato in piedi, appoggiata al muro, con il rischio di esser scoperti dai miei o da estranei. Erano momenti unici di intenso piacere. La fase successiva è stata la scoperta dell'intimo piacere di sentirsi osservati mentre lo facciamo. Tutto risale a due estati fa. Eravamo a casa dei miei. Lui era tornato dal suo solito giro in bici, entra in bagno per la doccia e mi chiama per portargli l’accappatoio. Ricordo di essermi abbassata e, mentre ero con il culo offerto, lui mi è venuto alle spalle e mi ha messo una mano sul seno, mentre sentivo il cazzo durissimo premere fra le mie natiche. «Dai, smettila, che non siamo a casa nostra: di là c’è mamma e Anna e, poi, lo abbiamo fatto ieri sera: sei insaziabile.» Cerco di divincolarmi, ma non mi lascia, anche perché io stessa sono immediatamente eccitata all’idea di scopare di farlo lì. Mi solleva una gamba e me la fa appoggiare alla vasca, mi apre la leggera vestaglia a fiori, che mi ha prestato mia madre, si inginocchia ed infila dentro la testa fra le mie cosce. Mi lecca e subito la mia eccitazione schizza ai massimi livelli: mi succhia e io sbrodolo da morire. Si diverte a succhiarmi il bottoncino come se volesse farmi un pompino, mi fa impazzire, stringo le cosce quasi a soffocarlo, per il piacere che provo. Mi strappa un lungo gemito, che soffoco per non farmi udire. Lui si siede sul bordo della vasca, io m’inginocchio davanti a lui e glielo prendo in bocca. Lo pompo, è durissimo, dev'essersi eccitato per la situazione, lo insalivo, lo succhio e, intanto, mi riduco ad un lago fra le cosce. Mi rialzo, mi appoggio con una mano al lavandino e l’altra al bordo della vasca. Piegata cosi, lo sento entrare da dietro, dentro di me. Un toro scatenato. Mi sfonda con colpi durissimi; ha il cazzo duro che sembra una sbarra di ferro; quella situazione lo eccita da morire. Mi pompa, godo e lui mi sbatte sempre più forte, vengo, ma non posso urlare, mentre sono scossa da fortissimi brividi di piacere. Lui è incredibilmente forte, mi scopa come impazzito. Alla fine, dopo che son venuta alcune volte, lo sento che sta per venire pure lui, mi preparo a riceverlo in bocca. Mi piace la sborra in gola, sulle tette e anche dentro, ma vista la situazione, decido che in gola sia la miglior condizione. Si ferma di colpo, mi fa inginocchiare con le spalle alla finestra semi socchiusa. Infilo tutto il suo palo in bocca e ricevo una copiosa sborrata direttamente in gola. Lo succhio con devozione, mi ha regalato un momento di intenso piacere. Mi ricompongo e gli lascio fare la doccia. Quando la sera siamo a letto, mi chiede se mi era piaciuta la scopata dentro il bagno. Sorpresa, gli rispondo affermativamente e lui sorride. «Se ti dicessi che, mentre stavamo scopando, Anna, nostra cognata, ci ha guardato dalla finestra che dà sul retro della casa, tu che mi dici? Ne sei dispiaciuta?» Mi confessa, scrutando la mia reazione. Lo osservo per capire se sta scherzando o dice il vero. Assodato che quello che ha detto è la verità, mi sento avvolgere da uno strano fuoco fra le gambe; gli chiedo i dettagli e lui me li racconta, mentre infila la mano fra le mie cosce. «Quando ti sei inginocchiata per prenderlo in bocca, attraverso il riflesso dello specchio ho visto una figura fra la finestra ed il muro. Per un momento ho pensato che fosse uno dei ragazzi o nipoti, ma era troppo alto di statura e, poi, quando ti sei piegata e ti ho preso da dietro, l’ho riconosciuta: era Anna. Avrebbe potuto andarsene, invece è rimasta lì a guardare quello che stavamo facendo. Attraverso lo specchio, che sai bene è un po' più spostato verso la finestra, ho visto che, mentre ti sbattevo, lei si toccava i seni e fra le gambe: sono convinto che abbia goduto vedendo che ti chiavavo come un toro scatenato, e la cosa ha eccitato tantissimo anche me.»

È quanto mi racconta mentre la sua mano è, ora, intrisa dei miei umori: sapere che mia cognata ci ha visto scopare, mi eccita tantissimo. Allungo la mano e sento che pure lui è perfettamente in tiro. Mi sposto su di lui e m’impalo sul suo cazzo svettante. Abbiamo scopato da far paura quella sera; credo che ognuno di noi, avesse impressa nella mente l’immagine di lei che ci guardava e questo ci aveva eccitato moltissimo. Mi passo una mano fra le cosce, vorrei far sesso, ma non la solita scopata, che comunque con Armando non è mai ‘solita’, ma vorrei vivere una situazione diversa, più eccitante, ma non mi viene in mente nulla. Improvvisamente, dalla strada che passa davanti casa, una vettura passa suonando il clacson; il rumore mi infastidisce, mi alzo per chiudere la persiana e, una volta chiusa, il mio sguardo viene attratto da una coppia che si sta baciando in auto, lì, sotto casa. Nulla di strano, alcuni baci e qualche effusione che mi illuminano la mente. Prendo il cellulare e scrivo un messaggio al mio amore. So già che, fino a domani mattina alle sei, quando esce dal lavoro, non lo leggerà; per regolamento non lo può portare addosso al lavoro, ma credo che gli farà piacere quanto gli dirò. «Amore, che ne dici di un carsex, questo sabato? Un bacio, Luisa.» Lo invio e ritorno sotto le coperte; sono eccitata dall’idea, ma mi lascio prendere dal sonno. Armando Ore sei, esco dal lavoro, entro in auto. Ha smesso di piovere, notte dura, sono stanco, ma soddisfatto, oggi non lavoro e domani riposo: devo trovare un’idea per passare una serata con Luisa, mia moglie. L’ho vista un po’ giù di corda, è nomale, il lavoro, la casa, i figli, la piccola, devo trovare un’idea che la distragga veramente. Prendo il cellulare dal vano auto, c’è un suo messaggio, lo leggo e subito il cazzo mi si gonfia nei pantaloni. Un carsex? Certo! Ecco l’idea. Luisa è una donna fantastica. Ci siamo conosciuti molto giovani, eravamo alle medie, ma è stata subito intesa. Col tempo l’amore è diventato serio, sono entrato in casa, accolto come un figlio. Rispettato da mio suocero, e molto ben voluto da Angela, mia suocera, una donna stupenda. Ricordo che, all’epoca, aveva meno di quaranta anni; era una donna che non passava inosservata, come oggi del resto: quando cammina per strada, i maschi si girano a guardarla. Con lei il rapporto è stato subito perfetto e, col tempo, fra noi si è instaurato un legane fatto di rispetto, confidenza ed amicizia profonda. Mi ha sempre detto che per lei ero un figlio, e mi ha sempre considerato tale. Luisa è come sua madre, una donna molto bella, con le curve al posto giusto. Dentro di lei è latente l’indole di un'esibizionista che, lentamente, sta emergendo. Si eccita da morire nelle situazioni estreme. Ieri sera l’ho scopata sapendo che avremmo potuto esser ‘beccati’ dai nostri figli: ha goduto come una matta. In passato, una domenica, siamo stati con degli amici in una spiaggia dove vi era la possibilità di mettersi nudi, ma poi non se n’è fatto nulla. Intanto, la sera, alla sola idea di poter essere ammirata da altri maschi come l'aveva fatta la mamma, è esplosa in un orgasmo sconvolgente. Da tempo fantasticavamo di far un carsex e devo dire che ha avuto una brillante idea; non vedo l’ora di esser a casa per parlarne con lei. Mentre percorro la strada di casa, ripercorro con la mente a come lei ha scoperto questa vena, fortemente erotica, di farsi ammirare impudicamente. Tutto era cominciato circa tre anni fa. Di ritorno dalle ferie, stavamo percorrendo l’autostrada di notte; i ragazzi dormivano e, a noi due, necessitava di andare in bagno. Al primo Autogrill ci fermammo. Era la notte di un giorno infrasettimanale, poca gente in giro. Io parcheggio e mi infilo direttamente dentro il bar, mi dirigo verso i bagni che sono posti al di sotto del locale e, mentre scendo le scale, vedo Luisa entrare. Nel locale, oltre al barista vi erano cinque uomini, presumo camionisti, visti i mezzi parcheggiati fuori; piuttosto spudoratamente si mettono ad ammirare lei che indossa una mini ed un top che a mala pena copre i seni, abbronzata e sola: come non poteva esser oggetto degli sguardi di tutti quei maschi? Una volta espletato il mio bisogno, risalgo e mi fermo un attimo a guardare la scena: lei era circondata da maschi che ne ammiravano, commentando a bassa voce, la bellezza. Lei beve un caffè, poi si dirige, a sua volta, verso il bagno; io esco dalle scale, ci scambiamo un piccolo cenno d’intesa, gironzolo un po' fra gli scaffali, per vedere se qualche uomo la seguisse. Nessuno si è permesso, lei dopo poco è tornata. Poi, in auto, mi ha sussurrato che si era eccitata tantissimo all’idea di esser osservata da qui maschi, fortemente arrapati. Per un po’ di tempo, fantasticammo sull’accaduto, anche se lei si era sempre mostrata restia all’idea che un ‘altro uomo potesse possederla. «Amore, lo sai che non riesco ad immaginare di farmi prendere da un maschio diverso da te: mi bloccherei.» Era questa la conclusione cui eravamo giunti. «Ma tu, con la fantasia, puoi farlo?» Le ho chiesto una sera, dopo l’ennesimo rifiuto.

Le ho chiesto una sera dopo l’ennesimo rifiuto. Ci ha pensato un po', poi, ricevute le garanzie del caso, che, cioè, non l’avrei costretta a metterle in pratica, si è lasciata andare. Ha cominciato a immaginare di trovarsi in mezzo a diversi maschi che la toccavano e le davano i loro cazzi da succhiare. Per un certo periodo, la cosa ci ha procurato delle eccitanti scopate, poi, un giorno, casualmente, un fatto nuovo ha aumentato il livello di erotismo delle nostre fantasie. Una mattina grigia e piovosa, avevamo accompagnato i ragazzi a scuola. Essendo liberi, abbiamo deciso di andare a guardare le vetrine di un centro commerciale. Arrivati nel parcheggio del centro, lo abbiamo trovato deserto, era ancora presto, allora io mi son messo a baciarla e toccarla fra le cosce. All’inizio lei non voleva, ma poi, lentamente, sono riuscito a portarla ad un alto grado di eccitazione, le ho fatto aprire le gambe ed ho infilato una mano in mezzo. Senza che lei se ne fosse accorta, arriva un furgone e si sistema a poca distanza da noi. Dal suo interno, un ragazzo ci osserva, lei è distratta dal gioco di mano che le faccio ed io sono eccitato da paura. La masturbo e lei gode. Scossa dal piacere si gira verso di me e, senza guardarsi attorno, si mette a succhiarmi il cazzo prendendolo tutto in bocca. Mi distendo per agevolare il gioco delle sue labbra, godo molto, ma, più di tutto, mi eccita sapere che il tizio del furgone non si perde lo spettacolo. Mi fa morire, sento l’orgasmo esplodere, le infilo il palo in gola e schizzo. Le scarico in gola tutto il seme e lei non ne lascia una goccia. Si solleva e, mentre si pulisce, si volta e si rende conto che il tipo ha visto tutto, infatti le fa il gesto di un applauso. «Ma ha visto tutto? E tu, lo sapevi e non mi hai detto niente? Che porco che sei! Andiamo via, dai, non mi va di restar ancora qui!» L’assecondo, passando vicino all’altro veicolo, lui ci sorride, lei si copre il viso, imporporato dall’imbarazzo. Per alcuni giorni, non ne abbiamo fatto parola, poi, una mattina, mi dovevo recare in un paese vicino per lavoro e le ho chiesto se le avesse fatto piacere farmi compagnia. Essendo libera, ha accettato, ma, quando sono passato da casa per prenderla, ho visto che indossava dei pantaloni; l’ho fatta cambiare e indossare una mini talmente corta, che bastava pochissimo per mostrare l’immancabile perizoma. Per tutto il viaggio e, durante il tempo che siamo restati in quei paraggi, ho avuto sempre il cazzo in tiro: era sconvolgente vedere come gli uomini se la mangiavano con gli occhi, il loro era desiderio puro e lei non si sottraeva al piacere di farsi ammirare. Ero talmente eccitato che, al ritorno, ho fermato l’auto e l’ho scopata lì dentro, in mezzo alla campagna. La svolta definitiva si è verificata alcuni mesi dopo, al matrimonio di un suo cugino. Faceva caldo e lei indossava un vestito leggero "nude look", sandali dai tacchi alti, che evidenziavano il suo splendido culo. Dopo la cerimonia in chiesa, siamo andati al ristorante, mentre gli sposi si erano assentati per le foto di rito. Giunti nei pressi del locale, posto in riva ad uno splendido lago e, essendo ancora presto, ci siamo messi a seguire le sponde, fino ad un gradissimo e deserto parcheggio. Giunti in riva al lago, siamo scesi, l’aria era calda, il posto molto bello, ci siamo appoggiati alla vettura ed ho cominciato a toccarla un po'. «Dai, smettila, abbiamo poco tempo e poi mi stropicci il vestito.» Mi ha detto con un tono di voce non tanto convinta. L’ho accarezzata un poco, le ho messo una mano sul pacco già duro, lei ha cercato di sottrarsi, risalendo in auto. Sono entrato pure io e allora le ho fatto aprire le cosce; scostato l’immancabile perizoma, ho cominciato a infilarle due dita dentro. È partita subito, ha reclinato la testa all’indietro ed ha cominciato a mugolare frasi senza senso. «Non ti fermare! Dai, che non abbiamo temp...ummhuhmum…» Ha aperto le cosce ed ha cominciato a godere. Come già avvenuto in precedenza, una vettura si è avvicinata a motore spento, trovandosi in discesa. Un tizio anziano si è messo osservare la scena. Essendo distante da noi, non aveva una visuale perfetta, quindi è sceso dall’auto e, restando a distanza, in piedi, ha ammirato lei che godeva. I suoi gemiti di piacere erano perfettamente udibili. Il tizio si è guardato intorno e, essendo solo, è rimasto appoggiato alla sua vettura, ma si toccava il pacco ormai eccitato. Mentre continuavo a masturbarla, le ho parlato: «Amore, godi... dai, che mi piace... e, se ti dicessi che uno ti sta guardando mentre godi, tu... come la prendi?» Lei ha subito aperto gli occhi, strabiliati dal piacere e mi ha sorriso. «Non me ne frega niente! Ora basta però, ti prego; mi stai facendo bagnare e il perizoma non riuscirà a contenere tutti i succhi che questo piacere mi sta facendo emettere.» Dicendo questo, si è appena girata ed ha osservato il tizio che ora, da sopra i pantaloni, se lo accarezzava sempre più. Mi sono spostato un po’ su di lei, le ho aperto meglio le cosce ed ho infilato la mia lingua fra i peli del suo magnifico fiore, leccandola come un pazzo.

«No, dai, amore, basta! Mi fai godere ancora…no. Come faccio? Mi hai ridotta ad un lago... di sicuro mi si vedrà il perizoma bagnato!» Le ho dato un’ultima leccata, poi mi son rialzato guardando verso il tizio che si era avvicinato un po', sempre accarezzando il suo voluminoso pacco. «Che problema ti fai? Se il perizoma si è bagnato, toglilo!» Le ho detto guardando sempre verso il tizio, che ora era molto vicino a noi. Lei, senza esitare, ha sollevato il bacino e, con un semplice gesto, l’ha tolto, mostrando allo sconosciuto il suo meraviglioso culo e le sue splendide cosce. Il tizio, ammirato lo spettacolo, si è avvicinato. «Scusate, state forse cercando qualche cosa?» Ci ha chiesto con modi gentili. «No, noi non stiamo cercando nulla, e lei?» Gli ho chiesto, mentre Luisa provvedeva a ricomporsi. «Dovete scusarmi se vi ho disturbato, ma, in questo parcheggio, spesso le coppie vengono per farsi ammirare durante le loro effusioni.» L’ho guardato, consapevole che aveva visto tutto, o quasi. «Non ci serve nulla: a noi va bene così.» Ho cercato di tagliare corto, non sapendo se era il caso o meno di forzare il gioco che stavo facendo con Luisa. La mia preoccupazione era che lei si bloccasse. Ce ne siamo andati, ma siamo sempre stati seguiti da lui, fin dentro il parcheggio del ristorante. Quando siamo scesi, lui si è avvicinato. «Mi scuso per l’invadenza, vorrei farvi i complimenti; siete una bella coppia ed è per questo che vorrei lasciarvi il mio cellulare, caso mai cambiaste idea.» Ci ha detto, porgendo un biglietto con un numero. L’ho guardato, mentre lei era visibilmente infastidita. «Le ho detto che non ci interessa e, quindi, per favore, ci lasci in pace.» Lui è rimasto un poco a guardarci, mentre ci allontanavamo. Dentro il ristorante, ci siamo confusi tra i parenti; Luisa, ad un certo punto, mi ha sussurrato all’orecchio che le piaceva moltissimo esser in mezzo alla folla priva di intimo. Distratto dai fatti e dai parenti, mi ero dimenticato della cosa e, immediatamente, sotto il tavolo, dove eravamo seduti, il mio cazzo ha avuto una fortissima erezione. Per tutta la serata lei ha fatto di tutto per mantenere viva la mia eccitazione. Mi faceva impazzire l’idea che lei era nuda in mezzo a parenti e amici, che non sospettavano alcunché. Fra una portata e l’altra, siamo usciti a passeggiare nell’immenso parco, che terminava sulla riva del lago. Seduti su di una panchina, le ho fatto una domanda mentre lei mi accarezzava il pacco da sopra i pantaloni.

«Cosa ti eccita di più? Esser nuda sotto tra la gente o il gioco nel parcheggio?» Lei ha riflettuto un momento. «Sapere di esser senza intimo, mi piace, specie se tu ti ecciti così; ma devo dire che saper di essere guardata mentre tu mi toccavi, ha aumentato alla grande il mio godimento.» Tornati a casa, quella sera, l’ho posseduta appoggiata alla porta di casa. Ero talmente eccitato che, dopo una sborrata colossale nella sua bocca, l’ho chiavata e le ho anche fatto il culo. Da quel giorno, son passati alcuni mesi e, nel frattempo, abbiamo fantasticato molto sui nostri giochi. Anzi, una mattina, siamo andati in una pineta in riva al mare, consapevoli che spesso vi sono delle persone, specie anziani, che vanno a spiare le coppie che fanno sesso in macchina. Lei ha voluto esser posseduta ed ha goduto talmente tanto che le grida di piacere hanno richiamato sei persone che erano nelle vicinanze, le quali si sono segate ed hanno sborrato insieme a noi. Rientro a casa e lei mi bacia e mi sussurra all’orecchio se ho letto il messaggio. Glielo confermo e lei mi chiede di organizzarmi; poi esce e va al lavoro. Il sabato sera, accompagnati i ragazzi dalla suocera, torniamo a casa; lei mi caccia fuori dalla camera e si cambia per uscire. Quando la vedo, resto di sasso. Mini gonna a portafoglio, che si apre al semplice passo, mostrando il perizoma infilato fra le chiappe e nel solco della figa; camicetta abbottonata in maniera tale da riuscire a mala pena a coprire i seni lasciati liberi dalla costrizione del reggiseno; autoreggenti con un pizzo altissimo che arriva preciso alla mini; stivaletti dal tacco dieci, truccata abbastanza pesante con un rossetto molto marcato, che le conferisce un’aria decisamente da porcella, a caccia di emozioni. Partiamo con me che già sono in tiro. Su Internet ho fatto una ricerca per sapere quali posti frequentare e dove trovare le migliori opportunità. Prendo l’autostrada in direzione Nord. Per tutto il tragitto ho cercato di metter le mani fra le sue cosce, ma lei me lo ha sempre impedito. «Aspetta, che fretta hai? La notte è ancora lunga e me la voglio godere tutta!» «Fino a che punto te la vuoi godere? Dove lo poni il limite? Ti farai toccare, vuoi succhiare qualche altro maschio? O addirittura ti farai scopare?» Le ho chiesto, cercando di capire fin dove posso spingermi. Mi guarda e mi sorride: è visibilmente tesa, ma anche decisa; credo che questa serra sarà indimenticabile. «Non lo so, vorrei che tutto avvenisse in maniera naturale. Mi fermerò quando avverto che non mi va di fare ciò che mi chiederai in quel momento.»

Mi risponde con un filo di voce, senza guardarmi; mi bacia, mentre accarezza il mio durissimo cazzo. Dopo circa una mezzora, arriviamo in un’area di sosta dove vedo parcheggiato un tir. Giro e rigiro un po', giusto per attirare l’attenzione del camionista, che sta leggendo. Mi fermo a breve distanza, accendo la luce interna e mi metto a toccar lei che, lentamente, si lascia andare. Lui scende dal mezzo e si avvicina lentamente; ha capito che abbiamo voglia di giocare; io blocco le sicure degli sportelli per star tranquillo. Comincio a sbottonare la camicia di Luisa, che freme e guarda verso l’uomo, che ora è due passi da noi. Le massaggio i seni, li mostro al tipo che gradisce, con un gesto del capo; si abbassa la parte inferiore della tuta ed estrae un cazzo quasi duro, se lo mena un poco, si avvicina al vetro, dalla parte di lei ed osserva me, che ora le ho aperto le gambe e le sto menando la fica già umida. Dice qualcosa in una lingua incomprensibile, poi appoggia il cazzo duro al vetro del finestrino, vorrebbe, a gesti, che lo abbassassi, ma lei mi dice di no. Continuo a masturbarla, mentre lei mi sega, guardando lui. Sento un lago fra le pieghe della sua figa, sta cominciando a godere. Lui si masturba con calma, sempre tenendo la cappella appoggiata al vetro, io giro Luisa verso il finestrino ed appoggio la sua bocca al vetro: è come se lei lo leccasse. Lei ne gode molto, estrae la lingua e prende a simulare la leccata. Lui continua a tenere il cazzo fermo, ci fa cenno di abbassare il vetro, ma lei non vuole; io sono eccitatissimo, sento che non resisto molto, la giro e le infilo il mio in bocca. Lei mi succhia e lecca, mentre io ora metto in mostra il suo magnifico culo, quello non può che segarsi e lo fa velocemente; sento l’orgasmo arrivare, infilo un dito da dietro nella figa bagnata di lei, che geme con la bocca piena di me. Trema, gode, io sborro urlando. Le inondo la bocca, lei ingoia e lecca tutto, poi la faccio girare verso il vetro, in tempo per ricevere sul finestrino lo schizzo dell’altro, che geme silenziosamente. Restiamo per un attimo immobili, lui ci osserva, poi si allontana, mentre io riparto verso una nuova destinazione. Luisa ride divertita, mi abbraccia forte, mi bacia. «Ti amo, sono al massimo della felicità; dai, troviamone un altro!» Si distende su di me e riprende a succhiarmi lentamente il cazzo. Impazzisco, mi riesce difficile concentrarmi sulla guida. Arrivo al casello e, mentre pago, lei non si sposta, continua imperterrita nel suo gioco: è proprio scatenata. L’addetto alla riscossione ha un colpo, mi dice qualcosa, ma io sono già lontano. Percorro una strada laterale che mi porta nel parcheggio di un grande Outlet. L’immenso parcheggio ha una parte illuminata ed un grande sterrato, quasi al buio. Nella zona buia, vi è un vero carosello di auto che girano, si rincorrono, mentre un capannello di gente circonda una vettura, al cui interno, di sicuro, stanno facendo sesso. Luisa si solleva, ha i seni di fuori, si guarda intorno, nota la mia preoccupazione, non mi piace, troppo trambusto. Sto quasi per andarmene, quando un grosso Suv prima illumina i bianchi seni di lei, poi mi affianca. Il tizio alla guida apre il finestrino e mi dice: «C’è troppa gente, qui, stasera; se vi va di divertirvi, seguitemi.» Guardo lei che mi fa un cenno d’assenso, lo seguo e, mentre usciamo dal parcheggio, anche un’altra vettura si accoda. Percorriamo un breve tratto di strada fra fabbriche chiuse, poi entriamo nel parcheggio di un distributore di benzina chiuso e, nel parcheggio dietro, c’è solo il rimorchio di un tir; lui mi indica di sistemarmi dietro. Parcheggio in modo da poter andar via a mio piacimento, mentre il Suv e la vettura si mettono un po' più distanti. Dopo qualche istante in cui tutti ci siamo scambiati occhiate interessate, loro due sono scesi e si sono messi ai due lati della vettura. Il tipo del Suv era alto, con dei lunghi capelli raccolti a coda, dell'età sulla quarantina, mentre l’altro, più giovane, era moro dai capelli corti. Resto con il motore della vettura acceso; loro restano a due passi dall'auto; è ovvio che non ci vogliono incutere paura. Con la luce di cortesia accesa, comincio a spogliare Luisa; lei freme, mi sussurra che la cosa la sta eccitando da morire. I suoi seni sono un bellissimo spettacolo; quelli, da fuori, si avvicinano senza mai interferire. Ci guardano ed ora hanno i sessi esposti alla vista: il tipo giovane ha una bella verga, non molto lunga, ma di una certa circonferenza, mentre l’altro sfodera un cazzo di grandi dimensioni, sia in lunghezza che in diametro. Luisa ne resta affascinata, lo fissa a bocca aperta ed io mi rendo conto che si sta bagnando tantissimo. Le metto una mano su di una coscia, le sfilo il perizoma fradicio. Il tipo con la coda si avvicina e mi chiede di poterlo annusare; guardo lei che mi fa un cenno d’assenso, abbasso il finestrino e glielo porgo. Lui lo prende, lo annusa, lo lecca e lo avvolge intorno al membro. Lei osserva la scena e geme, mentre inizio a far scorrere le dita sul clitoride e fra le labbra umide della sua figa bagnatissima. Ho lasciato il finestrino abbassato. Distendo il sedile e mi metto a leccare Luisa, che geme come una porcella. Gode, si agita, sento le sue mani sulla testa, mi schiaccia il viso sul suo sesso. Mi sollevo, le scopro il culo, mentre lei mi succhia, loro da fuori si segano e ammirano il suo corpo. Il tipo più anziano mi suggerisce di sedermi dietro per star più comodi. Resto un momento titubante; loro intuiscono le mie paure e si allontanano dalla vettura. Scendiamo e ci sediamo nel sedile posteriore. Lei si mette su di me: lo vuole dentro, ma io ho un’altra idea. Faccio cenno di avvicinarsi ad entrambi, poi li invito a sedersi sui sedili anteriori. Luisa resta un istante come paralizzata, essi si accomodano e girati all’indietro, si trovano i seni di lei fra le mani. Incominciamo a toccarla dappertutto, lei geme e gode senza più ritegno. La sollevo e le infilo dentro tutto il mio palo da dietro. I maschi davanti le toccano il corpo, le accarezzano e succhiano i capezzoli, lei gode, urla e loro le offrono i loro membri da segare. «Dai, bella porcona! Senti che bei cazzi ti offriamo! Stringili, che ti piace!» Luisa comincia a godere. Sconvolta, urla, ci incita, è come impazzita. Ne vuole di più ed io, per un po' la sbatto, ma voglio anch'io di più. Mi sfilo da sotto, la distendo sul sedile e le infilo il cazzo in culo da davanti, mentre gli altri ora hanno anche la possibilità di toccarla, masturbarla. Il giovane le pianta due dita dentro, mentre l’altro, aperto lo sportello dall’altro lato, le offre il suo enorme palo da succhiare. Glielo infila in gola e lei non si rifiuta di succhiarlo. La cosa mi fa godere tantissimo. Le sfondo il culo con colpi devastanti, mentre lei, con il cazzo in gola, geme e gode; anch'io sono al limite e sborro urlando. Le spingo dentro il cazzo e le inondo l’intestino. Resto per qualche istante immobile, dentro di lei, poi esco; il giovane si masturba e schizza sulle sue tette. L’altro continua ancora un po' a farsi succhiare, poi cambia posto: si mette dal mio lato, apre un preservativo, ma lei scuote il capo. «No, non mi va d'esser scopata: schizzami in faccia!» Gli dice. Lui mi guarda, poi si sega velocemente e scarica su seno e viso una quantità industriale di sborra. Restiamo tutti per un lungo momento in silenzio, poi loro se ne vanno, lasciandoci soli, senza dir una sola parola. Ci diamo una ripulita, poi si prende la via di casa. «Credevo che potesse piacerti sentir dentro quel palo?» Le dico mentre guido. Lei non mi risponde subito, poi, mi bacia e si appoggia alla mia spalla. «Sì, era decisamente molto grosso, direi un gran bel cazzo, ma io preferisco il tuo. Ad immaginare il suo, così enorme, mi divertirà di più e sarà eccitante.» Mi risponde, girando il viso verso il lato del finestrino, dove ancora è ben visibile la sbrodata del camionista.

Luisa Guardo la notte e la strada scorrere di lato. Armando guida tranquillo, è soddisfatto ed io pure: mi son proprio divertita. Avrei anche desiderato aver dentro quel mostro, ma non mi sembrava giusto nei confronti di mio marito; in fondo avevo voglia di una cosa diversa da vivere con lui, non perché sono insoddisfatta del suo modo di fottermi, anzi, lo trovo veramente fantastico. Chiudo gli occhi, rivedo il palo, sento ancora scorrere il piacere dentro di me e mi addormento felice