Quattro passi nella perversione

Amanti Porno
2 months ago

Un racconto di @Evoman

Carla quella mattina si sentiva donna e puttana, molto più puttana del solito. Senza un motivo, solo il ghiribizzo della giornata.

E allora prese un perizoma, lo indossò al contrario, il davanti dietro, e lo tirò molto su, in modo che la fettuccia ruvida andasse a penetrare in mezzo alle labbra della fica, per finire direttamente contro il clitoride. E aveva scelto il perizoma con la fettuccia di pizzo più larga e ruvida tra quelli che aveva.

Aveva un clitoride che amava le maniere forti, le palpate decise, anche le strizzate un po’ cattive. Così come i capezzoli d’altronde.

Carla era una donna che a letto godeva ad essere presa con brutalità e molto vigore, quasi torturata dalle mani forti di un uomo deciso.

Così quella mattina si volle regalare un po’ di avventura, una stimolazione perenne e forte, che l’avrebbe mandata fuori di testa mentre passeggiava senza meta in centro.

Ma non contenta, scelse anche una gonna molto corta e un giacchino con una larga scollatura che mostrava direttamente lo striminzito reggiseno, senza maglietta o camicia. Troia si sentiva quella mattina e troia voleva apparire a tutti. Tra la fine delle calze autoreggenti scelte e il bordo inferiore della gonna, rimanevano scoperti alcuni cm di pelle nuda, un vero spettacolo capace di far risvegliare anche gli ormoni di un moribondo. Lei con quel fisico ancora così tonico e statuario alla sua età.

Per “riscaldarsi” scelse di scendere a piedi le scale e lì già si rese conto di aver forse esagerato. La fettuccia del perizoma la mandava ai matti, strusciava con forza nelle sue parti più sensibili e ad ogni passo passava come carta vetrata sul clitoride.

Arrivata sulla strada era già fradicia. E poi praticamente stava con la fica di fuori, visto che davanti non aveva alcuna stoffa a proteggerla e quella poca era ben infilata in profondità.

Questa sensazione fisica di nudità, insieme all’eccitazione della stimolazione, la portarono a fare strani pensieri.

“E se un gruppo di ragazzi se ne accorgesse e mi violentasse?” Si sentiva nuda e vulnerabile, con la gonna cortissima che poteva da un momento all’altro rivelare come era combinata tra le gambe, attirava gli sguardi vogliosi di tutti gli uomini e quelli schifati e ostili di tutte le donne.

Questa storia dei ragazzi che scoprono il suo segreto, la circondano, la portano in un vicolo appartato, la scherniscono, le dicono che è una troia ad andare in giro combinata in quel modo, sta facendo eccitare Carla più di quanto potesse immaginare. Questa volta non per la stimolazione fisica, ma per il pensiero perverso che le era venuto in mente.

E se fosse successo? E se quei maiali le avessero infilato le mani tra le gambe e avessero cominciato a tirare e muovere quel cordoncino che le torturava il clitoride? Avrebbe saputo resistere? Sarebbe riuscita a non mostrare la sua eccitazione con gemiti e mugolii? E il cedere non l’avrebbe fatta sentire ancora più troia? Schiava delle sue elucubrazioni perverse?

Mio Dio, cosa le stava succedendo? Camminava ed era eccitatissima, come raramente in vita sua. Si sentiva la fica in fiamme come se la stessero continuamente masturbando con vigore, in più la sua testa vagava libera verso fantasie torbide e proibite, mai prima così eccessive.

Era arrivata al massimo della sopportazione, non ce la faceva più, doveva dare sfogo a quella sua immensa eccitazione. Entrò nel primo bar che trovò, chiese del bagno e di corsa ci si infilò dentro per darsi piacere con le sue stesse mani. Voleva masturbarsi e godere, praticamente non pensava ad altro che a raggiungere un orgasmo e placare i bollenti spiriti.

Venne in pochi attimi, con il dito che premeva forte sul clitoride da sopra la fettuccia, quindi facendo sentire ancor di più la sua ruvidità e le sue sensazioni violente. E immaginava che a farla godere fosse la mano di uno di quei ragazzi, lei tenuta ferma dagli altri, con una mano che da dietro esplorava la sua fica, senza neanche vedere in viso chi fosse il proprietario della mano. Immaginò di godere grazie a quella mano violenta, che alla fine era anche penetrata all’improvviso con 3 dita dentro. Immaginò la sua vergogna nel non riuscire a nascondere l’orgasmo ai ragazzi, per come l’avrebbero giudicata.

E l’orgasmo lo raggiunse da sola, squassante, fortissimo, da farle piegare le gambe.

Ci mise un po’ a riprendersi e, tornata la lucidità, penso che per la camminata di ritorno fino a casa le mutandine le avrebbe tolte. Altrimenti, lo avrebbe trovato un altro bar a disposizione per le sue voglie perverse di giornata, che non si sarebbero certo placate nel lungo tragitto fino a casa?

Per fare quattro chiacchiere: evoman@libero.it.


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