L'uomo dell'inventario

Adrian
3 months ago
L'uomo dell'inventario

“Ciao!”

“Ciao, cosa ci fai qui?!”

“Mi hanno detto che devo darti una mano con li schedario”

“Tu? “

“Non vado bene io?!”

“No, cioè si, ma oggi non c’era la riunione con il super capo generale?!”

“Sì”

“E la riunione non era sul tuo progetto?”

“Il mio progetto che non è più mio vuoi dire?!”

“Mi dispiace…”

“Tu non c’entri”

Ho una rabbia addosso che vorrei spaccare la testa a qualcuno, ma Marco non ne ha colpa, anzi è l’unico che sembra capire come mi sento.

“Evidentemente era un bel progetto, brava!”

“Come brava?! Mi hanno appena fregato il progetto a cui lavoravo da mesi!”

“Appunto “

Mi fa l’occhiolino e inizia a spostare scatoloni nello stanzone senza finestre.

“Perché fanno così? Perché a me?”

“Te l’ho detto, perché sei brava, intelligente e come se non bastasse anche molto bella!”

Arrossirei se non fossi così arrabbiata.

“Ma non possono fare così!”

“Tra le altre cose ti faccio notare che sei anche l’ultima arrivata, non penserai mica che si facciano scavalcare da una pivellina!”

Scoppia a ridere con una risata cristallina ma anche piena di amarezza.

Sta lavorando mentre io sono ancora sulla porta a guardarlo con le mani sui fianchi.

“Cosa dobbiamo fare?”

Si volta a guardarmi, dobbiamo spostare questi cartoni in fondo alla stanza, poi fare spazio sugli scaffali mettendo tutti quei faldoni nei cartoni, poi fare su e giù dall’ufficio per portare giù le pratiche vecchie e metterle negli scaffali appena liberati…”

“E basta?”

Scoppia a ridere di nuovo, la sua risata mi piace, mi fa passare la rabbia.

“Ci dividiamo il lavoro?”

“Sei tu il capo dimmi come posso aiutarti “

“Tu riempi i cartoni, io faccio su e giù dall’ufficio, così ti risparmio la figura del facchino”

“Sì grazie “

Mi sorride mentre si arrotola le maniche della camicia e si avvia nel corridoio, lo guardo andare via, poteva andarmi peggio, Marco è davvero un bel ragazzo, l’ho sempre trovato carino e gentile, ma troppo timido, non è come gli altri che cercano solo di portarti a letto, poi guarda che spalle e anche le chiappe…

Sorrido mentre appoggio la giacca del completo su una sedia e mi avvio verso la scansia che mi ha indicato, a saperlo prima non mi sarei vestita così elegante, indosso una camicia leggera ma stretta infilata nella minigonna del mio completo preferito, anche le scarpe con il tacco a spillo ho messo oggi!!

Mi metto al lavoro, Marco ogni tanto compare portando bracciate di faldoni, ogni volta mi fa una battuta, per farmi sorridere, ogni volta se ne torna di sopra ridendo nel corridoio.

Mi sorprende più volte a guardarlo, sono come ipnotizzata dal movimento dei suoi muscoli sotto la camicia.

È caldissimo qua dentro, sto sudando, la camicia non è più dentro la gonna da subito, le maniche sono arrotolate il più possibile e i bottoni sono quasi tutti aperti, giusto il minimo della decenza, ma le scarpe mi stanno ammazzando.

Ho finito, mi siedo su una sedia, tolgo le scarpe e mi massaggio i piedi, quando entra Marco, arrossisce e non dice nulla di buffo, solo un impacciato “Questi sono gli ultimi”

Mi rendo conto che sono in una posizione non proprio elegante, la gonna è risalita parecchio e forse anche il seno…

Mi fa ridere vedere questo omone con la battuta sempre pronta arrossire e ammutolirsi.

Lascio le scarpe dove stanno e mi alzo ridendo: “Dai allora finiamo il lavoro”. Marco sorride felice.

Mi piace il suo sorriso, è dolce e caldo.

Mentre sistemiamo i faldoni in basso facciamo un sacco di chiacchiere, spensierati, scopro un sacco di cose interessanti su di lui, mi piace davvero parlare con lui.

Mi rendo conto che potremmo fare molto prima a fare questo lavoro, ma nessuno dei due sembra avere fretta. Mi ritrovo sulla scala a mettere su i faldoni che mi passa Marco, peccato che io sia alta un metro e sessanta, mentre lui è sui due metri, metto faldoni dove lui riuscirebbe senza bisogno della scala. Il pensiero mi fa ridere, mi fa arrossire, mi fa piacere. Quando arriviamo alle scansie più in alto cambia tutto, lui non è più brillante come prima, lo vedo impacciato. Mi rendo conto che dalla sua posizione vede un bello scorcio delle mie gambe e non solo. Anzi vedrebbe, se alzasse lo sguardo, invece guarda a terra. Scoppio a ridere di gusto.

“Cosa c’è?!”

“Alza lo sguardo!” 

Lo vedo alzare la testa di scatto e puntare i suoi occhi nei miei. È preoccupato, imbarazzato.

“Sono così brutta che non mi guardi?” 

“No è che… non voglio essere maleducato”

“Non ho mai conosciuto un uomo così…”

“Ci tengo a non essere indiscreto”

Non ho davvero mai avuto un uomo così, lo vedo nei suoi occhi la voglia di guardare, lo vedo che mi desidera.

“Ma dimmi la verità, vorresti guardare?!”

“Certo chi non vorrebbe guardare le tue gambe…”

“Le mie?”

“Sì…”

“Se ti dessi il permesso?”

Ha un sussulto, il suo sguardo vacilla.

“Io… ho avuto una certa educazione…”

“No, non hai capito, io voglio che tu mi guardi…”

“Io…”

“Tu, non un altro!”

Vedo i suoi occhi spalancarsi e piano piano li stacca dai miei, li vedo scendere lungo il mio corpo, con grazia e meraviglia, li sento sulla mia pelle fino ai piedi.Mi sollevo sulle punte, i miei muscoli si tendono, anni di danza si vedono, lo vedo sussultare, poi sento il suo sguardo che lentamente risale, sulla caviglia, sui polpacci tesi, sulle cosce, sempre più su. Sento il suo sguardo sul confine tra la gonna e la mia carne, lentamente con una mano sposto quel confine sempre più su, sempre più in alto, fino a scoprire il mio sedere teso nello sforzo, lo vedo deglutire, vedo le sue mani così grandi che fremono, le voglio su di me.

“Puoi toccare”

“Io…”

“Ti prego!”

Sposta lo sguardo sui miei occhi, è emozionato, cerca la certezza della mia richiesta, non so cosa vede nei miei occhi, ma lo vedo sorridere felice.

Poi si concentra nuovamente sulle mie gambe, sento le sue dita leggere, delicate, chiudo gli occhi e mi godo quella sensazione, è impressionante quanto sappiamo essere delicate quelle mani così grandi, penso che potrebbero tranquillamente racchiudere le mi chiappe, una per mano, mi sorprendo a volerlo, voglio che il suo tocco diventi più forte.Mugolo pian, mi agito quando lui inizia a stringere e palpare con forza come se mi avesse sentito, sono mani forti, grandi, mi spingo verso di lui quando mi agguanta le chiappe con forza.

Voglio di più, lo penso appena e sento i suoi denti su una chiappa, mi morde, con forza, non mi fa male, ma mi scappa un urletto.Si blocca improvvisamente.

“No ti prego continua!!”

“Aspetta!”

Lo sento andare in corridoio, poi torna e si chiude dietro la porta. Io lo sto aspettando qui sulla scala con il culo in fuori, improvvisamente scoppio a ridere e lui con me, salto giù dalla scala e gli vado incontro. È tutto scarmigliato, mi guarda bloccato tra il desiderio e la paura che io cambi idea. È davvero carino, gli sorrido, mi alzo sulle punte e lo bacio, cioè lui si china a baciarmi, mi fa sorridere questa differenza, non mi è mia capitata una situazione simile.

Ma il bacio è dolce, bellissimo, mi prende da sotto le ascelle e mi solleva, mi tiene in alto mentre ci baciamo con sempre più passione. Ma io voglio di più, mi agito e scivolo a terra, poi lo prendo per mano e lo porto in fondo alla stanza. Lo faccio stendere a terra, poi mi metto a cavalcioni e riprendo a baciarlo 

“Così è più comodo” 

“Sì”

Le sue mani sulla mia schiena, grandi, forti, non riesco a stare ferma, le voglio sulla pelle, mi sfilo la camicetta, mi strappo via il reggiseno. Ora le sue mani sono sui miei seni, sembrano così piccoli ora, ma sembra gli piacciano, si è sollevato per baciarli, leccarli mentre le sue mani sono nuovamente sulle mie chiappe, le stringono, le allargano, mi schiacciano su di lui.

Lo sento sotto di me, grosso gonfio.Mi alzo di scatto in piedi, lui è stupito, ho il fiatone, lo guardo bene, è un mio collega, siamo in una stanza dell’ufficio, non dovrei…sto per fare una pazzia. Mi sfilo velocemente le mutandine, poi mi chino ad armeggiare ci i suoi pantaloni, ho una frenesia incontrollabile, glieli slaccio con forza, li strattono giù assieme alle mutande e… Rimango qualche secondo a contemplare 

“non male” lui scoppia a ridere ma smette appena lo prendo in bocca, mi ci affogo quasi tanta è la voglia, tanto è bello, tanto è grande.

Ma non è questo che voglio, lo lascio di fretta e praticamente gli salto sopra, lo sento entrare dentro di me con forza tutto assieme, mi apre e finalmente mi fermo un attimo. Lo sento sospirare.

“Scusa non so cosa m’è preso”

Ma nei suoi occhi vedo solo desiderio, sento le sue mani stringermi le chiappe e sollevarmi di peso per poi sbattermi con forza contro di lui, non posso fare a meno di fare un urlo, mi guarda strano, sorrido “Scusa non urlo più!” “Vedremo!” 

Nuovamente mi solleva poi mi tira contro di lui, questa volta me lo aspettavo e non urlo, ma quando inizia a farlo sempre più forte sono costretta a mordermi il labbro, non capisco più niente, mi sta usando come una bambola, sto perdendo il controllo, sento l’orgasmo salire forte improvviso, imponente, devastante, devo urlare, lo sento ma non posso, gli mordo il petto con forza mentre l’onda passa su tutto il mio corpo, mi lascia godere, mi stringe forte a se mentre la sento passare.

Resto ferma immobile, mentre mi accarezza delicatamente, poi apro gli occhi, lo guardo da sotto, è proprio carino. Mi sollevo, sento dentro di me tutta il suo uccello gonfio, gli sorrido, è felice, forse felice come lo sono io. Con le dita gli accarezzo il petto, gli ho lasciato un bel segno con i denti “scusa” sorride, gli accarezzo il viso sempre così dolce.

“Non sono mai stata con un uomo così”

Allunga una mano per sfiorarmi un seno, ma lo blocco, mi guarda stupito 

“No guardami, mi piace come mi guardi” sento il suo sguardo su di me, mentre inizio a muovermi piano piano, lo guardo attentamente, cerco di capire come muovermi per lui, come gli piace, voglio farlo godere mentre mi guarda, lo sento, lo guido, lo vedo, manca poco.

“Sto per venire, non so…”

“Cazzo hai ragione!”

Mi sfilo subito da lui che mi guarda incredulo, “non ho intenzione di prendere la pillola dal giorno dopo!”

Scoppia a ridere mentre nuovamente lo prendo in gola, ha un sapore diverso da prima, mi piace da impazzire il mix di me e di lui.

Lo sento pulsare sempre più forte: “Io…” 

Sì, lo so stai per venire, ma io non mi perdo di certo il più bello. Lo vedo irrigidirsi mentre mi guarda con gli occhi e lucidi e le grandi mani che non sa dove mettere, gliene prendo una e me la appoggio sulla testa. Mi esplode in bocca un fiume, sorrido mentre mando giù tutto, mentre lo tengo nella mia bocca, mentre la sua enorme mano mi tiene ferma. Lo tengo in bocca fino a quando non inizia a sgonfiarsi, mentre la sua mano mi accarezza delicata, mi stringo forte a lui.

Dieci minuti dopo siamo vestiti, stranamente non c’è imbarazzo, anzi è come se fosse tutto normale.

“Io…”

“Anche io…”

Scoppiammo a ridere.

“S’è fatto tardi, ti va una pizza?!”

“In realtà sono un po’ stanca”

“Ok…”

“Ordiniamo una pizza da me?! Ho bisogno di una doccia e del mio divano”

“Il divano è abbastanza grande anche per me?”

“In effetti non so se ci stai… Va beh proviamo!”

Ridiamo ancora mentre usciamo dall’ufficio e passeggiamo verso la metro.

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