La prof si leva le mutandine

Canta Storie
2 months ago

QUALCOSA CHE MAI AVREI PENSATO DI FARE

Mi chiamo Alessia, ho 42 anni e un fisico piacente. Sono sposata e ho un figlio di 21 anni che studia lontano da casa. E’ forse la prima volta che io e mio marito viviamo da soli, dato che ci siamo sposati dopo aver scoperto di essere in dolce attesa. La mia consorte ha otto anni più di me e con mio grande dispiacere non ha più quel desiderio nei miei confronti. Vengo da un periodo di astinenza particolarmente duraturo, pensate che l’ultimo orgasmo provocato da mio marito è stato più di un anno fa. Non che prima fosse uno stallone, ma il sesso tra noi è sempre stato soddisfacente per me. Ora è diventato praticamente inesistente. Non sono mai stata una donna esuberante e tantomeno un’esperta del sesso. Abbiamo sempre fatto le solite posizioni, io sotto e lui sopra, e qualche rara eccezione con qualche pecorina, ma niente di più. L’orale, l’anale e la masturbazione sono sempre stati un tabù per me, e mio marito non ha mai fatto molto per rendere la nostra vita sessuale più giocosa – passatemi il termine.

Sento le mie amiche che consigliano di guardare un porno insieme, usare aggeggi per il piacere e penso che siano matte. Ma forse la matta sono io ad ignorare i miei bisogni di donna.

Una mattina vedo una mia collega e amica, siamo entrambe insegnanti e prima di entrare a scuola facciamo colazione. Ricordo perfettamente le parole: “Sai non è necessaria incontrare uomini per essere soddisfatte, a volte bastiamo noi e una guida. Chiamiamola così.”.

Sono curiosa e le chiedo cosa intende. Mi risponde: “Non molto tempo fa ero come te, Ale. Anestetizzata, annoiata, imprigionata in una quotidianità monotona. Così tra varie peripezie sono arrivata ad un sito di racconti erotici. Non ti nascondo che il mio fine era quello di trovare un po’ di brio nella lettura, ma ho trovato molto di più. Il sito si chiama Erotika, se avrai voglia e tempo potrai andare a trovarlo, ma lì ho trovato un giovanotto di nome Cantastorie28. I suoi racconti mi piacevano un sacco e così ho scritto alla sua mail per sapere di più di certe pratiche che erano descritte. Mi ha dato il suo contatto Telegram e abbiamo iniziato a sentirci. Non ti do i dettagli, ma il mio matrimonio è rinato.”.

La mia mente inizia a pensare alle cose che poteva aver fatto. 

Ammetto di essere curiosissima. Quando ha detto “il mio matrimonio è rinato” mi ha fatto pensare: “Chissà se anche il mio potrebbe scuotersi un po’?”.

Entro la seconda ora e inizio a spiegare ai ragazzi. La quarta ho colloqui, ma nessun appuntamento. Ne approfitto, prendo il cellulare e vado sul sito di racconti. Vedo i vari generi: etero, tradimento, cuckold e incesto … ammetto che non mi attirano particolarmente (tra le altre cose alcuni di questi non so nemmeno cosa significhino). Vedo diversi racconti di genere dominazione, anche in questo caso non so bene cosa sia ma la mia collega mi aveva consigliato proprio questi. Ne apro uno, lo leggo. Sono sconvolta! Come può una donna ridursi a una schiava sotto il pieno controllo di un uomo?! Decido di scrivere a quella mail, per dimostrare il mio dissenso su un trattamento della donna di questo tipo. Anni di lotte per emanciparsi e ora in un attimo si torna al medioevo. Scrivo che le sue fantasie sono assolutamente fuori luogo e di cattivo gusto, insieme ad un’altra valanga di frasi inviperite.

Prima di inviare ricontrollo tutto, la mail creata ad hoc per non usare la mia personale, la firma come Prof. Ale e la grammatica. Invio.

Senza nemmeno rendermene conto passo il resto della giornata a leggere e rileggere i racconti e aggiornare la mail in attesa di una risposta.

Niente. Devo aspettare la mattina seguente. La notte la passo abbastanza inquieta, mi vedo come la protagonista di quei racconti e non mi piace, credo.

La mattina aggiorno subito la mail. Ecco la risposta.

“Cara Prof, ti ringrazio per l’onestà. Ti assicuro che seppure racconti fantastici le tecniche e i giochi erotici, perché di giochi si tratta, sono reali. Vorrei assicurale che nessuna donna, come nessun uomo – perché, sì, le parti possono essere invertite (ci allontaniamo dal medioevo), è stata costretta. Finito il gioco ognuno torna alla sua vita quotidiana. […]. Augurandole buona giornata, le rammento un detto assolutamente veritiero, “Chi disprezza, alla fine compra!”.”

I toni della mail sono educati, ma quella chiusura mi irrita. Come se a me potessero interessare quel genere di cose. Vorrei rispondere, ma ho in programma le verifiche. Mentre i ragazzi scrivono, la mia mente va sempre ai racconti e a Cantastorie28. 

Iniziamo così un lungo scambio di mail dove lui difende la sua posizione, mentre io la critico.

Quando invio l’ultima della serie, mi accorgo che è ora di cena e non ho preparato nulla. Mi rendo stranemnte conto che è bastato solo parlare con questo tipo per rompere la monotonia.

Dopo cena, mio marito va a dormire presto. Io correggo le verifiche, in realtà tengo sotto controllo il telefono in attesa di una risposta.

“Cara Prof, alla fine stiamo solo perdendo tempo credo che sia il caso di finirla qui! Questo mondo è vasto e tu critichi senza conoscerlo. Questo scambio sta diventando monotono. Quindi, amici come prima a meno che…!”.

Bastardo. Io sarei una perdita di tempo? Ma come si permette? In realtà, anche se non lo ammetto, sento un buco nello stomaco. La mia “distrazione dalla monotonia” mi stava scaricando perché ero una perdita di tempo monotona? Aspetta… oppure?

“Oppure?”.

Casco in pieno nella trappola.

“Oppure provi una cosa decisamente più soft rispetto ai miei racconti, ma al tempo stesso molto forte. Faremo qualcosa di virtuale e assolutamente anonimo, via Telegram. Se accetti mi manderai una tua foto in intimo dal collo in giù sulla chat e con la matita per gli occhi scriverai “Di Cantastorie28” sulla tua pancia, così saprò che sei veramente tu. A presto.”.

Rispondo subito con una mail di fuoco, ma è impossibile inviarla. Ha bloccato la mia mail. Decido che è finita lì. Non voglio perdere tempo con un pervertito del genere. Eppure…

Passano i giorni e mi manca il nostro scambio di mail. Sento un vuoto dentro. Rileggo i racconti e questa volta provo sensazioni nuove, diverse. Sento caldo nel basso ventre e penso di continuo a lui. Io monotona? Sì, non ho mai provato quelle esperienze e forse ha ragione a dire che erano critiche vuote. Mi opponevo solo per principio. Forse dovrei provare?

“Che cazzo dici, Alessia?!?!”. Non posso credere di riflettere sulla possibilità di accettare.

Quasi automaticamente scarico Telegram e faccio il profilo. Cerco il nick. Esiste. Non ha immagine del profilo, solo un pianeta. In effetti, mi aveva detto che era anonimo.

Gli scrivo. Visualizza, ma non risponde. Faccio le stesso il giorno dopo. Stesso esito.

Bastardo. Vuole spingermi a cedere.

D’impulso, mi spoglio. Mi guardo allo specchio. “Non sono proprio da buttare!” penso.

Prendo la matita per gli occhi e scrivo “Di Cantastorie28” proprio sopra l’ombelico. Foto e invio.

Cazzo! L’ho fatto!

Provo un’eccitazione incredibile. Guardo la foto e noto che le mutande sono un po’ bagnate. Le tocco subito. Cazzo, ma sono eccitata!

Sento il tintin del telefono. Una nuova notifica.

         “Potevi evitare i mutandoni della nonna, ma il materiale è buono. E sembra che ti sia piaciuto farlo. Bella chiazza!”.

Sprofondo dalla vergogna, ma sento un fuoco lì sotto. Mi tratta come un oggetto. Io sarei il materiale? Eppure rileggere quella frase mi accende ancora di più. Penso a mio marito e mi sento in colpa, soprattutto perché la mia mano corre dritta verso il mio sesso e non riesco, anzi non voglio, fermarla.

         “Da adesso sarai la mia schiava, a breve avrai istruzioni su cosa dovrai fare. Ah. Non sentirti in colpa, era inevitabile che accadesse. Ora lascia andare la mano e goditi il momento.”.

Come cazzo sa’ che cerco di trattenere la mia mano?! In fondo però non importa. Non oppongo più resistenza e in poco tempo provo un orgasmo che mi sconquassa. Un piacere intenso che non provavo da tempo, o forse così forte non l’ho davvero mai provato.

cantastoriedal28@gmail.com

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