Femmina
Capitolo 1 - trent'anni

Capitolo 5
Festeggiai i miei trent’anni in un castello vicino Padova dove ero stata invitata per una festa, eravamo una cinquantina di persone, dipendenti dell’Azienda festeggiata, clienti di varie nazionalità ed io.
Il prosecco, che poi era il principale prodotto dell’Azienda oltre a grappe varie, scorreva a fiumi, il castello aveva diversi spazi che venivano affittati per i ricevimenti ed era molto bello, poi c’erano diverse zone dove non era permesso l’accesso io, in effetti, ero proprio attratta da una di quelle, non avevo mai visitato le segrete di un castello e, forse aiutata da una flutes di troppo, cominciai la mia perlustrazione.
Dovevo sicuramente andare verso il basso quindi tornai verso l’ingresso, nel secondo cortile che avevamo attraversato vidi una porticina in ferro, in effetti solo una grata ma dall’altra parte delle scale in pietra andavano verso il basso, chissà forse era l’entrata che cercavo, vidi un cameriere che ci entrava, non era chiusa a chiave, aspettai e lui, dopo poco uscì con due cestelli pieni di bottiglie, forse era solo una cantina ma valeva la pena dare un’occhiata.
Due clienti sfruttavano il piccolo cortile per una pausa fumando una sigaretta, ne offrirono una anche a me che rifiutai impaziente che se ne andassero per continuare la mia esplorazione, uno dei due l’avevo conosciuto ad una fiera, veniva dalla Francia ma le origini dovevano essere nordafricane, dissi loro che prendevo un po’ d’aria che dentro c’era troppo affollamento
- Sentiranno la Sua mancanza, di una ragazza come lei ci si accorge quando non c’è
- Grazie ma non credo proprio
- Oh noi ce ne accorgeremmo senz’altro, anzi, siamo usciti per questo
In effetti stavo molto bene, il vestito da sera che mi aveva fatto la sarta di mamma e che lei non aveva approvato perché troppo scollato mi stava davvero bene lo spacco profondo partiva appena sotto la vita e la scollatura anteriore metteva in evidenza il mio seno, quella posteriore mostrava il fatto che non portavo reggiseno le cui coppe poi erano state integrate nel vestito.
- Veramente sono qui perché non sono mai stata in un castello e volevo cercare le segrete
- Ma che splendida idea, cerchiamole insieme, la festa sta diventando noiosa
Mi seguirono nella porticina dalla quale era uscito il cameriere e scendemmo la scala trovandoci in un ambiente con il soffitto a volta con scaffali lungo le pareti e dei bancali al centro che degli scatoloni che riconobbi dei prodotti dell’Azienda che dava la festa, sembrava non ci fosse altra uscita poi uno dei due uomini vide una catena che andava dal soffitto ad un anello per terra e, sempre dal soffitto alla parete.
Quando ci avvicinammo scoprimmo una grande botola che i due uomini riuscirono a sollevare senza grande sforzo, o almeno così mi sembrò, un'altra scala, però in legno scendeva verso il buio. Uno dei due estrasse un portachiavi con una piccola luce e individuò un interruttore all’inizio della scala e lo ruotò, non c’era moltissima luce ma abbastanza per guardarsi attorno, mi ero tolta i sandali per non cadere e cominciammo l’esplorazione, lungo un corridoio abbastanza stretto c’erano diverse porte in legno spesso con dei pertugi che consentivano di guardarvi attraverso all’altezza degli occhi, le porte però non erano alte come quelle normali ma più basse, bisognava chinarsi un po’ per guardare attraverso le feritoie.
Alla fine del corridoio una stanza più grande con anelli di ferro alle pareti, al centro quello che doveva essere una specie di tavolo, però molto spesso, con anelli di ferro su tutti e quattro i lati e vicino riconobbi un braciere con dentro delle pinze lunghe tipo quelle dei camini, uno dei due disse
- dev’essere la sala delle torture
ci mettemmo a ridere tutti e tre
- nessuno scheletro però appeso alle pareti
- però a quegli anelli dovevano legare i condannati, immaginate la scena
- qui ci si potrebbe girare un film sadomaso o simile
io risposi
- perché lei è pratico del genere?
- No, assolutamente, però è stuzzicante la cosa
- Ahahah abbiamo scoperto cosa le piace, confessi
- Perché a lei non intriga la cosa? Immagini essere legata su quel tavolo alla nostra mercè
- Allora per fortuna non ci sono le corde
Sentimmo aprire una delle celle e dopo poco l’altro arrivò con in mano dei pezzi di corda
- Veramente quelle le abbiamo, vuole provare come ci si sente?
- Sporcherei il mio bel vestito
- Oh per quello basta toglierlo, guardi tolgo anche la polvere dal tavolo
Usando uno straccio che aveva usato per sollevare la botola e aveva portato con se cominciò a pulire il tavolo.
Mi venne davvero voglia di provare la sensazione che dovevano aver provato chissà quante persone secoli prima
- Ok, però giratevi, vi chiamo quando sono pronta
Mentre mi davano la schiena, ubbidienti, mi tolsi il vestito piegandolo e mi sdraiai sul legno duro coprendomi con il vestito piegato, che sensazione strana, il legno sotto di me era liscio, probabilmente piallato dalle numerose persone che vi erano state legate ah se avessimo avuto una macchina fotografica per immortalare la scena, li chiamai e si girarono
- Però così non vale, anche se la scena è parecchio intrigante
Si riferivano sicuramente al vestito che mi ricopriva però tant’era, poi mi vennero vicino e usando le corde mi legarono in modo abbastanza lasco le mani agli anelli, poi le caviglie, non mi ero accorta che una sezione del tavolo con due anelli all’altezza dei fianchi era mobile, scoprimmo poi che due catene sottili con dei ganci all’estremità scendevano dal soffitto sopra il tavolo, le svolsero ed arrivavano proprio agli anelli di quella sezione e, tirando una catena uguale che arrivava dal soffitto ad una parete sollevavano quella sezione di tavolo con il malcapitato che c’era sopra.
Il problema fu che quando se ne accorsero tirarono la catena che mi fece sollevare il bacino e tendere le corde che mi legavano.
- Ecco adesso la cosa si fa interessante, come si sente?
- Non riesco a muovermi ma non è doloroso, ancora, potete rimettermi giù
- Cosa ne dice se invece approfittiamo di lei?
- Non scherzate dai, non è divertente
- Non ancora ma potrebbe diventarlo, o almeno piacevole
Dicendo così mi tolsero la copertura del mio vestito
- Wow ecco adesso si che è interessante
Il mio vestito finì, in qualche modo, appeso ad uno degli anelli sul muro e dopo poco vidi anche i loro vestiti fare la stessa fine, mi agitavo cercando di liberarmi ma peggioravo la situazione, cominciarono a baciarmi e a succhiarmi i capezzoli che si indurirono subito poi uno scostandomi gli slip usò dita e lingua sul mio sesso che già era bagnato per l’eccitazione provocata dalla situazione, uno dei due poi salì sul tavolo inginocchiandosi e portando il suo scroto sulla mia faccia per farselo leccare e non potevo fare altro che succhiargli e leccargli le palle, l’altro, invece in ginocchio tra le mie gambe aveva scostato del tutto gli slip e mi stava penetrando con quello che, devo dire, era un uccello degno di nota, ormai mi agitavo per godere non per liberarmi, quello dentro di me si scaricò con un getto bollente e poi cedette il posto all’amico che, senza tanti riguardi, finì di stracciarmi le mutandine e mi penetrò con forza scopandomi come se non ci fosse un domani, mi contorcevo sotto i suoi colpi e l’orgasmo mi travolse copioso ed irruento e anche lui poi unì il suo piacere caldo e denso al mio.
Mi slegarono ed abbassarono la sezione del tavolo ma non mi mossi, con le gambe aperte usavo le dita per raccogliere lo sperma che mi impiastricciava le cosce e spalmarmelo sui seni mentre i due mi guardavano.
- Pardon Giovanna ci siamo fatti prendere dalla situazione, dall’eccitazione…….
- E quindi finisce così?
Non riconobbi la mia voce, era roca, bassa ma decisa, scesi dal tavolo inginocchiandomi davanti ai loro membri e cominciai a leccarli e a ripulirli, non passò molto che risposero alle sollecitazioni della mia lingua e delle mie mani allora feci distendere il francese sul tavolo e mi ci impalai da sola rimando ferma ed invitando l’altro a salire anche lui allargandomi le chiappette con le mani per fargli vedere cosa volevo e non ci fu bisogno di altro, penetrò nel mio culetto lentamente ma inesorabilmente, fui io a cominciare a muovermi dando loro il giusto ritmo, questa volta durò molto di più e fu molto, molto soddisfacente.
Non usammo più le corde ma imparammo a conoscere a fondo i nostri corpi e a goderne festeggiai così il mio trentesimo compleanno con gioia. Uscimmo dal castello che già il sole era alto, nel parcheggio solo un furgone e le nostre due auto, tornai a Milano con l’invito per una vacanza a Parigi e un po’ di stanchezza ma molta soddisfazione.
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