Femmina

Capitolo 1 - l'inizio

sandra
3 days ago

Capitolo 1 – l’inizio

 

 

Mi chiamo Giovanna, lo stesso nome della nonna paterna, ho, ormai, 68 anni, sono nata, quindi, nel 1957 a Torino, papà era siciliano e mamma è napoletana, si sono conosciuti quando papà era militare a Napoli, lei aveva solo 14 anni, hanno aspettato che lei ne compisse 18 per sposarsi e poi andarono a Torino dove papà aveva già un lavoro, i miei primi tre anni abbiamo vissuto in una casa di ringhiera, il titolare dell’azienda dove lavorava papà era proprietario dell’intero palazzo, poi la ditta si trasferì a Milano e noi con essa, il nuovo appartamento era piccolo ma carino, in zona Ripamonti, non lontano dal posto di lavoro di papà.

Andai alle elementari in una scuola pubblica in Via Antonini, mentre frequentai  le medie dalle suore in Corso di Porta Romana ed il liceo dai Padri Barnabiti in Via della Commenda, potevamo permettercelo perché papà aveva messo in piedi con il fratello un’Azienda a Rozzano e mamma aveva il suo piccolo negozio non lontano da casa che adesso era nuova e di nostra proprietà.

Non ho mai dato grossi problemi ai miei, studiavo, facevo sport e ogni tanto, dai sedici anni, facevo da baby sitter ad un paio di gemelli non lontano da casa mia e lì, iniziò la mia vita vera.

I gemelli avevano 5 anni, due bei maschietti, la loro madre era proprietaria di un’azienda ed il padre era ricercatore presso una Società farmaceutica, mi chiamavano quando dovevano uscire la sera oppure quando la madre era via per lavoro, io , dopo aver dato da mangiare ai gemelli li mettevo a letto ed aspettavo che tornassero i genitori o solo il padre e poi tornavo a casa, al mattino, ai gemelli pensava la colf, fino alle 17 quando tornavano da scuola e poi aspettava i genitori oppure me prima di andarsene.

Una sera, la madre era via per lavoro ed io avevo fatto il bagno ai gemelli, li avevo fatti mangiare e messi a letto, poi, in accappatoio perché fare il bagno a quelle due pesti era sempre un’impresa, mi misi sul divano a leggere uno dei tanti libri che i genitori avevano nel soggiorno, in particolare uno sul corpo umano con tanti disegni e fotografie e mi addormentai, quando mi svegliai il padre era seduto su una poltrona di fronte al divano e mi guardava, mi accorsi che l’accappatoio si era aperto lasciando in bella vista parte del mio corpo nudo e mi affrettai a ricompormi sedendomi.

-          Mi scusi, mi sono addormentata

-          Non ti preoccupare, sono appena arrivato

indicando l’accappatoio

-          Ho fatto il bagno ai gemelli e mi ero bagnata ma i miei vestiti dovrebbero essere asciutti adesso

-          Nessun problema, solo, ti prego, prima di andartene puoi aspettare qualche minuto? Ho proprio bisogno di una doccia, arrivo subito

-          Certo

Dopo una decina di minuti rientrò con indosso un corto accappatoio e si sedette sul divano al mio fianco prendendo il libro che avevo lasciato aperto sul tavolino

-          Ti interessa la medicina?

-          Beh faccio lo scientifico ma era solo curiosità

-          Capisco

disse indicando le foto del libro, avvampai, mostravano un uomo nudo

-          Quanti anni hai Giovanna?

-          Sedici e lei?

Ma come mi era venuta quella domanda?

-          Ahahah io venti di più, sono vecchio

-          No, certo che no

-          Devo farti un complimento, ho potuto , fugacemente vedere che sei molto bella

dovevo avere le guance color porpora

-          Beh grazie

Balbettai, lui intanto sfogliava il libro, distrattamente

-          E dimmi Giovanna, hai mai visto u uomo nudo? Dal vivo intendo

-          Beh faccio il bagno ai gemelli

-          I bambini sono un’altra cosa

-          No, allora no

-          E vorresti? Per curiosità intendo

-          Beh si, certo, prima o poi

-          Tipo adesso?

Feci cenno di sì con la testa e allora si alzò e si slacciò l’accappatoio

-          Non ti preoccupare, sarà il nostro segreto

Non riuscivo ad alzare lo sguardo, ero come ipnotizzata guardando quel pene che orgogliosamente sporgeva da un ciuffo di peli e che sembrava animato da vita propria

-          Puoi toccarlo se vuoi

Allungai una mano tremando leggermente e lo sfiorai con le dita, sembrò rispondere al leggero tocco vibrando leggermente

-          Non avere paura, non morde

Lo accarezzai e vidi che si ergeva sempre di più

-          Ti faccio vedere come devi fare

Mi prese la mano e me la strinse intorno al pene, poi si sedette al mio fianco, sempre tenendomi la mano e cominciò a muoverla su e giù mentre si gonfiava ed induriva nella mia mano, poi mi prese l’altra e la portò sullo scroto, avevo studiato, sapevo che si chiamava così e mi disse di accarezzarlo, andai avanti per qualche minuto senza avere il coraggio di guardarlo in faccia e lui, ad un certo punto…..

-          Non ti viene voglia di baciarlo?

Senza rispondere feci si con la testa e lui mi poggiò la mano sul capo e mi spinse la faccia verso la punta del suo pene

-          Brava, così, usa la lingua, come faresti con un gelato, poi apri la bocca e succhialo

Non pensavo  a quello che stavo facendo, mi piaceva succhiare e leccare quel pezzo di carne che avevo in bocca, ad un certo punto un getto caldo mi colpì il palato

-          No, non tirarlo fuori, ingoia

Non aveva un cattivo sapore, era come la panna liquida un po’ più densa, alla fine, quando lo lasciai libero mi pulii le labbra con la lingua e lui si lasciò andare contro la spalliera del divano

-          Beh sei un’allieva diligente e coscienziosa, devi essere molto brava anche a scuola.

Senza rispondere corsi via ed andai a rivestirmi, però prima andai in bagno perché mi ero bagnata tra le cosce, poi senza salutarlo presi la porta ed uscii tornando a casa, la notte, in camera mia mi auto-gratificai, cosa che facevo ormai da circa un anno pensando a quel pene tra le mie labbra.

Lo facemmo altre volte ma non spessissimo, la moglie viaggiò poco nei mesi successivi quando, finalmente, decise di andare una settimana nella loro casa di montagna a Marilleva con i due gemelli, il marito li avrebbe raggiunti la domenica mattina e, quindi, avremmo avuto la casa libera per tutto il sabato pomeriggio, io ero pronta per il passo successivo, quel sabato avrei perso la mia verginità e glielo dissi.

Quando tornai da scuola raccontai ai miei che dovevo andare il pomeriggio ad occuparmi dei gemelli, chiesi alla mamma di acconciarmi i capelli in una grossa treccia, i miei lunghi capelli biondi mi piacevano molto acconciati così, erano talmente lunghi che la treccia mi arrivava al sedere, non li avevo mai voluti tagliare anche se quando li lavavo ci mettevo un sacco di tempo a spazzolarli ed asciugarli, poi misi la tuta di atletica con la quale stavo più comoda ed uscii, lui mi aprì la porta ed una volta entrata mi baciò, le sue labbra erano calde e morbide, andammo nella stanza degli ospiti, era anche la prima volta che mi spogliavo completamente davanti a lui che, per tutto il tempo, rimase a guardarmi, in accappatoio, seduto su una poltroncina.

-          Sei bellissima

In effetti, nell’ultimo anno ero cambiata notevolmente, fisicamente. Il seno era cresciuto adesso era da seconda misura, lo sport che facevo aveva modellato il mio corpo, avevo gambe lunghe, il culetto alto, il ventre piatto ed una leggera peluria bionda era cresciuta sul mio sesso, ero alta un metro e sessantacinque e pesavo cinquanta chili, a scuola ero molto popolare ma non filavo nessuno, poi non sono mai stata particolarmente romantica, anche con lui i sentimenti non c’entravano nulla, era solo attrazione fisica, solo sesso, come imparai a dire più tardi.

Sdraiati sul letto cominciammo ad esplorare i nostri corpi con le mani, con le labbra, strofinandoci uno contro l’altra, i miei capezzoli si indurirono sotto i suoi baci ed io accarezzai il suo sesso come, ormai, avevo imparato a fare arrivando poi a prenderlo tra le labbra e sentendolo crescere nella mia bocca, adesso lui era pronto ed io anche, prese dal cassetto del comodino un preservativo e lo indossò poi mi venne sopra, io allargai le gambe ma lui si limitò ad usare le dita, ero bagnatissima, poi lo sentì appoggiare la punta del suo pene alle mie grandi labbra che si schiusero ,naturalmente, per accoglierlo, rimase un po’ così fermo, poi lo sentì entrare e spingere, un leggero dolore mi fece rabbrividire, era dentro di me, lentamente ma regolarmente cominciò il suo lento andirivieni dentro di me, il suo membro strisciava contro le pareti della mia vagina dandomi sensazioni di piacere che mai avevo provato prima, intanto continuavamo a baciarci, ogni tanto si fermava e poi ricominciava, cambiava il ritmo dei suoi affondi fin quando ebbi un orgasmo liberatore che urlai con gioia, quando uscì da me e tolse il cappuccio glielo presi in bocca per ripulirlo e ringraziarlo, poi rimanemmo abbracciati scambiandoci ancora qualche bacio, poi ci alzammo e così nudi andammo in bagno e facemmo la doccia insieme, per fortuna trovai una cuffia per coprirmi i capelli, poi così ancor bagnati tornammo a letto, lo facemmo ancora altre tre volte prima di sera, in posizioni diverse ma sempre con reciproca soddisfazione, quella notte, nella mia cameretta non sentii il bisogno di auto-gratificarmi, però capii che volevo farlo il più spesso possibile.