Una strana partita

Capitolo 1 - La vicenda Prima parte

geniodirazza
25 days ago

Quando ebbi sentore che mi facesse molto eccitare l’idea di guardare mia moglie posseduta da un altro maschio, tutto potevo prevedere tranne che l’angelica creatura che avevo sposato e che per dieci anni aveva condiviso con me, con intelligenza e ragionevolezza, tutte le esperienze che insieme avevamo immaginato, provocato e sostenuto; che per dieci anni era sembrata concorde e impegnata a tenere dritta la barra della nostra barca; di colpo quella stessa donna si sarebbe rivelata una irrazionale, illogica, impulsiva ninfomane prepotente, oppressiva e arrogante, bisognosa non solo di copulare continuamente e con chiunque, ma soprattutto di offendermi ed umiliarmi, di ridurmi al livello di quegli schiavetti che tanto piacciono a molti lettori del sito, preoccupati di procurarsi i motivi per una sega piuttosto che di cogliere di un racconto il senso logico e ragionevole, fondato su emozioni, equilibri, giochi intellettuali e mentali.

Certamente devo riconoscere che l’input venne da me, perché lealmente ed onestamente le confessai, una sera d’estate che ci eravamo particolarmente divertiti nel villaggio turistico dove eravamo ospiti, che mi ero molto eccitato vedendola strusciarsi sensualmente con uno degli animatori; ma altrettanto sicuramente, lei per lo meno esagerò nell’interpretazione della mia osservazione; il giorno seguente me lo portò a cena e, convinti che non li vedessi, copularono in bagno, in piedi, mentre io stavo a guardare dal corridoio, alquanto defilato.

Trovai molto coinvolgente vederla abbarbicarsi al maschio che la dominava in tutti i sensi ed osservarla mentre si inginocchiava adorante a prendere in mano la verga possente che tirò fuori dal bermuda abbassato alle caviglie, per infilarsi l’asta con grande sforzo in bocca in una fellatio che sapeva di grande professionismo; ancor più mi eccitò vederla sdraiata per terra, oscenamente scosciata, mentre lui le infilava l’enorme mazza nella vagina che si slabbrava sotto la spinta del fallo.

La storia era cominciata come una scelta di vita che avevamo fatto in comune; ma immediatamente dovetti rendermi conto che si era aperto il vaso di pandora della sua libidine repressa e incontenibile; per tutta la settimana di vacanza, Nicoletta si incontrò col suo amante e copularono, mentre io li spiavo nascosto in un angolo, in tutti gli ambienti del bungalow che non erano poi tanti; molte volte, però, lei scomparve per ore e seppi solo dopo che era andata a fare sesso estremo con lui e con molti altri, in posti assai diversi.

Quando rientrammo in città, ebbi chiaro all’improvviso che mia moglie non era più la stessa persona; in pochissimo tempo, cambiò decine di amanti e molti li portò persino in casa, proponendomi di stare a guardare; moltissimi altri la possedettero in motel, alberghi, auto, parcheggi, insomma dovunque le fosse possibile esprimere tutta la grande carica di lussuria che si era scoperta dentro.

Cercai di parlarle per trovare una soluzione e qualche rimedio; mi chiese solo di stare zitto e, se proprio lo volevo, di andare a leccarle la vagina piena dello sperma dei suoi amanti o di succhiare i membri prima che la penetrassero dappertutto; le spiegai che aveva completamente frainteso e la pregai di lasciarmi e andarsene perché con lei non volevo avere a che fare; mi rispose che, per il momento, non aveva nessuna intenzione di mollare l’agio che le garantivo perché la convivenza era troppo comoda per rinunciarvi; chiedessi il divorzio e lei avrebbe operato in tutti i modi per ritardarne l’attuazione.

Quando mia moglie andò oltre qualunque limite, arrivando a portarsi gli amanti in casa o passando intere notti fuori casa, presentai la mia richiesta di divorzio e decisi che avrei intrapreso un percorso nuovo.

Una sera, mentre tornavo a casa, vidi ad un angolo una prostituta molto elegante, stranamente ‘stonata’ con il posto e la funzione; le chiesi di stare insieme la notte, per duecento euro; andammo a casa mia dove non c’era nessuno, perché mia moglie era impegnata con qualcuno dei suoi amanti; la portai in camera e la feci spogliare; le chiesi, mentre copulavamo, di raccontarmi gli aneddoti più significativi della sua professione; un poco straniata, ma non sprovveduta, cominciò a parlarmi delle richieste più strane ricevute in ‘attività’.

Realizzai allora il sogno che la mia ineffabile mogliettina aveva utilizzato per scatenare la sua perversione latente; mi raccontò di ragazzi iperpalestrati che ricorrevano alle sue prestazioni perché avevano un membro assai piccolo e di individui apparentemente anonimi che rivelavano una dotazione spesso assai importante; di maschi che resistevano all’infinito e non si arrendevano mai, eiaculando più volte consecutivamente e di poveracci che, appena accostato il membro alla vulva, esplodevano in incontrollabili eiaculazioni che riducevano il rapporto a pochi secondi; mentre mi parlava dei membri che aveva dovuto prendere e che l’avevano impressionata, io la penetravo con la violenza che il racconto mi stimolava quasi senza che lo volessi

Mentre eravamo nel pieno di una copula, sentimmo che la porta si apriva; la ragazza si sorprese e mi chiese conto; la invitai a stare serena, scesi dal letto e, nudo, andai incontro a mia moglie; la stoppai nel corridoio e le urlai con ferocia.

“Adesso te ne vai nella camera degli ospiti e ci resti fino a domani; io sto facendo l’amore e guai a te se ti azzardi a mettere il naso in camera; stavolta ti assicuro che non garantisco né per la tua incolumità né per la tua vita!”

Molto impressionata, soprattutto per il tono della voce, andò in silenzio nella camera degli ospiti evidentemente spaventata; io tornai a letto e per tutta la notte feci l’amore con la prostituta fino a non poterne più; poco dopo l’alba, svegliandomi da un sonno ristoratore di poche ore, trovai la ragazza già sveglia e pronta ad andare via, dal momento che aveva qualcuno che la aspettava; la pagai come stabilito, la ringraziai e l’accompagnai a casa, per non obbligarla a prendere diversi autobus in coincidenza per attraversare la città; quando tornai, Nicoletta faceva colazione; senza degnarla di uno sguardo, preparai la mia e la consumai in silenzio.

“Hai preso una prostituta?”

“Visto che una mi ha lasciato, ci ho guadagnato nel cambio.”

“Io non lo faccio per danaro!”

“Per questo, sei peggiore; lo fai per mantenerti il posto in questa casa e continuare a fare la troia in giro, parassitariamente, a mie spese; non ti avevo fatto niente per meritare queste umiliazioni; sei ignobile e fammi la cortesia di stare zitta fino al tribunale.”

“Non ci arriveremo; io non lascio … ”

“No, perché sono io che ti caccio e nella maniera più clamorosa e peggiore possibile. L’unica cosa che mi piacerebbe sapere è che cosa ti ha spinto a diventare così feroce con me che, in fondo, non ti avevo fatto niente di male.”

“Niente di male?! Mi hai chiesto di fare sesso con un altro sotto i tuoi occhi!!!!”

“Te ne avevo parlato, lealmente, come di una ipotesi di trasgressione che dovevamo realizzare insieme; se non te la sentivi, bastava solo che lo dicessi; che bisogno c’era, di tanto odio?”

“Che bisogno c’era????!!!!! Io ti amavo, ti adoravo e tu mi vieni a chiedere di fare sesso davanti a te con un altro? Mi hai fatto schifo e ti ho odiato, da allora, sempre di più e ti odio ancora fino alla morte.”

“Sei stata tutto tu, accusatore, giudice, giuria e boia; però intanto hai copulato, e tantissimo, con i famigerati ‘altri’; solo, lo hai fatto per conto tuo, senza di me, perché volevi vendicare millenni di maschilismo arrogante con un femminismo equivoco ed altrettanto arrogante. Mi sa che hai semplicemente scatenato una tua latente perversione infinita e squallida, per fare la troia come ti andava e nasconderti dietro l’offesa al tuo presunto amore, che forse era solo per il tuo animatore e per gli altri falli che da anni ti stai spupazzando. Spera solo che per te non arrivi la resa dei conti. Sarò assai più spietato di te ed ho più frecce di te, al mio arco.”

Me ne andai a lavorare e la lasciai che faceva colazione.

Tra i miei dipendenti, soprattutto quelli che si occupavano di rapporti con l’esterno e che avevano relazioni con varie agenzie anche di escort, per l’accoglienza ad ospiti, era frequente il riferimento ad una signora che abitava nel mio stesso palazzo e che, secondo molte voci, era una professionista del sesso, molto raffinata e selettiva, una escort usata da alcune agenzie per accompagnamento a clienti importanti; nell’edificio in cui abitavamo, aveva fama di molta discrezione al punto che nessuno dei condomini conosceva la vera attività di Consuelo, così si chiamava la coinquilina, che passava per persona di grande qualità e di massima discrezione.

Mi nacque in testa un piano diabolico per realizzare il quale mi occorreva la complicità della coinquilina ‘con esperienza’; non ci volle molto per rendermi conto che, effettivamente, in mancanza di un portiere, sarebbe stato molto facile per chiunque entrare nell’edificio, arrivare al penultimo piano, quello della mia abitazione, e consumare un incontro di piacere; una mattina, andai al piano superiore, bussai alla porta di Consuelo e, quando venne ad aprirmi con l’aria molto meravigliata, coperta, anzi, scoperta, solo di una vestaglia trasparente che non nascondeva, ma piuttosto esaltava tutta la bellezza delle sue forme giunoniche assai appetitose, le dissi senza mezzi termini che volevo fruire delle bellezze che lei offriva a pagamento; di fronte alla sua sorpresa, le spiegai che ero un imprenditore con molte attività e che utilizzavo spesso alcune agenzie, tra cui quella per la quale lavorava, per gli incontri che ogni tanto si organizzavano; che molti miei colleghi mi avevano parlato di lei e delle sue prestazioni in termini entusiastici; insomma, mi ero convinto senza ombra di dubbio che lei era la persona giustissima per soddisfare le mie esigenze.

Mi fece entrare, ci sedemmo alla tavola della cucina, prese una bottiglia di whisky e due bicchieri e sorseggiammo lentamente mentre io le spiegavo il motivo della mia insoddisfazione, il discorso fatto da mia moglie, le sue scelte assurde ed unilaterali e le esasperazioni a cui lei era arrivata per portare avanti la sua presunzione di libertà; le dissi assai chiaramente che sarei anche stato disposto ad andare a vivere con lei se in cambio mi avesse consentito di rivivere i suoi rapporti sessuali, quelli che praticava a pagamento, per farmi eccitare ed arrivare alla fine a godere con lei; in più, le chiedevo se intanto voleva trasferire qualche suo incontro nel mio appartamento, facendosi passare per mia moglie, assicurandole che la casa restava vuota per gran parte del giorno e della notte.

Mi fece presente che non aveva nessuna intenzione di prendersi un maschio in casa, anche se fosse stato disposto a convivere con i suoi costumi licenziosi; al massimo, mi consentiva, in certe ore ‘di punta’ della sua attività, di starmene nascosto bene da qualche parte e di osservarla mentre ‘lavorava’ per poi fare l’amore con lei quanto mi piacesse; per la proposta di ‘operare’ nel mio appartamento, aveva molte esitazioni e si rendeva conto che miravo a mettere alla berlina mia moglie per stanarla e costringerla al divorzio; ma aveva ancora qualche perplessità per una carognata di quella levatura.

Le dissi che mi stava bene, che la cosa si sarebbe potuta realizzare a qualsiasi ora del giorno o della notte e che sarei stato sempre pronto ad un suo avviso; mi chiese di entrare in uno sgabuzzino e di spiare da lì, perché proprio a quell’ora aveva un appuntamento con un cliente particolare; lo spettacolo mi avrebbe senz’altro intrigato; le chiesi se non riteneva possibile cominciare con quell’appuntamento il trasferimento nel mio appartamento del suo ‘lavoro’; considerammo che, in fondo, si poteva provare; scendemmo da me, scelse le postazioni, mi fece sistemare in un angolo con vista sulla camera e mandò un messaggio al cliente, indicandogli la nuova destinazione, col cognome segnato sulla porta.

Nelle due ore successive, assistei ad una copula veramente fantastica; si presentò un uomo di circa sessant’anni, assai ben messo ed elegante, che si rivelò dotato di un’attrezzatura inguinale di tutto rispetto; non appena furono in camera, Consuelo si sedette sul bordo del letto, sbottonò il pantalone, lo tirò giù insieme alle mutande e si lanciò golosa su un fallo di oltre venti centimetri che accarezzò con la destra, raccogliendo contemporaneamente con la sinistra due testicoli grossi come prugne e decisamente tesi dalla pienezza di voglia.

Immediatamente dopo, l’asta fu aspirata nella bocca di lei, dove scomparve per buona parte, fino a che le labbra sfiorarono la peluria del pube; cominciò l’attività di suzione e di movimento della testa che mandarono l’uomo in visibilio, fino a fargli rovesciare gli occhi; avevo il sesso gonfio da farmi male e fui tentato di masturbarmi immediatamente; ma la promessa di Consuelo, di copulare anche con me, dopo la ‘prestazione lavorativa’, mi impose uno stop immediato e desistetti per godermi l’eccitazione dello spettacolo.

Il cliente spinse la donna per le spalle, strappandole quasi il membro dalla bocca, e la fece stendere supina, con i piedi ancora appoggiati a terra; così scosciata davanti a lui, si abbassò sul pube e cominciò a succhiare la vulva con intensità e passione; vedevo che lei fremeva dalla libidine e di tanto in tanto si tendeva per effetto della goduria; lui le spinse in vagina la lingua e vedevo che succhiava, mordeva e leccava con grande impeto; l’orgasmo di lei, che fu segnalato da un urlo disumano, provocò in lui un’eccitazione straordinaria, segnalata dalle vibrazioni del sesso che pendeva dal suo inguine duro come un obelisco.

Poi lui la fece spostare al centro del letto, si sistemò fra le sue cosce, sollevò i piedi di lei fino alle sue spalle e la penetrò con metodo, lentamente, goduriosamente; la montò per alcuni minuti, con grande sensualità e gusto, poi la fece girare, la fece sistemare carponi e tornò ad infilarla in vagina; la pompò per una decina di minuti, poi sfilò il membro grondante di umori vaginali e lo appoggiò all’ano; un solo colpo secco e fu dentro, fino ai testicoli.

Per le successive due ore, assistetti a tutto il repertorio possibile delle copule, delle penetrazioni più varie, delle manipolazioni e delle leccate più diverse, insomma ad una autentica rassegna delle possibilità di copula; lui ebbe due orgasmi quasi infiniti; Consuelo dichiarò due orgasmi fortissimi, ma ebbi la sensazione che solo uno fosse veramente affidabile, mentre il secondo era più ‘costruito’ ad uso e consumo del cliente.

Allo scadere delle due ore, lei divenne quasi categorica e gli impose l’ultimo orgasmo, si fece consegnare i cinquecento euro pattuiti e lo spedì via; quando uscii dal mio angolo, non potei fare a meno di complimentarmi per il meraviglioso spettacolo che mi aveva offerto e che speravo di tornare ad ammirare; mi chiese se volevo una parte dei soldi per l’uso della camera o se preferivo il pagamento ‘in natura’ che mi aveva promesso; chiesi di fare l’amore, precisandole che non aveva bisogno di fingere se non si sentiva partecipe.

“Quando non lavoro, ma lo faccio per il mio piacere, io godo molto nel fare sesso; se godrò con te, lo saprai; se non mi soddisferai, te ne accorgerai da solo.”

Quando cominciò con me con lo stesso meccanismo che le avevo visto applicare, si meravigliò non poco della mia dotazione, soprattutto perché l’aveva prevista assolutamente insufficiente, considerata la scelta fatta da mia moglie; mi toccò spiegarle quel che avevo appena saputo, che in lei era stata la molla etica a scattare e a farmi respingere pregiudizialmente; a quel punto, si dichiarò felice di avermi aiutato anche in quello, perché certamente in pochissimo tempo si sarebbe sparsa la voce che mia moglie si prostituiva in casa; con la sua attività sessuale, era quasi certo che qualche amante se lo portasse a casa e che, quindi, si esponesse al rischio di un’accusa verosimile di prostituzione.

La feci tacere ficcandole in bocca il membro teso all’esasperazione e cominciai una seduta di copula che andò avanti per più di un’ora e che dovemmo interrompere perché si avvicinava il momento del pranzo; decidemmo comunque che avremmo insistito su quella ‘situazione’ e ne avremmo approfittato per altri succosi incontri di sesso; le chiesi se riteneva possibile un rapporto a tre; mi disse che alcuni ‘clienti speciali’ le richiedevano spesso rapporti di quel genere; le feci presente che la presenza di mia moglie non avrebbe dovuto imbarazzarla perché, come avevo sperimentato, mi era facile spedirla nella camera degli ospiti e imporle di restarvi mentre io mi muovevo a mio agio; mi salutò e andò via con molta soddisfazione.

Mentre mi aggiravo negli ambienti della casa incerto sul da fare, vidi sul tavolo di cucina il portatile di Nicoletta e, in un momento di lucida follia, decisi di puntualizzare la mia trappola; conoscendo le password che io stesso le avevo suggerito, entrai in un sito di incontri hard e le creai un profilo con un commento esplicito ed ambiguo, in cui indicavo la disponibilità a rapporti mercenari nella mia casa, fornendo indirizzo e telefono, cosa assolutamente inusuale per quei siti e possibile solo per un programma di quella bassa levatura; chiusi il tutto, cancellai la cronologia, arrestai il sistema e chiusi l’apparecchio.

Consuelo si fece viva dopo qualche tempo e mi chiese se fosse possibile organizzare un incontro a tre, come avevo richiesto; le risposi che non c’erano problemi; per scrupolo, chiamai mia moglie e le chiesi il suo programma per la sera; mi disse che non era certa di rientrare neanche a dormire e la mandai al diavolo, mentre dentro di me mi fregavo le mani.

Cenai con la nuova amica nella mia cucina, portando il cibo precotto da una rosticceria che lo faceva; e cercai di limonare in attesa del cliente, previsto per le ventidue; ma lei mi tenne fermo ricordandomi che in un simile incontro la resistenza era fondamentale e che non era il caso di arrivare all’impatto già troppo carico; non potevo darle torto e preferii andare a rinfrescarmi il viso per calmare qualche bollore eccessivo; alle dieci, puntualissimo, il cliente bussò alla mia porta e lei andò ad aprire.

Era un quarantenne di bassa statura, bruno di colorito e di pelo, forse di radice meridionale, elegante e fine nei modi nonostante la figura tozza che faceva pensare ad una persona più rozza; e si comportò con molto garbo, sia con lei che con me che gli fui presentato come il secondo partner per la seduta di sesso che aveva richiesto.

Ci demmo da fare, cercando di non intralciarci né ostacolarci, a spogliare lentamente la donna dei suoi vestiti fino ad averla nuda, supina sul letto, a gambe leggermente divaricate e decisamente bella, oltre che armoniosa e piena nelle forme aggraziate; quando tirò fuori il suo arnese, il tizio mi fece quasi impressione, con la sua dotazione più che notevole, abbastanza oltre i venti centimetri, ma notai che Consuelo lo osservò leccandosi le labbra, evidente segno di un grande gradimento per un fallo a cui probabilmente era già avvezza, da come erano familiari tra di loro.

Ci alternammo sapientemente a penetrare, montare, possedere, titillare, solleticare tutte le parti sensibili della donna che, ad un certo punto, fece in modo da farci trovare quasi a 69 con il sesso dell’altro davanti alla bocca e ci impose, silenziosamente, di assaporare il membro di fronte; non l’avevo mai fatto ed ebbi qualche esitazione, di fronte alla mole del suo arnese; lui invece imboccò immediatamente il mio sesso e lo succhiò sapientemente fin quasi a farmi eiaculare; lo fermai, gli leccai a lungo l’ano ed avvertii che, penetrandolo leggermente con la lingua o con un dito, reagiva con strizzoni di piacere che si trasmettevano alla sua verga facendola ingrossare oltre ogni limite; quando però cercai di entrare più a fondo con le dita, si ritrasse; capii che amava essere sollecitato analmente ma non accettava di essere violato o penetrato.

Per più di due ore ci rotolammo sul letto random, nel senso che non sapevamo mai cosa ci capitava, dalla doppia penetrazione in tutte le articolazioni allo strusciamento dei sessi tra i due maschietti, dalle copule individuali più diverse alle fellazioni più improbabili; poco dopo mezzanotte, rumori all’ingresso mi fecero capire che Nicoletta stava rientrando; mi precipitai, nudo com’ero, nel corridoio e la bloccai prima della porta; mi guardò sorpresa di vedermi così discinto mentre rumori inequivocabili provenivano dalla camera.

“Che succede?”

“Non sono affari tuoi; siamo in piena copula multipla e tu sei indesiderata; vattene nella camera degli ospiti e non farti vedere fino a domani mattina!!!!”

Il tono era di quelli che non ammettono repliche; e neppure tentò di avanzarne; chiese se poteva prendere il pigiama; le dissi scortesemente e bruscamente di usare quel che c’era per gli ospiti; abbassò la testa e si ritirò in camera.

Fino all’alba, la copula fu un susseguirsi ininterrotto di azioni e variazioni, di piaceri e di godurie interminabili e spesso indicibili; Consuelo si rivelò amante straordinaria, capace di dare gioia a più membri contemporaneamente, di godere e di far godere col retto e con la bocca, con la vagina e con le mani, di partecipare con passione e trasporto al godimento dei maschi e di tenersi algida e distante quando li induceva a scaricare le loro voglie nelle acrobazie più insane.

In quella sola seduta, imparai del sesso tutto quello che per tredici anni, ormai!, con mia moglie non era stato possibile nemmeno ipotizzare; la sensazione che provai quando assaggiai in bocca, per la prima volta nella mia vita, il sesso di un maschio ben dotato come il cliente di quella sera, rimasto sempre sconosciuto, come era giusto che fosse!, fu tale che non riuscii a nascondere una certa emozione per il timore che scattasse una latente omosessualità e mi trovassi a ‘cambiare barricata’ senza rendermene conto.

Non fu così e tutto andò meravigliosamente.

Quando ci rendemmo conto che erano passate le sei, il compagno occasionale di bagordi si rivestì e scappò via quasi nascondendosi, per il timore di incrociare persone che lo conoscessero; Consuelo si ricoprì alla meno peggio, mi baciò delicatamente sulle labbra e andò via con un ‘ciao’ ricco di promesse a cui mi trovavo a credere ormai ciecamente.

Quando Nicoletta si affacciò in cucina, dove il caffè borbottava nella caffettiera, aveva il volto di chi non ha dormito.

“Abbiamo disturbato il tuo angelico sonno?”

“Non siete stati voi, anche se vi siete dati molto da fare; ho, anzi abbiamo, altri problemi.”

“Perché? C’è ancora qualcosa che ci accomuna?”

“Mi stanno perseguitando con messaggi che mi fanno passare per prostituta!”

“Non c’era bisogno dei messaggi, per questo; lo sei, da almeno tre anni!”

“Ma il mio avvocato dice che stavolta ci va di mezzo la tua onorabilità e che questo potrebbe provocare molti guai.”

“Tu hai un avvocato? E come lo paghi? … Ah, in natura, evidentemente …”

“Si, in natura; è stato uno dei miei primi amanti e lo è ancora.”

“E’ il caso di commentare ‘ca...voli tuoi’; mi pare proprio adatto!”

“Nicola vorrebbe parlare con te.”

“CHI E’ NICOLA????!!!!!! Come diavolo parli?”

“Nicola è il mio avvocato. Vuole parlare con te.”

“E’ lo stesso che ti cura il divorzio e che mi crea tanti fastidi? … Il tuo avvocato è un cafone ed un ignorante. Io ho uno staff di avvocati che lavora per me; da mesi ormai lui sa che il mio studio legale deve essere l’unico referente per un azzeccagarbugli che neanche sa cosa deve fare.”

Prende il telefono, digita un numero e parla; io vado via a bella posta.

“Enzo, vuoi parlargli?”

“Ma sei tonta???!!!! Ti ho detto che pago per questo un Ufficio Legale; si rivolga a loro!!!!”

“Mi dispiace, Nicola; non vuole saperne.”

Quando arrivo in ufficio, trovo una convocazione dall’Ufficio Legale; dopo che ho sbrigato la posta ed alcune cosucce pendenti, vado dai miei avvocati, dove trovo, naturalmente, Nicoletta e un tale in abito grigio e cravatta regimental che non è difficile individuare come il famoso avvocato di lei; mi rivolgo al capo dell’ufficio legale.

“Mi spieghi che diamine succede?”

“Niente; pare che tua moglie sia oggetto di messaggi e telefonate, diciamo, piccanti, che fanno riferimento ad un sito su cui sarebbe presente e parlano di un’attività di prostituzione a cui lei si dichiara estranea.”

“Forse sarà estranea alla prostituzione, ma alla scostumatezza, alla leggerezza, alla volgarità, all’offesa è molto abituata.”

“Però i messaggi parlano di attività sessuali, loro dicono di prostituzione, che si svolgono nella tua casa.”

“Franco; ci sei o ci fai? Mia moglie sono tre anni che ha decine, non dieci ma decine, di amanti in tutta la città. Li incontra dappertutto, spesso li porta a casa; lo so perché li ho visti e sentiti. E’ chiaro che è colpevole del clima che si è creato e che ha fatto pensare a qualcuno che sia una prostituta che mi fa le corna nel mio letto, che poi è la verità. Credi che il giudice terrà conto anche di questo nella causa di divorzio?”

“Se tu presenti una denuncia in questi termini, si.”

“Avvocato, mia moglie è da anni che mi proclama cornuto in tutte le sedi; non l’hai mai sentita? Se vuoi ti consegno le registrazioni dei dialoghi in cui allude a me come al ‘cornuto’. Che vuoi che mi faccia uno scandalo da cui risulti che è anche una prostituta? Anzi, rende meno pesante il mio fardello di corna! Andiamo dal giudice e facciamo riesaminare la richiesta di divorzio alla luce di questi nuovi fatti!”

Nicoletta è cerea.

“Enzo, io non sono una prostituta; ti tradisco, ti riempio di corna, dico che sei cornuto, ma non sono una prostituta!”

“Avvocato, se vuoi fare bene il tuo lavoro, prova ad indagare chi paga alla signora i vestiti, le scarpe, i gioielli, il tenore di vita che tiene. Da dove arrivano tutti quei soldi se non da un’attività sessuale remunerata, visto che io non le consento quei lussi e, giuridicamente, dovrei essere l’unica poppa da cui succhia gli alimenti?”

“Enzo, ti prego, credimi; non sono una prostituta!!!!!”

“Però qualcuno lo pensa, te lo scrive e tu devi renderne conto al giudice. Possibile che a nessuno sia venuto in mente di controllare questo profilo in internet?”

“Abbiamo controllato; risulta che l’ha preparato lei.”

“Allora? Che mi dici di questo particolare?”

“Per pietà, credimi; non ne so niente; qualcuno mi ha combinato un brutto scherzo …”

“Ed io sono nella merda perché un tuo amante ha sfruttato il rapporto con te per gettare fango addosso a me. Andiamo dal giudice e facciamola finita!”

“Andare dal giudice non è andare al bar a prendere un caffè. Dacci il tempo per mettere a ruolo la nuova situazione e chiedere un incontro per verificare gli effetti di queste vicende.”

“Possiamo parlarne a casa, fuori dall’ufficialità? Capisco che ti pesano due o tre anni di corna; ma hai provato a guardare sull’altro piatto della bilancia? Dieci anni di amore non sono poca cosa … Portami a casa, per favore. Oggi non puoi fare niente. Gli avvocati manderanno avanti la causa e presenteranno le carte. Tu, intanto, non vuoi parlare un poco con me?”

“Se ti apostrofassi coi titoli che meriti finirei in galera. Cosa mi rispondesti quando te lo chiesi io? ‘Vieni a leccarmi … ’ ti ricordi? Cosa ti aspetti che io risponda a quell’invito?”

Quasi a conferma, suona il telefonino; è Consuelo che vuole sapere come vanno le cose; le avevo detto che saremmo finiti davanti al giudice e mi chiede se riesco a risolvere i miei guai; le dico che Nicoletta vuole che andiamo a casa a parlare.

“Portala qui; venite da soli e saremo noi tre, ti aspetto in camera tua, anzi no, in camera nostra. Fammi il favore; vieni, anzi, venite.”

“Andiamo a casa!”

“Era la tua lei?”

“Sta zitta e vieni, se ti va; oppure vai al diavolo!”

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