Tre passi nel cuckold

Capitolo 1 - Il cazzo spesso del mio ex

Giovanna Esse
2 months ago

Trailer audio nel capitolo 2

Filomena continuava ad esibirsi per quel “coso”, quel grosso coglione ma, finalmente ebbe un’intuizione... probabilmente anche per suo marito. Passato il primo impeto rabbioso, non poteva che ammettere che, volendo davvero scoparsi l’altro, avrebbe potuto farlo dove meglio le pareva e quando le faceva più comodo.
Suo marito non l’aveva mai controllata, né seguita, né bloccata nelle sue iniziative personali. Oppure, per assurdo, era stata talmente furba da pensare di farsi quell’uomo in modo facile e, poi, farla franca, che lui la scoprisse o no. Ecco: se lui non c’era e non si accorgeva di nulla, avrebbe potuto nascondere comodamente l’accaduto, mentre, in caso contrario, poteva sempre raccontare che aveva fatto sesso col grassone, per soddisfare finalmente i desideri reconditi di suo marito “porcello”.
Pensieri da troia, comunque... e che fosse una troia lo dimostrava quello spettacolo fantastico, che aveva appena inscenato sia per l’uomo che per suo marito, nascosto sul tetto.
Filomena, languidamente, con le mani a coppa, si raccolse i grossi seni e li fece debordare dal reggipetto, uno dopo l’altro. I capezzoli erano rigidi e turgidi, si vedeva che era molto eccitata. Ancora e piano, si tolse le piccole mutandine... era tanto appetitosa con quella fighetta piatta e piccina, con solo uno sbaffo di peli scuri al centro, come una virgola che volesse indicare dove voleva ricevere il cazzo. Si girò più volte su sé stessa, fluida e sorniona, con un sorriso abbozzato e libidinoso che nemmeno Lucio conosceva.
L’altro voleva morire, era evidente. Si contorceva continuamente, obbligato al suo posto; dallo sguardo ottuso e attonito, sembrava quasi in trance.
Non sentì le parole, perché Filomena parlò a voce bassa, probabilmente per impartirgli qualche ordine preciso... o un “permesso”, dato che, subito dopo, l’uomo, incurante di trovarsi all’aperto e in un luogo a lui estraneo, con gesti grossolani si liberò dei pantaloni, incespicando sulla ghiaia, rischiando di cadere. Lo stesso fece con la camicia, restando vestito in modo approssimativo e squallido, con le scarpe e i calzini bianchi, uno slip bianco che si fermava sotto il pancione e la canottiera di cotone, che a malapena lo nascondeva
Non aveva fianchi, il petto era grosso e un po’ peloso, il culo stretto e piatto. Lucio ripensò tra sé una battuta che aveva pronunciato a volte: “La bella e la bestia, insomma!”
Unica nota eccitante in quel quadro disperato era lo slip, che non riusciva a stare al suo posto, perché veniva spalancato sul davanti da qualcosa di grosso che, evidentemente, desiderava esplodere. Era il membro di Nicola, eccitato all’inverosimile da sua moglie e che, tra poco, lei stessa avrebbe visto dal vivo, per forza di cose.
Questo pensiero fece rimescolare il sangue di Lucio, sconvolto ed eccitato nello stesso momento. Doveva accettare l’ineluttabile destino che forse stava per compiersi?
Ormai era certo che, davanti ai suoi occhi, sarebbe accaduta una serie terribile di cose e che lui non sarebbe intervenuto, restando probabilmente impietrito da una dolorosa forma di piacere, qualcosa di viscerale che lo bloccava come fosse legato. Destinato ad assistere alla scena di un altro (e “quale” altro, poi) che si sarebbe goduto sua moglie e che le avrebbe provocato sicuramente piacere, esplorandola per tutto il corpo, toccando le parti più intime e segrete, “sporcando” le zone più recondite con la sua bava eccitata e, magari, con il suo sperma viscido e appiccicoso.
Quell’energumeno, scacciato dalla sua vita come un cane bastonato più di venti anni fa, adesso grasso, brutto e più osceno di prima, si sarebbe preso la sua vendetta nel peggiore dei modi, ne era quasi certo.

Era sempre più convinto che non era stato lui a cercare Filomena, ma che fosse stata sua moglie a contattarlo, per donargli sé stessa e tutto il piacere che lui non poteva nemmeno permettersi di sognare. Era come se quell’uomo fosse stato baciato dalla sorte, come se avesse vinto al gioco...
Per anni aveva desiderato Filomena, e chissà quante seghe si era tirato pensando alla figa di sua moglie, e senza poterla neppure accostare. E ora, improvvisamente, lei era lì, nuda e disponibile, pronta a prendere piacere dal suo membro e a donargli il suo corpo per fargli sfogare la sua voglia di farsela.
Lucio era ipnotizzato da quella situazione. Non poteva farci niente e desiderava solo aspettare che tutto si compisse dinanzi ai suoi occhi per soffrirne, godendo.
Nel frattempo, Filomena si era abbassata in avanti, a novanta gradi, voltando le natiche verso Nicola. Si aprì con le mani la vulva per fargliela vedere. Lui si contorceva in modo pietoso, era vulnerabile e osceno in quella squallida tenuta, seminudo in quel giardino estraneo, sottoposto dalla donna ad una irrinunciabile, eccitante, tortura.

Il marito credette di non farcela oltre, quando vide Filomena accostarsi a Nicola e parlargli sorridendo: capì subito cosa si erano detti, perché la donna gli permise di lasciare il posto che gli aveva riservato e, prendendolo per mano, lo condusse poco più in là, presso l’albero di noci che svettava accanto ad un sentiero. La posizione era perfettamente di fronte a Lucio, che pensò che fosse stato fatto apposta. Infatti poté assistere perfettamente a ciò che accadde.
Nicola teneva le mani sui fianchi e, di sicuro, aveva ricevuto l’ordine di non toccarsi. 
Filomena, invece, si chinò con disinvoltura e gli cercò il membro nello slip, per poi tirarlo fuori e raccogliere il bordo delle mutande dietro alla sacca delle palle. In questo modo, tutto il pacco di Nicola era in piena evidenza.
Lucio si sentiva morire: Nicola aveva un bestione tra le cosce, un bitorzolo massiccio e nodoso, che sembrava l’apice di un randello. Non era lunghissimo, anche a causa del pancione che lo opprimeva, ma era veramente grosso. Filomena, che subito lo prese in mano, non sarebbe mai riuscita a chiuderne la circonferenza con le dita.
Lei gli teneva il cazzo puntato in avanti, standogli a fianco, e con l’altra mano gli accarezzava il culo peloso. Sapientemente, non gli faceva fretta, sembrava una mammina… aspettava, senza emozione, che Nicola trovasse la concentrazione necessaria per… per pisciare? Possibile?
La casta mogliettina nascondeva questo incredibile bagaglio di iniziative?
Lucio pensò addolorato alla sicurezza con cui si era mossa. Era ritornata in piena confidenza col suo ragazzo, conosceva bene il cazzone di quell’uomo e chissà quante altre volte lo aveva fatto suo.
Nel silenzio della sera che incombeva, tutto tacque placido per un paio di minuti. Poi, finalmente, un filo di orina sgorgò, frusciando sulla ghiaia, e liberò Nicola con una lunga e copiosa pisciata.
L’eccitazione aveva ormai avuto effetto su Filomena. La donna si sentì “padrona” del suo schiavo come ai vecchi tempi. Era abituata a castigarlo, comandarlo, ma anche a coccolarlo amorevolmente come un bambino un po’ disubbidiente. E, insomma, come poteva pensare di imbastire quel perverso “teatrino”, per restare poi del tutto immune dall’arrapamento che sprigionava da quella situazione esasperata?
Si abbassò per raggiungere il pene con la bocca che ancora gocciolava. Iniziò a leccarlo, per pulirlo accuratamente da ogni residuo di pipì. Con la lingua, scavava intorno al prepuzio, penetrando ogni interstizio tra la pelle e la testa del cazzone del suo ex. Dopo, ritornò verso l’auto e ordinò a Nicola di togliersi anche le mutande.
Lucio guardava e si arrapava, sorpreso dallo spirito di iniziativa di sua moglie e, quasi involontariamente, si ritrovò col pene fuori dalla patta. Prese ad accarezzarselo, mentre fissava quelle scene inattese e, a loro modo, raccapriccianti.
Filomena entrò nell’auto, chiuse lo sportello e armeggiò per aprire completamente il vetro. Nicola, come un burattino, ma col cazzo pur sempre tosto, se ne stava in attesa di capire cosa avrebbe potuto aspettarsi da quella donna meravigliosa che, oramai ne era certo, sarebbe stata ancora una volta tutta sua. Gli girava la testa per la gioia e per l’emozione, pensò disgustato a sua moglie, la donna scialba e insignificante che lo aspettava a casa.
Filomena si rivolse ancora al grassone, ma Lucio non poteva sentire, quindi si limitò a continuare a spiare la scena; stranamente, Filomena era salita nella macchina... ma da sola, non si capiva cosa avesse in mente.
Però, vide Nicola avvicinarsi a sua volta allo sportello. Da quella posizione, quasi gli voltava le spalle. Era goffo, con quelle sue esagerate “maniglie dell’amore”, le spalle pelose sotto la canottiera bianca, il culone nudo ma con calzini e scarpe ai piedi.
Notò che, una volta arrivato presso lo sportello, si posizionava rispetto all’auto in maniera strana e scomoda, come se volesse accostarsi più del necessario. Si sollevava lievemente sulle punte e si vedevano le due chiappe pelose muoversi, come fossero alla ricerca di una posizione più agevole. Ogni tanto, stringeva il culo, per aiutarsi a spingere il corpo in avanti.
“Che cazzo succedeva?” si chiese Lucio, vedendo che l’omaccione non trovava pace. Sembrava quasi volesse entrare nello sportello; poi, guardando meglio, capì. Filomena era comodamente seduta e, da dentro l’abitacolo, gli stava facendo un pompino.
A Lucio mancò letteralmente il respiro. Si spostò su un lato per vedere meglio. La testa di sua moglie si muoveva ritmicamente per ingurgitare e leccare il grosso cazzo. Nicola, dal canto suo, in preda agli spasmi del piacere, la teneva per la nuca, spingendole la testa verso le palle, fin certo a soffocarla.
“Erano dunque così i mille pompini che gli aveva fatto da ragazza, quella troia?”
L’uomo era troppo arrapato per resistere a lungo. Filomena, da come lui si contorceva, lo capì: dopo alcuni minuti succhiate e slinguazzate, si precipitò fuori dall’auto e si accovacciò davanti a Nicola. Si riavvicinò all’enorme bitorzolo, agitandolo con le mani e, accogliendolo tra le labbra, lo portò su di giri, fino a quando gli partì l’eiaculazione.
La roba non finiva mai di uscire e colpì Filomena un po’ dappertutto: schizzò sui seni, sui capezzoli, sulle gambe... Altre gocce finirono sui capelli, ma la maggior parte dello sperma le era colato in bocca. Imperterrita e insaziabile, continuava a succhiare. Nicola se n’era venuto con un grido trattenuto e agitando il corpo in avanti, mentre schizzava mugolando.
Lucio si masturbava lentamente, infelice ma arrapato.

Il maschio restò immobile: non aveva ricevuto particolari istruzioni successive.
Filomena, sempre inginocchiata, si dedicava a farsi un ditalino tutto suo... ma era decisa a prendere ancora quel cazzo dentro sé.
Lucio, intanto, sperò che fosse finita, ma si sbagliava. Doveva subire ben altro e vedere fino a quale misura sua moglie si sarebbe fatta profanare da quell’energumeno che lui aveva sempre sottovalutato, considerandolo un essere inferiore. Quel porco si prendeva la sua rivincita. Infatti, si era appena fatto fare un bocchino da sua moglie, con tanto di ingoio… e la cosa non finiva lì. Nicola si stava riprendendo.
Poco dopo, Filomena tornò in macchina; ancora una volta, Nicola cercò una posizione soddisfacente, agitandosi attaccato alla portiera.
Quando iniziò a spingere costantemente le natiche che si stringevano e si allargavano nello sforzo, Lucio, soffrendo, si rese conto di cos’era cambiato. Quella cagna di sua moglie si era sistemata sul sedile alla pecorina, e porgeva dal finestrino il culo immacolato, svirgolato dall’eccitante reggicalze e dalle calze ormai sfatte, mentre il suo ex aveva poggiato il pancione sulle sue natiche, per ottenere una maggior penetrazione del cazzo e, per migliorare l’efficacia delle sue spinte, la tratteneva con le grosse mani per i fianchi, godendosi i fianchi della donna col tatto.
Nicola era esploso una prima volta e, adesso, non aveva più alcuna fretta di venire, conservando un ottimo controllo sul suo pescione. Era come ai vecchi tempi: si chiavava la sua bella, ed ogni colpo era più delizioso, perché gli sembrava di fottersi anche suo marito, quel borioso damerino, quello che l’aveva scippata a lui, tanti anni prima. Nella sua fantasia limitata, non capiva di essere l’oggetto del piacere di lei… e che veniva adoperato per dar piacere anche al marito porcellone.
Chiavava il membro con costanza nella vagina delicata e stretta; era proprio come la ricordava lui. Era in paradiso e fotteva ritmicamente, con gli occhi socchiusi.
Non immaginava che il marito di Filomena si stava facendo una sega, a pochi metri da lui, arrapato proprio dalle sue performance erotiche.

Sul giardino era calata la sera. Lucio giocò la sua carta: senza conoscerne l’effetto possibile, fece un salto di sotto e accese tutte le luci esterne, poi corse di sopra e raggiunse di nuovo la sua postazione privilegiata di cornuto… in diretta.