Tre passi nel cuckold
Capitolo 1 - Il cazzo spesso del mio ex

Trailer audio nel capitolo 2
Filomena continuava ad esibirsi per quel “coso”... quel grosso coglione ma, finalmente ebbe un’intuizione... probabilmente anche per suo marito. Passato il primo impeto rabbioso non poteva che ammettere che, volendo davvero scoparsi l’ ltro, avrebbe potuto farlo dove meglio le pareva e quando le faceva più comodo. Suo marito non l’aveva mai controllata, né seguita, né bloccate nelle sue iniziative personali.
Oppure, per assurdo, era stata talmente furba da pensare di farsi quell’uomo in modo facile e poi farla franca, che lui la scoprisse o no. Ecco: se lui non c’era e non si accorgeva di nulla, avrebbe potuto nascondere comodamente l’accaduto, mentre, in caso contrario, poteva sempre raccontare che aveva fatto sesso col grassone, per soddisfare finalmente i desideri reconditi di suo marito “porcello”.
Pensieri da troia, comunque... e che fosse una troia lo dimostrava quello spettacolo fantastico, che aveva appena inscenato sia per l’uomo che per suo marito, nascosto sul tetto.
Filomena languidamente, con le mani a coppa si raccolse i grossi seni e li fece trasbordare dal reggipetto, uno dopo l’altro. I capezzoli erano rigidi e turgidi, si vedeva che era molto eccitata. Ancora e piano, si tolse le piccole mutandine... era tanto appetitosa con quella fighetta piatta e piccina, con solo uno sbaffo di peli scuri al centro, come una virgola che volesse indicare dove voleva ricevere il cazzo. Si girò più volte su se stessa, languida e sorniona, con un sorriso abbozzato e libidinoso, che Lucio nemmeno le conosceva.
L’altro voleva morire, era evidente. Si contorceva continuamente, obbligato al suo posto; dallo sguardo ottuso e attonito, sembrava quasi in “trance”.
Non sentì le parole, perché Filomena parlò a voce bassa, ma probabilmente dovette impartirgli qualche ordine preciso... o un “permesso”: dato che, subito dopo, l’uomo incurante di trovarsi all’ aperto e in un luogo a lui estraneo, con gesti grossolani si liberò dei pantaloni, incespicando sulla ghiaia col rischio di cadere. Lo stesso fece con la camicia, restando vestito in modo squallido, con le scarpe e i calzini bianchi, uno slip bianco che si fermava sotto il pancione, e la canottiera di cotone, che a malapena lo nascondeva
Non aveva fianchi, il petto era grosso e un po’ peloso, il culo stretto e piatto. Lucio ripensò tra sé, per una battuta che aveva pronunciato a volte:
“La bella e la Bestia, insomma!”
Unica nota eccitante in quel quadro disperato era lo slip, che non riusciva a stare al suo posto perché veniva spalancato sul davanti da qualcosa di grosso che desiderava evidentemente di esplodere. Era il membro di Nicola, eccitato all’inverosimile da sua moglie e che tra poco lei stessa avrebbe visto dal vivo, per forza di cose.
Questo pensiero fece rimescolare la pancia di Lucio, si sentiva male e si eccitava allo stesso modo. Doveva accettare l’ineluttabile destino che forse stava per compiersi?
Ormai era certo che sarebbero accadute una serie terribile di cose davanti ai suoi occhi e che lui non sarebbe intervenuto, restando probabilmente impietrito da una dolorosa forma di piacere, qualcosa di viscerale che lo bloccava come fosse legato. Destinato ad assistere alla scena di un altro (e “quale” altro, po che si sarebbe goduta sua moglie e che le avrebbe provocato sicuramente il piacere, esplorandola in tutto il corpo, toccando le parti più intime e segrete, “sporcando” le sue parti più recondite con la sua bava eccitata e, magari, con il suo sperma viscido e attaccaticcio.
Quell’energumeno, scacciato dalla sua vita come un cane bastonato più di venti anni fa, adesso, grasso, brutto, più osceno di prima si sarebbe preso la sua vendetta e nel peggiore dei modi, ne era quasi certo.
Era sempre più convinto che non era stato lui a cercare Filomena ma che sua moglie lo avesse contattato, per donargli se stessa e tutto il piacere che lui non poteva nemmeno permettersi di sognare. Era come se quell’ uomo fosse stato baciato dalla sorte, come se avesse vinto al gioco...
Per anni aveva desiderato Filomena e chissà quante seghe si era tirato pensando alla figa di sua moglie, e senza poterla neppure accostare, ed ora, improvvisamente, lei era li, nuda e disponibile, pronta a prendere piacere dal suo membro e a donargli il suo corpo per fargli sfogare la sua voglia di farsela. Lucio era ipnotizzato da quella situazione, non poteva farci niente e desiderava solo aspettare che tutto si compisse dinanzi ai suoi occhi per soffrirne, godendo.
Filomena adesso si era abbassata in avanti, a novanta gradi, voltando le natiche verso Nicola, si aprì con le mani la vulva per fargliela vedere. Lui si contorceva in modo pietoso, era vulnerabile e osceno in quella squallida tenuta, seminudo in quel giardino estraneo come se anche lui fosse sottoposto dalla donna ad una irrinunciabile, eccitante, tortura.
Il marito credette di non farcela quando vide Filomena accostarsi a Nicola e parlargli sorridendo: capì subito cosa si erano detti perché la donna gli permise di lasciare il posto che gli aveva riservato e, portandolo, per mano, lo condusse poco più in là, presso l’albero di noci che svettava sul sentiero. La posizione era perfettamente di fronte a Lucio, che pensò che fosse stato fatto apposta, infatti poté assistere perfettamente a ciò che accadde.
Nicola aveva le mani sui fianchi e, di sicuro, l’ordine di non toccarsi, Filomena invece si chinò con disinvoltura e gli cercò il membro nello slip, per poi tirarlo fuori e raccogliere il bordo delle mutande dietro la sacca delle palle, in questo modo tutto il pacco di Nicola era in piena evidenza.
Lucio si sentiva morire: Nicola aveva un bestione tra le cosce, un bitorzolo grosso e nodoso, che sembrava l’apice di un randello. Non era lunghissimo, anche a causa del pancione che lo opprimeva di sopra, ma era veramente grosso, infatti Filomena, che subito lo prese in mano, non sarebbe mai riuscita a chiuderne la circonferenza con le dita. Lei, come trattasse con un bambino, gli teneva il cazzo puntato in avanti, standogli a fianco, e con l’altra mano gli carezzava il culo peloso. Sapientemente non gli dava fretta, sembrava una mammina… aspettava, senza emozione, che Nicola trovasse la concentrazione necessaria per… per pisciare? Possibile?
La casta mogliettina nascondeva questo bagaglio incredibile di iniziative?
Lucio pensò addolorato alla sicurezza con cui si era mossa. Era ritornata in piena confidenza col suo ragazzo, conosceva bene il cazzone di quell’uomo e chissà quante altre volte lo aveva fatto suo.
Nel silenzio della sera che incombeva tutto tacque placido per un paio di minuti poi, finalmente, un filo di orina sgorgò frusciando sulla ghiaia, dal buchetto di quel pene, e liberò per Nicola una lunga e copiosa pisciata.
L’eccitazione aveva ormai avuto effetto su Filomena, la donna si sentì “padrona” del suo schiavo come ai vecchi tempi. Era abituata a castigarlo, comandarlo, ma anche a coccolarlo amorevolmente come un bambino un po’ disubbidiente. E insomma, come poteva pensare di imbastire quel perverso “teatrino” per restare poi del tutto immune dall’arrapamento, che sprigionava da quella situazione esasperata?
Si abbassò per raggiungere il pene con la bocca; ancora gocciolava, e allora iniziò a leccarselo, per pulirlo accuratamente da ogni residuo di pipì. Con la lingua scavava intorno al prepuzio, penetrando ogni interstizio tra la pelle e la testa del cazzone del suo ex. Dopo ritornò verso l’auto e ordinò a Nicola di levare anche le mutande.
Lucio guardava e arrapava, sorpreso dallo spirito di iniziativa di sua moglie quasi involontariamente si ritrovò col pene fuori dalla patta e cominciò a carezzarselo, intanto che fissava quelle scene inattese e raccapriccianti.
Filomena entrò nell’auto, chiuse lo sportello e armeggiò per aprire completamente il vetro. Nicola, come un burattino, ma col cazzo pur sempre tosto, se ne stava in attesa di capire cosa avrebbe potuto aspettarsi da quella donna meravigliosa... che, oramai ne era certo, sarebbe stata ancora una volta tutta sua. Gli girava la testa per la gioia e l’emozione, pensò disgustato a sua moglie, la donna scialba e insignificante che lo aspettava a casa.
Filomena si rivolse ancora al grassone, ma Lucio non poteva sentire, quindi si limitò a continuare a spiare la scena; stranamente Filomena era salita nella macchina... ma da sola, non si capiva cosa avesse in mente.
Però poi vide Nicola avvicinarsi a sua volta allo sportello, da quella posizione quasi gli voltava le spalle. Era goffo, con quelle sue esagerate “maniglie dell’amore”, le spalle pelose sotto la canottiera bianca, il culone nudo ma con calzini e scarpe ai piedi.
Notò che una volta arrivato presso lo sportello, si posizionava rispetto all’auto in maniera strana e scomoda, come volesse accostarsi più del necessario. Si sollevava lievemente sulle punte e si vedevano le due chiappe pelose muoversi, come alla ricerca di una posizione comoda.... ogni tanto stringeva il culo, come per aiutarsi a spingere il corpo in avanti.
Che cazzo succedeva? Si chiese Lucio, vedendo che l’omaccione semi nudo non trovava pace, sembrava quasi volesse entrare nello sportello e agitandosi; poi, guardando meglio, capì. Filomena era comodamente seduta e da dentro la macchina gli stava facendo un pompino…
A Lucio mancò letteralmente il respiro. Si spostò su un lato per vedere meglio. La testa di sua moglie si muoveva ritmicamente per permetterle di ingurgitare e leccare il grosso cazzo. Nicola dal canto suo, in preda agli spasmi del piacere, la teneva per la nuca spingendole la testa verso le palle, fin certo a soffocarla.
“Erano dunque così i mille pompini che gli aveva fatto da ragazza, quella troia?”
L’uomo era troppo arrapato per resistere a lungo, Filomena, da come si contorceva, lo capì: dopo alcuni minuti di pompino, si precipitò fuori dall’auto per accovacciarsi davanti a Nicola. Si riavvicinò al bitorzolo enorme agitandolo con le mani e accogliendolo tra le labbra lo portò su di giri, fino a quando gli partì l’eiaculazione.
La roba non finiva mai di uscire e colpì Filomena un po’ dappertutto, schizzò sui seni, sui capezzoli, sulle gambe... altre gocce erano sui capelli… ma la maggior parte dello sperma le era colato in bocca ma lei continuava a succhiare, insaziabile. Nic se n’era venuto con un grido trattenuto e agitando il corpo in avanti mentre schizzava mugolando.
Lucio si masturbava lentamente, infelice ma arrapato.
Il maschio restò immobile, non aveva avuto particolari ordini successivi.
Filomena, sempre inginocchiata si dedicava a farsi un ditalino tutto suo... ma era decisa a prendere ancora quel cazzo dentro sé.
Lucio, intanto, sperò che fosse finita ma si sbagliava, doveva subire ben altro e vedere fino a quanto sua moglie si sarebbe fatta profanare, da quell’ energumeno che lui aveva sempre sottovalutato, considerandolo un essere inferiore. Quel porco si prendeva la sua rivincita, infatti si era appena fatto fare un bocchino da sua moglie, con tanto di ingoio… e la cosa non finiva li. Nicola si stava riprendendo.
Poco dopo Filomena tornò in macchina; come ripetessero lo stesso copione, ancora una volta Nicola tornò a cercare una posizione soddisfacente, agitandosi attaccato alla portiera, come se non trovasse una posizione soddisfacente.
Quando iniziò a spingere costantemente e le natiche, scure di peli, si stringevano e si allargavano nello sforzo, Lucio soffrendo si rese conto di cosa era cambiato. Quella cagna di sua moglie si era sistemata sul sedile alla pecorina, e porgeva dal finestrino il culo immacolato, svirgolato dall’eccitante reggicalze e dalle calze ormai sfatte, mentre il suo ex aveva poggiato il pancione sulle sue natiche, per ottenere maggior penetrazione del cazzo e, per migliorare l’efficacia delle sue spinte, la tratteneva con le grosse mani per i fianchi, godendosi le natiche col tatto.
Ormai Nicola era esploso una prima volta e adesso non aveva più alcuna fretta di venire, conservando un ottimo controllo sul suo pescione. Era come ai vecchi tempi: si chiavava la sua bella, ed ogni colpo era più delizioso perché gli sembrava di fottersi anche suo marito, quel borioso damerino, quello che l’aveva scippata a lui, tanti anni prima. Nella sua fantasia limitata non capiva di essere l’oggetto del piacere di lei… e che veniva adoperato per dar piacer anche al suo marito porcellone.
Chiavava il membro con costanza nella vagina delicata e stretta; era proprio come la ricordava lui. Era in paradiso e fotteva costante, con gli occhi socchiusi.
Non immaginava che il marito di Filomena, si stava facendo una sega, a pochi metri da lui, arrapato proprio dalle sue performance erotiche.
Sul giardino era calata la sera.
Lucio giocò la sua carta: senza conoscerne l’effetto possibile fece un salto di sotto e accese tutte le luci esterne, poi corse di sopra e raggiunse di nuovo la sua postazione privilegiata di cornuto… in diretta.
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