I Versi del Bordello

Capitolo 1 - Il Casino di notte

Giovanna Esse
7 days ago

Strillò il Portiere: - Ehi! Ma dove andate?

Qua le puttane si son coricate;

ma una casa ce l’avete, oppure no?

Chi cazzo vi apre?

Ormai son le tre!

- Che cazzo dici?

- Passa un bel guaio!

- Noi siamo giusto giusto, sei scopate,

a quattro soldi a testa, a te, Portiere

t’entra una Lira, e subito.

Apri, per l’ossa dei tuoi morti, adesso!

E salirono sopra.

La “maitresse”, Concetta, aprì,

tenendo una candela in mano.

- Donna Concetta, voglio una fessa stretta!

- Donna Concetta, svegliate a le puttane!

- Margherita dov’è?

- Chiamatemi Lisetta!

- Sta facendo la nottata…

- E quelle nuove? Quelle di campagna?

- Ah, quelle:

una ha da fare, un’altra è fuori,

è andata, mantenuta di un signore.

- Allora, chi ci sta?

- C’è Franceschella!

- E chi la chiava quella grande stronza?

- ... e c’è pure Luisella!

Ma quella è figa da cinque soldi a botta.

- Basta!

Adesso fai così:

tu ce la chiami e noi ci s'arrangia un po’ per uno.

Donna Concetta, siam così arrapati,

che sborriamo se solo ci toccate!

Eravamo arrapati veramente:

io che tenevo il cazzo duro e grosso;

Vincenzo e Ciccio, lievemente alticci,

erano rossi come due aragoste

e Camillo, anch’egli mezzo brillo,

andava in cerca d’un paio di chiappe toste:

di quelle che se tu ci poni mano,

sembrano la chierica d’un parrocchiano.

- Però, pensiamo bene, che facciamo?

Noi siamo in sei e qui ce n’è una sola.

Ognuno poi vorrebbe far da primo;

e se per caso invece, per sfortuna,

capita dopo ad uno che ha fottuto

ed è malato proprio al capo “della fune”1?

Che fai, lo vai a cercare in culo alla sorella,

se ti mischia il mal suo sulla cappella?

Perciò, sai che facciamo,

o mia Concetta, mi tiri una gran sega con la mano.

Dai, su, ch’oggi è domenica,

fammi sborrare per amor cristiano.

Guarda la mia capocchia, è grossa come un uovo,

vieni a guardarla meglio, siediti sul divano.

- Ma tu sei matto, oppure sei ubriaco?

- Ma prendilo nel cul, vieni vicino!

E così, in piedi, col cazzo da fuori,

con gli occhi accesi, brillanti per la voglia,

corsi da quella vecchia prostituta,

che, come tante, facea la “santarella”.

Come tante che, dopo ore di trastullo,

col cazzo di chi capita, a menare,

fanno finta che loro niente sanno.

Come la canzone del Paparacianno *

  • * paparacianno - cagnolino brutto e alla moda per signore e troie.

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