Dark Perversion - 4
La mattina dopo la donna si sente stanca, confusa, svuotata.
A parte la notte passata quasi completamente in bianco, Carmela si trova sola con sé stessa con mille perplessità e mille indecisioni.
Una sola certezza: quella strana storia non si doveva ripetere!
Lei era pervenuta a quel rapporto indecente, a cui non riusciva nemmeno a pensare a quarant’anni …
Non si trattava delle esperienze curiose di un ragazzina.
Nessun episodio passato “freudiano” poteva giustificare il suo comportamento, se non una “porcaggine” che non si conosceva.
La sua natura sessuale era estremamente passiva; il sesso attirava poco il suo interesse durante il lento scorrere del suo quotidiano.
Essendo una bella donna, normale e formosa, aveva sempre avuto al suo fianco un ragazzo, un uomo, poi il marito. Raramente aveva avuto bisogno di immaginare rapporti visto che gli assalti erotici, del “compagno” del momento, erano più frequenti delle sue eccitazioni.
Bastava un cenno, una parola… a volte un semplice paio di calze… e voilà, il suo partner si precipitava per soddisfarla. Carmela non si è mai preoccupata di cercare il maschio, insomma, figuriamoci poi, se è preparata a prendere iniziative tanto estreme. Ora pensa e ripensa agli arzigogoli della notte precedente. A questo si aggiunge la vergogna di aver copulato col cane dei vicini… attraverso una ringhiera, ma andiamo! Doveva essere impazzita.
La donna, nei giorni successivi, evita il più possibile di farsi vedere, soprattutto da Dick. Ma il cane sente il suo odore quando passa, allora arriva di corsa alla cancellata e richiama la sua attenzione abbaiando e scodinzolando.
- Me lo stai viziando – dice ridendo Marco, un mattino – Dick, ormai, stravede per te!
Carmela nasconde un attimo di imbarazzo:
- Io? Ma se non gli do mai niente? Tua moglie mi ha spiegato che gli rovino la dieta...
- Uhm... - Marco la guarda perplesso, poi squadra Dick, che presenta i primi segni di una evidente eccitazione – allora si è innamorato di te... capita, sai? - e ride apertamente.
Lei è imbarazzatissima e arrossisce come una scolaretta:
- Ma che dici, sei ammattito?
Marco si avvicina, con aria complice le sussurra:
- Carmela, tu sei una donna stupenda… - sorride con un pizzico di malizia – Dick, non è costretto a rispettare le convenzioni… come il suo “povero padrone”. Ti vede, si eccita… e lo dimostra, guarda tu stessa! – col capo accenna verso il cane, che continua ad ansimare, col pene rosso in evidenza contro il pelo, folto e nero. Non riesce nemmeno a rispondere per l’imbarazzo.
Marco se ne accorge e stempera la tensione, dandosi uno sguardo alle spalle, non vuole incorrere nelle ire della giovane moglie, gelosissima:
- Dai, Carmela, scusami… stavo solo scherzando. – poi si fa pensoso per un attimo – Però, sai, credo proprio che sia ora di farlo accoppiare… Dick comincia a dare segni di squilibrio… adesso gli ci vuole proprio una bella cagna in calore!
Quelle parole schiaffeggiano Carmela, sembrano dirette proprio a lei, per svergognarla… il suo pensiero corre in un istante a quella notte: rivede lo sperma liquido, risente l’odore intenso, animalesco, sparso su di lei. Di certo il seme della bestia è schizzato anche sul cancello, sul pavè… e se Marco o Isa avessero notato qualcosa? Dopotutto loro erano esperti di cani. Si tranquillizza, perché il ragazzo aggiunge:
- Comincia a diventare asfissiante, immagina che, da qualche giorno ci prova anche con Isa, povero Dick… ormai ne ha veramente bisogno! – Marco sorride ancora e salutando torna a casa sua.
Lei scappa dentro e una volta nel bagno, comincia a piangere di rabbia e di vergogna.
***
Le belle giornate si susseguono ma la signora è sempre nervosa.
Di notte come un incubo ma a volte come una droga, pensa spesso a quello che ha fatto col cane: di giorno scaccia quei pensieri, irritandosi con sé stessa, eppure, senza riuscire a trovare una giustificazione, diventa anche curiosa riguardo all’argomento. Infine, con una scusa, arriva persino ad avvicinare un cugino veterinario, accampando una serie di scuse per avere una risposta a certe sue perplessità. Fa anche la figura della cretina, pur di porre la domanda che più le sta a cuore …
- Perdonami, non mi considerare troppo scema – chiede con il viso più ingenuo del mondo – ma sai ho una figlia ragazzina per casa… un cane così grosso, maschio… potrebbe avere un orgasmo… insomma, in qualche modo sporcare di sperma un oggetto… o un punto della casa.
Ora se la mia ragazza, inavvertitamente, venisse... diciamo in contatto con, quella roba, diciamo... non potrebbe restarne incinta?
L’uomo la guardò perplesso, e stavolta non risponde al suo sorriso. Che avesse mangiato la foglia?
Carmela aveva raccontato che dei parenti volevano regalarle un grosso cane e che lei era inesperta rispetto all’argomento.
Il veterinario le risponde in maniera molto seria, nonostante lei faccia di tutto per sembrare faceta:
- Assolutamente impossibile… se questi sono i tuoi timori, levateli dalla testa. – disse il veterinario. era veramente perplesso, di certo non si aspettava quella domanda da lei. – Il seme del cane è incompatibile con l’ovulo femminile umano… semplicemente.
Poi la squadrò in maniera antipatica:
- Giusto per chiudere il discorso, visto che lo hai aperto tu, devi sapere anche che eventuali pratiche sessuali con un cane, vengono considerate vere e proprie violenze e, nei casi evidenti e gravi, perseguite!
Carmela diventa rossa, non tollera l’allusione. Infuriata, risponde:
- Capisco, troppe complicazioni… i cani non fanno per casa mia, non lo prendo più! – ringrazia frettolosamente senza aggiungere altro.
Allontanandosi in macchina è furiosa con sé stessa e con la propria idiozia, avrebbe potuto controllare sul web, farsi una ricerca privata.
Chissà quante volte il veterinario si era sentito fare la stessa domanda da qualche altra stronza come lei!
***
Dopo qualche settimana d’inferno, dopo aver pensato più volte con disgusto al membro di Dick e al suo seme appiccicoso… ricordandone il sapore selvatico, Carmela è di nuovo in crisi.
Come un “vampiro” deciso a placare la sua sete, pur avendo ribrezzo per sé stessa e per le sue azioni… la donna sublima ciò che le passa per la mente. Le cose che prima le facevano schifo adesso le mettono la febbre addosso, un desiderio: un vero bisogno. La droga del sesso l’aveva colpita nel modo peggiore.
Il budello liscio e caldo del cane, che spuntando indecorosamente dai peli neri, le avrebbe causato repulsione solo a vederlo, adesso lei lo bramava e, pur se con grande timore, lo desiderava ardentemente.
Se chiudeva gli occhi se lo sognava davanti alla bocca o peggio, che, vibrante, le cercava la fregna.
Un pomeriggio che i suoi sono tutti andati al cinema, andando e venendo dalla veranda, intravede un’ombra davanti al cancello, si affaccia... Dick!? Possibile, cosa ci faceva là fuori?
Esce e si rende conto della situazione. Il cancello dei vicini non si era chiuso bene e il cane è uscito: ora è indeciso, confuso.
Carmela lo fa entrare da lei, per sicurezza. Naturalmente, un attimo dopo, la curiosità erotica ebbe la meglio su di lei. Man mano che le saliva il calore tutto le sembrava più plausibile, più desiderabile... facile da ottenere.
Chiude accuratamente il suo cancello per evitare sorprese!
Il suo armeggiare deciso, la sua volontà di approfittare di quel lasso di tempo, come una ladra, la caricano di adrenalina.
Porta facilmente il cane in casa. Dick è grosso, un po’ lo teme, specialmente adesso che è già eccitato e che si muove continuamente.
- Qui, qui, vieni. Dick! – veloce, lei si mette a terra poggiandosi su un cuscino, non sa bene cosa fare ma cerca di attirarlo a sé.
Rapidissima, per il puro piacere di starsene nuda col cane, si è tolta la gonna e le mutandine.
Il cane è vicino ma resta in piedi. Eccitato non siede di certo, lei inizia immediatamente a carezzargli la pancia e a cercargli il cazzo.
Lo fa crescere, ricordando quello che ha già provato.
Adesso che è grosso e desiderabile lo vuole, a tutti i costi, lo vuole in bocca.
E’ terribile solo a pensarlo ma lei agisce come un robot: è schiava del desiderio, ha bisogno di succhiare il pene del cane.
Prova ad andargli sotto con la testa ma non è facile. la bestia non capisce e si allontana invece di avvicinarsi a lei.
Gli prende saldamente lo scroto in mano, il cane, quando lei lo stringe, non si muove più: è in sua totale balia.
Tenta un’altra presa. Allora, si abbassa a quattro zampe dietro Dick e, alzatagli la coda, col braccio, si tira il membro da dietro. Il cazzo svetta rosso, porpora e pieno di ardore, è tutto bagnato adesso, emette continuamente liquido lubrificante.
E’ il momento della verità: ce la farà ad assecondare col corpo le sue perfide fantasie?
Ce la fa! Vince l’ultima perplessità e si imbocca il glande, storto, tirandolo da sotto la pancia. Il cane trema di piacere. Carmela perde ogni ritegno, tiene il cazzo stretto e lo agguanta con le labbra.
Succhia e lecca, invasata dal piacere.
Ma non le basta un assaggio, adesso che ha vinto la ritrosia vuole di più. Capitombola per terra e senza alcun timore si piazza sotto il cane a faccia in su, riprende il glande in bocca, pulendosi dai peli, ma senza provare schifo.
Un liquido caldo e trasparente le si scarica in gola facendola tossire. Ne prendeva il più possibile, era lei a tirare il cazzo del cane e a dirigerlo in bocca.
La bestia ansima con la lingua di fuori, stupita da quell’inconcepibile piacere.
La femmina, adesso, ha imparato che gli stimoli, per essere percepiti dalla bestia, devono essere più forti e decisi rispetto all’uomo. Non si fa scrupolo di strattonargli, decisa i piccoli coglioni, perché ha imparato che non si fa male, anzi, è così che l’animale sente e apprezza al meglio le sensazioni.
Quando all’improvviso, tra le sue labbra, sente gonfiarsi l’escrescenza del piacere canino, le si rizzano i capelli in testa dalla goduria.
Con la parte razionale che è in lei, capisce che dovrebbe fermarsi, che sta correndo rischi incalcolabili, ma non si accontenta ancora. Probabilmente ha risvegliato desideri e piaceri ancestrali, perduti nel tempo e superati dalla civilizzazione... adesso si sente un bestia a sua volta, una lupa braccata e insidiata. Sente che deve permettere all’animale di accoppiarsi a lei, come fosse predestinato.
E sente anche che sarebbe impazzita se non si fosse fatta montare, brutalmente, dal bestione.
Si spoglia di tutto, quasi strappandosi di dosso la maglietta e il reggiseno, poi si pone in mezzo alla sala, a quattro zampe, cercando il più possibile di imitare la posizione che aveva visto tenere alla cagna nel cortile, qualche giorno prima.
Il cane inizia a girarle intorno, senza convinzione, mentre il cazzo scompare tra i peli. “Vuole giocare, non scopare!” pensa, stizzita, Carmela.
***
Non è colpa sua: lui risponde all’istinto e al richiamo della natura. Senza l’odore “del calore” della cagna, per lui, la donna nuda, profferta e discinta, in mezzo alla sala, non è più eccitante della TV o della lavatrice... ma sarà proprio così? Probabilmente no: perché l’animale è sì a disagio, ma anche molto “vigile”, nervoso.
La donna è stizzita a sua volta: non ha mai provato ciò che sta sperimentando. Questo non ha niente a che vedere con le classiche “sequenze sessuali” che ha sempre vissuto; l’eccitazione sessuale c’è ma si manifesta in maniera nuova. L’accoppiamento lo sente come una necessità, un bisogno e, soprattutto, sente un’esigenza misteriosa e senza spiegazione. Non certo per amore, ma lei vuole assolutamente che la bestia scarichi il suo seme, tutto e abbondante, e lo vuole dentro di se... lo sente quasi come una specie di sfida. Ha perso la testa.
Il tempo passa; Dick non si decide. E’ sempre più pericoloso tenerlo li...
Lo chiama, lo attira a se, è tutto molto scomodo, complicato. Continua a offrirgli il suo di dietro, muovendosi a quattro zampe per porsi a favore del cane.
Qualcosa succede quando, finalmente, le mette il muso nella figa; forse ricorda l’altra volta... ecco, con la coda dell’occhio, si accorge che il glande fa capolino dal pelo, il “pisello” è ancora piccolo ma sta venendo fuori: Carmela è felice.
Si spinge indietro a favore di Dick che, finalmente, salta.
Alto e possente adesso le sta sopra. Un dolore lancinante e inatteso le provoca un bruciore alla schiena; comprende: che idiota!
Un cane non è un fidanzato: ha zampe possenti e unghioni aguzzi, non volendo la bestia l’ha graffiata, certo.
E adesso che le pesa addosso e cerca di tenersi a lei, con le zampe continua a segnarle a sangue i fianchi.
Lascia perdere! Il dolore non ha importanza, nemmeno lo sente più.
La bestia saltella sulle zampe di dietro, parallele, mentre il suo bacino caldo e peloso le pesa sulle natiche.
Si sente fustigare sulle grandi labbra e tutto intorno, dietro le cosce. Capisce: è il glande che sciabola, spargendo liquido appiccicoso, mentre non riesce a trovare il suo buco. Carmela cerca di catturare quel cazzo che svetta alle sue spalle con la mano, per infilarlo da sé in vagina ma non ci riesce, il cane si muove troppo e il suo staffile, troppo lubrificato, le scivola dalle dita.
Poi, d’improvviso, si sente spaccare l’inguine: il pene del cane è entrato come una freccia acuminata.
La botta la colpisce, netta, fino alle ovaie, procurandole dolore e costringendola a schizzare in avanti come può.
Il membro rosso è entrato tutto, ma di scatto; forte del peso del grosso cane e, cosa che non si aspettava, è diventato praticamente il doppio, sia in spessore che in lunghezza.
Il cane non aveva mai “intostato” del tutto fino ad allora; capì che ne aveva potuto valutarne solo il glande o poco più.
Adesso che il cane era veramente eccitato e provava la sua prima copula, il membro era diventato un tozzo cilindro dalla testa piatta e carnosa. Lei si tastò con le dita per capire se aveva riportato qualche taglio e scoprì, con sorpresa, che stava ricevendo dentro un pene grosso, spesso come una lattina di Coca.
Disfatta dal dolore e dal piacere, felice di lasciarsi andare alla bestia, Carmela non soffriva più niente: tutto le procurava piacere.
Dick, una volta in fregna, saltellava sulle zampe cercando una posizione comoda; non era facile perché, poverino, scivolava con le unghie sulle maioliche del pavimento.
Con le zampe anteriori si teneva ai fianchi della femmina. Appena trova una posizione consona inizia a scoparla come un forsennato.
La donna non credeva che si potesse pompare così velocemente, aveva letteralmente paura che, come si dice, potesse “scottarsi” per l’attrito.
In realtà, si sentiva in corpo come un martello pneumatico, inarrestabile, che la rendeva impotente, incapace di gestire sia il piacere che l’orgasmo. Adesso è in balia della bestia; le gira la testa a causa dell’incredibile sollecitazione ai genitali. Il piacere fisico è come un fiume in piena: la travolgeva e lei è impotente contro quell’attacco di lussuria.
Un fischio, da fuori, la raggèla, facendole accelerare i battiti del cuore.
- Dick? Dick? – è la voce di Marco, dal giardino. Cercava il suo cane.
Si sente perduta. Il cane, per fortuna, è troppo infoiato a scoparla a tutta velocità... praticamente il grosso coso le vibrava dentro e, la bestia, non bada ad altro.
Vede illuminarsi il suo cellulare sul tavolo... “che altro mi deve mai accadere? Maledizione!” pensa Carmela, bloccata e impotente.
Si sente un’imbranata; si merita tutto il danno e la vergogna che la colpiranno, certamente, di li a poco.
Nuda, sotto un cane, senza aver preso nessuna precauzione, in balia del bestione che la carica e le pompa dentro il suo enorme manico, impazzito dal piacere e senza possibilità di controllo. E, intanto, il padrone del cane, che lo cerca appena fuori casa sua... infine: i suoi familiari, che possono rientrare da un momento all’altro. Una rovina!
Non prova neppure più piacere, si sente solo aggredita, sballottata e bloccata da quella furia, che, incurante dei suoi problemi, affanna e spinge forte nell’utero.
Deve divincolarsi, deve almeno tentare di mettersi qualcosa addosso: almeno provarci, a salvare la faccia, cazzo!
Ma che succede, ancora?
Non riesce assolutamente a muoversi; ora che si concentra sul suo stato, si accorge di essere totalmente bloccata sotto la bestia: sono legati insieme, all’altezza del bacino.
Quando si è lasciata fottere, la sua vagina ha resistito alla dilatazione. Ora, le pareti dell’utero si sono adattate al membro animalesco, ma non può sgattaiolarne fuori. Ricorda allora che il cazzo adesso è bloccato dentro di lei. Non si stacca: è impossibile!
Chissà quando potrà tirarlo fuori; adesso non c’è niente da fare, la grossa palla animalesca si è gonfiata dentro di lei e per farlo uscire dovrebbe praticamente “partorirlo”. Chissà con quali, devastanti, conseguenze.
Il cane scivola di lato? Lei scivola con lui.
La bestia cerca di venir fuori? La tira indietro con sé sul pavimento... in questo momento la sua fica è simile alla bocca di un pesce, tenuta saldamente da un amo fatto di carne.
Per fortuna non sente più Marco, di fuori, che incalza ma è, subissata dalla vergogna e dall’impotenza. Comincia a piangere in quella mortificante posizione.
Intanto il cane, del tutto estraneo alle sue preoccupazioni, comincia a sborrare, emettendo il suo seme liquido e abbondante. Si sente gonfiare la pancia, per quanto sperma sta prendendo, perché, purtroppo, il liquido non può fuoriuscire, a causa del tappo di carne che il cane ha introdotto nel suo corpo.
Carmela non può fare altro che abbattersi sui gomiti doloranti e aspettare, sommersa dall’umiliazione.
Fuori, adesso, c’è un silenzio che non promette niente di buono!
Spera solo che nessuna traccia grossolana porti subito Marco a bussare alla sua porta.
***
Il cane e la femmina d’uomo sono incastrati in mezzo alla stanza e l’animale, sempre più a disagio, fa di tutto per staccarsi, ora che ha goduto fino all’ultima goccia.
Tira, si sposta, scarta, procurando a Carmela sensazioni e dolori, al limite della sopportazione.
Si sente spaccare la figa, ma niente: il pene non esce e lei ha troppa paura di tirare forte, anzi, lo tiene avvinto a sé per una zampa, tirandoselo dentro.
E’ terrorizzata, teme di fare ancora più danni, magari rompendosi a sangue. Ci mancherebbe solo questo: una fuga imbarazzante al pronto soccorso.
Guarda l’orologio alla parete... i minuti passano e lei se ne sta li, sporca, ferita, graffiata e col viso rigato da lacrime secche.
Passano quasi dieci minuti poi, con un “plop” che ha del miracoloso, il cazzo svicola fuori, accompagnato da una lava di sperma liquido, quasi come orina.
Nonostante perda dalla vagina, Carmela balza in piedi, nel tentativo di salvare il salvabile.
Si riveste alla meglio e, preso il cellulare, si precipita fuori di casa, controllando che nessuno la possa vedere, il cane la segue, felice di tornare all’aria aperta. Si chiude la porta alle spalle ma sta attenta a prendere le chiavi, ci mancherebbe solo questo. Non può permettere a nessuno di entrare: il suo soggiorno è un campo di battaglia.
Il cane scodinzola felice e corre a fare pipì, marcando i soliti lampioncini.
Carmela controlla il cellulare: l’ultima chiamata è proprio di Marco. La donna escogita un piano e spera che non abbia lacune troppo evidenti. Chiama:
- Marco? Ma dove stai?
- Scusami, forse stavi riposando? Sto cercando Dick... è scappato!
- Ma no, poverino, torna indietro che sta qui... l’avevate lasciato fuori, povero cucciolone. – dice con voce falsamente allegra. Come se niente fosse.
Pochi attimi dopo, passa il cane a Marco, al cancello, cercando di evitare spiegazioni.
- Caspita – dice il giovane – hai l’aria distrutta... mi spiace... come mai non lo hai lasciato fuori? -
- Mi sentivo sola... – risponde lei, e se ne torna verso casa, avendo cura di chiudersi il cancello alle spalle, insieme a tutta quella giornata che vorrebbe cancellare dalla sua esistenza.
Si infila subito le mutande per assorbire gli ultimi piccoli fiotti che ancora sgorgano dalle grandi labbra e poi, sforzandosi di non pensare, inizia a pulire meticolosamente dappertutto, cercando di eliminare ogni traccia.
Quando, spossata e distrutta, finalmente si buttò sotto la doccia, sente entrare i suoi con le buste della spesa.
***
Epilogo
“Questa, cara Giovanna, è la strana storia che ho vissuto in un momento della vita che non saprei definire.
Dieci anni fa capitò qualcosa; una molla scattò in me, forse, e in pochi mesi, ho dato fondo a tutta la parte trasgressiva che si nasconde in me, chissà?
All’epoca fui fortunata e me la cavai bene.
Uscii da quel pomeriggio di follia, con qualche graffio e qualche sguardo perplesso da parte di chi mi conosceva bene.
Ringraziavo il cielo che tutto fosse finito alla meglio, per fortuna.
Nelle settimane successive cercai la distrazione, la pace e, non ti nascondo, che ho girato varie chiese, lontano dal mio paese, per trovare il coraggio di confessarmi. Non lo feci ma, alla fine, fu meglio così.
Perché, amica mia, devi sapere qualcosa, ancora, che non posso omettere da questo resoconto. Alla fine di agosto di quel terribile anno, capitò una cosa singolare.
Un venerdì, mio marito partì per il nord, per partecipare ad una fiera e portò i ragazzi con sé... sarebbero tornati solamente il lunedì.
Avrei potuto rilassarmi da sola, in pace, dopo gli impegni estivi...
Il sabato mattina, sapendo che mi svegliavo sempre presto, Marco bussò alla mia porta con gli occhi da “tenerone” e con in mano una busta di croccantini:
- Ecco, scusa... – disse – veramente Isa e io, saremmo stati invitati... un amico ha la barca a vela, sarebbe solo per due giorni. Tu... ehm, potresti...? –
- Tenervi Dick? – ci pensai su, mi sembrava uno strano segno del destino ma non seppi dire di no – Certo, perché no? Lascialo pure, sono da sola... mi fa compagnia!
- Sono contento, grazie! – disse Marco raggiante – So che sarà in buone mani... e poi: Dick è letteralmente innamorato di te!
- Tu dici? – risposi con un sorrisetto enigmatico, mentre un attacco di perfidia mi attraversava tutta la schiena.
Così passai il week end con il mio grosso “amante” nero ma questa volta non ero impreparata: ne godetti a lungo e senza remore.
“Se devo proprio andare all’inferno, voglio che almeno ne sia valsa la pena!” pensai in quei giorni!
Con affetto, Carmela.”
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