Dark Perversione di G. Esse - 1
La stregoneria deriva dalla lussuria, che nelle donne è insaziabile.
Malleus Maleficarum, 1487
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Carmela è una donna deliziosa, ha superato da poco i quaranta. Vive in uno dei solatii paesini della provincia di Salerno, in Campania.
Dopo un matrimonio del tutto regolare, ha abbandonato il suo lavoro di consulente assicurativo, visto che il marito, G. S., ha un’attività redditizia ereditata dalla famiglia, ha deciso di dedicarsi interamente ai suoi figli, nati subito dopo il matrimonio, a breve distanza l’uno dall’altra.
Oltre ad essere ormai una casalinga a trecentosessanta gradi, Carmela controlla la contabilità della ditta di famiglia. Per il resto ama starsene a casa, soprattutto da quando, solo due anni prima, hanno potuto ristrutturare una villetta in un quartiere residenziale, arioso e perso nel verde.
Dal punto di vista sentimentale, Carmela, non ha i cosiddetti “grilli per la testa”. Dopo le classiche esperienze di ragazza, dopo qualche flirt giovanile, ha conosciuto suo marito.
L’uomo, pur essendo un po’ provinciale e nonostante la passione per la buona cucina, era profondamente innamorato di lei. Sopperiva così ai suoi limiti, anche culturali, facendo veramente di tutto per darle una vita serena. Dedicava alla famiglia tutto il suo tempo libero e faceva anche di tutto per essere presente nella vita di sua moglie, poiché era veramente una bella donna e ne era sinceramente innamorato.
Sempre elegante ma in modo sobrio e controllato, sempre piacevole, aveva un qualcosa di delizioso nel portamento, probabilmente a causa delle proporzioni perfette del suo corpicino.
Carmela non era molto alta, superava di poco il metro e sessantacinque: asciutta ma non magra. L’età le aveva riempito dolcemente i fianchi e così le sue forme sinuose non passavano inosservate quando, per mille motivi, si recava in paese, al lavoro oppure in città. I suoi tacchi, mai eccessivi, e i tailleur, semplici e pregevoli, attraevano, sul suo sedere armonioso, lo sguardo di molti, anche delle signore, magari armate di un pizzico di invidia.
Cosi, nonostante non fosse tipo da ostentare la sua femminilità, a quarant’anni Carmela era un’attrazione proibita per molti uomini, compresi i più giovani e i più prestanti.
Ma la donna aveva poco tempo per pensare alle distrazioni; aveva un marito molto innamorato, e la fortuna di poterlo gestire bene, dal punto di vista sessuale, visto che l’uomo era sempre pronto e disponibile per lei.
Aveva una perfetta gestione dei momenti propizi per “dargliela”, a seconda delle pulsioni e degli stimoli che le inviava la sua libido. Intanto, i corteggiatori, pochi e discreti, non mancavano.
Lei allontanava puntualmente e con freddezza ogni avventuriero: amava la sicurezza, la tranquillità e così concedeva un sorriso solo alle persone per bene… e magari, qualcosa in più. Un bacio rubato in un pomeriggio intimo, qualche abbraccio più spinto che le aveva fatto dire di no, sul momento, per poi desiderare nel profondo del suo cuore, che l’occasione si ripetesse.
Insomma fino all’inizio della nostra storia, Carmela non aveva mai cornificato suo marito per davvero e si accontentava di un sesso “blindato” pacifico e quieto.
Adesso eccoci qui, con lei, nella sua A3 bianca, immacolata e asettica, profumata di ricercato cinabro.
Siamo alla fine della primavera.
La palestra dei ragazzi è circondata da un piazzale molto ampio a cui si accede dal grosso cancello, sempre aperto.
E’ una delle poche mamme che si reca a prendere i ragazzi in auto; abitano un po’ fuori dal centro del paese. Tra poco, ora che la bella stagione lo permetterà, loro stessi si organizzeranno con le bici o il motorino. La sua presenza in quel cortile, nel pomeriggio sornione di provincia, è abbastanza occasionale. Carmela è uscita molto prima del previsto, ha accompagnato prima suo marito in ditta. Dopo le lunghe giornate invernali non le spiace stare all’aperto e godersi il primo sole.
La radio trasmette le solite canzoni e Carmela ne approfitta per dare uno sguardo al Cosmopolitan, acquistato la mattina assieme all’immancabile Settimana Enigmistica.
Davanti alla corta scalinata della palestra, ci sono parcheggiate poche macchine, tutte vuote; di alcune conosce i rispettivi proprietari.
Un abbaiare strano, sincopato, attrae la sua attenzione. A pochi metri dalla sua auto, una cagnetta bianca, una bastarda di taglia media, si è appena rifugiata nel parcheggio.
Lo sguardo della bestiola si perde nel vuoto come se cercasse un punto di riferimento. A pochi metri da lei altri tre cani, si muovono impacciati, anch’essi guardinghi ma eccitati, allertati. Le orecchie ritte: si affrontano con lo sguardo e si muovono in tondo, attorno alla cagna, come seguendo uno strano rituale del tutto incomprensibile per gli umani.
Dopo il primo stupore, la donna si lascia andare a un sorrisetto leggermente impacciato. Si guarda intorno, non c’è anima viva.
Ora la situazione è chiara: la cagnetta è in calore e quelli intorno a lei sono i suoi pretendenti; tra qualche mese la popolazione di randagi del Comune aumenterà!
Si dedica al giornale, lasciando i cani al loro destino. Poco dopo, un paio di lai più patetici e sofferti, le fecero perdere di nuovo la concentrazione. Il cane più possente, una specie di lupo, di razza non pura, aveva stabilito il suo ruolo dominante e adesso ansa con la lingua rossa, penzoloni. Gli altri cagnetti guaiscono eccitati, la cagna fissa il suo “cavaliere”, sembra voglia dirgli: “Eccomi, adesso posso essere tua. Hai vinto e prendimi!”
Carmela tenta ancora una volta di riprendere la sua lettura ma lo sguardo è attratto dai genitali del cane maschio: quello che ha vinto. Ogni suo sospiro affannato corrisponde, come quando si gonfia un palloncino, ad uno sbalzo avanti del bastone: è rosso come un peperone, lucido e rizzato.
Nonostante il cane non sia enorme, il suo glande è molto evidente fuori dal canale di pelo che ha sotto l’inguine. La donna non può fare a meno di ideare un veloce paragone tra quella lingua di carne che brancola nel vuoto e il cazzo di suo marito, quando lo tira fuori con la speranza che lei si conceda.
Carmela si guarda intorno per accertarsi di essere sola. Ricorda che, per strada, le era già capitato di imbattersi in una copula tra cani, mai, però, questo era avvenuto sotto il suo sguardo attento, così vicino a lei. Evidentemente le bestiole non si sono proprio accorte della sua presenza.
Nessuno in vista, decide sorridendo di sé stessa, di sbirciare l’accoppiamento che, era chiaro, sarebbe iniziato tra qualche attimo, proprio davanti a lei.
Infatti, la cagna aveva la coda sempre più alzata, mostrando il posteriore, peloso e bianco. Il maschio da uno sguardo intorno, per sincerarsi di poter cominciare in pace, poi si pone dietro la cagnetta e comincia ad annusare. La sua coda frusta l’aria per la violenta eccitazione. La lecca accuratamente, poi, dopo alcuni sconnessi tentativi di saltarle sopra, riesce a infilarglielo dentro.
Carmela guarda la scena con un pizzico di disgusto, non ha mai amato troppo i cani: è un’igienista sempre preoccupata da polvere e batteri... ma adesso che li vede accoppiati, prova un certo imbarazzo.
Controlla ancora, per essere sicura che nessuno la guardi; allora, si permette di lasciarsi andare e di osservare quell’assalto, tanto naturale quanto violento.
L’immagine che la colpisce di più è il senso di ineluttabilità, di necessità, che sprigiona da quel rapporto frettoloso. Nell’aria si percepisce tutto il desiderio irrefrenabile del maschio. Il cane è incurante del mondo intero, ha un solo obbiettivo: fottersi la femmina e venire dentro di lei.
Un sorrisetto sulle labbra, tentando di stemperare la leggera eccitazione che le arrossa le guance; cerca di distogliere lo sguardo ma non ci riesce più, si accerta di nuovo di essere sola.
Dal finestrino mezzo aperto. la raggiungono i mugolii e gli ansiti delle bestiole. Ecco, finalmente il cane sta godendo, si vede da come si ferma, rigido e tremante, dopo gli ultimi colpi.
Durante l’accoppiamento aveva menato colpi ad una velocità incredibile, adesso invece, era teso e fermo, tutto dentro la sua femmina.
“Ok, fine dello spettacolo!” pensa con sufficienza Carmela, e si accinge, ancora una volta, a dedicarsi al giornale che ha posato in grembo. Tra qualche minuto i ragazzi sarebbero usciti dalla palestra.
Ancora uno sguardo fuggevole, ritorna al gruppo di cani a pochi metri dal suo sportello. Sono ancora li e guaiscono, come se piangessero.
Qualcosa la lascia sorpresa: un’immagine attrae magneticamente la sua attenzione, i due cani sono ancora attaccati, legati l’un l’altra, in un modo che Carmela non comprende subito.
Praticamente, anche se il maschio e sceso dalla groppa della cagna, restano incollati tra di loro per i genitali.
Il cane sta storto, in maniera innaturale: è scomodo. tenta degli scatti inconsulti con la zampa posteriore, pur di liberarsi, adesso è visibilmente impaurito. La femmina guarda nel vuoto, anch’essa ansante, forse spaventata... ma non succede assolutamente niente. Gli animali cercano inutilmente di liberarsi da quella pericolosa prigionia che li rende molto vulnerabili.
Carmela non capisce cosa stia accadendo.
Guarda, pensa, adesso è lievemente sconvolta dalla situazione. A momenti tutti usciranno dalla palestra.
Accidenti! Condivide non volendo, lo stesso imbarazzo delle povere bestiole. Nonostante non ci sia niente di male, non vuole farsi trovare tanto vicina a quegli animali, attaccati “per la coda”!
Prova a mettere in moto ma l’auto non parte, la scena la sconvolge… ricorda che a volte aveva sentito quell’espressione: “sono rimasti attaccati” ma non aveva mai assistito ad una situazione simile.
I minuti passano… non succede niente, il cane ha ancora il pene dentro la femmina, e a nulla valgono i suoi disperati tentativi di liberarsi. Non si desiderano più, lui ha avuto il suo orgasmo, adesso ha solo paura.
Le porte della palestra si aprono, Carmela ingrana la marcia e parte, esagerando nell’accelerazione, per allontanarsi dalla piccola muta.
Poco dopo i ragazzi cominciano a sciamare vociando, i suoi figli la raggiungono e occupano i posti in macchina.
Svoltando per raggiungere l’uscita, la ragazza, esclama:
- Oh, guarda, due cani che scopano! – e ride, mentre li indica col dito.
- La smetti? – la sgrida severa la madre – Non voglio più sentire quella parolaccia! – proprio in quel momento vede che i cani, si sono appena liberati e scappano, veloci, verso l’esterno, saranno passati quasi dieci minuti…
“Dieci minuti, pensa Carmela. Dieci minuti in cui la bestiola ha dovuto subire e tenersi dentro l’affare del maschio, senza potersi ribellare… ha dovuto subire e aspettare.”
Non avrebbe saputo spiegare perché, quest’idea dell’attesa, del dover servire il maschio senza potersi ribellare, le provocava una fitta umida tra le cosce.
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