Capitolo 11: Il bull nero incontrato per strada.

Raf 1990
06 September 2023

Tornando all’attualità della mia intensa vita sessuale da donna matura, devo confessare che una mia grande passione sono gli uomini di colore. Avevo sempre sognato di fare porcate con un bel maschione nero, ben dotato e resistente. Infatti, qualche anno prima, avevo scopato con gusto e libidine con il nero fuori dal supermercato. L’atto esotico dell’accoppiamento con un maschio di etnia diversa, mi ha sempre eccitata da morire. Fu così che, un pomeriggio, ebbi l’occasione di agganciare un bel maschio nero, il secondo della mia vita.

Tardo pomeriggio. Con fuseaux neri, maglietta e scarpe da ginnastica, mi rendevo conto, nonostante i miei 52 anni, di essere ancora eccitante ed invitante per qualsiasi maschio. Infatti “attraevo” sia giovani dai 17/18 anni in su in cerca di una milfona esperta, sia uomini miei coetanei, fino ad arrivare a vecchi porci.

Passeggiavo tranquillamente ascoltando musica con le cuffiette, quando incrociai un nero piuttosto coatto, alto, con i capelli da rasta avvolti in una bandana, muscoloso e subito pensai maliziosamente, tra me e me, sicuramente con un grande cazzo da vero toro tra le cosce.

Inutile dire che mi sentii immediatamente attratta sessualmente da quel bel maschione e così iniziai a fantasticare e desiderare le cose più sporche da fare con quel nero sconosciuto. Mi venne, improvvisa, la voglia di fare la troia, di darmi completamente a lui, di farmi fottere.

Mi fermai e guardandolo, mi appoggiai ad un muretto cominciando a simulare degli esercizi, sparandogli volutamente delle pose sexy ed invitanti, tanto che il negrone dovette eccitarsi non poco, perchè mi sorrise con sguardo malizioso. In pochi attimi e grazie alla enorme esperienza, lo agganciai sorridendogli a mia volta e ci sedemmo sul muretto. Mi feci offrire una sigaretta e fumammo insieme, cominciando a parlare del più e del meno.

Mi disse di avere 27 anni, di essere senegalese e mi confessò di piacergli molto. Io lo misi al corrente di avere un compagno ma, altrettanto in fretta, gli confessai che non era un problema, che anzi, amavo tanto trasgredire e tradirlo e che anche lui mi piaceva tantissimo, addirittura, senza freni inibitori, gli dissi che mi eccitava da morire e gli chiesi timidamente se fosse disposto a “soddisfare” una donna di 52 anni impegnata. Lui non solo rispose che era disponibile, ma aggiunse di ritenersi fortunato che lo avessi “scelto” e che mi avrebbe “trombato” molto volentieri.

Scoppiammo a ridere e, con fare malizioso da gran troia, gli chiesi come ce “l’avesse”. Lui, visibilmente eccitato, mi rassicurò garantendomi che era un fuoriclasse, sia per le dimensioni, sia per la sua abilità a letto. Aggiunse che se volevo, me lo avrebbe fatto vedere, se mi piaceva era tutto per me, avrei potuto farci tutto quello che desideravo, altrimenti pazienza. Con la brasiliana già bagnatissima dalla mia fica in fiamme, accettai subito rispondendo che adesso ero decisamente molto curiosa di vederlo.

Continuammo a fare battute, da finta ingenua gli guardavo la patta e lo stuzzicavo, dicendogli che non sembrava che fosse così grosso come asseriva, con lo sguardo fisso sulla sua patta mi mordicchiavo il labbro inferiore e gli chiedevo di farmelo vedere li, subito. Ovviamente non era possibile, ma visto che in quel momento non passava anima viva, poggiai un dito sulla patta dei pantaloni, come una liceale alle prime armi. Quando poi lui, ormai arrapato come un animale da monta, divenne apertamente disinibito dicendo che desiderava sfondarmi e farmi godere… beh, persi completamente la testa, mi fece eccitare tantissimo e, decisa sempre più a farmi fottere da lui, gli dissi senza più indugi di voler provare il suo attrezzo di cioccolato.

Impaziente, lo misi al corrente di avere l’auto nei paraggi e che potevamo andare subito, con prudenza e cercando di non dare nell’occhio, a casa mia e lui non se lo fece di certo ripetere due volte.

E così ci recammo da me.

Una volta arrivati, gli dissi di essere piuttosto sudata e che avevo bisogno di una doccia, ma lui disse che voleva “prendermi” così, sudata e strapazzata. Un brivido di piacere e di libidine percorse tutto il mio corpo e, presolo per mano, lo condussi in camera da letto dove cominciammo a baciarci. Era molto alto e facevo fatica a baciarlo, ma lui mi prese praticamente in braccio e, con le mani appoggiate alle mie chiappe, prese a slinguazzarmi per bene. Io contraccambiavo in un bacio profondo e prolungato. 

Prese a leccarmi il collo e dietro le orecchie (il mio punto erogeno per eccellenza), lo sentivo ansimare mentre mi leccava le orecchie eccitandomi ancora di più. Mi calò i fuseaux e la brasiliana, mi fece sedere sulla poltrona e cominciò a leccarmi fica e culo. Sentivo e vedevo la sua lingua esplorarmi l’intimità, sputava sul buco del culo e lo leccava avidamente, mentre due dita presero ad esplorarmi la vagina. Dopo qualche minuto, non ce la facevo più, volevo scopare, volevo il cazzo e glielo dissi.

Si alzò, si spogliò completamente nudo e si distese sul letto. Lo spettacolo che si parò ai miei occhi mi lasciò senza fiato. Un nero tatuato, un vero bull spaccaculi volgare, glabro, con un grosso cazzo nerissimo, umido, noduloso che aspettava solo i miei servizi da porca, era lì a mia completa disposizione. La cappella, fungo invitante e goloso, era turgida e violacea, gonfia e lucida. Trasbordava in maniera incredibile dall’asta, pulsante e dura. Reggeva dritto l’impressionante cazzo già durissimo segandoselo e guardandomi in attesa, mentre in fretta finivo di denudarmi, vacca impaziente di godermi quel cazzone incredibile.

Completamente nuda, lo raggiunsi sul letto e mi adagiai al suo fianco e, mentre lo baciavo in bocca e gli leccavo i capezzoli, presi il grosso cazzo in mano cominciando ad andare su e giù in una sega. Duro, lo stringevo in mano e ne rimaneva fuori una buona metà tanto era grosso. Rapita da quello spettacolo e dall’eccitazione della situazione, vedevo il grande cazzo scappellarsi nella mia mano, durissimo, sentivo delle venature al tatto. Gli palpavo i grossi coglioni quasi a soppesarli, contenuti in un enorme scroto nero e teso. Andammo avanti così per qualche minuto, assaggiandoci a vicenda. Mi accarezzava e palpava tutto il corpo.

Presi a leccare la grossa cappella con colpi decisi e profondi, la leccavo come fosse un enorme cono gelato, filamenti appiccicosi di saliva si allungavano dalla cappella alle mie labbra. Emanava un odore di selvatico, misto all’odore tipico della cappella, il suo sudore ed i suoi umori avevano un profumo acidulo che mi faceva letteralmente perdere la testa. Intanto, tenendola stretta nella mano, presi a leccargli tutta l’asta, la mordicchiavo di lato e sopra, arrivavo ai testicoli, li leccavo e succhiavo per bene e poi ritornavo alla cappella che ingoiai avidamente. Era estremamente faticoso tenerla in bocca, accidenti, era veramente grossa, gonfia, turgida, eccitante nella sua volgarità. Mugolando di piacere, con la bocca allargata allo spasimo date le dimensioni, la circondavo alla base del prepuzio con le labbra a ventosa, avvertendo un vago odore di smegma. Intanto la lingua solleticava come impazzita l’uretra; ero eccitatissima mentre gli facevo il pompino. Con la mano dietro la mia nuca, lui godeva tantissimo e mi osservava intenta a lavorarmi, da vacca navigata, di bocca il suo cazzo, mentre con la lingua continuavo a solleticarne la testa, con le labbra la baciavo, la ciucciavo, la risucchiavo rumorosamente mugolando di piacere intenso, selvaggio. Intanto gli accarezzavo il torace ed i coglioni e, ad occhi chiusi, presi ad andare velocemente su e giù sull’uccello tenuto fermo dal senegalese in un mega pompino da antologia.

Il cazzo nero entrava ed usciva dalla mia morbida e calda bocca come fosse acciaio rovente nel burro, in un grandioso pompino da manuale, bavoso, umido, passionale. Reso ancora più umido dalla mia saliva, era così duro da far spavento. Cercavo di prenderlo per intero in bocca ma con scarsi risultati, infatti, quando sentivo la cappella lambirmi la gola, notavo che ne avevo in bocca circa un terzo, di più non ne entrava. Fui colta più volte da conati, ma ero incapace di fermarmi, pompavo come una matta quel grosso cazzo nero, volevo ingoiarlo tutto. Mi scendevano le lacrime a causa dello sforzo di tenerlo in bocca. Intanto lui ficcò un dito nel mio culo iniziando a stantuffarlo sempre con maggior voga.

Folle di piacere, troia appassionata di pompe, in pochi minuti lo portai al massimo dell’erezione con la mia esperta bocca, poi mi fermai e mi posizionai carponi sui gomiti facendogli capire di mettermelo in fica. Sentii la pressione della sua cappella sulle labbra della mia passera. Fu una sensazione paradisiaca quando, con non poca fatica e forza, mi entrò completamente in corpo col suo cazzo esagerato. Andava avanti e indietro a ritmo serrato, mentre le mani mi palpavano le tette ed i glutei. Era veramente bravo a letto, mi scopava con esperienza e passione, nonostante i suoi 27 anni.

Ad occhi chiusi, godevo come una porca, da gran troia lo esortavo a non fermarsi, a scoparmi selvaggiamente cosa che lui faceva senza pietà, ero una vacca che si godeva quel mostro nero piantato in fica strillando letteralmente di piacere intenso. Con colpi violenti e ben assestati, mi stava pompando alla grande, ad ogni colpo mi faceva andare in avanti in un gioco incredibilmente selvaggio, ma proprio per questo eccitantissimo. Mi ficcò un dito in bocca ed io cominciai a succhiarlo avidamente mentre mi dava della troia, mi chiedeva se mi piacesse ed io annuivo lamentandomi, la testa immersa nel cuscino, stringendo tra le mani il lenzuolo ed incapace di parlare tanto stavo godendo. Il palo turgido mi entrava ed usciva dalla vulva sfregando le sue pareti e portandomi a godere come una folle, mi sentivo riempita da quel tubo caldo e duro, pulsante, noduloso, avvertivo la cappella, dalla circonferenza maggiore confronto all’asta, che mi allargava e mi riempiva la fica mentre sbrodolavo copiosamente da vacca in calore. Ad occhi chiusi godevo, godevo da morire fino a che, con un lamento prolungato, venni in maniera intensa, profonda, selvaggia, in un orgasmo incredibilmente indecoroso e prolungato. Squirtaii moltissimo.

Con la vulva sgocciolante, mi girò su un lato, mi alzò una gamba e mi penetrò da dietro. Mentre mi palpava le tette, potevo vedere quel “mostro” che entrava ed usciva dalla mia fica piena di umori e di liquido seminale del nero in una scopata da antologia. Intanto mi poggiò una mano sulla pancia ed accarezzava il punto dove il suo cazzo mi entrava in fica e cercavamo di baciarci, in un tripudio di libidine e godimento. Mi stava letteralmente massacrando la patata, ma mi piaceva quel trattamento selvaggio e maschio. Lui era un vero toro da monta, con il cazzo pieno dei miei umori ed ancora duro come il marmo, si distese e mi fece salire su di lui. Sentii la grossa cappella che si faceva di nuovo strada nella mia fica e, in uno smorza candela da paura, cominciai a saltare sul suo cazzo in maniera violenta, praticamente adesso ero io che mi scopavo lui, con le tette che sbattevano sul suo torace mentre mi teneva ferma con le mani sul culo a dettare il ritmo. Poi mi alzai, sempre con l’uccello dentro di me, mi feci sorreggere dalle sue mani e continuai a cavalcarlo con una voglia ed una passione incredibili. Godevo nel sentirmi porca, mentre tradivo il mio compagno con un nero sconosciuto, nel lettone dove tante scopate facevo con lui, godevo al pensiero di trombare con un negrone da monta che mi stava devastando la fica. Impalata sul suo cazzone, venni intensamente una seconda volta, strillando e mugolando, con gli occhi strabuzzati. Squirtai ancora una volta, bagnando il materasso.

Adesso lo volevo in culo, desideravo “venire” con quel cazzo enorme nell’intestino. L’unico timore era per l’incolumità del buco del culo che, nonostante ne avesse beccati tanti, temevo che non reggesse l’urto con un mostro del genere, ma lo volevo, lo volevo intensamente nel culo e glielo dissi senza alcun ritegno, ero completamente partita di testa diventando una vera vacca da monta. 

Andai in cucina e presi il panetto di burro dal frigo chiedendogli di lubrificarmi prima di incularmi. 

Mi riportò a pecorina e prese a spalmarmi la rosellina di burro fino a lubrificarla per bene e poi, appoggiata la grossa cappella, inserì l’intero, enorme cazzo nel mio intestino, cominciando ad incularmi in maniera inesorabile, selvaggia e laida; era uno spaccaculi incredibile. A parole è impossibile descrivere il dolore che mi provocava quel bastone in culo, so che, nonostante fosse stato ben lubrificato col burro, me lo aveva praticamente rotto, ma ormai ero partita di testa, lo scongiuravo di non fermarsi, di andare a fondo ed il porco mi accontentò di buon grado, inculandomi ancora più violentemente, tanto che avvertivo l’intero cazzo piantato in culo, fino all’intestino. 

Dallo specchio dell’armadio vedevo me stessa stravolta dal piacere e lui dietro che godeva tantissimo mentre mi “faceva” il culo, eccitata all’inverosimile mi godevo quell’inculata inesorabile e violenta, mi prendeva sulle scapole e mi attirava a se, facendo, entrare il cazzo giù in profondità, ero prigioniera di quel nero sconosciuto. Me lo stava spaccando per bene, usciva per poi penetrare di nuovo interamente nello sfintere fino ai coglioni. Mi ritrovai a pensare, divertita, che avrei camminato in maniera innaturale per i prossimi giorni, ma ora tutta me stessa era proiettata solo verso il godimento estremo, per cui il dolore si attenuò, lasciando il posto al solo godimento intenso.

Era bravissimo. Lo tirava fuori dal culo e lo ficcava nella mia fica, poi faceva il contrario in una girandola incredibile e fu così che, folle di piacere intenso, strillando e mugolando, venni per la terza volta, sempre in maniera intensa e profonda; come una cagna, “venni” mentre mi fracassava culo e vulva. “Oh Dio, oh Dio che scopata…”, mi sentii dire. Fu un orgasmo intenso, profondo ed appagante. Capii che ormai era prossimo pure lui a venire e desideravo la sua sborra, la desideravo in bocca.

Stravolta dalla goduria, - “sborrami in bocca” - fu l’unica cosa che riuscii a dirgli con un filo di voce sensuale e, immediatamente lui, ormai pronto a godere, si alzò, gettò un cuscino in terra, mi fece inginocchiare e mi disse di mostrargli come sapessi far venire un maschio con la bocca, promettendomi tanta sborra calda, tutta da ingoiare.

Una vacca gran pompinara, esperta di cazzo in bocca come me, accetta con entusiasmo tali sfide e così, intenzionata a fargli un pompino grandioso per beccarmi la più grossa quantità di sperma in bocca, con le mani appoggiate alle sue cosce, presi nuovamente nella bocca il grosso cazzo guardandolo dritto negli occhi con aria da gran troia succhia cazzi. Avvertivo l’odore di burro misto a quello dei miei e dei suoi umori andando avanti ed indietro a pompare l’uccello, ben decisa e desiderosa di farmi sborrare in bocca. Lo stavo facendo impazzire dal piacere. Lasciavo scivolare la cappella fino alla gola, con una sensazione di riempimento totale che mi soffocava, le narici allargate in maniera innaturale in cerca d’aria e l’inevitabile sensazione di vomito, mentre lo spompinavo in maniera incredibile, magistrale. Lui, ormai impazzito dal piacere, mi reggeva la testa con tutte e due le mani incrociate dietro la nuca, sudato ed ansimante, quando improvvisamente lo sentii urlare ed uno, due, tre, quattro schizzi violenti e densi mi inondarono la bocca; ad ogni schizzo lanciavamo insieme dei mugolii. Quanta sborra mi scaricò in bocca, era pazzesco. Di pompini con ingoio ne ho fatti tantissimi, ma sinceramente una quantità così esagerata di sborra non mi era mai capitata, almeno fino a quel momento. Mentre la cappella vibrava nella mia bocca, avevo la gola completamente piena del suo sperma denso e caldo che, per forza di cose, con un rumore strano, mi schizzava fuori dai lati delle labbra come vomito, poltiglia nauseabonda e appiccicosa, colandomi sul mento, sulla gola e sulle tette. La maggior parte la mandavo giù, ingoiandola avidamente e facendo una vera scorpacciata di sperma di quel bull nero.

Dopo essermi sciacquata velocemente ed essermi lavata i denti, lo riaccompagnai e non lo rividi mai più. Tornata a casa, subito feci una doccia e spalmai una crema lenitiva sia sulla fica che sul buco del culo, ambedue devastati da quel grande cazzo nero che mi aveva fatto andare in estasi. Inoltre, avevo mascella e mandibola indolenzite a furia di sparare pompini. Sistemai il letto eliminando le tracce del mio tradimento.

La sera, con una banale scusa, rifiutai le avances del mio compagno. Eh già, nonostante fossi una vacca ingorda di cazzo duro, ero ancora sazia dal cazzo nero beccato nel pomeriggio!

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