Fu una vera troia?
Perchè, quando ti ho fatto fare un bocchino a Maurizio?
Era un uomo buono, ma non ti piaceva, generoso, che ti aveva comprato una borsetta, che poi la borsetta nemmeno ti piaceva, ma il bocchino glielo facesti lo stesso, in macchina sul sedile dietro come una mignotta qualunque, mentre io guardavo la tua bocca che si sbrigava a farlo venire. Bevesti tutto con un sorriso e dicesti aspetta che ti pulisco, e leccasti il cazzo fino a farlo diventare pulito, eri abituata cosi... i bocchini li facevi cosi.
Ma perchè l’altra volta a Ostia? Avevi una voglia di toglierti il costume che non ti dico, stavamo ad Ostia vicino da Zagaia, dai qui te lo puoi togliere ti ho detto, non te lo sei fatto ripetere due volte, sei rimasta nuda con quella fichetta depilata e quel culetto morbido.
Ti guardavano tutti, tanto che mi dicesti sei sicuro che qui si può stare nudi? Ti risposi ovviamente di si.
Andasti a fare il bagno beata e felice.
Poi andammo un po’ più giù, dove in effetti c’era qualche pisello di fuori ma l’unica fica al vento era la tua, eri contenta, dicesti che era un piccolo paradiso.
Si avvicinò una persona, disse di chiamarsi Massimo, prese a chiaccherare con tutti e due.
Ti vergognavi e tenevi il vestitino tra le gambe per coprire la fica io invece anelavo che ti mostrassi interamente nuda allora siccome non avevo il cappello chiesi il vestitino per mettermelo in testa e ripararmi dal sole, ma cosi mi si vede tutto dicesti, e io non ti preoccupare a Massimo non darà certo fastidio.
Tanto bastò per per convincerti e poi facemmo commenti sulla tua fica e fosti lusingata che la trovammo molto bella.
Ma perchè il muratore che chiamavano “il mostro” te lo ricordi?
Era brutto come la morte, aveva un corpo ossuto ed un viso da cadavere eppure ti facesti scopare nel cantiere per ben due volte, dicevi che era gentile e che ti trattava bene.
Ed il ragazzotto conosciuto in palestra?
Che aveva una fame di fica da fare paura, te lo portasti a casa e ti facesti scopare ogni tuo buco per tutta la notte, dicesti che ti rimpì di sculacciate e che ti fece fare tardi al lavoro.
E l’impegato conosciuto al catasto ?
Quello che gli piaceva farsi le pippe davanti a te e sborrarti sulla faccia, ti ricordi? Che poi si è pure arrabbiato, non mi ricordo più il perchè ma ti cancellò dalla sua agendina.
Eri la mia donna di mare, avevi un profilo che mi facevi gestire dove chattavo in tua vece con i futuri amanti.
Una volta ti presentasti ad un appuntamento con un tizio sposato mezza stropicciata e completamente ubriaca, tanto che lui dopo un caffè ti mollò alla fermata dell’autobus.
L’ultimo in ordine di tempo, il primo come livello di perversione è questo: alloggiavano in un bungalow spartano sul litorale romano che tu trovavi delizioso ed erano uno di quei periodi di castità che ti venivano di tanto in tanto dove non accettavi più nemmeno di essere sfiorata con un dito, subivo silente questa tortura mentre giravi nuda dentro la piccola abitazione di legno.
Il Sabato trascorse allegramente, tra fiumi di birra e vino bianco e ti mettesti in topless nella piccola piscina del campeggio.
Verso sera, una musica che proveniva dalla spiaggia ci fece camminare fino ad uno squallido stabilimento dove in una pista da ballo improvvisata sudammo per due ore tra balli sfrenati e cocktail dozzinali.
Tornati al campeggio, fradici di sudore volevo portarti a fare la doccia insieme, al settore degli uomini, mi chiedesti se fosse permesso, ti risposi ovviamente di si.
L’acqua fresca risvegliò i sensi assopiti dal troppo alcol ed approfittando del tuo stato di ebrezza ti sollevai contro le maioliche verdi penetrandoti di colpo, sorpresa , dopo una reazione fastidiosa durata una frazione di secondo iniziasti a mugolare serena , continuavo a scoparti con calma e con non troppo vigore affaticato dal ballo e da quei cocktail schifosi.
Sopraggiunsero altre persone che occuparono il box in muratura adiacente al nostro, erano due ragazzi che ci avevano sentito ed avevano capito tutto, uno rideva e l’altro gli diceva di fare silenzio.
Ciao Ragazzi, ti rivolgesti a loro con la voce degli avvinazzati, ci chiacchierammo attraverso il muro e poi ci unimmo nella sala grande dove c’erano i lavandini.
Non fu necessario spingerti tra le loro braccia, ci andasti da sola, iniziasti a sbocchinarli e ti scoparono ed incularono piegata sul lavandino.
In quella posizione ti trovò Mario, il guardiano notturno del campeggio, un uomo rozzo e corpulento sulla sessantina, arrivò forse attratto dai rumori e si trovò davanti ad uno spettacolo degno di un film Hard.
Ammutoliti dalla sua presenza io ed i ragazzi colti da un presentimento ci mettemo a protezione della mia donna di mare.
Mario, era un uomo forte ma noi eravamo in tre e ci saremmo battuti volentieri nel caso avesse voluto approfittare di lei.
Ma il rozzo guardiano avanzava dritto sulla preda e già si stava sbottonando e nel preciso instante che stavamo per aggredirlo la mia donna di mare incoraggiò l’uomo ad avvicinarsi a lei.
La inculò con una violenza inaudita, la testa sobbalzava sul lavandino e non capivo se i suoi gemiti fossero di piacere o di dolore, le sborrò nel culo e lei dopo, come sua abitudine pulì accuratamente il cazzo con la lingua.
Ad oggi non ho ancora capito se la mia donna di mare si sacrificò per scongiurare una rissa oppure lo fece per piacere.
Chissà dove sei ora mia adorata donna di mare, compagna di perfidi giochi e sogni illusori, vorrei un giorno avere la possibilità chiederti scusa per tutto quello che ti ho fatto fare.
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