Fame di ME

ATHEO666
2 days ago

Mi sdraio sul letto, nudo, con la finestra socchiusa a lasciar filtrare una brezza tiepida che sfiora la pelle. La stanza è immersa in una penombra dorata, i contorni ammorbiditi dalla luce del tardo pomeriggio. Respiro lentamente. Il lenzuolo fresco sotto di me contrasta con il calore che sento salire dal basso ventre, una tensione che pulsa da ore, silenziosa e insistente. Oggi ho voglia di esplorarmi. Davvero.

Guardo il mio corpo costruito con fatica: spalle larghe, pettorali pieni, braccia forti e vene che affiorano sotto la pelle tesa. Le gambe, muscolose, aperte sul letto, mostrano senza vergogna quel bisogno che cresce tra di esse. Afferro il mio pisello con calma, lasciando che le dita stringano appena, come se fosse la prima volta. Il contatto mi ruba un respiro. Sento ogni fibra del mio corpo tendersi in risposta. Lentamente inizio a muovere la mano, con un ritmo quasi ipnotico, studiandomi, gustando ogni reazione.

Mi piace guardarmi. Vedere come si irrigidisce sotto il mio tocco, come si gonfia, come pulsa. Le vene che si gonfiano, il glande che si gonfia sotto le carezze lente. Porto l’altra mano sul petto, accarezzo i pettorali, pizzico un capezzolo — un brivido mi attraversa la schiena. È come se ogni punto del mio corpo volesse partecipare. E io glielo permetto.

Poi mi fermo. Solo un attimo. Il desiderio è sempre più vivo. Lo sento bruciare più in profondità. Mi allungo verso il cassetto, lo apro piano. Dentro, il grosso dildo nero che ho comprato tempo fa. Non l’ho ancora usato davvero. L’ho solo guardato. Toccato. Pesato tra le mani. Oggi no. Oggi lo voglio. Oggi voglio sentire fin dove posso arrivare.

Lo prendo. È pesante, solido. Mi eccita solo tenerlo. Prendo il lubrificante, lo verso abbondante sulle dita e comincio ad accarezzare la mia apertura, là dietro, con lentezza. Non ho fretta. Voglio sentire tutto. Il freddo iniziale, la pelle che si tende, la resistenza che piano piano si arrende.

Con la mano ancora sporca di lubrificante accarezzo di nuovo il mio pisello, più duro di prima. Mi sto eccitando come non mi capitava da tempo, eccitato da me stesso, dalla mia forza, dalla mia fame.

Poi inizio a premere il dildo. Solo la punta. Lentamente. Il mio corpo si tende, si difende, poi si arrende. Il primo tratto scivola dentro con una sensazione così piena che mi lascia senza fiato. Mi fermo, mi abituo. Respiro. Lo muovo appena, poi spingo ancora. Più profondo. Lo sento riempirmi, espandere il piacere verso l’interno, come se ogni mio muscolo vibrasse in sintonia con quell’invasione voluta.

La mano torna sul mio pisello, ora si muove veloce. La sensazione è travolgente. Il piacere anteriore e posteriore si fondono, si moltiplicano. Mi muovo sul letto, affondo il bacino sul cuscino, la pelle bagnata dal sudore. Sento i gemiti che mi scappano dalla gola, bassi, profondi, miei.

E quando arrivo… non lo trattengo. È un’onda potente, un’esplosione che parte dalla pancia e si irradia ovunque. Il corpo si inarca, si contrae, stringe. Sento il mio sesso pulsare nella mano, il dildo ancora dentro, mentre ogni fibra si arrende al piacere.

Resto lì. Disteso. Esausto e vivo. Il mio corpo, così forte, così mio, mi ha appena insegnato un’altra lezione: non ho ancora finito di scoprirlo.