Dovrei andare in bagno

Domenica, vado a passare il pomeriggio da degli amici che hanno una casetta in un camping sul lago d’Orta, era invitato anche Carlo ma non è potuto rientrare in tempo dal suo viaggio e mi ha pregato di chiamarli, loro hanno insistito perché io andassi comunque, non mi dispiace, sono simpatici, lei lavora nello studio di Carlo e lui in banca, hanno due bei bambini di 5 e 7 anni, 2 maschietti.
Mentre il papà fa giocare i bambini in piscina io e la moglie approfittiamo per fare le solite chiacchere sui nostri mariti e per prendere il sole, passo un pomeriggio rilassante, poi la cena, ottima, purtroppo non posso bere del buon vino perché devo guidare nel viaggio di ritorno a casa ma, il resto, è tutto buono.
Quando sono partita, ho indossato un tanga di pizzo bianco, una gonnellina a pieghe dello stesso colore, un reggiseno sportivo push up con cerniera sul davanti, le mie Superga bianche ed inforcati degli occhiali, sempre bianchi, Dolce e Gabbana sono salita sulla mia BMW e via.
Riparto per tornare a casa che è quasi mezzanotte, con calma ci metterò un’ora e mezza, poco meno,
arrivo in città e tutte le bibite che ho bevuto cominciano a fare effetto, sono in zona San Siro, non una zona bellissima, mi sposto su Forze armate, ancora peggio, ma devo solo trovare un bar aperto, ne vedo uno in mezzo ad una fila di serrande chiuse, ci parcheggio davanti e mi fiondo all’interno.
Dietro il bancone un uomo di mezza età con una bella pancia ……
- mi scusi, buonasera, un bagno?
Mi indica una porta e gli dico mentre, quasi, corro
- mi fa un caffè per dopo?
Mi risponde qualcosa che non capisco, il bagno è piccolo ma pulitissimo, c’è anche la doccetta vicino al water così posso anche lavarmi dopo, quando esco, avvicinandomi al bancone vedo anche altri due uomini che stanno giocando a biliardo.
- Signora, allora va bene il caffè freddo?
- Come freddo
- Ah non ha capito quello che le avevo detto, ho già spento la macchina, non posso farle un caffè normale, stiamo chiudendo
Infatti notai che la saracinesca era mezza abbassata, mentre mi preparava il caffè freddo che, alla fine, era quasi una granita, disse agli altri avventori
- Dai ragazzi che devo chiudere
Li guardai, beh non erano proprio dei ragazzi, avranno avuto una cinquantina d’anni per uno
- Se avessimo le gambe belle come quelle della signora non ci manderesti via
- Signora, li scusi, i vapori della benzina che respirano quando aggiustano le macchine gli hanno dato alla testa, e anche un po’ di grappa di troppo
- Dai lasciaci finire la partita almeno, se la signora vuole le offriamo noi un altro caffè
- Ah fate i meccanici?
- Si signora, se ha bisogno di una ripassata siamo disponibili
E ridacchiarono tra loro
- No grazie, la mia auto va benissimo
Il barista intervenne
- La BMW? Bella macchina
- Si, ma quelle macchine hanno sempre diversi problemi
Disse uno dei due e poi proseguì
- Poi per quelle macchine ci vuole un’attrezzatura speciale e se non ce l’hai sei nei guai
- Immagino,
risposi, poi per finire la conversazione
- Abbiate dovuto rifornirvi di tutto il necessario
Successe una cosa incredibile, probabilmente la grappa ma, quello dei due che aveva sempre parlato si tirò giù la cerniera dei pantaloni e ne estrasse il cazzo
- Vede come siamo attrezzati?
Ero notevolmente impressionata, devo dire e poi, perché no? L’unica cosa che rischiavo era una bella scopata, visto anche lo strumento in bella mostra. Il barista preoccupatissimo stava lasciando il bancone per venire verso di noi quando io appoggiai sul bordo del biliardo il bicchiere con il resto del caffè, la mia borsa e mi piegai sulle ginocchia impugnando quel cazzo che mi sventolava davanti alla faccia prima di cominciare a leccarlo ed imboccarlo, sentii il barista abbassare la serranda e continuai ad insalivare bene quell’attrezzo.
Dopo qualche minuto mi fece alzare quasi tirandomi per i capelli, appoggiare le mani al bordo del biliardo e, sollevatami la gonnellina e spostato il perizoma appoggiò la sua cappella alle mie grandi labbra e con un grugnito, quasi per lo sforzo, mi penetrò facendomi uscire l’aria dai polmoni.
Mentre lui pompava dentro di me, il socio si spogliò, salì sul biliardo e, sedendosi sul bordo porse alle mie labbra il suo uccello e, per farlo, staccò le mie mano dal biliardo e se le portò alla vita, intanto l’altro dentro di me non si fermava.
Con un ultimo affondo , profondo, mi riempì la figa con il suo sperma denso che si mischiò al mio orgasmo, poi mi lasciò colare così, ma il suo amico non mi dette tregua, con un minimo sforzo mi sollevò e portò sul biliardo lasciandosi andare all’indietro e prese il posto del socio dentro di me, ma non avevo tenuto conto del barista che, aiutandosi con una sedia era salito anche lui alle mie spalle e mi allargò le natiche e puntò il suo uccello che, ancora non avevo visto, al mio buchino posteriore, però lo fece con indosso un preservativo lubrificato perché lo sentii entrare senza sentire particolare dolore, quello che sentii , però, quando tutti e due furono dentro di me, fu un immenso piacere anche prima che cominciassero a muoversi, poi esplosi in un altro orgasmo.
- Quando ti ho guardato mentre entravi in bagno ho pensato cosa sarebbe stato romperti il culo, adesso lo so, ti piace così?
- Si, si, siiiiiiiii
Non riuscivo a dire altro. Anche il socio mi inondò la figa con il suo sperma bollente e, quando il barista venne, nel preservativo, fece un urlo di soddisfazione.
Intanto il primo si era ripreso, mi ritrovai con la testa sul tavolo da biliardo ed il sedere in aria, volle anche lui entrare dalla porta di servizio, questa volta però lui lo fece senza preservativo ed era più grosso del barista, e spingeva, spingeva, quasi mi volesse arrivare in gola ed io godevo di quella leggera violenza
Mi abbandonai sul tavolo dopo l’ennesimo orgasmo, ero assolutamente sfatta, sudata e distrutta, i miei vestiti su una sedia insieme ai loro, il piano del biliardo sporco dei nostri umori ma la cosa sembrava non importare a nessuno dei quattro.
E pensare che ero entrata solo per andare in bagno, guardai il mio orologio che, insieme alle scarpe, era l’unica cosa che indossavo, erano le tre, il barista, nudo come un verme anche lui, mi passò una bottiglietta d’acqua che bevvi avidamente, gli altri due si servirono da soli, muovendosi per il locale e sventolando i loro attrezzi, dopo un’oretta riuscii a sollevarmi e a scendere dal biliardo, chiesi al barista un asciugamano o qualcosa del genere e me ne diede uno pulito in microfibra con quello e con la mia borsa andai in bagno, mi ci volle più di mezz’ora per cercare di riparare i danni poi mi rivestii, cosa che gli altri avevano già fatto, non trovai più il perizoma però, chissà dov’era finito, il barista aveva riacceso la macchina e ci fece un caffè, prima di andarmene, era ancora buio. Uno dei due meccanici mi diede un biglietto da visita dicendomi :
- Per qualsiasi problema, sia della macchina che tuo, anche se fai la puttana questa è casa tua.
Ecco cosa avevano pensato, che facessi il mestiere più vecchio del mondo e fossi in giro, vestita così, per lavorare. Gli sorrisi, lo baciai e risalii in macchina, arrivai a casa appena prima della mia colf e mi infilai subito nella mia vasca da bagno con i miei Sali profumati, lei pensò mi fossi già alzata ma, dopo essermi sistemata ed aver messo anche un po’ di crema sulle parti che mi dolevano un po’ me ne tornai a letto accampando la scusa del mal di testa e non la vidi neanche andar via al pomeriggio.
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