uno spritz di troppo

Mi sono sposata a vent’anni, lui ne aveva ventidue, praticamente due bambini, stiamo insieme da sette tra alti e bassi nel nostro rapporto andiamo avanti, mi chiamo Marina, sono nata e cresciuta a Milano dove vivo tutt’ora con Carlo, non lavoro e lui fa circa un anno ha cambiato Azienda, il suo stipendio è buono e non mi posso lamentare dal punto di vista economico, abbiamo una casa nostra che ci hanno comprato i miei genitori, ognuno di noi ha la sua auto e, direi, che non abbiamo l’assillo di arrivare a fine mese, però, da un anno a questa parte, la mia vita è diventata monotona, ripetitiva, mi manca il sentirmi viva, desiderata, tra noi manca quella scintilla che scattava quando eravamo insieme, quella complicità che ci rendeva coppia.
Il nuovo lavoro di Carlo lo portava fuori Milano molto spesso, a volte anche per un’intera settimana, quella mattina, Carlo era fuori già da due giorni, mi sentivo strana, inquieta, mi ero alzata, insomma, con la luna storta, decisi perciò di andare a scaricare un po’ di stress in palestra, ci andavo almeno due, tre volte a settimana, ci tengo a mantenere il mio corpo sano ed in forma, sono mora con i capelli lunghi, molto lunghi, lisci, occhi nocciola e sono alta un metro e settanta e peso 60 kg, le mie misure sono 90/57/86 seno naturale coppa D e sono completamente rasata sia per igiene sia perché mi piaccio di più. Comunque dopo la palestra ed il ritorno a casa la mia irrequietezza rimase, il giorno prima ero stata dall’estetista e dal parrucchiere, mi rimaneva un po’ di shopping x distrarmi, decisi di andare in centro, parcheggiai in Largo Corsia dei Servi al multipiano, poi la mia solita passeggiata in Montenapo, via delle Spiga, corso Vittorio Emanuele, comprai solo della biancheria, poi tornai al parcheggio, guardando l’ora pensai ad un apericena, conoscevo un posto vicino a Piazza Cinque Giornate , analizzai come ero vestita e ritenni che andasse bene, un miniabito floreale e delle decolletè bordeaux con tacco 10, qualche difficoltà a trovare parcheggio, all’esterno c’era solo un piccolo tavolino rotondo con tre sgabelli e mi sedetti, guardando in giro vidi che tutti gli altri tavoli erano occupati, tanta gente, quella sera, avevo bisogno di rilassarmi ed ordinai uno spritz con degli stuzzichini, giocherellavo con il telefonino spizzicando e bevendo, guardandomi intorno, ad un tavolo non lontano, notai, lanciavano spesso sguardi verso di me, erano tre uomini ben vestiti, sui 40, amici o colleghi, probabilmente, ordinai un secondo drink e poi un terzo, lo scambio di sguardi continuò, avevo una strana sensazione, un leggero brivido lungo la schiena,, ormai erano le 23, decisi di finire lì la serata e chiamai la cameriera per il conto, questa mi disse che era tutto pagato dai tre signori di quel tavolo, indicando i tre uomini che mi guardavano, per educazione ritenni di doverli ringraziare e mi alzai andando da loro per farlo, tutti e tre scattarono in piedi quando li raggiunsi, che gentiluomini, feci loro i miei ringraziamenti e mi invitarono a sedere, resistetti un po’ ma poi acconsentii, mi ordinarono un quarto spritz, forse avevo esagerato, erano tre avvocati, studio legale associato, ma soprattutto amici, mi fecero ridere con i loro aneddoti, ogni tanto qualche complimento nei mei confronti, qualche apprezzamento per il mio aspetto, qualche battutina con doppio senso, ad un certo punto, non so, come mai ci fu silenzio, un silenzio rumoroso, nessuno aveva il coraggio di dire quello che tutti stavamo pensando, certo, anch’io, forse erano stati i drink o la situazione che si era creata ma la voglia di trasgressione aleggiava nell’aria, certo eravamo tre uomini ed una donna, non era come lo scambio di due coppie, presi l’iniziativa alzandomi, e dissi
- È ora che vada a casa ma non mi sento proprio in grado di guidare, forse ho bevuto troppi spritz
Risero tutti e tre
- Non è un problema, ti accompagniamo noi, Luigi guida la tua auto e noi seguiamo con la nostra
Eravamo passati al tu già da un paio d’ore, quello fu il segnale, si alzarono e tutti e quattro raggiungemmo le nostre auto, diedi a Luigi le chiavi della mia Mercedes e noi in testa, li guidai fino a casa mia, parcheggiai l’auto direttamente nel box poi io e Luigi raggiungemmo gli altri ed io li invitai a salire per un altro drink od un caffè, si sedettero in salotto mentre io, dopo essermi tolta le scarpe, preparavo il caffè, non li sentivo parlare dalla cucina, l’ambiente in salotto sembrava un po’ teso quando rientrai, servii il caffè sedendomi anch’io su uno dei divani, raccolsi le gambe sotto il sedere ed il vestito già corto salì un po’ troppo, colsi subito lo sguardo dei tre rivolto all’orlo delle mie mutandine di pizzo ed io
- Ragazzi, mettetevi comodi, togliete pure giacca e cravatta, non siamo in ufficio, Luigi, per favore, mentre sei in piedi perché non scegli un disco e metti un po’ di musica?
Non so se lo fece apposta ma mise un disco di Nina Simone che mi piaceva da impazzire, mi dovetti alzare e cominciai ad ondeggiare seguendo la musica e chiudendo gli occhi, quando li riaprii mi stavano tutti guardando, nessuno parlò, l’unico rumore fu quello del mio vestito che scivolava per terra e di loro che si alzavano dal divano, le loro mani erano delicate e, dapprima, timide, poi mi slacciarono il reggiseno e la bocca di uno di loro cominciò a succhiarmi un capezzolo, sentii le mie mutandine scendere sulle mie gambe, e la lingua di un altro leccarmi il buchino del culetto, il terzo quasi infilava il naso nella mia fighetta, mi sentivo adorata, desiderata, avevo io il controllo, avevo tre uomini a disposizione per il mio piacere, le mie mani accarezzavano i loro bastoni oltre il tessuto dei pantaloni, si spogliarono anche loro in fretta e furia, si misero intorno a me ed io mi inginocchiai cominciando a leccare, succhiare e smanettare quei tre uccelli, erano sani e belli, e, presto, sarebbero stati pronti per me, io, intanto, stavo colando, i capezzoli mi facevano male tanto erano gonfi e duri, anche la mia patatina si era gonfiata, ne volevo subito uno dentro di me, feci stendere Luigi sul tappeto e calai sopra il suo pene penetrandomi da sola, con un grande sospiro, ero partita proprio dal culetto, tanti uomini non lo sanno ma a noi donne piace perché è più facile avere un orgasmo vista la maggiore quantità di terminazioni nervose nell’ano e, infatti non ci volle molto ma continuai a ondeggiare sopra quel bastone, anche Franco Maria era pronto ed allargai le braccia ed ancora di più le gambe per accoglierlo nella mia vagina, Giuseppe, a gambe larghe sopra la mia faccia si faceva succhiare lo scroto, stavo godendo come una matta, i ragazzi si davano da fare e gliene ero grata, passammo poi in camera da letto per stare più comodi, da soli o insieme venni rivoltata, scopata, inculata, baciata, leccata ed accarezzata tutta la notte, quando al mattino mi svegliai i ragazzi non c’erano più, ero un po’ dolorante ma soddisfatta come non lo ero stata mai, non credo li rivedrò io ho bisogno di stimoli nuovi e nel frattempo continuerò a fare la brava mogliettina.
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