Uno straordinario straordinario

Fu l'immagine di un lampo nel silenzio del magazzino deserto. La sua bocca a pochi millimetri dalla mia. Il suo fiato caldo sul mio viso. La sua mano sulla patta dei pantaloni.
“Non lo vuoi anche tu?” disse.
Forse gli avevo lasciato intendere qualcosa, forse aveva letto tra le righe delle mie parole, forse aveva solo saputo intuire i desideri che mi ribollivano dentro e non riuscivo a esprimere.
Rimasi in silenzio per continuare a provare quella sensazione di piacere nel venire sessualmente assaltati. Dentro lo slip, il mio pene turgido pulsava di voglia e percepiva il leggero sfregare del palmo estraneo su di esso.
Non ero un novellino e nemmeno un santerello, portavo sulle spalle le mie esperienze da viveur e non solo eterosessuali, però l’essere preso così, senza preparativo alcuno, senza alcun preavviso mi fece irrigidire, e non solo nelle mutande. M’irrigidii ma non mi tirai indietro. E allora fu la sua lingua contro la mia, le sue labbra sulle mie, la sua barba intrecciata alla mia, con la sua mano che armeggiava con la cintura dei pantaloni e coi bottoni e con la zip fino a raggiungere il mio sesso turgido, caldo e duro.
“Vedi che lo vuoi anche tu!”
Iniziò a segarmi nudo mentre continuavamo a baciarci selvaggiamente, lo stringevo a me e cercavo le sue natiche con le mani. Riuscii a infilare le dita sotto la cinta e sentii la sua pelle calda e sudata.
In ginocchio davanti a me che avevo i calzoni calati fino alle caviglie, se lo infilò in bocca. La sua lingua calda mi leccava dalla base dell’asta fino alla punta della cappella. Dentro e fuori di me provavo un piacere infinito, la liberazione totale, il desiderio di esplodere sena ritegno. Godevo di quel lavoro inaspettato e improvviso, in un luogo che non avrebbe mai dovuto vedere certe cose. Lui parve capire quello che mi scorreva dentro e s’interruppe. “Non vorrai venire così!?!?!” mi disse allontanando le sue labbra umide dal mio fallo desideroso. “Non puoi certo lasciare il mio culo all’asciutto.”
Si calò i pantaloni fini a sfilarli e si chinò appoggiandosi allo scaffale davanti a noi. Il suo ano mi guardava e sembrava pulsare di lussuria, tra le gambe gli pendevano i coglioni e il cazzo duro. Colai della saliva sul suo buco fremente, ne passai anche sulla mia cappella, già umida del suo lavoro di bocca e poi lo puntai. Tenendolo per i fianchi affondai lentamente, centimetro dopo centimetro. Era caldo e aperto, mi accolse come una casa dopo un lungo viaggio. Quando arrivai al pelo lo sentii gemere del piacere dell’amplesso. “Ti sento tutto.” disse e iniziai a muovermi lentamente dentro di lui. Gli afferrai l’uccello e armonizzai il movimento tra il mio bacino e la mia mano. Cercai di raggiungergli la bocca per baciarlo a non era così comodo. Preferimmo continuare così.
La mia mano percepì il suo orgasmo nell’istate esatto in cui anche per me si faceva insostenibile. Mentre lui esplodeva un lungo fiotto di sperma caldo sul pavimento e sulle mie dita, io scaricavo il mio intenso piacere dentro di lui. Avrei voluto restare così per un tempo infinito. Potevo sentire il suo culo stringere e rilassarsi intorno al mio uccello, che rispondeva della stessa moneta. Lentamente si sollevò e il mio cazzo ammosciato scivolò fuori lasciando cadere le ultime gocce di seme sul pavimento.
“Non ti credere che ti lasci scappare.” mi disse mentre infilava la camicia nei pantaloni e si allontanava da me.
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