Sentirmi puttana 2

sesso italiano
9 hours ago

Quella sera, verso le otto, Giuseppe era sulla autostrada che porta a napoli, io facevo la doccia in un clima di totale eccitazione, da uomo posso dirvi, che una puttana quando sa che quella sera sarà sicuramente scopata ( per forza doveva capitarmi) si fa la doccia con una sensualità straripante, il contatto col sapone provoca stordimento, l’acqua calda sembra essere del nettare di sborra che ti scende sulla schiena e scompare fra le natiche.

Sentii bussare, -dimmi Emanuele- era l’unico inquilino in casa.

-apri la porta, Giuseppe sta per arrivare, e ha detto che devo darti una ripassata-

Ripassata? Voleva scoparmi nel bagno, il pensiero della mia pella liscia e profumata, ancora bagnata e i vapori della doccia mi fecero dire – cosa? Vuoi scoparmi?-

voglio solo un pompino veloce -.
Uscii dalla doccia, presi una asciugamano e la avvolsi attorno a me coprendo pure i capezzoli, con un’altra ci fasciai la testa come se avessi dovuto raccogliere lunghi capelli bagnati, solo a quel punto aprii la porta.

Quando Emanuele mi vide, disse che l’asciugamano messa sul corpo in quel modo era stupenda, lasciava intravvedere solo un po’ di culo, mentre era stretta sulla vita.

-inginocchiati, e vedi di farlo bene-

Era il mio primo pompino fine a se stesso, nel senso che non avrebbe avuto un seguito.

Il pompino fine a se stesso era una delle mie più grandi fantasie, perché ci ritrovo molto della mia personalità da troia, è veloce, praticabile in luoghi insoliti, sei inginocchiata davanti a lui, sei impegnata solo nel dare soddisfazione, lui può fare quello che vuole mentre tu glielo fai ( se ci riesce) come ad esempio farsi la barba, leggere un giornale. Tu sei una troia piegata alla sua volontà e alla sua mazza.

Con Emanuele non ero inginocchiata, le ginocchia non tocavano per terra, il dorso delle mie cosce poggiava sul dorso dei polpacci.

Mentre lo spompinavo, mi toccavo l’orefizio del culo, mi penetravo col medio della mano sinistra.

L’altra mia mano seguiva i movimenti della mia bocca. Quando succhiavo, la destra era ferma sulla base del suo pene, quando lo baciavo o gli leccavo le palle allora gli sparavo contemporaneamente una sega. Lo volevo tutto, nel senso tutto in bocca, fino a quei coglioni gonfi e grossi ( mi piaciono i coglioni grossi), così acchiappavo con le mani le sue natiche e spingevo in un senso e con la testa nell’altro. Sentivo l’istinto involontario del rigurgito ma non mi ritaevo indietro, buttavo gemiti strozzati già in gola. Lui fece il resto, mi afferrò i capelli e non mi permise di muovermi da quella posizione, avevo un cazzo fino in gola. –fermati puttana, stai ferma stai ferma….- lo ripeteva sempre più anzimando.

Stava sborrando, e lo stava facendo direttamente nel mio esofago.

Per la prima volta hanno sborrato direttamente nella mia bocca.

Lui disse – muoviti troia, mica vuoi far aspettare l’altro tuo uomo?-

Io, da brava schiava, mi andai a preparare.

Appena ebbi finito( smaltai anche le unghie dei piedi nonostante non si vedessero) sentii entrare nell’appartamento Giuseppe. Dopo poco andai in cucina dove loro mi spettavano. Mi dissero che ero quasi perfetta, c’era un solo problema, si vedeva il mio cazzo da sotto la gonna attilata.

-cosa porti sotto?- mi chiese Giuseppe

-Un perizoma, l’ho comprato per stasera- risposi

-Mi dispiace, ma devi metterti qualcosa di pìù avvolgente davanti, ce l’hai?-

Pensai ad una culotte, e così feci.

Il cappotto che mi portò, era bellissimo, si stringeva in vita con una cintura, insomma non nascondeva il mio culo.

Indossai la sciarpa e dei guanti, le uniche cose scoperte che si vedevano di me erano le caviglie e i polpacci e naturalmente la faccia leggermente nascosta dalla sciarpa.

-ecco così sei perfetta- mi dissero quasi in coro.

Poi Giuseppe aggiunse – ora togliti il cappotto e la sciarpa, ancora è presto per uscire, fammi vedere come sembri e come ti muovi una volta in discoteca-

Così feci, camminai su e giù per il corridoio per mostrare che coi tacchi a spillo me la cavavo, mi feci trasportare da una musica immaginaria alzando le braccia all’aria e incrociandole sopra la testa,

loro mi osservavano e facevano commenti reciproci. La gonna che indossavo era aderente da togliere il fiato, ma non era corta, non si vedevano le ginocchia, arrivava appena sotto di essi.

Ad un certo punto, Giuseppe si mise dietro di me e seguiva il movimento del mio bacino. Sentivo quel pacco enorme che cresceva sul mio culo, non posso dire che mi fece eccitare perché erano più di due giorni che ero all’apice della eccitazione..

-muoviti troia- mi diceva, io chinavo la testa sulla sua spalla in modo da porgergli il collo. Era avvinghiato a me, non mi faceva respirare.

-Emanuele, vieni qui, mettiti davanti a questa puttana, così balliamo in tre-

in un attimo mi ritrovai tra due uomini, sentivo i cazzi, sia dietro sia davanti.

-ringrazia che non voglio rovinarti il trucco, altrimenti ti passavo il mio bastone sulla tua faccia-

disse Emanuele.

-senti Emanuele- aggiunse Giuseppe- il culo questa troia non l’ha truccato, diamole un assaggio di quello che le spetta-

Fui presa con violenza, mi trascinarono sul davanzale della finestra che dava sulla via principale.

Mi ordinarono di mettermi a pecorina, anzi mi ci misero loro, della finestra erano chiusi solo i vetri, non le veneziane. Chiunque, difronte, avrebbe potuto vedere la scena, ma nemeno il tempo di preoccuparmene che sentii tirarmi giù la culotte e lacerarmi il culo. Emanuele mi stava scopando tra le natiche impegnandosi pure a tenere su la gonna.

Ansimavo come una femmina, dicevo porcate tanto era l‘eccitazione.

Avevo i palmi delle mani poggiate sul davanzale con le unghie appena smaltate, le braccia erano rigide e mi slanciavano il corpo non in un perfetto angolo retto. Il resto dello slancio, con il culo a misura del cazzo di Emanuele, me lo davano i tacchi a spillo.

Non so se avete mai avuto modo di vedere un cazzo che entra ed esce dal culo (io a volte mi sono filmato), beh, quando esce, la carne elastica dell’orefizio si vede, è lucida, vivida per lo sfrecamento del cazzo, attillata fino allo spasmo attorno al pene, quasi come se tentasse di non lasciare andare lo stantuffo che entra.

Mi scopò in quella posizione molto a lungo, io emettevo dei gemiti di piacere.

-non ho mai sentito una donna fregnare così, brutta sgualdrina, ora lasciala a me- disse Giuseppe che intanto si era fatto crescere il cazzo fra le mani.

Si sedette su una sedia e mi ordinò di accomodarmi sopra al suo uccello dandogli le spalle.

Loro stavano attenti a non toccarmi il trucco, penso sia questa la ragione per cui l’altro non mi mise il cazzo in bocca.

Mentre giuseppe mi scopava, dissi ad Emanuele di avvicinarsi. –voglio almeno tirarti una sega-

Feci in tempo solo a dare un paio di smanacciate, perché Guseppe oltre a smettere di incularmi ordinò di smetterla perché avremo avuto modo di continuare.

Quando mi ricomposi erano le 10, ed ero più eccitata di prima.

Alle 10 e qualcosa per la prima volta uscii di casa completamente travestita, entrammo subito in auto direzione discoteca.

Giuseppe mi disse solo una cosa prima di scendere, di essere disinvolta, e di non proferire parole, e mi assicurò che sarebbe andato tutto bene.

Quando scesi dall’auto mi accorsi che c’era una folla esagerata, sollevai la sciarpa fino a coprire il naso, e presi Giuseppe sotto braccio, Emanuele ci seguiva subito dietro.

Con mio grande stupore mi rendevo conto di incrociare sguardi maschili, poi dopo Emanuele mi dirà che addirittura alcuni ragazzi si giravano per guardarmi il culo.

Una volta entrati stavamo come sardine in scatola, almeno nel corridoio che portave alla pista.

-togliti il cappotto, e resta con il foulard- ordinò Giuseppe.

Da quel momento in poi, fu l’eperienza più eccitante che ebbi mai fatto… sentivo sfiorarmi da mani sul culo, sentirmi dire - bona , dove vai- , persone che mi ballavano vicino….soprattutto quando Giuseppe mi disse di andare in pista da sola.

Ringrazierò Giuseppe tutta la vita per quello che ho provato quella sera.

La cosa più bella è che potevo muovermi come una donna in mezzo a tutta quella gente, per esempio quando andai con Emanuele a prendere qualcosa al banco delle consumazioni, non esitai un attimo ad accennare la pecorina poggiando i gomiti sul bancone.

Giuseppe ogni tanto mi sussurrava qualcosa nelle orecchie, altre volte si avvicinava per baciarmi il collo o toccarmi le cosce. Nel frattempo consumavamo delle bevande, dei liquori, ed era eccitante osservare il segno del mio rossetto sul bicchiere.

Mi sentivo in calore, non vedevo l’ora di essere scopata, penetrata, dare sfogo alla femmina che era in me.

Ma non mi sarei mai immaginata quello che sarebbe successo.

Giuseppe aveva organizzato o stava per farlo una situazione molto eccitante.

Si avvicinò a me dicendomi che non potevo rifiutarmi.

-a cosa?- dissi.

-ho parlato con due ragazzi qui fuori, ti stanno aspettando, ho detto loro che sei trans in procinto di operarti definitivamente, e che eri ansiosa di tirargli una sega…. Non ti chiediamo e non ti chiederanno altro, fidati.

Sono qui fuori nel parcheggio, io ti accompagno ma poi ti lascio lì-

Giuro non volevo farlo, o meglio volevo ma avevo osato già molto, qualche freno inibitorio in me era rimasto.

Non feci in tempo a pensarlo, che Giuseppe mi strattonava già per il braccio.

-dai muoviti, vai lì, ti fai venire nelle mani e ritorni da noi-

Lo feci, ed è una delle cose pìù eccitanti che mi siano rimaste. Camminavo nella penombra in mezzo a file di macchine, impiegai poco per raggiungerli. Erano in una punto che Giuseppe mi aveva indicato prima di andarsene. Li salutai solo con un cenno di testa, lo si drizzarono in piedi.

Non dicemmo nulla, come una donna navigata tirai loro giù la cerniera dei pantaloni e presi in mano gli uccelli. Con la sinistra mi limitavo ad accarezzarlo per farlo indurire, solo con la destra ero in grado di produrre quei movimenti che avrebbero portato lo sconosciuto a sborrare. Toccò dunque prima a uno e poi all’altro, ebbi cura di non sporcarmi, ma di riempirmi le mani del loro sperma. Uno di loro mi porse un fazzoletto di carta e mentre mi pulivo ritornavo già in discoteca.

Era tardi quando decidemmo di andare. Fui io ad insistere, avevo voglia, la sega a quei due mi aveva bagnata.

Quando entrammo in macchina, Giuseppe che si accingeva alla guida, mi disse di sedermi dietro con Emanuele. Così feci, appena partiti, Giuseppe imparti un altro ordine – spompinalo fino a che non senti fermare la macchina.

Finalmente era giunto il momento di cominciare a sfogare l’eccittazione che tutte le palpate della serata e l’incontro con quei due sconosciuti mi avevano dato.

Mi coricai sul sedile posteriore su un fianco, poggiato sul gomito sinistro. Sbottonai i pantaloni di Emanuele e infilai la mano per far uscire quell’uccello. Fu un pompino lento e lungo, cadenzato. Rimanevo per minuti con la bocca piena di cazzo senza muovermi e senza che lui si muovesse.

Mi tolsi la gonna, finalmente ero in reggicalze di pizzo nero ( un regalo di Giuseppe), continuavo a prendere in bocca il cazzo del suo amico, a baciargli il pube e le palle, anzi quella sera mi accorsi che mi piaceva prendere le palle in bocca e succhiarle, di passarci e ripassarci la lingua sopra.

Qualche volta che poi mi sono filmata, mi sono accorta di eccitarmi quando vedevo la protuberanza sulla guancia, segnale inconfondibile che scopavo un cazzo con la bocca.

Fu eccitante pure quando Emanuele con le mani mi afferrò la testa tenendola ferma, e facendo lui i movimenti su e giù. Fu travolgente, la mia bocca come una fica con due grosse e carnose labbra vaginali.

La macchina si fermò in un posto scuro e deserto, era già tutto organizzato da Giuseppe, in pratica non saremmo andati a casa, mi avrebbero scopata in macchina in un posto dove amoreggiano le coppiette.

Quella notte, la posizione che mi sconvolse di più, fu quando mi dissero di poggiare le ginocchia sui sedili anteriori, uno per ogni sedile, con la faccia però rivolta verso il lunotto posteriore.

-ecco brava, ora inarca verso il basso la schiena tra i due sedili fin quando puoi-

Cercate di immaginare, ero cul culo all’aria, poggiato sulle ginocchia e con la testa ad un piano molto inferiore a quello del culo, in pratica la mia bocca era a misura del cazzzo di chi si sarebbe seduto dietro, mentre il mio culo era di chi si sarebbe inginocchiato come me sui sedili anteriori.

La cosa più eccitante era poi la morsa che i due sedili esercitavano sui miei fianchi.

Mi sentivo costretta, imprigionata, in balia di loro due.

Ma fu una mossa di Emanuele a lasciarmi senza fiato, mi passò una cinghia sui fianchi, la fece scivolare sotto la leva del freno a mano e diede uno strattone potente cinturandomi letteralmente sulla schiena.

Quel bastardo mi aveva legata, immobbilizzata alla pecorina, riuscivo a muovere solo la testa, le braccia mi servivano per alleviare il dolore della cintura.

Ero insomma legata alla leva del freno a mano, nella oscurità della notte si vedeva solo il chiarore del mio culo rotondo, sodo e voglioso.

Con mia grande sorpresa e approvazione, cominciarono col sedersi entrambi sul sedile posteriore.

-prendili nella tua calda bocca, marchia i nostri cazzi col tuo rossetto da troia-

Non potevo fare granchè, non riuscivo a muovermi, ma questo era quello che loro volevano. Nel momento in cui un cazzo mi finiva in bocca, difficilmente, senza il loro volere, riuscivo a ricacciarlo fuori.

-per quanto sei puttana, dovresti stare così tutta la notte- mi dicevano

Non so se ho mai sognato e voluto tanta forza, tanta violenza…….ma ormai ero appunto violentata, nel momento in cui le manifestazioni della tua volontà sono inibite, allora ti stanno facendo una violenza, ti stanno prendendo con la forza.

In quel momento sentivo piacere misto a paura, a dolore, a vergogna perché provavo pure eccitazione.

Poco dopo Emanuele venne dietro, e diede un colpo violento per deflorarmi l’ano.

Io cadevo sotto ogni colpo, non riuscivo a proferire parola, né ansimavo in maniera chiara, i miei erano mugolii, quei pochi che riuscivano a filtrare dalla mia bocca piena di cazzo e di liquido preeiaculatorio.

Emanuele sembrava posseduto, dava dei colpi talmente forti che mi sentivo svenire.

-puttana, ti scopo il culo, prova a liberarti se ci riesci, guarda è tutto dentro…..-

Mi stava facendo male, ed io non riuscivo a dire niente, come se non bastasse, Giuseppe mi teneva per i capelli in modo che avessi sempre il suo cazzo dentro la bocca.

Ad ogni colpo nel culo emettevo un mugolio, sentivo le natiche squarciate come da una grossa spada…. Sentivo dolore si, ma tanto piacere tant’è che arrivai…

Il mio cazzo sborrò tanto che sembrava una fontana.

troia fottuta, mi hai sporcato la macchina, puttana, adesso meriti di essere sbattuta ancora più forte, dai Emanuele, facciamole vedere chi comanda-
da quel momento cominciò la cosa più bella che fino ad allora avessi mai provato: da un lato c’era Emanuele che mi rompeva il culo, e dall’altro all’unisono e con una cadenza costante, Giuseppe mi scopava la bocca, teneva la mia faccia stretta nelle sue mani e premeva giù quando Emanuele affondava il colpo, e tirava su quando Emanuele si ritirava.

Nell’arco di un minuto, venivo riempita e svuotata di cazzo per circa 30 volte.

Il risultato finale lo si ha solo se si considera che i minuti furono dieci o poco più.

Mi riempirono la bocca e il culo di sperma e mi lasciarono così, con i cazzi che si sgonfiavano tra le mie membra.

Tornammo a casa loro, feci la doccia e ci addormentammo sfiniti, erano quasi le sei.