La moglie perfetta Seconda parte
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Da quel giorno sono passati velocemente dieci anni, durante i quali il nostro modo di godere, si arricchito di bellissime esperienze, esibizionismo, scambi, gang, privé, esperienze lesbo, lei non si è mai tirata indietro, potevo già dirmi soddisfatto, ma c’era ancora una cosa che mi mancava da lei. Il particolare che ancora non mi soddisfa, è che tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto insieme, lei si era sempre trovata in mia compagnia. A differenza di lei, a me era successo, di avere l’occasione di scopare quando sono in giro per lavoro. Quando le raccontavo tutto lei si eccitava tantissimo. Il mio rammarico era che anche lei avesse un momento suo da cogliere al volo. Poi l’anno scorso finalmente la svolta, io ero via, sarei rimasto fuori per due giorni. Cinzia sapeva che il secondo giorno avrei visto una troia di cliente che mi aveva contattato, in sua presenza. Mentre era in conversazione con il viva voce del cellulare aveva sentito che la zoccolona mi chiedeva di passare da lei portando il mio “giocattolo.” Lo aveva appena assaggiato qualche mese prima, ma non le era stato possibile provarlo completamente. Mentre la sera del primo giorno ero in albergo e stavo ricapitolando il lavoro della giornata che era stato molto buono, mi suona il cellulare, vedo che si tratta di lei.
«Amore, sai io dovrei andare a cena con un tizio, ma non saprei se accettare.»
La sento che esita.
«È un bell’ uomo?»
Chiedo.
«Si, mi piace.»
Mi risponde titubante.
«Allora vai, mettiti in tiro, e vai, se poi ci scappa la scopata, domani sera, mi racconti tutto.»
Le rispondo con entusiasmo.
«Grazie amore ti amo.»
La sento allegra e rilassata.
Lascio, perdere il lavoro e mi distendo sul letto, mi prendo li cazzo in mano e comincio a segarmi. La immagino vestita sexy, lui che la mangia con lo sguardo le mani di lui sul suo corpo il cazzo di lui dentro di lei il suo piacere, mi sego velocemente.
«…UUUUHHHMMM…si …vengo …»
Urlo, stremato ma felice. Schizzo un fiume di sborra, mi addormento. Il giorno dopo trovo un sms sul mio cellulare.
«Notte stupenda, sono distrutta, ti amo, torna presto che ti racconto.»
Guardo l’orario, è stato spedito alle 5,30 di questa mattina, sono al settimo cielo. Lavoro tutta la mattinata con un’euforia contagiosa che mi fa concludere dei buonissimi affari. Poi alle tredici la chiamo, ma il suo cellulare è ancora spento. Mangio e mi preparo per andare all’appuntamento con la troia che per firmare la commessa vuole il mio cazzo. Quando sto per entrare nel suo ufficio, mi suona il telefonino, da qualche tempo, uso una di quelle piccole auricolari senza fili utilizzano il bluetooth e si mettono direttamente sull’orecchio lasciandoti le mani libere. È lei.
«Amore, come va? Quanto lavoro hai ancora?»
La sento stanca.
«Tu, come stai?»
«Sono stanca ma felice, è stata una notte incredibile, ma poi questa sera ti racconto tutto, e tu?»
Sento che è felice, questo mi carica di più, io sto per andare dalla troia.
«Allora ti lascio.»
Ho un lampo di genio, e le faccio una proposta ridendo.
«No, non chiudere, resta in ascolto così potrai, sentire tutto.»
Metto il telefonino in tasca poi entro. La troia mi saluta, si alza e viene verso me. Sui quaranta portati bene, ha l’aria e la faccia, di una che non si è mai fatta mancare il cazzo, poi chiusa la porta dell’ufficio a chiave mi abbraccia. Parla con voce lasciva.
«Allora lo hai portato il giocattolo?»
Mette una mano sul mio cazzo che tra lei che si sta eccitando, tra mia moglie che mi sta ascoltando diventa durissimo.
«Certo.»
Sottile, mi arriva nell’orecchio, un ordina da Cinzia.
«Mettiglielo in bocca, vediamo se è capace di ingoiarlo.»
Eseguo, la tipa si abbassa e resta piacevolmente stupita.
«… mmmummm … che bel palo …»
Comincia a succhiare appena la cappella.
«Ma che c’è, dico io, per far sentire pure a Cinzia, ne prendi solo un pezzetto?»
«Ma è troppo grande per la mia bocca!»
Cinzia, interviene sempre dentro la mia orecchia.
«Non te lo far rigare con i denti, dai mettile tu la lingua nella figa.»
Mi ordina.
La sollevo, la metto a gambe alte sopra la scrivania. Incomincio a lappare la figa appena ricoperta da un sottile tanga, lei decolla subito.
«… ooohh…si! Accidenti come lecchi! …Vengo!»
Mi sbrodola in bocca la prima sborrata. Cinzia sente tutto e continua a dirigere il gioco.
«Scopala, falle sentire dentro il cazzo del mio uomo, spaccala!»
Non perdo nemmeno un secondo, mi alzo e le pianto il cazzo dentro in un solo colpo.
«…AAAAhhhhhh… Si … Che palo! Piano …Mi sfondi!»
Cinzia, che sente tutto, rincara la dose.
Si dai sfondala! Spingilo tutto dentro a questa vacca!»
Sento che si sta eccitando pure lei. Comincio a pomparla come un forsennato, con colpi devastanti. Lei sborra ancora due, o tre volte con grida fortissime.
«Vengo! …Si … ooooohhh!»
«Piantalo nel culo, amore, falle il culo. Spaccale il culo a questa troia! Che se lo ricordi il cazzo del mio uomo.»
Ricevo nell’auricolare questo preciso ordine. Lei è sfinita. Sfilo il cazzo e dopo averla messa distesa sulla scrivania le pennello il cazzo fra la fica e il culo. Cinzia mi esorta ancora.
«Dai, amore spaccale il culo!»
Lei forse intuisce ma io non mi fermo.
«…Heii…no!…Ma che ti viene….AAHHHII…Mi spacchi!»
Urla. Ma io ormai sono già tutto dentro. Il cazzo le perfora il culo, lei si irrigidisce. Le ordino di rilassarsi, ma non ubbidisce. Le mollo due sonore sculacciate, ripeto l’ordine di rilassarsi. Comincio a stantuffarle il culo.
«…aaaahhhhiiiii…. Fai piano!»
«No! sbattila più forte!»
Mi ordina Cinzia. Sono al massimo dell’eccitazione, mi scopo una troia mentre ricevo ordini da mia moglie.
«…ooohhh…si… Mi piace… Vengo! Dai sborra anche tu!»
Comincia urlare la troia.
«No! no! Non sborrarle in culo, lo deve bere e pulire tutto! Non voglio che resti traccia dei suoi umori anali, schizza tutto in bocca!»
Mi ordina di nuovo Cinzia. Le prendo la testa con la sinistra, la giro e mi porto con il cazzo davanti alle sue labbra.
«Apri … Tieni… sborro!»
La inondo di spruzzi lunghi e copiosi.
«Pulisci tutto!»
Lei esegue. Poi sfinita si siede sulla poltrona, io mi rimetto il cazzo dentro, e le porgo i documenti da firmare, cosa che fa, mentre mi parla con un filo di voce.
«Vedo che sei sposato, ma tua moglie quanto tempo sta fra una scopata del genere e l’altra?»
Io la guardo, e sorrido.
«Veramente per mia moglie questo è solo un preliminare.»
«Accidenti, falle i miei complimenti.»
Sorrido, divertito e mostro l’auricolare.
«Già fatti in questo momento di persona.»
Lei mi guarda allibita.
«…ma?»
«Si, lei ci stava ascoltando.»
Prendendo i fogli e vado verso l’uscita.
«Amore torna presto.»
Mi dice Cinzia, io dopo solo tre ore e mezzo sono a casa. Appena rientro mi fa spogliare.
«Vieni, ho preparato il nostro angolo di paradiso.»
In effetti, il bagno ha le luci soffuse, candele profumate. Ci immergiamo insieme, lei si distende con la spalla sinistra appoggiata al mio petto, mi prende il cazzo in mano e mi comincia segare lentamente, io attendo il suo racconto.
«Ieri sera, verso le diciotto, sono andata a vedere quel centro commerciale nuovo, che hanno realizzato allo svincolo della tangenziale. C’era un casino di gente, per cui ho parcheggiato la macchina sopra un piccolo marciapiede, tanto sarei rimasta solo il tempo per vedere se era aperto il nuovo negozio di intimo. Mi sono distratta fra le vetrine, così sono uscita che erano le diciannove e trenta. Quando sono tornata alla macchina, mi sono resa conto, di aver chiuso l’uscita, di una grossa vettura, parcheggiata più in là. Il proprietario mi stava aspettando, quando mi ha visto sul primo, aveva l’aria incazzata, poi il suo viso è cambiato all’istante. Ho assunto un’aria davvero mortificata.
«Mi scusi, non mi ero resa conto di averla bloccata, spero di non averle recato troppo disturbo.»
«Veramente dovevo andare a cena con degli amici, ma, visto il ritardo, chiamerò.»
«Mi dispiace, non so come farmi perdonare.»
Lui mi guarda, ci pensa un attimo e poi mi sorride.
«Veramente un modo ci sarebbe. Lei ha impegni per la serata?»
Mi chiede molto seriamente.
Io ci penso un momento, mi rendo conto che forse è quel famoso momento di cui parli tu. Decido in un attimo.
«No, sono libera.»
«Allora per che non viene a cena con me?»
Lo guardo, e accetto.
«Va bene, ma dovrei cambiarmi.»
«Le basta un’ora?»
«Certo, è sufficiente.»
«Allora ci vediamo fra un’ora qui.»
Sono tornata a casa, ti ho telefonato, tu mi hai detto di andare. Ho fatto una doccia veloce, mi sono messa quelle calze autoreggenti nuove, quelle con dieci centimetri di pizzo elasticizzato che stanno su da sole. Ho indossato il vestito lungo, quello di seta che mi hai regalato per il mio compleanno.
Incuriosito chiedo una spiegazione.
«Dici quello che sotto è gonna e sopra ha il dietro tutto scoperto e davanti quelle piccole strisce di stoffa a V che dal ventre ti arrivano dietro la nuca coprendo appena i capezzoli?»
Si quello. Ho aggiunto le scarpe nere col tacco alto da dodici, la stola per coprirmi le spalle e quando mi sono guardata allo specchio mi sono data della gran fica! Arrivata al parcheggio, lui è rimasto senza parole. Mi ha fatto accomodare dentro la sua macchina e si è presentato.
«Mi chiamo Alberto, e tu?»
«Cinzia.»
«Quando ho chiamato i miei amici per spiegare il ritardo hanno chiesto di portare a cena anche te, anche se fossimo arrivati in ritardo, non c’erano problemi, ti va di venire?»
«Va bene, così avrò modo di scusarmi anche con loro.»
Dopo venti minuti ci siamo trovati davanti a una villa molto grande, nel parcheggio c’erano due sole macchine. Appena entrata ho trovato quattro persone. Alfio il padrone di casa, era il più alto di tutti, poi Carlo e Luca i due più bassi e Giulio sicuramente il più giovane, ma pelato completamente. La cena era a base di pesce, buonissimo, servito da una giovane ed efficientissima cameriera. Abbiamo mangiato molto, e bevuto del Verdicchio, ma non mi sono ubriacata. Dopo cena ci siamo trasferiti dentro una saletta molto intima, con un grande focolare acceso, con due divani di pelle nera con ampi braccioli. Tutti si sono seduti tranne Alfio che da un mobile bar ha servito a tutti del cognac, poi a messo della musica molto soft, abbassato le luci. Il caminetto regalava un gioco di ombre, Alberto mi ha invitato a ballare. Il suo movimento era dolce, lento, quando i nostri corpi si sono toccati, ho sentito il cazzo in erezione, un membro lungo che mi arrivava fino all’ombelico. La sua bocca si è posata dolcemente sulla mia spalla destra, le sue labbra hanno cominciato a baciarmi il collo dietro la nuca con un movimento molto lento e sensuale. Da dietro la sua bocca è arrivata davanti, i nostri occhi si sono guardati per un attimo e poi lui mi ha baciato. La sua lingua è entrata dentro la mia bocca che non aspettava altro, mi sono abbandonata al piacere del bacio. Le sue mani mi hanno cinto i fianchi, ho spinto il bacino contro il suo cazzo durissimo e sono andata in estasi. Mi stavo eccitando molto. Ad un tratto ho sentito dietro di me un altro cazzo appoggiarsi contro lo spacco delle mie natiche, una bocca baciarmi la nuca. Due mani insinuarsi da sotto le mie ascelle direttamente ad afferrare i seni da dietro, ho mandato la testa indietro assaporando il nuovo ed intenso piacere che aumentava. Da dietro Alfio mi ha sciolto il piccolo nodo che teneva unito il vestito, e con un cenno ad Alberto si sono distaccati da me lasciando cadere a terra l’abito, ero nuda! Subito si sono di nuovo occupati di me. Uno dietro è sceso a lappare il buchetto, mentre con una mano mi accarezzava davanti mandandomi in estasi. Davanti Alberto si dedicava ai seni succhiando i capezzoli, mi sono resa conto che pure le altre tre persone che nel frattempo si erano denudate hanno cominciato a toccarmi in ogni parete del mio corpo fino sollevarmi da terra per adagiarmi sopra uno dei divani e cominciare così un lavoro di lingua sconvolgente. Mi sono ritrovata con il cazzo di Alberto in bocca. Alfio che mi succhiava la figa, e Carlo e Luca che mi avevano messo in ogni mano il proprio cazzo per segarli, mentre Giulio si preparava ad infilarmi la figa. Mi sono sentita dentro un palo che non era grosso come il tuo, amore, ma sicuramente più lungo tanto che mi sembrava non finisse mai di entrare. Ho cominciato a gemere. Allora lui si è alzato, mi ha preso di peso e dopo essersi lui accomodato in poltrona sul bracciolo mi ha cominciato a sbattere con forza. Stavo per arrivare al primo orgasmo quando Alberto si è piantato tutto dentro il mio culetto.
«Bella porca, ti infilo il culo! Accidenti! Ma sei apertissima! Ragazzi questa troia è sfondata di culo da paura!»
Hanno iniziato a spingere dentro il cazzo mentre Luca continuava ad infilarmi il suo dentro la mia bocca.
«È proprio aperta, guardate come lo ingoia, si che bocchinara!»
Ha urlato spingendolo dentro, mentre segavo pure Carlo e Alfio. Ho cominciato a sborrare senza tregua. Donavo piacere a cinque uomini contemporaneamente e questo mi faceva impazzire. Gli orgasmi si sono succeduti a ripetizione, mentre loro si davano il cambio dentro di me. Poi ad un certo punto mi hanno rigirata, con le cosce alzate. Carlo mi infilava il culo Luca ha fatto una considerazione:
«aspetta, è tanto aperta che …»
Un secondo dopo aveva unito il suo cazzo con quello di Carlo e mi sono entrati in doppia nel culo.
«HHHHHHHHAAHHHAHH …SI aaaahhh …si … spingete!»
Hanno iniziato a sbattermi fino a morire. Mi hanno pompato tanto. Hanno ripetuto la doppia anche davanti. Sono andata in delirio.
«… OOOHHH… SI … SFONFDATEMI! Più forte … si!»
Cosi per alcune ore, fino a quando uno dopo l’altro alla terza o quarta schizzata di sborra dentro, o sopra me si sono arresi.
«Sei tremenda! Non abbiamo mai trovato una come te, capace di reggere tanto! Complimenti, sei unica!»
«Stanca, malferma sulle gambe mi sono rivestita, Alberto mi ha riaccompagnato alla macchina. Quando sono rientrata ti ho mandato il messaggio, erano le cinque e trenta, ero stanca morta, ma felice.»
Io ho chiuso gli occhi, lei si è infilata il mio cazzo in bocca e nel momento che sborravo, mi sono detto: “Ora sì che è perfetta!”
2
Lentamente, a fatica, raggiungo Luisa e gli altri, che mi salutano e se ne vanno lasciandoci da sole. Lei ha l’aria davvero sbattuta, ma è anche abbastanza soddisfatta.
«Accidenti, quei tre maiali erano insaziabili! Ma li ho spremuti fino all’ultima goccia! Inoltre son riuscita a strappare una buona percentuale di profitti: loro puntavano ad avere il 5% di tutto l’affare, mentre io proposto lo 0,5% su ogni appalto e subappalto. Anche tu mi sembri alquanto provata.»
La guardo e confermo che sono anch’io alquanto provata, perché se loro erano in tre, lui, da solo, non era per niente il più scarso. Ce ne andiamo ognuna per proprio conto e, mentre in auto mi dirigo verso casa, ripenso a tutta questa questione e sento dentro di me un profondo sconforto. Mi aspettavo qualsiasi richiesta, anche la più onerosa, sia in termini economici che sessuali, ma non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Quando rientro mi guardano tutti in silenzio, si aspettano da me un resoconto dettagliato su tutta la questione. Spiego i termini dell’accordo ed ometto il fatto che Giorgio mi ha chiesto un figlio. È Giulia che, mentre Carlo e Luca esultano di gioia, mi guarda e, mentre me ne vado in camera e fare una doccia, mi segue fin dentro il bagno.
«Hai detto che Luisa ha strappato un buon accordo in termini di percentuali, ma non mi hai detto quanto ha chiesto Giorgio, come ricompensa.»
La guardo e poi chino il capo cercando di addurre una spiegazione che non ho. Lei mi si avvicina, mi solleva il viso e mi fissa negli occhi.
«Pamela, che succede? Perché non rispondi alla mia domanda?»
Sento dentro di me una profonda tristezza e, alla fine, con un filo di voce le spiego la situazione.
«Il prezzo che ha chiesto come compenso è troppo alto! Cioè, io lo pagherò lo stesso perché voglio che la nostra azienda sia in prima fila in questo progetto, ma tutto questo mi costerà l’amore di Luca.»
Giulia mi guarda sbigottita, mi fissa intensamente e con una voce molto pacata, ma decisa, mi chiede una spiegazione più precisa. La guardo e, alla fine, le dico tutto.
«Il prezzo da pagare per aver l’appalto è che io presti il mio utero a Giorgio, perché vuole un figlio da me. Naturalmente questo significa che non posso accettare che Luca continui a tenermi al suo fianco. Accetterò questo compromesso, ma questo significherà la fine della nostra storia.»
Giulia mi guarda sbigottita, poi, ad un tratto, esplode come un vulcano.
«Assolutamente no! Questo non può pretenderlo! Ci sono tante donne al mondo, perché vuole un figlio proprio da te? Questo no!»
Entro nella doccia e lascio che l’acqua scorra sul mio corpo, ma, nonostante tutto, non riesce a lavare via i miei pensieri e quando esco e li raggiungo per la cena, loro mi guardano in silenzio. Mentre Iniziamo a consumare la cena, Carlo mi chiede se ciò che ha detto Giulia è vero ed io annuisco. L’unico che resta in silenzio è Luca che, con il capo basso, se ne sta in silenzio, fin quando si gira verso sua madre e la guarda in silenzio. Lei scuote il capo e, guardando verso noi due, ci dice che il prezzo è troppo alto e che non si dovrà pagare. Mi alzo e me ne vado a letto, seguita da Luca che, in silenzio, si sdraia accanto a me. Mi giro verso di lui, lo bacio, lo abbraccio, lui mi tiene stretta fra le sue braccia e la sua voce è calma.
«Non voglio rinunciare a te e non m’importa se sarà lui a ingravidarti, gli darai un figlio e poi la cosa finirà lì. Il resto della nostra vita, la voglio passare insieme a te.»
Lo bacio, lo stringo a me e, sfinita, mi addormento. Ad un tratto mi sveglio nel cuore della notte e, nel silenzio della stanza, improvvisamente mi viene in mente una cosa che, in un primo momento, non ho preso in nessuna considerazione. Giorgio ha detto che ero la nipote di Maria, quindi mia nonna deve in qualche modo conoscere quest’uomo. Resto a riflettere per tutto il resto della notte e, all’alba, dopo una doccia veloce, saluto tutti mentre fanno colazione, dicendo che devo appurare una cosa e che ci ritroveremo in ufficio. Prendo l’auto, raggiungo mia nonna che da circa un anno vive nella mia stessa città, dopo che una rovinosa caduta le ha fratturato il femore. Quando mi vede arrivare all’alba, subito si preoccupa, ma io la rassicuro dicendole che ho bisogno di lei per dei consigli.
«Ho bisogno di sapere se ti ricordi una persona di nome Giorgio, che oggi è un importante uomo politico.»
Non ho nemmeno finito di pronunciare le parole che il volto di mia nonna si oscura e subito scatta sulla difensiva.
«Che diavolo vuoi sapere di Giorgio? Quell’uomo devi tenerlo alla larga da te! Stagli lontano, oppure soffrirai moltissimo!»
La guardo sbigottita, ha intuito immediatamente di chi sto parlando e la sua espressione contrariata mi induce ad insistere per avere ulteriori informazioni.
«Nonna, per cortesia, dimmi tutto quello che c’è da sapere su quest’uomo, perché mi serve il maggior numero di informazioni su di lui.»
Lei mi guarda ancor più dura e le sue parole non sono da meno.
«Ti ho detto di lasciar perdere. Non aver nulla a che fare con lui, altrimenti riuscirai solo farti del male. È una persona che tu devi tenere il più possibile lontano da te.»
Faccio un profondo respiro, poi la guardo dritta negli occhi e con un tono molto decisa le chiedo di nuovo delle spiegazioni.
«Ti ho detto che non posso assolutamente ignorarlo. Sto per trattare un affare che comporterà milioni da spendere in un’opera colossale, dove lui è la chiave di tutto il gioco. Non posso rinunciare ad avere informazioni su di lui, perché è una cosa molto importante per me.»
Lei continua a scuotere il capo, poi, per l’ultima volta, ribadisce che devo stare lontano da lui.
«Amore mio, non ci son soldi che possano giustificare il fatto che tu debba stare vicino a lui. È una persona da tenere a distanza e, ancor di più, evita in tutti i modi di andare a letto con lui!»
Mentre pronuncia queste parole io abbasso gli occhi e lei intuisce subito che questo è già avvenuto.
«No, cazzo, no! Con tutti i maschi che ci sono al mondo, proprio con lui dovevi scopare?»
La guardo e cerco di ribattere, ma lei è molto sulla difensiva.
«Cosa vuoi che mi importi una scopata in più o in meno? Ti sto dicendo che sto trattando un affare gigantesco e tu ti preoccupi se mi faccio una scopata con lui? Ti assicuro che mi ha chiesto molto di più. Vuole avere un figlio da me!»
La sua risposta è istantanea e durissima!
«NO! ASSOLUTAMENTE NO! Non puoi dare un figlio a tuo NONNO! Già il fatto che ci hai scopato è una cosa che non sarebbe dovuta succedere.»
La guardo stupita e cerco di mettere a fuoco le sue parole, mentre lei china il capo e continua a scuotere la testa con l’aria affranta e delusa.
«Cosa c’entra che lui sia mio nonno? Come fai a dire una cosa del genere? Ti vuoi decidere raccontarmi tutto, sì o no?»
Lei tiene la testa bassa, e parla con un fil di voce dal tono molto malinconico.
«Eravamo entrambi molto giovani, lui appena diciottenne, io ne avevo quasi 25. Eravamo innamorati persi e stavamo insieme da quasi tre mesi. Io però ero già una gran zoccola e lui questo lo sapeva, ma non gliene importava nulla. Lo amavo ero pazza di lui e, quando prese il diploma con ottimi voti, decidemmo di festeggiare a modo nostro, facendo sesso All’epoca, succhiavo già tanti cazzi e li prendevo tranquillamente anche nel culo, perché ero restia a dar la patatina, perché avevo paura di restar incinta. All’epoca non era come oggi ed un figlio era un problema serio. Ma quella notte con lui, non mi sono risparmiata in niente. Mi ha scopato e fatto godere fino allo sfinimento. Ha inondato ogni mio buco ripetutamente ed io ne ho goduto tantissimo. All’alba, mi ha detto che si sarebbe trasferito in un’altra città per studiare giurisprudenza e mi ha chiesto di andare con lui, ma io non ho avuto il coraggio di seguirlo. Ero, come ti ho già detto, una gran zoccola e pensavo che un bravo ragazzo come lui, di buona famiglia, molto benestante, non avrebbe accettato un matrimonio con una come me, così ho preferito che se ne andasse. Gli ho detto che non lo amavo e che mi ero solo divertita a godere con lui, dal momento che scopava molto bene. Lui se n’è andato e, un mese dopo, ho scoperto di esser incinta di tua madre, ma a lui non ho detto nulla. Di lui non ho saputo più nulla, fin quando non ho visto il suo volto nei telegiornali, quando cioè è diventato ministro. Ora capisci perché non voglio che tu gli dia un figlio.»
La guardo e mi rendo conto che tutta questa storia mi sta sconvolgendo, mentre lei mi chiede per quale motivo avrebbe scelto proprio me per voler un figlio. Non riesco a darle nessuna spiegazione, se non il fatto che lui era ben consapevole che io ero sua nipote. Lei ci riflette un momento, poi mi chiede quando dovrei rivedere Giorgio e, scoperto che avverrà nel pomeriggio, scatta in piedi e mi guarda dritto negli occhi con un’aria davvero battagliera.
«Verrò con te, oggi pomeriggio, quando dovrai incontrare Giorgio. Verrò con te e vedremo se riuscirò a fargli cambiare idea. Sta tranquilla che, in un modo o nell’altro, tu l’affare lo farai, ma non darai un figlio a tuo nonno!»
Concordo con lei l’ora dell’appuntamento e poi torno in ufficio, dove trovo ad aspettarmi tutti quanti. Giulia e Luisa mi aspettano nel mio ufficio e, nel vedermi tranquilla e rilassata, Giulia mi chiede che cosa ho in mente di fare.
«Ho in mente di andare all’appuntamento, ma, come avvenuto qualche tempo fa con la madre di Giuliano, anche questa volta credo di avere un piccolo jolly da giocare.»
Giulia mi guarda, ma non le do ulteriori spiegazioni e subito mi metto al lavoro insieme a Luisa per preparare la proposta da inoltrare per la partecipazione alla gara d’appalto. Puntuale, nel primo pomeriggio, passo a prendere mia nonna e la trovo in splendida forma. Indossa un completo azzurro con pantalone elegante, un lungo chiffon di pizzo senza maniche e, ai piedi, dei sandali con tacco 10, che la rendono molto sensuale. Giunte nell’appartamento, abbiamo solo il tempo di accendere le luci che, poco dopo, arriva Giorgio. Io gli apro la porta e mi tiro di lato e lui, entrando, si trova davanti mia nonna. Rimane un attimo stupito nel vederla e, anche lei lo guarda con occhi che brillano per l’emozione. Chiudo la porta, ma il rumore non distrae nessuno dei due che continuano a fissarsi in silenzio. Poi mia nonna si gira e si siede sul divano, invitando lui a fare lo stesso. Anch’io mi siedo accanto a loro, mettendo Giorgio nel mezzo e noto che lui ha solo occhi per lei.
«Sapevo che Pamela era tua nipote, poiché è da tempo che ti cerco: ero sicuro che lei ti avrebbe parlato di me.»
Mia nonna lo guarda e, fissandolo negli occhi, gli parla con voce calma, ma risoluta.
«Non capisco per quale motivo ti interessa ancora una persona come me. In ogni caso, lascia in pace Pamela. Voglio che lei resti fuori dalla nostra storia; qualunque possano esser le ragioni che vi legano, lei ne deve restar fuori.»
Lui la guarda e sorride, poi, si gira verso di me e, continuando a sorridere, parla con un tono ironico.
«Con lei ho delle questioni in sospeso che risolverò presto, anzi, dipende tutto da lei come andranno risolte le nostre questioni.»
Mia nonna lo guarda e gli occhi ora diventano duri e cattivi.
«Non hai bisogno di lei, anzi, non avresti nemmeno dovuto andarci a letto.»
Lui rimane per un attimo stupito nell’apprendere che io le ho raccontato che siamo andati a letto insieme.
«Perché non avrei dovuto? Sapevo che era una femmina calda, stupenda. Quando Amedeo mi ha detto che era la nipote di una che vendeva sigarette e bocchini, ho capito subito che era tua nipote e, poiché volevo di nuovo vederti, l’ho usata per raggiungere il mio scopo. Ora ho altro in mente e lei sarà di nuovo uno strumento nelle mie mani.»
Mia nonna lo guarda dritto negli occhi e, se il suo sguardo è duro, la sua voce lo è ancor di più.
«Non hai nessuna necessità di ingravidare Pamela. Non puoi avere un figlio da tua nipote!»
Il viso di Giorgio è una maschera di stupore, mentre la sua bocca resta aperta, senza emettere alcun suono.
«Non scherzare! Questa volta non ti permetterò di farmi del male. Ho sofferto tanto, quando mi hai cacciato e, adesso, pensi di poter giocare ancora con me?»
Mia nonna lo guarda e continua a parlare con la stessa durezza.
«Ricordi quella sera? Quella notte in cui ci siamo amati intensamente, donandoci l’uno all’altro senza riserve? Quella notte sono stata tua, in maniera totale e completa e, dopo quella notte, ho scoperto di esser incinta della madre di Pamela! Lei è tua nipote!»
Lui rimane decisamente strabiliato. Si guarda in giro e guarda lei, chiedendo conferma di quanto appena sentito dalla sua voce.
«Tu mi assicuri che io ho una figlia?»
Mia nonna gli garantisce che può fare qualsiasi prova, anche quella del DNA. Lui riflette un attimo, poi si gira e mi guarda e mi dice di andarmene, perché, se quello che dice mia nonna è vero, non ha più assolutamente bisogno di me e, comunque, l’affare sarà nostro. Ma se gli ha mentito, noi non avremmo nulla. Guardo mia nonna, che annuisce e mi invita ad andarmene. Esco immediatamente da quella casa, corro in ufficio, ignoro tutti ed entro nell’ufficio di Luca; mi siedo a cosce aperte su di lui, che mi guarda con aria stupita: io lo bacio e poi, quando mi stacco, lo fisso negli occhi.
«Adesso ingravidami! Voglio che riempi il mio ventre con il tuo seme! Voglio un figlio da te!»
I suoi occhi brillano di gioia e stupore e si voltano verso la porta, da dove ci guardano Giulia e Luisa, cercando di capire il significato delle mie parole. Io sorrido e dico loro che l’affare è andato in porto: il jolly che ho giocato è stato vincente! Giulia sorride e, ad alta voce ha un’esclamazione che mi riempie di gioia.
«Siiiii! Ne ero certa. In questa famiglia ogni nuova zoccola è migliore della precedente! Come io lo sono stata per mia suocera, lei lo sarà per me! Guarda Luisa, guarda bene questa donna, perché insieme, voi due farete grandi cose!»
E così è stato. Abbiamo fatto grandi cose. Da quel momento, è iniziata una nuova era, dove io e Luisa ci siamo impegnate su due fronti molto importanti: il lavoro e la famiglia. Luca mi ha ingravidato ed ho messo al mondo Lucrezia, una bimba stupenda, mentre anche Luisa si è fatta ingravidare ed ha messo al mondo Silvia. Le due fanciulle son subito diventate la ragione di vita di Giulia, che ha lasciato l’amministrazione dell’azienda a noi, per dedicarsi a crescere quelle che lei stessa ha definito le nuove zoccole, che, un giorno, prenderanno il nostro posto. Per quanto riguarda il lavoro, è stato un vero successo. Grazie al contributo di tutti, abbiamo condotto a compimento quell’affare colossale, durante il quale abbiamo conosciuto tanta gente, aperto le cosce ancora a tanti altri maschi e succhiato tanti cazzi, ma, alla fine, la nostra azienda è stata riconosciuta all’avanguardia sul mercato. Mia nonna e Giorgio stanno insieme, dopo che lui si è ritirato dalla politica e mia madre ha trovato loro un bell’appartamento nella nostra città. Io son diventata la moglie di Luca e, con fierezza, oggi posso dire che, se sono una gran zoccola, capace di dirigere quest’azienda con la stessa bravura e determinazione di mia suocera, devo tutto a lei, che ha saputo infondere in me la forza ed il coraggio di andare sempre avanti a testa alta. Spero che mia figlia, da grande, sia la nuova zoccola che prenderà il mio posto e, quando deciderà di sposarsi, abbia la fortuna di imbattersi in una suocera altrettanto zoccola da apprezzare le sue qualità.
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