Le tre porcelline

Giovanna Esse
7 days ago

Abbiamo selezionato per voi un delle storie più indecenti e porcelle dal nostro archivio.


La bruna, la rossa e la bionda, Magda, Rossana e Pamela, quasi all'unisono s'abbassarono i bikini mostrandosi con i seni nudi.

L'una coi capezzoli grandi, l'altra con dei piercing, la terza con piccoli lapislazzuli inturgiditi. Sia Magda che Rossana che Pamela avevano delle terze belle piene ed alte che ostentarono toccandosi mentre sui loro volti si dipingevano, a tratti marcati, i pensieri della depravazione.

“Ragazze per favore… non possiamo farlo ora, ci sono i vostri genitori…”, il vecchio indietreggiò, ma le tre fecero tutte dei passi ostinati nella sua direzione, puntandogli il cazzone nei mutandoni.

“Non lo facciamo mica…”, ribatté Magda palpandosi le tette come pure facevano le altre. “Vogliamo solo sapere…”, disse Rossana per poi lasciare a Pamela il compito di completare la frase: “Chi tra di noi è più brava a fare pompini”. Risero con malizia davanti all’uomo che, prima guardò alla finestra poi, sornione, si abbasso i mutandoni: “Ah bhe… mmm… vi concedo due minuti a bocca!”.

Il vecchio si guardò l’orologio ed iniziò a cronometrare. Iniziò Rossana… la rossa, accovacciata sulle ginocchia accanto alle altre due, provava in tutti i modi ad ingurgitarne la cappella, condotta dalle rudi pigiature della mano della bionda, alla nuca, mentre la bruna sputava ripetutamente sul bastone. Tra bolle e corposi fili di bava, Rossana succhiava, succhiava e si lordava di saliva mento e tette. Il suo fare da porca colpì sia Magda che Pamela che capirono davvero di dover dare il meglio per vincere la sfida. Le labbra carnose e tumide della rossa volevano cazzo, solo cazzo, e si serrarono aspirando con vigore quel bel torrione di carne. Fu però interrotta.

“Basta son passati i due minuti…”. La ragazza allora boccheggiò, rise e sputò in faccia alle altre aprendo a più non posso la bocca e mostrando l’ugola e la sua lingua violacea. Le due ricambiarono scatarrandole dentro saliva pastosa che finì, penzolante e densa, a schiumare scivolosa lungo il collo con bollicine e filamenti.

E toccò a Madga… La rossa e la bionda se ne stettero per qualche secondo a lato, ridendo e sgrillettandosi con le mani nei pantaloncini.

Magda stendeva la lunga lingua sulla spranga e sulle palle. Succhiò, spremette, poppò. Stracolma di bava spumosa e bianca si dilungò ad aspirare con passione mentre continuava a bagnarsi di saliva appiccicaticcia che le cascava dalla bocca come muco. Le altre iniziarono a sbaciucchiare la pertica nei punti liberi, carezzandola con slinguazzate furtive e sbarazzine. Magda sbocchinava quel cazzo con le narici vistosamente dilatate, ebbre di quel pungente profumo. Ricevette occhiate d'ammirazione dalle due, ma non se ne accorse, era troppo presa dal bocchino, così presa che Rossana e Pamela dovettero tirarle i capelli con forza per farle mollare il cazzo.

Il vecchio se la rise: “Ehehe due minuti scaduti”.

E toccò a Pamela… Le tre si baciarono, limonarono con la salivazione a mille, tutte insozzate con chiazze di sudiciume sulla pelle e filamenti di bava che, come liane, pendevano dalla tetta di una a quella dell'altra. Raccolsero quei filamenti gioendo e scambiandoseli, palpandosi e limonando ancora. La bionda prese possesso del cazzo e si mise d’impegno a lustrare quello scettro.

Poppava, quasi soffocava, mentre Magda succhiava la palla destra e Rossana quella sinistra. Una enorme lacrima di saliva iniziò a pendere dalla sua bocca. Si fermò lasciando che lui gli pestasse l’affare in gola per qualche istante, scalfendogli il palato, e, come non sazia, tirò fuori la lingua spalmandogliela sotto i coglioni. Rossana la guardò a bocca aperta, prima di tornare a crogiolarsi del contatto labbra-cazzo.

“E’ finito il tempo…”, la voce maschile sancì la fine della sfida. Le tre, entusiaste, si accucciolarono buone buone al cospetto di quel cazzone. L'uomo si masturbò ferocemente fino a esplodere in un raglio potente sferzando la sua mousse calda, effervescente, su quelle tre facce di troia che ridevano a bocce larghe gemendo da puttane. Finirono tutte e tre imbrattate di sperma. La rossa fu la prima a mettersi in piedi mentre con le mani raccoglieva la sborra sul suo viso portandosela alla bocca. La bionda la braccò con le mani sulle chiappe, lei rise, chinò il capo, aprì le labbra e lasciò cascare un gocciolone di sborra e saliva nella bocca dell'altra, mentre la mora, come una gatta, ripuliva il viso della bionda con lunghe e calde leccate.

Stettero a travasarsi lo sperma di bocca in bocca in un gioco sudicio, con le tette nude, le labbra vermiglie, le lingue divenute interminabili e gonfie.

“Allora chi è stata la più brava?”, chiese Pamela con la sua solita voce da oca. “Bhe… siete tutte e tre fantastiche…”, gli rispose il vecchio con lemma disarmonico. “Uffi ma chi ha vinto?”, insistette Rossana.

“Avete vinto tutte...”.

“No ci devi dire chi ha vinto, su!”, perseverò Magda, ma c’era poco da fare, non avrebbero mai avuto una risposta. “Sono fiero di avere tre eccellenti pompinare come nipoti. Tornate presto a far visita al nonno”. Le ragazze malinconiche si ricomposero ed uscirono dalla stanza mentre il nonno tornava a letto. Senza distinguere le voci, le sentì mormorare:

“Non mi arrendo… E’ una ingiustizia… Oggi ho vinto io… Ma dove?... Io dico che sono la migliore e lui lo sa ma non vuole ammetterlo per non ferirvi... E’ un bravo nonnino… Ci ama, non addolorerà mai nessuna di noi… Però è stato bello insieme… Sì... Sìsì… E poi è uno spettacolo il suo cazzone… Dobbiamo rifarlo…”.

Il vecchio si toccò i coglioni svuotati e guardò dalla finestra i genitori delle ragazze che, ignari di tutto, si intrattenevano a pranzo sotto il pergolato d’uva del giardino.


Le ragazze erano abituate a girare per casa seminude e non rinunciarono a questa comodità neppure quando il nonno venne a vivere con loro.

Continuarono a muoversi liberamente tra le stanze in microtop, reggiseni striminziti, mutandine aderenti e perizomini. Tanto il nonno era mezzo rincoglionito ormai, spesso non riconosceva manco suo figlio, dimenticava le cose appena accadute e ricordava invece quelle della sua giovinezza come se le stesse vivendo sul momento. Carlo aveva portato suo padre in casa, fuori dalla clinica, dopo essersi commosso guardando un film sul rapporto tra figli e genitori anziani nelle case di cura.

Fortuna che sua moglie Giovanna non si oppose all’idea… fortuna per l’anziano… fortuna per le sue nipoti! Il vecchio aveva poca autonomia, necessitava di attenzioni, doveva prendere una dozzina di pillole al giorno, qualcuno doveva assisterlo quando faceva il bagno... insomma era completamente rimbambito.

Furono Magda, Rossana e Pamela a capire subito che l'unica cosa che gli funzionava bene - e più che bene! - era il cazzo. Quel vecchio depravato era colto da duraturi inturgidimenti ogni volta che una di loro tre sfilava mezza nuda davanti ai suoi occhi. S'arrossiva, gli occhi trasecolavano e poi un monticello gli si innalzava tra le cosce.

"Te l'hai visto il nonno Pà?", chiese Rosanna già due giorni dopo l'arrivo del vecchio.

"Ammazza se l'ho visto oh!", rispose Pamela e nella discussione s'infilò Magda:

"Parlate di quello che penso vero?". Si misero a ridere, tutte convinte che quel canuto vecchino senza forze non fosse altro che un porco malato!

"Poverello... l'altro giorno m'ha chiamata signorina... si vedeva che non ricordava chi ero né dove eravamo".

"Ah sì pure a me, mi ha salutato, mi ha chiamata per nome correttamente e dopo un quarto d'ora mi ha chiesto se ero la caposala".

"Uh... bhe è così, a volte afferra chi siamo, poi torna a pensare che si trovi in clinica e che noi siamo delle infermiere". Risero insieme e poi tacquero.

Non parlarono delle pulsioni che le erezioni del nonno avevano destato in loro, non riferirono mezza parola della tensione che aveva indotto ciascuna di loro a muovere le mani sotto le lenzuola, la notte dell’arrivo del nonno, in uno sfregamento irrequieto e rumoroso che si era spento sul tardi. Si allontanarono tornando alle loro cose, ignare che proprio quel giorno il rapporto col nonno sarebbe cambiato per tutte.

"Infermiera avrei un improvviso indurimento sotto l'addome...", il nonno attirò l’attenzione di Magda che rientrava nella sua cameretta sollevandosi dalla poltrona e mostrando una appuntita erezione nel pigiama.

La nipote, in tanga e reggiseno bianco, dette un'occhiata e sorrise maliziosa:

"Ehi, nonno... abbassa il fucile! Sono pure troppo giovane per te!".

"Sebbene giovane, lei è una infermiera e deve accudire gli anziani di questa clinica sa?" e, convinto e ostinato, si abbassò i mutandoni mettendo in bella mostra il suo arnese tozzo e duro. "Hey.. un momento… che… che fai... nonno!", Magda chiuse gli occhi strizzandoli ed allungò le mani come a respingere quella visione come le capitava quando guardava un film horror, ma la curiosità era forte e le fu impossibile non sbirciare:

"Oh... oh... io non posso crederci... sei così grosso… per me nonno?".

"E’ un problemino… dice che può darmi una mano infermiera? Ad alleviare questo ...indurimento?", chiese il nonno sollevando la canottiera perché non nascondesse nulla del suo cazzo. Magda restò spiazzata, insomma il nonno era col cazzo ritto davanti a lei... una diciottenne niente male, con gli ormoni sottosopra eppure decisamente a caccia di esperienze. Per qualche istante smise di pensare.

"Cavolo nascondevi sta bestia nel pigiama?!", esclamò sottovoce, mise giù le braccia inquadrando per bene il cazzo, poi si guardò attorno e sentenziò:

"Vabbè... vediamo cosa posso fare, però ricordati di non parlarne con nessuno, con nessuno di questa... clinica, capito?". “Capito”.

La ragazza fece rimettere il vecchio a sedere sul divano, si sfilò il tanga e si adagiò sul divano servendosi delle dita per introdursi nella figa il cazzo compatto di suo nonno. Solo allora il vecchio vide il tatuaggio di un trenino giocattolo sull’inguine di Magda:

“Uh è la stazione di arrivo quella?”.

“Shhh fa il bravo …mmm… malato …quando sei duro…”.

Fissò suo nonno, la pelle invecchiata e macchiata, il cranio pelato, la chiarezza dei suoi occhi perversi e, col cuore che le batteva in gola, si ritrovò bagnata. Iniziò a dondolarsi. La eccitava il contrasto tra la durezza viva di quel cazzone liscio e fibroso e le forme scabre e flaccide del viso del nonno. Che godimento! Stava commettendo un dolce abominio. Venne storcendo le labbra. Riprese fiato. “Dimmi quando vieni… va bene?”.

“Va bene!”.

Magda prese un bel ritmo oscillando col bacino sino a quando gli occhi le si chiusero in un secondo orgasmo che visse continuando a muoversi. Passò poi il nonno la supplicò:

“Infermiera… togliti…”. Lei si sollevò giusto in tempo facendosi imbrattare lo stomaco da quel vecchio ormai sudatissimo che spasimò la foga contro il suo viso. L’anziano si rialzò mutandoni e pigiama e tornò mezzo dormiente sul divano.

Magda lo guardò con tanti pensieri nella testa poi filò a lavarsi prima di tornare a studiare. Venti minuti dopo, Rosanna sentì la mamma sbuffare e s’affacciò dalla sua cameretta. “Oh mà.. che c’è?”. “Tuo nonno! Sta tutto sudato!”, rispose la madre e poi sottovoce aggiunse:

“Accidenti a tuo padre…”.

“Ma… nonno deve fare un bagno mamma?”.

“Esatto! E con tutto quel che ho da fare …era l’ultima cosa che ci voleva”. Manco due secondi e la ragazza si precipitò in soggiorno:

“Bhe ma… ci penso io!”. Cosa le diceva la testa Rosanna non lo sapeva, o meglio lo sapeva bene ma non voleva ragionare su quella indecente inclinazione. Si ritrovò in bagno, sola col nonnino, mentre sua madre, tutta felice per quell’inaspettato aiuto, tornava a pulire la taverna. La ragazza, a novanta gradi, mise a riempire la vasca tutta turbata, senza accorgersi della posizione mozzafiato che aveva assunto, poi fu catturata dalla visione oscena che occupava l’angolo più remoto del suo occhio sinistro: il nonno si palpava il cazzo tumido nel pigiama. Volto lo sguardo sconvolta:

“Hey nonno ma... che… che fai?”.

“Ci facciamo il bagno insieme?”.

“Ma.. insomma che domanda è?”.

“Sei una bella infermiera, mi farebbe proprio bene un bagno con te…”.

Rosanna si rimise in piedi e si morse un labbro: “Su spogliati… il bagno… mi sa che lo devi fare da solo…”. “Uh e perché?”, chiese il vecchietto denudandosi. E fu davanti a quel cazzo dalla cappella languida, ritto come un bastone di ferro, che Rosanna rinunciò a quanto ancora restava dei suoi tabu. Si spogliò e, figa da fuori, entrò in punta di piedi in vasca col nonno.

In acqua il corpo ossuto e cadente del vecchio s’uni a quello sbarazzino e pieno della rossa di casa. Non era mai stata sopra, tutti i ragazzi coi quali era stata, preferivano metterla sotto. Saziò questa sua aspettativa e, sebbene novellina, provò subito gusto saltellando in una gazzarra scomposta e violenta che pure il vecchio sorprese:

“Oh cazzo che cavallona che sei!”.

Rosanna non retrocesse di un millimetro. Il nonno veniva schiaffeggiato dalle sue tette con quel ritmo fitto che scatenò da subito un turbinio di acqua. Sentì che stava salendo un orgasmo e posizionò le sue mani sul petto del vecchio. Ci dette dentro… e con tanta foga il liquido trasbordò bagnando il pavimento mentre lei imperterrita esultava in un profluvio di umori. “Siii… siii…”, era felice, si fermò, ritrasse le mani e scoprì che la sua pressione aveva lasciato dei lividi sul petto debole del nonno.

“Ti ho fatto male?”.

“Voglio sborrare infermiera”.

“Oh si certo… come… come facciamo?”.

“Continua… continua…”. “Ma non dentro di me!” e così dicendo Rosanna si scollò dal nonno e prese a fargli una sega. La sborrata del vecchio superò i giochi d’acqua della fontana della città! La rossa si alzò, muta, si asciugò, si rivestì e, come per accertarsi che il nonno fosse davvero rimbambito, disse: “A quest’ora nella clinica si va a letto”.

Erano appena le 11 del mattino. Il nonno si mise a dormire. Ora il lettore deve sapere che nella camera dove era stata allestita la stanza del nonno, prima c'era una sorta di enorme ripostiglio dove ciascuno metteva tutto ciò che non voleva tra i piedi ma che al momento non voleva buttare. E' strano, ma pur ospitando il nonno, quella stanza non aveva cessato la sua usuale funzione. In quella stanza però Pamela aveva lasciato un pò di sue cosette.

Anziutto uno dei suoi cd di salsa. Filò dunque a recuperarlo proprio quando il nonno si stava assopendo. Il corpo raggrinzito e corroso dagli anni del vecchio era steso sul letto tra veglia e sonno quando Pamela entrò in camera con un microtop rosso e delle mutandine nere di pizzo così piccole che mostravano buona parte della sua fregna.

"Oh nonno, scusa... non sapevo dormissi".

Come si può immaginare il nonno si svegliò dal sonno davanti all'immagine di quella ragazza tanto provocante.

"Oh Pamela.. entra pure vieni...", disse mentre si metteva a sedere sul letto senza perdere di vista la patata liscia della nipote. "Faccio subito, devo solo prendere un cd... dovrei averlo messo qui... no qui... mmm forse qui...".

amela rovistava per la stanza, saltando da un angolo all'altro, aprendo tutti i cassetti senza accorgersi dello spettacolo seducente che stava offrendo al nonno. Cercò per qualche minuto... senza però esito. Si fermò quando sentì il nonno dirle:

"Infermiera forse cerca questo termometro?".

"Termometro? Ma no che c'entra adesso il term..." si voltò col viso deturpato dallo stupore. Il nonno, con sfacciataggine, impugnava un cazzone nudo e potente, già scappellato. Pamela deglutì mentre il nonno, imbaldanzito, continuava a dirle porcherie:

"Misuri la temperatura, venga! Se lo inserisca pure...".

"Io... io veramente...", e fu per la terza volta nella gioranta che il nonno asccolse una nipotina infoiata a smorzacandela sul suo cazzo. La ragazza non si denudò. Sì spostò l'intimo di quanto era necessario e si incastonò la cappella del nonno tra le labbra di sotto. Si inchidò su quel cazzo e si fece scivolare dolcemente prendendoselo tutto. Così, lasciandosi andare in piccoli ma pesanti sommovimenti, si ficcò quel cazzo in profondità, tutto tutto dentro la sua figa. La sua scopata ...

Passò sua madre: "Nonno? Dormi?". La ragazza tremante tappò con due mani a doppia mandata la bocca del vecchio... tutto filò liscio, la mamma andò oltre, tuttavia caso volle che proprio in quel momento il nonno le sbrodolò in figa.

"Oh cazzo... merda ...merda... merda!".

"Infermiera non si preoccupi... se funzionassi come un tempo avrei figli con le donne di tutte le cliniche della città".

Il nonno rise, la nipote un pò meno.

La porta si chiuse e Pamela tornò in camera sua con una specie di salsa tra le cosce, non esattamente la salsa che cercava lei.

Né papa Carlo, né mamma Giovanna avrebbero mai pensato che il nonno, rugoso e debole, carico d'acciacchi e reumatismi, sarebbe divenuto l'amante segreto delle loro figlie corrose dalla libido post-adolescenziale. Ok Rosanna aveva voluto tingersi di rosso i capelli e mettersi i piercing ai capezzoli, ok Pamela aveva invece voluto farsi bionda, ok Magda s’era voluta tatuare un trenino all’inguine, ma infondo erano delle brave ed oneste ragazze!


Carlo e Giovanna non riuscivano a capacitarsi dell'inaspettata maturazione delle loro tre figlie.

Affetto per il nonno non ne avevano mai mostrato eppure da quando il vecchino aveva lasciato la casa di riposo per venire a vivere con loro, Magda, Rossana e Pamela erano divenute delle nipoti devote e premurose. Di buon grado Giovanna accettò il loro amorevole aiuto. Le tre facevano sempre compagnia all'anziano e si prodigavano anche nell'accudirlo.

C'era sempre qualcuna seduta sul divano accanto a lui a guardare la tv, c'era sempre qualcuna disponibile a fargli il bagno, sempre qualcuna pronta a portargli le pillole. Carlo ne fu orgoglioso e commosso. Si erano improvvisamente responsabilizzate. Né lui, né sua moglie potevano mica immaginare che l'anziano nonno era al centro delle morbose attenzioni carnali delle loro figlie, non sospettavano minimamente che quelle tre, in comunella, usavano il vecchio per scoprire la sessualità a tutto tondo. Così se Rossana stava accanto a lui sul divano a guardare quel noioso quiz televisivo, non era mica per non lasciar solo il nonno: la ragazza ne approfittava per allungare le mani, svestirlo ed abusare della turbinante erezione del vecchino.

E se Magda si prestava volentieri ad assisterlo nella vasca da bagno era perché, lì dentro chiusa, poteva sbizzarrirsi in inenarrabili sconcezze.

E se Pamela accorreva a tutte le ore del giorno a portare le pillole al nonno - quelle per il diabete, per la pressione alta, per l'osteoartrite etc. -, era perché il pillolone più grosso poi lo prendeva lei!

Sotto le sembianze di tenere nipotine, la bruna, la rossa e la bionda erano divenute delle vere ninfette, incontentabili e disinvolte. Diciotto anni Magda, diciannove Pamela, venti Rossana e tutte ansiose di scoprirsi donne, di liberarsi del candore e fare conoscenze del loro corpo e del sesso a tutto tondo. Non avevano tardato a confidarsi i loro divertimenti individuali col nonno, a due giorni dal suo arrivo. Pamela, farcita di sborra, era corsa a chiedere un parere a Rossana:

“Senti scusa… sono preoccupata… dici che una può restare incinta di un vecchio?”. La sorella subito capì: “L’hai fatto col nonno?”. “Che c’entra questo… non ho detto questo…”. “Ma l’hai fatto?”. Pamela non rispose ma si tranquillizzò quando Rossana le confessò:

“Anche io!”. “Anche tu? E quando?”. “Prima!”. “Ma pure io poco fa!”. “Cazzo, nonno è proprio un porco sempre in tiro!”.

“Ma te dici che sono incinta?”.

“Ma no, è vecchio… però non farti venire dentro”. “Quindi sicura che non sono incinta?”. “Nooo è vecchissimo nonno!”.

“Ma esattamente quanti anni ha? Settanta? Ottanta?”. In quell’istante entrò Magda:

“Ho sentito bene? L’avete fatto col nonno pure voi?”. Fu così che tutto venne alla luce, tra stupore e bisbiglii.

Poi Pamela mostrò la sborra del nonno che gli usciva dalla figa… Rossana e Magda sbalordirono:

“Sei matta, vatti a lavare…”.

“Ma hai detto che tanto non resto incinta!”.

“Si ma è meglio se ti lavi… uff aspetta faccio io!”, la rossa si calò tra le cosce della bionda e le leccò la figa.

Magda sbigottì e poi implorò:

“Pure a me, Roxi pure a me!”.

Fu quello il primo rapporto lesbico delle tre. Insomma stavano davvero esplorando un nuovo mondo! La figa gliel’avevano data, la bocca pure e così s’erano messe in testa di fare col nonno la loro prima esperienza anale… Bhe il nonnetto tanta gioia non l'aveva mai vissuta. Anche nella clinica i suoi approcci disinvolti alle operatrici erano sempre andati a vuoto. Solo ora riceveva l'amore che desiderava tanto.

Eppure la sua mente era così fragile che solo rare volte riconosceva le dolci nipoti. Chiaramente tutto assumeva le sembianze di un sogno dove, in modo ingiustificato, le forme si distorcono, i visi sbiadiscono ed in pochi attimi si ritrovava nella casa d'accoglienza, finalmente appagato dalle ardenti infermiere. Stava ricevendo tanto amore... una dose infinita, una dose però letale. Accadde il giorno dopo la sfida dei pompini, nel pomeriggio. Le tre, lasciarono mutandine e reggiseni fuori, entrarono in camera sua con la solita malizia negli occhi, approfittando del fatto che i genitori fossero fuori. Spensero la tv.

Già nude, fissarono il vecchio e presero a sbaciucchiarsi, a scambiarsi effusioni, a tastarsi le tette, a leccarsi i capezzoli mentre le loro mani spingevano freneticamente le dita nelle loro fighe. "Nonnetto sei senza parole? Ti piace il panorama?", domandò Rossana ironizzando. "Guarda gli è andato tutto il sangue nel cazzo...", spasimò Magda e Pamela condivise il suo struggersi: "Non vedo l'ora di assaggiarlo!".

Le tre salirono feline sul materasso mentre il vecchio, recuperando la dentiera dal comodino, frignò: "Ancora? Siete le mie nipoti... non si può...".

"No nonno, siamo le infermiere...", rispose Magda accompagnata da Rossana: "Noi dobbiamo prenderci cura del tuo cazzo". E mentre quelle due convincevano il nonno, Pamela gli abbassò i mutandoni accomodandosi sul suo inturgidimento. Fu Rossana a sfilargli completamente l'intimo, mentre la sorella prese subito a sgroppare. Il vecchio aveva l'affanno, appariva ansante, chiudeva gli occhi e tornava ad aprirli contro le tette di Pamela e la figa di Magda che s'era messa a lato a masturbarsi a cosce aperte. Percepiva una bocca baciargli le palle, forse era quella di Rossana. Era in balia del godimento puro ma faticava a respirare, eccitato com’era.

"Oh sbrigati... tocca a me! Non farlo venire!", Magda reclamò il suo turno ed ottenne ciò che voleva prendendo il posto della sorella, lasciando pochi attimi di tregua al vecchio. Rossana sorse alle sue spalle prendendole le tette tra le mani e sbaciucchiandole il collo mentre lei agitava in maniera scomposta il bacino. Guardò poi Pamela che a lato rosolava in una morbosa e lenta masturbazione con la figa luccicante di secrezioni.

Liberò una mano e gliela portò sulla figa. La lasciò lì, a massaggiarle le labbra per qualche istante, poi, si chinò completamente spiaccicandole il viso e principiando a leccarla. Aveva perso ogni inibizione.

"Ohhh, Roxi...", fremé Pamela in preda al delirio ma tutto durò poco. Un prolungato "siiii" di Magda, fece capire a Rossana che la sorella era venuta ed era quindi giunto il suo di momento.

Pamela, dispiaciuta, si mordicchiò le labbra, guardando Rossana affrettarsi sul cazzo del nonno.

“A te penso io…”. Magda fornì soccorso a Pamela. Le due lesbicarono strette a cucchiaio in un rovente sessantanove poi anche Rossana chiocciò il suo amplesso scuotendosi tutta. Le sorelle si fermarono, si guardarono, si sorrisero.

“Piaciuto nonnetto?”, gli chiese Magda abbandonando il suo corpo.

Il vecchio non rispose, s’impastò un po’ le labbra, sentiva una stretta alla gola, aveva la vista appannata e stava sudando freddo.

Percepì le sorelle dire: “E’ ancora duro?... Durissimo... Lo proviamo dietro?... Sì… Vado a prendere l’olio lubrificatore”.

Poi un infarto lo fece spirare.

Nessuna si accorse che il nonno era morto. Magda era in camera dei suoi, a prendere il lubrificante. Pamela era sotto Rossana.

“Oh! Ma che fine hai fatto?”, urlò la bionda.

“Non lo trovo, accidenti!”, imprecò la bruna.

“Come sarebbe non lo trovi?!”, domando nervosamente la rossa. Pochi attimi dopo tutte furono felici, Magda era riapparsa in camera tutta festa col lubrificante tra le mani.

“Eccomi ragazze!!!”. Le tre esultarono colte da una frenesia fanciullesca che le porto a saltellare sul letto e mentre saltellavano si accorsero che il nonno era rigido anche alle gambe ed alle braccia che non salticchiavano con naturalezza sotto le potenti oscillazioni del materasso. Il vecchio aveva la bocca aperta, gli occhi sbarrati ed il capo chino a lato.

“Oddio!... Non può essere… Nonno! Nonno!... Mamma mia… Nonno!”. Sbigottite le tre nipoti, scoppiarono a piangere, poi la paura e lo sconcerto lasciarono spazio alla razionalità. Si rivestirono così come erano in casa quando i loro genitori erano usciti, riaccesero la tv ed organizzarono letto e camera come se nulla fosse successo. Fecero al tocco e con un po’ di disgusto Rossana dovette togliere la dentiera al nonno e riporla nel bicchiere sul comodino. Poco dopo Pamela chiamò sua madre al telefono: “Mamma… è successo che… insomma… nonno… non c’è più, è morto…”.

“Ma che… che dici?”.

“Sì, sono andata a portargli le pillole e… non respira più…”.

Carlo e Giovanna rientrarono il prima possibile. Contriti, scuri in volto, disposero tutto per il funerale. Carlo era il più addolorato di tutti, guardava il padre e si diceva d’aver fatto bene a portarselo in casa almeno gli ultimi giorni della sua vita. I suoi occhi volteggiavano sulle sue figlie, Rossana, Magda e Pamela, che affrante e dispiaciute, avevano preso delle sedie e s’erano messe a sedere accanto al nonno così come si trovavano vestite appena appreso del suo decesso: la rossa con un perizoma nero di pizzo ed un reggiseno nero, la bruna con un tanga dalla trama geometrica ed un toppino, la bionda con un perizoma velato, quasi trasparente, ed un reggiseno bianco.

“Ragazze… verrà gente… andate a vestirvi…”. Le tre, silenti, annuirono e si alzarono avviandosi nelle loro camere, ma il padre richiamò ancora la loro attenzione:

“Vi ringrazio. Siete state magnifiche in questi pochi giorni, siete rimaste sempre vicino a vostro nonno, non l’avete mai lasciato solo mostrandogli un bene immenso. Sono orgoglioso di voi”. Le ragazze sorrisero e corsero verso di lui stringendolo in un abbraccio. Fu in quel momento così tenero, al cospetto del letto col nonno morto, che Carlo notò uno strano tubetto viola sul comò. Lo fissò meglio mentre le figlie lo abbracciarono e capì ciò che era.

“Ma che cavolo… ci fa quello qui?”. Le tre si voltarono e atterrirono davanti al lubrificante anale che avevano dimenticato di riporre. Fortuna che in quel momento passò Giovanna. La donna, entrata in camera e seguito l’orientamento degli occhi di Carlo e delle figlie, riconobbe il tubetto, l’afferrò e, senza saperlo, salvò le figlie:

“Il nonno non curioserà più in giro, ma quanto ci mancherà!“. La bruna, la rossa e la bionda tennero sempre il loro segreto. Il culo vergine no, quello svanì poco tempo dopo.