Il dolce tocco di una madre

Giovanna Esse
10 days ago
Il dolce tocco di una madre

Dai nostri archivi ripropongo un racconto di #ilnuovouomo

Mia mamma non è una donna felice. È l’emblema della donna moderna benestante, quello che resta di una ragazza che si è data da fare per una vita per costruirsi una carriera ed una buona famiglia, ma ora sulla soglia dei 47 anni si trova intrappolata in un lavoro che non le dà soddisfazioni da troppo tempo, mentre a casa è vista solo come una tuttofare. Mio papà infatti non è un buon marito, non l’ho mai visto darle attenzioni o aprirsi con lei se non le rare volte che è crollato sopraffatto dai problemi col lavoro, e fisicamente si è lasciato andare ben prima di quando avrebbe dovuto, per cui a 49 anni si trova ben sopra il limite del normopeso, contrastando con lei che nonostante il poco tempo a disposizione cerca sempre di tenersi in forma e stare attenta a cosa mangia.

Penso di essere l’unica persona che ha un dialogo sano con mia mamma, che io sappia sono il solo che si ferma ad ascoltarla e lasciarla sfogare (un’abitudine che ho preso sin da quando ero piccolo visto che sono figlio unico), ma essendo uno studente fuorisede ormai ci vediamo solo una decina di volte all’anno, e tra una visita e l’altra è difficile mantenere vivo il rapporto, per cui cerchiamo sempre di rendere speciale ogni ritrovo.

Il 2020 è stato un anno particolare, che se non fosse per quello che è accaduto negli ultimi giorni probabilmente avrei odiato. La chiusura della mia università infatti mi ha permesso di tornare a casa un mese prima del solito, concedendomi la possibilità di trascorrere più tempo con lei, che approfittando dello smart working mi ha proposto di trascorrere qualche giorno insieme nella casa in montagna, giusto per festeggiare il mio ritorno con quella piacevole sensazione di libertà e di fuga dalla routine che solo un weekend di riposo può dare.

Sentendo delle recenti nevicate ho accettato più che volentieri, per cui una volta preparate le valigie siamo partiti, arrivando giusto in tempo per mangiare una pizza insieme godendoci il tepore della stufa e chiacchierando del più e del meno, arrivando a chiederci se tutta la neve sul vialetto non sarebbe potuta diventare un problema il giorno successivo, in caso durante la notte si fosse congelata.

Rendendomi conto di essere l’unico che potesse fare quel lavoro, non ci è voluto molto perché recuperassi la pala e il sale dal garage, e mi mettessi a liberare il percorso che attraversa il nostro piccolo giardino. Una volta rientrato però, troppo stanco ed infreddolito per prestare attenzione agli scarponi ancora bagnati, sono scivolato a metà delle scale, cadendo per una decina di scalini. Un po’ dolorante ed acciaccato sono comunque riuscito a salire per dare la buona notizia su come fossi riuscito a pulire il vialetto, raccontando anche della mia caduta e dicendo che sarei andato a fare una doccia per sciogliere un po’ i muscoli prima di andare a letto.

Dopo la lunga doccia bollente mi sono spostato davanti allo specchio, con solo un asciugamano annodato intorno ai fianchi a coprirmi fino a metà coscia, in modo da permettermi di osservare i lividi che andavano già a formarsi sull’anca e sul ginocchio della gamba destra, oltre che sulla spalla sinistra.

Un lieve bussare ha anticipato di qualche secondo l’ingresso di mia mamma nel bagno.

“Allora come va, hai ancora tanto male?” mi ha chiesto, appoggiando istintivamente una mano sul livido alla spalla e scostandola subito dopo aver visto la mia smorfia di dolore.

“Sono stato un idiota a cadere così, mi sa che ci vorrà qualche giorno perché il male passi. Guarda, sono già coperto di segni” ho risposto mentre lei iniziava già a rovistare nell’armadietto di fianco al lavandino. Non ci volle molto perché ne tirasse fuori un tubetto di pomata lasciato a metà da chissà quanto tempo, dicendomi “prova a spalmarti questa, se la metti subito magari faciliti la guarigione, poi anche solo massaggiare le botte aiuta a farle sparire prima”.

Poco convinto, ho preso la pomata con uno sbuffo, borbottando un “che palle, io le odio le creme”, a cui è arrivato in risposta un suo “dai, ti do una mano a spalmarla così ci mettiamo meno e puoi andare a letto prima, che sarai stanco”. Detto questo, dopo aver abbassato la tavoletta del wc ed essercisi seduta sopra, mi ha indicato di avvicinare lo sgabello che teniamo lì di fianco in modo che potessi sedermici sopra, dicendomi di iniziare a spalmare la crema sulla spalla e di allungare la gamba destra verso di lei, in modo che potesse prendersi cura del mio ginocchio.

Piacevolmente stupito della sua decisione, ho colto l’occasione per sminuire l’incidente, scherzando su come qualche kilo di grasso in più mi avrebbe potuto salvare da quei traumi, e ridendo di come sia stato sciocco a cadere così rovinosamente alla mia età.

Dopo qualche risata però mi sono reso conto che il massaggio che mamma mi stava facendo stava avendo un certo effetto su di me, e che al centro dell’asciugamano iniziava a comparire una sagoma ­inequivocabile. Prima che potessi iniziare a pensare a qualcosa che potesse spegnermi, però, è arrivato il suo “allora, cosa vuoi che massaggi adesso?” a cui non sono riuscito a rispondere finchè non ha chiarito “beh, dove altro hai preso botte?”.

Prima che potessi pensare a un modo per congedarla, aveva già passato velocemente gli occhi sul mio corpo, soffermandosi sul profilo che era comparso sull’asciugamano. Con un tono incuriosito e divertito, mi ha chiesto “ma scusa, e quello da dove salta fuori?”, alzando poi gli occhi fino ad incrociare il mio sguardo che già trasudava vergogna.

“Eh sai, col covid è da un po’ che non esco con nessuna ragazza…” ho bofonchiato, vedendola poi annuire mentre tornava ad appoggiare la mano sul mio ginocchio, accarezzandomi lentamente mentre si spostava verso il mio interno coscia “…e io non volevo, te l’assicuro…” ho provato a continuare, ma un suo gentile “sssh” mi ha zittito, lasciandomi inerme di fronte a quello che avrebbe voluto fare di me.

La sua mano si muoveva in maniera molto delicata, stuzzicandomi e risalendo lentamente ma in maniera decisa verso il mio inguine, mentre non riuscivo ad evitare che il mio respiro accelerasse e che le cosce iniziassero ad aprirsi spontaneamente, mentre la consapevolezza di quanto tutto ciò fosse sbagliato spariva dietro alla libidine che montava sempre di più.

“Deve essere dura per un ragazzo della tua età”, diceva mentre la sua mano era ormai pericolosamente vicina a ciò che speravo afferrasse il prima possibile, “tutti questi mesi senza qualcuno che potesse aiutarti a sfogarti un po’, a strofinartelo da solo pensando a chissà cosa”.

Ormai l’eccitazione si era completamente impossessata di me, costringendomi a spingere in avanti il pube mentre la mia fronte iniziava ad imperlarsi di sudore, quando finalmente sentii le sue dita calde stringermi il cazzo. Non sono riuscito a trattenere un gemito, quando lei mi ha fissato negli occhi dicendo “dai non è nulla di nuovo, sai quante altre volte l’ho toccato per lavarti quando eri piccolo?” mentre iniziava a muovere la mano su e giù. Ho chiuso gli occhi godendomi quel momento di piacere, sussurrando un timido “m-mamma…” senza riuscire a continuare la frase.

“Se inizi a comportarti da uomo di casa devi aspettarti anche le ricompense che spettano all’uomo di casa. Non ti piacerebbe avermi così ogni sera?” mi ha chiesto mentre iniziavo a sussultare per l’aumentare del piacere, la sua mano che continuava imperterrita e sempre più veloce, ancora nascosta dall’asciugamano che ormai era risalito fino quasi ad espormi.

Dopo qualche minuto di silenzio interrotto solo dal mio ansimare, ha accarezzato con la mano sinistra il mio scroto, supplicandomi “vieni per me, piccolo. Fai questo regalo alla tua mamma”.

Non sono riuscito a trattenermi e sono esploso nella sua mano, stringendo lo sgabello mentre le mie gambe si abbandonavano a dei leggeri spasmi, la sua mano a masturbarmi fino a svuotarmi completamente, per poi staccarsi dopo avermi strofinato per qualche secondo il glande coperto di sperma con il pollice.

Ha poi ritratto la mano da sotto l’asciugamano, mostrandosi compiaciuta nel vedere la sua mano sporca del mio seme fino a metà avambraccio, alzandosi e fermandosi a darmi un bacio sulla fronte prima di andare a lavarsi le mani.

Io sono rimasto a fissarla mentre non riuscivo a dire né pensare niente, ancora col respiro affannoso mentre cercavo di capire cosa fosse successo e cosa avrei dovuto dire, ma anche questa volta la sua risposta mi ha anticipato: “dai, datti una pulita e mettiti qualcosa addosso, ti aspetto nel lettone visto che a quanto pare ti piace fare l’uomo di casa”.

E con un occhiolino malizioso, è sparita dal bagno.


Ci ho messo un po’ a riprendermi da quello che era successo, strofinandomi le mani insaponate in mezzo alle gambe per pulirmi al meglio mentre mi chiedevo se non mi fossi solamente immaginato tutto.

Ma portando gli occhi verso l’appendiabiti appeso dietro la porta del bagno e vedendo che il pigiama che mi ero preparato era sparito, ho sentito un brivido percorrermi la schiena mentre mi accendevo di curioso stupore.

Intuendo che mia mamma doveva centrare qualcosa con quella misteriosa scomparsa, ho lasciato l’asciugamano fradicio e sporco di sperma sul pavimento, uscendo completamente nudo dal bagno ed addentrandomi nel corridoio buio pesto se non per la lama di luce che usciva dalla porta della camera in cui mia mamma mi stava aspettando.

Nonostante la libidine, avevo ancora dei dubbi su quello che stava succedendo, per cui decisi che avrei raggiunto velocemente la mia camera per mettermi addosso qualcosa, e che poi mi sarei buttato a letto per ripensare un po’ a quello che era successo in bagno.

L’unico problema era che per raggiungere la mia camera sarei dovuto passare davanti alla stanza matrimoniale.

Il mio tentativo di superare il corridoio silenziosamente è stato interrotto dalla sua voce: “dove stai andando? Hai deciso che non vuoi dormire con me stanotte allora?”.

“Dammi solo un secondo mamma, devo andare a recuperare il pigiama e magari un libro” ho risposto fermandomi davanti alla porta socchiusa, incerto sul da farsi ma troppo curioso per continuare verso la mia stanza.

“Vedrai che non ne avrai bisogno, piccolo. Dai, vieni qui e scaldami un po’, che fuori dalle coperte inizia a fare freddo” mi ha detto, mentre io totalmente perso stavo già aprendo la porta, cercando di tenere una mano tra le gambe per coprirmi in modo da non apparire troppo sfacciato.

La scena che mi si è parata davanti mi ha lasciato senza fiato: sopra al piumone mia mamma stava adagiata su un fianco, una gamba leggermente ripiegata sopra l’altra a nascondere l’inguine privo di mutandine, con addosso solamente un babydoll rosa semitrasparente che lasciava intravedere l’aureola dei suoi seni, che avevo sempre saputo essere piuttosto abbondanti, ma su cui non avevo mai rivolto pensieri lussuriosi.

Solo il suo “non stare lì impalato, dai vieni qui così possiamo metterci sotto le coperte” è riuscito a smuovermi, così, camminando in maniera un po’ impacciata per via della mano tenuta in mezzo alle gambe, mi sono infilato sotto il piumone mentre lei faceva lo stesso, trovandoci ciascuno a un capo del letto con qualche spanna di vuoto a separarci, mentre io fissavo il soffitto, troppo timido per incrociare il suo sguardo.

È stato il fruscio delle coperte a farmi capire che si stava avvicinando a me, in quella penombra non ho visto nulla finché la sua mano sinistra non si è appoggiata alla mia guancia destra, facendomi voltare fino a trovare il suo volto a pochi centimetri dal mio, mentre una sua gamba morbida e liscia già si stava strusciando contro la mia.

“Capisco che questo possa farti sentire a disagio, ma sono stata chiara con te. Visto che svolgi i compiti dell’uomo di casa ti meriti anche le ricompense dell’uomo di casa, e questo vuol dire anche poter prendere tutto ciò che vuoi. Non dirmi che non sei attratto da me, ho visto come mi hai guardata quando sei entrato in camera. Non farti scrupoli inutili, fammi tua, usami per godere” mi ha detto guardandomi negli occhi, prendendosi poi un secondo prima di appoggiare la sua bocca sulla mia.

Il nostro primo bacio è stato caldo ed avvolgente, le sue labbra morbide si sono subito schiuse per offrirmi la sua lingua morbida ed invitante, trascinandomi istantaneamente in un vortice di desiderio e passione che è riuscito a cancellare ogni titubanza dalla mia mente.

Ho risposto alla sua foga spostandomi sopra di lei, iniziando a percorrere con le mani i suoi fianchi velati dal babydoll fino ad arrivare a soffermarmi sui suoi seni, così sodi ed invitanti, ed ornati da capezzoli scuri e turgidi che chiedevano solamente di essere succhiati.

Le ho mormorato “togliti il babydoll” ma il suo “no, quello devi meritartelo” accompagnato da un sorrisetto malizioso e un occhiolino mi ha acceso ancora di più, spingendomi a rivolgere la mia eccitazione sul suo collo, baciandolo e succhiandolo dolcemente.

Sentirla irrigidirsi e trattenere il fiato mentre le mordicchiavo i lobi delle orecchie mi ha spinto a stringerle i capezzoli con sempre più forza per stuzzicarla, quando mi sono accorto che una mano aveva iniziato a masturbarmi.

Lentamente allora ho portato una mano tra le sue cosce, dove sotto un ciuffo di peli corti l’ho trovata già vogliosa e pronta ad essere esplorata. Baciandola con foga ho iniziato a spingere lentamente il mio indice dentro di lei, godendomi il suo mugolio soffocato e il movimento di bacino che stava accompagnando la mia penetrazione. “Non ti darò questa soddisfazione” le ho però detto mentre estraevo il dito coperto di umori “se mi vuoi dentro di te voglio che me lo chiedi, voglio spingerti a implorarmi” ho continuato mentre iniziavo a stimolarle il clitoride, godendomi i suoi respiri ansimanti e i gemiti ad alta voce che iniziavano a sfuggirle.

Abbandonandosi al piacere ha lasciato la presa dalla mia erezione, alzando le braccia per stringerle intorno alle mie spalle e tirarmi a sé, supplicandomi di continuare così tra i respiri affannosi e i gemiti, mentre io sentendo il suo corpo contorcersi contro il mio già pregustavo il momento in cui l’avrei potuta fare mia.

“Fermati” mi ha detto a un certo punto interrompendomi, quando ormai pensavo fosse sul punto di venire “non voglio che finisca così presto, voglio godere con te. Prendimi adesso, ti prego”.

Alla sua richiesta ho risposto sorridendo e spingendo lentamente due dita dentro di lei, ammirandola con un sorriso compiaciuto mentre inarcava la schiena e spingeva la testa contro il cuscino in preda al desiderio.

Dopo pochi movimenti però ha risposto alla provocazione con uno sguardo malizioso e portandosi la mano destra alla bocca per lasciare un rivolo di saliva scendere verso la punta delle sue dita, andando poi a lubrificarmi il glande puntandolo contro la propria fica.

“Sei sicura di volerlo fare?” le ho chiesto mentre le sue mani strofinavano la punta del mio cazzo lungo la fessura della sua vagina, con lenti movimenti verticali che mi avevano già fatto sentire il suo calore e i suoi fluidi pronti ad accogliermi.

“Sono tua madre, sono pronta da 23 anni a riaverti dentro di me” ha detto guidandomi dentro di sé, lasciandomi senza fiato per l’ondata di piacere che mi ha pervaso in quel secondo.

Ho iniziato a muovermi lentamente, godendomi la dolcezza di quel momento e di ciò che rappresentava per noi, due anime in sintonia in quel vortice di lussuria proibita, mentre i nostri corpi si completavano a vicenda, ciascuno desideroso di portare l’altro all’estasi.

Perso nei suoi occhi verdi, era la prima volta che mi abbandonavo al sesso senza pensare a come durare un po’ di più o a come cercare di accontentare la mia partner. Ero totalmente assorbito dalla gioia, e il movimento ritmico del suo bacino contro il mio mi faceva capire che anche lei era completamente in preda al piacere, immersa in quegli attimi di godimento.

“Sto per venire” le ho sussurrato dopo qualche minuto, sperando in una sua risposta che mi aiutasse a capire se voleva che durassi ancora un po’, ma mi ha risposto solo “bravo piccolo mio, vieni sulla tua mamma” accentuando i movimenti del bacino e tirandomi a sé per darmi un lungo bacio languido, che mi ha portato a strapparmi da lei pochi istanti prima dell’orgasmo, facendomi schizzare sul suo monte di Venere e macchiando di sperma il suo babydoll fino all’altezza dell’ombelico.

“Sei proprio bravo, ero quasi riuscita a venire anche io” mi ha detto riprendendo fiato, mentre mi osservava compiaciuta.

“Mamma, bastava che me lo dicessi, posso durare un po’ più se serve” ho replicato, ma accarezzandosi il ventre ha risposto con serenità “non serviva, a me è già piaciuto tanto così. E poi volevo che la nostra prima volta fosse speciale per te. Sentirti dentro di me è stato già un regalo, era da tempo che non mi sentivo così amata. Ma ora dai, passami i fazzoletti che ho lasciato sopra al comodino, è ora che ci mettiamo a dormire”.

“Sei sicura di non volerti dare una sciacquata? Ho fatto un disastro, sei tutta sporca” le ho detto passandole il pacchetto che mi aveva indicato, ma dopo essersi sfilata agilmente il babydoll mi ha guardato maliziosamente rispondendomi “la doccia se vuoi ce la possiamo fare domani insieme, intanto se ti va puoi coccolarmi un po’ e addormentarti con queste strette nelle mani, che ne dici?”.

Aveva accompagnato l’ultima frase accarezzandosi leggermente il seno, perciò, contraddetto, mi sono limitato ad aiutarla a pulirsi, lanciando i fazzoletti appiccicosi ai piedi del letto e poi tirandola verso di me, cingendo le sue spalle strette con le mie braccia e dandole un tenero bacio sulle labbra.

“Non so cosa stiamo facendo mamma, ma so che mi sta piacendo da morire”.

“Siamo solo agli inizi piccolo, vedrai quanto ci potremo divertire” mi ha risposto.

Poi, dopo essersi voltata per un attimo, ha spento l’abat-jour che aveva illuminato la nostra serata, e sussurrando un “buonanotte” si è rannicchiata completamente nuda contro di me.


Quella notte non è passata velocemente.

Ho perso il conto di quante volte mi sono svegliato, approfittando di quegli attimi di torpore per palpare avidamente il culo o i seni di mia mamma che dormiva beatamente ancora stretta a me, mentre speravo che si svegliasse per farmi venire un’altra volta, ottenendo erezioni su erezioni destinate a rimanere insoddisfatte fino al mattino successivo.

“Buongiorno dormiglione”.

“Forza, che ha nevicato tantissimo”.

“Dai alzati che andiamo a farci due passi!”

Ero così stanco per la nottata insonne che non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi, volevo solo continuare a dormire.

“Uffa, so io cosa ci vuole per farti svegliare”

Ho sentito qualcosa smuovere le coperte, e poi un tocco caldo accarezzarmi in mezzo alle gambe.

“Mmmm buongiorno” ho salutato aprendo gli occhi, vedendo mia mamma carponi sul letto, che approfittava delle coperte smosse per toccarmi, sapendo che solo così le avrei dato l’attenzione che mi stava chiedendo.

“Guardalo, di notte non vuole fare altro che saltarmi addosso, e adesso si rifiuta di salutarmi decentemente” ha detto per stuzzicarmi, mentre si avvicinava con un sorrisone invitandomi a baciarla.

Ho allungato le mani verso le sue guance guidandola verso la mia bocca, dandole un lungo bacio morbido perdendomi nei suoi occhi verdi.

“Senti come sei gonfio, qualcuno ha proprio bisogno di essere svuotato” ha detto spostando la mano sul mio scroto, massaggiandolo per qualche secondo prima di tornare a muoversi lentamente su e giù lungo la mia asta.

“Sì ti prego, non ce la faccio più” ho risposto, vedendola però staccarsi di colpo, infilarsi le ciabatte, e uscire dalla stanza “allora vieni con me, dai che con una doccia ti sveglierai più facilmente” ha replicato, mentre il suono dell’acqua che si apriva mi faceva già sognare quello che avrei trovato in bagno. Con un lamento mi sono seduto sul bordo del letto, non trovando le ciabatte che in qualche secondo mi ricordai di aver lasciato in bagno nella speranza di camminare più silenziosamente in corridoio, quindi mi sono avviato fino al bagno, dove la luce del mattino che entrava dalla finestra illuminava il box doccia, con i vetri già coperti di condensa dalla doccia bollente che mia mamma si stava facendo.

“Forza, non abbiamo una doccia doppia perché si debbano fare i turni. Salta dentro, secondo me sei troppo stanco per lavarti da solo” ha detto chiamandomi a sé, socchiudendo la porta della doccia restando ancora nascosta dai vetri appannati.

Curioso e spinto dalla voglia di essere coccolato un po’, non ho esitato a raggiungerla, cingendo i suoi fianchi magri e tirandola a me per darle un lungo bacio, mentre l’acqua calda iniziava a scorrermi sulla schiena.

“Hey almeno cerca di non farmi male con quel coso!” mi ha risposto scherzando, riferendosi all’erezione che le avevo premuto involontariamente contro l’ombelico. “Eh, non sono l’unico che si sta svegliando, devi capirlo” ho detto, mentre con uno sguardo da pantera si è voltata e ha ripreso a passarsi addosso la sua spugna insaponata, come se io non fossi a mezzo metro da lei.

In quel momento mi sono reso conto di quanto bella fosse mia mamma. Il suo fisico snello non mostrava i segni del tempo che mi sarei aspettato, la sua terza abbondante di seno era soda e coronata da capezzoli scuri e turgidi (forse per il mio bacio, forse perché anche lei si stava già pregustando quello che sarebbe successo tra poco), poi rendendosi conto di come la stavo osservando si è girata con fare malizioso per prendere del bagnoschiuma, mostrandomi il suo sedere rotondo e le sue gambe snelle e ben tornite che potrebbero far invidia a più di qualche mia coetanea, tenute in allenamento dalle camminate che da sempre fa ogni volta che può.

“Dai, dammi una mano” mi ha detto avvicinandosi e passandomi un flacone, poi voltandosi perché le potessi massaggiare la schiena, mentre si scostava i lunghi capelli scuri scoprendo il collo esile.

Non resistendo l’ho stretta portando le mani sui suoi seni stringendoli, e ho appoggiato le labbra sull’incavo tra il collo e la sua spalla, gustando quella pelle morbida e calda che non chiedeva altro che essere fatta mia, godendomi i sospiri di piacere che iniziavano a sfuggirle.

Affamato nel sentirla così vulnerabile sotto le mie mani, le ho spostato un piede facendole divaricare le gambe, e spostando le mani sui suoi fianchi l’ho piegata leggermente in avanti, mentre lei già iniziava a puntare le mani contro il muro.

Con una mano ho guidato il mio cazzo contro di lei, già iniziando a spingere per farla mia, ma una sua mano mi ha fermato, dicendomi che non era ancora bagnata e così le avrei fatto male. Desideroso di iniziare il prima possibile, mi sono inginocchiato, spingendo la lingua dentro di lei senza nemmeno dare peso al sapore di bagnoschiuma che stava iniziando a riempirmi la bocca, artigliando i suoi glutei con le mani per tenerli aperti e godermi lo spettacolo della sua schiena inarcata, mentre una sua mano mi afferrava i capelli dietro alla nuca spingendomi contro di sé.

Ho spostato la mia lingua sul suo clitoride godendomi la sensazione della sua carne morbida contro le mie guance, sorridendo quando mi sono reso conto che stava iniziando a muovere il suo ventre contro di me, in preda a una disperata ricerca di piacere.

Ormai stanco di stare in ginocchio, però, mi sono rialzato, afferrandole i capelli con una mano e guidandomi dentro di lei con l’altra, penetrandola con decisione e strappandole un gemito.

“Aaah, fai piano, non sono ancora pronta” si è lamentata, ma iniziando a muovermi dentro di lei ho risposto “il tuo uomo di casa ha bisogno della sua colazione, il resto non conta”, premendole una mano sulla bocca mentre con l’altra mollavo i suoi capelli e andavo a stringerle un seno iniziando già a titillarle e torcerle un capezzolo, mentre i miei grugniti e i suoi gemiti soffocati si univano al suono dei nostri corpi che sbattevano uno contro l’altro.

Vedendola così compiacente e rinvigorito dall’averla vista sottomettersi così velocemente, ci è voluto poco perché mi trovassi sul punto di venire, e dopo aver sussurrato “mamma…” per farle capire che non sarei durato ancora molto, ho ricevuto come risposta, tra i suoi respiri ansimanti “vienimi in bocca piccolo, fallo per me”. Detto questo si è inginocchiata voltandosi, gettando indietro la testa con la bocca già aperta e spingendo fuori la lingua, mentre i suoi occhi mi supplicavano silenziosamente di darle ciò che voleva, facendomi impazzire e costringendomi a venire senza che potessi controllarmi ulteriormente.

Con le mani che fremevano ho svuotato il mio amore su di lei, con il primo fiotto che le ha colpito la guancia mentre quelli successivi hanno tutti coperto la sua lingua, mentre i suoi occhi riconoscenti mi ringraziavano silenziosamente.

Ho provato a tirarla a me mentre si rialzava, avvicinandomi per darle un bacio sulla guancia per ringraziarla di quei momenti, ma prima che potessi farlo un suo sorrisone ha anticipato la sua vera intenzione: con uno sputo mi ha restituito tutto quello che le avevo schizzato in bocca, sporcandomi il torace di sperma, accompagnando tutto questo con un sorriso compiaciuto.

Mentre già iniziava a sciacquarsi la bocca sono rimasto immobile per qualche secondo, contraddetto perché già speravo in un ingoio, ma la sua risposta è arrivata subito a smuovermi “quello è per avermi fatto male. Non mi è dispiaciuto, ma le prossime volte devi darmi più tempo, specialmente se siamo sotto la doccia. Sappi che dovrai farti perdonare”. Mi sono avvicinato per baciarla, ignorando il sapore salato che la sua lingua stava trasmettendo alla mia, poi guardandola negli occhi le ho detto “se tu non fossi così bella io non farei tutta questa fatica per controllarmi. E tanto mi sarei fatto perdonare comunque” ho aggiunto, passandomi una mano sul torace e strofinandola sui suoi capezzoli “ecco, ora siamo pari. E poi anche lì non ti sta male, potrei farci l’abitudine a vederti le tette decorate così” ho aggiunto facendole l’occhiolino.

Il resto della doccia è andato avanti con complicità: qualche strofinio, qualche toccata, ma niente di che, tanto sapevamo che avremmo avuto delle lunghe giornate di orgasmi di fronte a noi e che valeva la pena godersi quegli attimi senza bruciare le tappe.

Una volta tornati in camera è arrivato il momento per il mio perdono, per cui dopo averla spinta sul letto le ho divaricato le gambe e ho iniziato a baciarla e leccarla lì dove le avevo fatto male, accompagnando ai miei baci un massaggio con due dita, portandola in pochi minuti a venire sussurrando il mio nome, mentre qualche spasmo le faceva fremere le cosce contro le mie guance.

“Potrei farlo per ore” le ho detto “amo il tuo sapore e sentire come ti spingi contro di me”.

“Beh, finchè continuerai ad essere così bravo sarò felice di approfittarne” mi ha risposto avvicinandosi per darmi un bacio a schiocco sulle labbra “ora vestiamoci dai, sarebbe anche ora di fare colazione, poi se ti va possiamo andare a fare due passi nel bosco qui vicino, con questa neve sarà una meraviglia”.

Un mio sorriso è stata l’unica risposta che le ho concesso, mentre la guardavo rivestirsi e sparire, godendo del fatto che dopo essermi sbattuto mia mamma in doccia ed esserle venuto in bocca, lei mi avrebbe pure preparato il caffè ...