Malato ma arrapato

Adrian
a month ago

Quel maledetto spiffero! In ufficio, abbiamo il riscaldamento al massimo, caldo africano per fare felici le colleghe, che hanno sempre freddo, poi comunque lo spiffero della finestra lo becco tutto io. Risultato!?

Mi sono bloccato con la schiena.

Sembro un vecchio di novant’anni, mi manca solo il bastone. Arrivo a casa smadonnando ad ogni buca o dosso che prendo con la macchina, prendo addirittura l’ascensore che non uso mai.

Entro e tu sei in piena attività di pulizie e sistemazione casa. “Devi fare più moto! Dai stenditi un attimo sul tappeto e cerca di rilassare la schiena”. Mi liquidi velocemente mentre dai l’aspirapolvere per casa. Grazie della considerazione…va beh faccio come mi hai detto.

Lancio la giacca sul divano, mi tolgo a fatica le scarpe e, alla meno peggio, mi stendo per terra, sul tappeto, schiena a terra, gambe piegate e cerco di rilassare i muscoli.

Intanto ti guardo fare le faccende da questa strana angolazione, la prospettiva del gatto che non abbiamo.

Hai addosso un vecchio maglione di lana spessa, che a volte usi per stare in casa, è pieno di buchi, scucito, ma ti piace tanto, ti copre abbondantemente il culo e le forme. Ti infagotta tutta, ma ti tiene caldo, lo dici ogni volta che ti prendo in giro.

Hai messo anche dei super calzettoni di lana, hai sempre freddo ai piedi. Ma le gambe… le tue lunghissime gambe… sono nude.Da quaggiù lo spettacolo è davvero notevole.

Ogni volta che mi passi vicino cerco di sbirciare e vedere che mutande hai, ma sei troppo veloce.

“Vieni qui per favore?!”

“Che c’è?! Hai bisogno di qualcosa? Ti fa ancora male la schiena?”

“No, cioè sì! Ma non centra, fermati un attimo”

Sei in piedi accanto a me, da qua sembra che hai le gambe ancora più lunghe!

“Volevo solo vedere di che colore sono le tue mutande…”

“Ma non stavi male?!”

“Mi fa male la schiena e basta, il resto funziona benissimo!”

“Sempre il solito!”

Ti sollevi il maglione e mi fai vedere un paio di mutande bianche con la frutta disegnata, ciliegie, mele, fragole, ananas…

Sorrido. “Soddisfatto?!”

“Dietro?!”

Sbuffi, ti giri e mi fai vedere il culo, le mutande ti sono andate un po’ in mezzo alle chiappe e quelle mutande innocenti da bambina sono diventate tremendamente erotiche. 

“Adesso devo dare lo straccio! Non ti muovere di lì!”

“Prendi anche in giro?!”

Sghignazzi e sparisci a prendere scopettone e straccio. Ti guardo dare lo straccio per tutta la sala, ho il cazzo duro nei pantaloni e il mio sguardo deve essere molto eloquente, perché ti senti osservata. Ho il sospetto che qualche posa, movimento sia più per me che per pulire bene. Ma quando hai finito ti acciambelli sul divano con il telefono a scrivere a chissà chi.

“Ho voglia di te!”

“Cosa?” continui a scrivere sul telefono.

“Ho voglia di accarezzarti le gambe” 

“Sì?!” sorridi leggendo la risposta di qualcuno 

“Vieni qua!” Alzi lo sguardo ed incontri i miei occhi. 

“Che vuoi?!”

“Ti voglio in piedi qui sopra di me, a gambe larghe sopra la mia testa”

Non mi rispondi, mi guardi qualche secondo, poi torni al tuo cellulare e scrivi un messaggio. Poi lo appoggi sul divano e ti alzi. Vieni da me, un piede a destra ed uno a sinistra della mia testa. Da qua le tue gambe sembrano infinite e lassù in alto c’è l’oggetto del mio desidero.

Ti accarezzo delicatamente le gambe, partendo dai polpacci arrivo alle cosce, arrivo all’attacco delle chiappe, ma più in su non riesco, ci provo ad allungarmi, ma la schiena mi lancia una fitta tremenda. Mi arrendo, mi accontento delle tue cosce, ma tu inizi a muoverti, non sono più io che ti accarezzo, sei tu che ti accarezzi con le mie mani. Pieghi le ginocchia e ti abbassi un pochino, arrivo a sfiorarti le mutande, ti accarezzo le chiappe, hai tutti i muscoli tesi.

Ti abbassi ancora ed io trovo l’elastico delle mutande, lo prendo, mentre tu ti rialzi, te le faccio scendere lungo le gambe fino a che non mi arrivano in faccia. Annuso il tuo profumo, mentre cerco di sbirciare in alto. 

Alzi un piede per sfilarti le mutande, posso vedere! Vedo la tua figa e il tuo culo, che si avvicinano a me. Scendi lentamente sulla mia faccia, ti accovacci. Tiro fuori la lingua e ti assaggio, ti muovi, sei tu che decidi dove devo leccare, se vuoi che sia più delicato ti alzi un po’, quando vuoi più forza ti abbassi e ti schiacci sulla mia bocca. Fai fatica, ti inginocchi per stare più comoda e ti chini in avanti su di me. Mi prendi le mani e me le stringi forte.

Sei appoggiata con il viso sulla mia erezione ancora chiusa nei calzoni, mentre muovi i fianchi per cercare il tuo piacere. Ho la faccia bagnata di te. Inizi a muoverti a scatti, mi stritoli le mani mentre ansimi sempre più forte, sento il calore del tuo fiato attraverso i pantaloni, ho l’uccello bollente. Emetti un rantolo, ti irrigidisci tutta e ti lasci cadere su di me. Riprendi fiato lentamente, poi sento che armeggi con la cinta, i bottoni, le mutande. Cerchi di togliermi tutto, cazzo che male, ogni movimento della schiena mi provoca dolore.

Dopo varie parolacce riesci a spogliarmi.

“Ma ti fa male davvero!”

“Secondo te faccio finta?! Mi fa un male tremendo, non riesco a muovermi” 

“Mmm va bene dai ci penso io!” 

Mi accarezzi l’uccello, gli dai un bacio con lo schiocco poi ti alzi, prendi il tablet che è sul tavolo e scompari dalla mia visuale. 

“Ma dove vai? potevamo pensarci dopo!”

 Mi sento un cretino con l’uccello all’aria, steso sul tappeto da solo… dove sei andata?! Mi lasci così per 10 minuti, un quarto d’ora, il mio uccello per la tristezza si è ridotto ad una lumaca e il mio umore non sta molto meglio. “Dai vieni di là che è pronto!”

“Non mi hai abbandonato allora!?”

“Dai vecchietto in piedi!”

“Tu ridi…” 

Mi alzo a fatica facendomi aiutare da te, che male, devo stare attentissimo ad ogni movimento. Mi accompagni in bagno, hai riempito la vasca di acqua bollente, c’è tantissimo vapore, è caldissimo e c’è un buon profumo. 

“Cosa hai messo dentro l’acqua?”

“Una ricetta che ho trovato su internet, dicono che fa miracoli”

“Una ricetta per cosa, per il brodo? Hai intenzione di bollirmi!?”

“Dai scemo entra nell’acqua!”

Mi aiuti a finire di spogliarmi, basta questo a farmelo tornare duro. Me lo accarezzi, poi mi aiuti ad entrare nell’acqua. 

“Scotta!”

“Deve essere calda per rilassare i muscoli”

Effettivamente sento che lentamente la schiena si rilassa e i muscoli si ammorbidiscono. 

“Funziona?!”

“Si, grazie!” 

Ti guardo, hai le guance tutte rosse per il caldo e i capelli tutti scarmigliati, sei incredibilmente bella.

“Non hai caldo con quel maglione?!”

 “Si, ma sotto non ho nulla”

Alzo un sopracciglio e sorrido, mentre il mio uccello ha un guizzo nell’acqua. 

“Devi rilassare la schiena, non tentare acrobazie erotiche nella vasca! Esco che è meglio!”

“No! Ti prego torna qua!”

Ma tu sei già scomparsa. Che giornata di merda! Torni solo per aiutarmi ad uscire, mi fai mettere l’accappatoio e mi aiuti ad asciugarmi. 

“Da che parte ti fa male?”

 “Sulla destra”

“Ok allora stenditi sul fianco sinistro”

Faccio come mi dici, rassegnato. Sei dietro di me, mi spalmi una crema sulla parte che fa male, poi mi aiuti ad infilare una fascia elastica. Sento che ti allontani di nuovo, quando torni mi vieni lentamente davanti, sei tutta nuda con un sorrisone a 32 denti. Ti inginocchi sul letto davanti a me. 

“Su internet ho letto anche, che la posizione perfetta è quella del cucchiaio, l’importante è che tu stia fermo, altrimenti mandi a monte tutto il mio lavoro.”

Mi baci con passione, mentre allungo una mano sul tuo seno, che pende come un frutto davanti a me.

“Buono faccio tutto io!”

Ti concentri sul mio uccello, ci giochi un pochino, poi me lo prendi in bocca, ma quando allungo una mano sulla tua testa, ti stacchi. Mi sorridi e ti giri. Ti posizioni sul fianco dandomi le spalle ed inizi ad avvicinarti, l’immagine del tuo culo che si avvicina lentamente è qualcosa di spettacolare. Mi prendi l’uccello e lo punti contro la tua figa, poi indietreggi ancora sospirando. Ti accarezzo la schiena e quando arrivo alla tua anca ti stringo forte contro di me.

“Hai mai notato che questo osso è perfetto per la mia mano?!”

“Devi stare fermo!”

Inizi a muovere i fianchi contro di me, prima lentamente, poi sempre più veloce. Sei perfettamente ferma, con la schiena e le gambe, muovi solo il culo, come diavolo fai!? Quando senti che il mio respiro si fa più pesante mi sgridi

“Non ci pensare neppure, aspetta, aspetta, aspetta, aspetta, aspetta, assssppppeeeettttaaaAAAA!”

Non resisto più, ti do una botta di reni e ti vengo dentro. È come se tu avessi le convulsioni, ti agiti tutta. Urliamo tutti e due, anche se il mio urlo è più di dolore che altro… Riprendiamo fiato lentamente, poi fai per alzarti. “Non ci pensare neppure, mi hai lasciato solo abbastanza oggi!”

Ti stringo a me e ti impedisco di muoverti. I nostri corpi combaciano perfettamente, affondo il naso nei tuoi capelli mentre la mia mano si impossessa del tuo seno.

“Ok ma meglio coprire il vecchietto!”

Allunghi una mano e prendi la coperta, la sistemi su di noi come meglio puoi, poi mi appoggi una mano sulla coscia e con l’altra stringi la mia mano sul tuo seno. Muovi lentamente il culo contro di me per sistemarti, ma io sono ancora dentro di te. Ti stringo forte mentre sentiamo che sta per iniziare il secondo round.

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