Halloween: uno scherzetto del cazzo

Canta Storie
5 months ago

Vago intrappolato nel mondo dei vivi. Solo. Questa è la mia punizione. Il paradiso non mi ha voluto, l’Inferno mi ha ripudiato. Un solo giorno mi è permesso di avere una forma corporea, anche se quella forma è mostruosa. Il giorno di Halloween, camuffato tra i tanti costumi, vago in cerca di un posto che mi accolga. Una casa e una donna amorevole, che non si fermi all’apparenza. Qualcuno che non sia spaventato dal mio corpo da uomo e dalla mia testa di zucca.

È il 31 ottobre. Il mio vagare mi ha portato davanti alla porta di una donna di nome Sophia, 43 anni e un forte desiderio di maternità. Il suo tempo sta per scadere, menopausa precoce, e questa è la mia possibilità.

La sua è una villetta con un grazioso porticato, non ha cancelli e, cosa ancora più importante, non ha una zucca-lanterna davanti alla sua porta.

Busso alla sua porta e attendo una risposta.

         «Dolcetto o scherzetto?».

La porta si apre e mi compare davanti una bella donna. Capelli neri e occhi castani, fisico formoso. Resto piacevolmente colpito. Così come lo è lei, ma forse per lo spavento.

Quando mi vede resta come paralizzata. I suoi occhi sono sgranati e la mano che tiene aperta la porta trema, cerca la forza di richiuderla ma il terrore la blocca.

Entro nella casa, con lei che resta immobile sulla soglia. Come se le fosse appena passato in fianco un fantasma.

         «Nnnnnoonn fa-farmi del male… ti prego!».

È l’unica cosa che riesce a dire, con una voce tremante e carica di paura.

         «Non sono qui per questo! Tu sai chi sono io?».

Scuote la testa.

         «Jack o’Lantern. Non conosci la mia storia?».

         «Sei il mostro di Halloween.».

Ammetto che sono ferito nell’essere apostrofato mostro. In fondo, non mai fatto nulla di male a nessuno per essere chiamato così.

Inizio a raccontarle la mia storia.    

         «Narra la leggende che un tale Jack fosse un fabbro ubriacone e che più volte nella sua vita riuscì ad ingannare il diavolo. La prima volta, Jack chiese al diavolo di trasformarsi in una moneta per un’ultima bevuta, con la promessa di consegnargli per sempre la sua anima. Ma, una volta che il diavolo si fu trasformato, Jack estrasse una croce bloccandolo in forma di moneta. Per ottenere la propria liberazione, il diavolo dovette promettere di non infastidire Jack per i dieci anni successivi. Dieci anni dopo il diavolo tornò da Jack, il quale gli chiese di cogliere una mela dall’albero per lui. Una volta salito, il diavolo si trovò intrappolato sull’albero, perché Jack aveva posizionato una croce alla sua base. Il diavolo promise a Jack che gli avrebbe risparmiato l’inferno, e Jack gli permise di scendere. Ma una volta morto, Jack si vide negare l’ingresso in Paradiso, così come all’Inferno, dove il diavolo non gli permise di entrare. L’anima di Jack, allora, restò intrappolata nel mondo dei vivi, dove si trovò a vagare tenendo in mano una fiamma eterna dell’inferno, ultimo dono del diavolo a Jack, che la posiziona all’interno di una zucca. Durante la notte di Halloween, secondo la leggenda, Jack vaga sulla terra alla ricerca di un rifugio: gli abitanti, per indicare a Jack che nelle loro case non c’è posto per lui, devono appendere una zucca-lanterna all’esterno dell’abitazione.».

         «Conosco la leggenda…».

         «Quello che la leggende non dice è che c’è un modo per spezzare la punizione di Jack. Al momento del giudizio fu data speranza a Jack: se mai fosse stato accolto in un’abitazione per cento volte, il giudizio sarebbe stato riconsiderato e sarebbe potuto ascendere al cielo o discendere all’inferno. La differenza l’avrebbe fatta il modo in cui si sarebbe comportato con coloro che l’avrebbero accolto. Finora ho sempre trovate zucche illuminate sulla mia strada e la speranza di una redenzione, anno dopo anno, si fa sempre più fievole. Così come la fiamma nella mia zucca diviene sempre più forte e mostruosa.».

La donna non mi risponde.

         «Sono qui per guadagnarmi il paradiso. Non certo l’inferno.».

Il silenzio regna sovrano ancora una volta.

         «Tu hai un desiderio che ti arde dentro. Non è vero? Io lo so. Vuoi essere madre!».

         «Ma come?!».

         «Questo non è importante. La colpa non è tua! Lui non lo sa, ma tuo marito è sterile. E non sa nemmeno che presto anche tu non avrai più tempo per poter rimanere incinta.».

La sua risposta è ancora il silenzio.

         «So che ami tuo marito e non sei donna da trovare un amante. Non è da te. Ecco perché sono qui.».

         «Sei qui per rendermi madre? Mi darai un figlio?».

         «Farò in modo che tuo marito possa renderti gravida.».

C’è una forza più potente ancora della paura; e quella forza è il desiderio.

Poter avere ciò che bramiamo più di tutto ci spinge a superare qualsiasi ostacolo.

Proprio la possibilità di diventare madre le fa superare il terrore iniziale e le permette di valutare la proposta.

         «Cosa dovrei fare?».

Mi tolgo i sacchi di juta che indosso come vestiti e mostro il mio corpo dalle sembianze umane. Un fisico attraente a discapito della zucca che ho per testa e della candela accesa al suo interno dove ora risiede la mia anima intrappolata.

         «Dovrò giacere con lei?».

         «Chiamami Jack e dammi del tu. E no, non dovrai. Vorrai giacere con me.».

Sophia si spoglia completamente. Mi mostra i suoi seni floridi, con i capezzoli enormi. Il suo ventre abbronzato e il suo pube sormontato da qualche ciuffo di pelo scuro ben curato.

Si inginocchia davanti a me.

         «Lo voglio!».

Senza ulteriori indugi si getta sul mio pene già in erezione e lo lecca. Lo bacia. Lo accoglie nella sua bocca calda e umida.

Non è affatto male nel fare pompini e quando lo accoglie in profondità nella sua gola capisco che posso spingermi oltre.

Le afferro la testa e detto il ritmo. Scopandole letteralmente la bocca.

Presto sento il mio seme esplodere nella sua bocca.

         «Ingoia!».

Non si fa ripetere l’ordine e manda giù il mio nettare.

         «Sa di zucca!».

         «Sono l’uomo zucca. Poteva avere un sapore diverso?».

         «Hai ragione. Mi piace un sacco la zucca.».

Ride.

La faccio alzare e la porto nella camera da letto.

         «Ora prepariamo il tuo ventre ad esaudire il tuo desiderio.».

Si sdraia sul letto. Spalanca le gambe. E attende il mio aiuto.

La penetro con prima dolcemente, poi con un ritmo sempre maggiore.

Sento i suoi umori avvolgere la mia asta gonfia e imponente.

Il suo volto non cela il piacere che sta provando e le sue mani vanno a cerca i suoi capezzoli turgidi. Li stimola mentre sento le pareti della sua vagina contrarsi sul mio membro in preda al piacere.

In breve libero dentro di lei il mio seme al gusto di zucca. Mi sgonfio dentro di lei.

         «Ora giaci con tuo marito e avrai ciò che desideri!».

Sparisco prima che possa dire altro. Convinto che la prima azione buona sia stata compiuta. Il primo passo verso la mia redenzione.

Sono tornato in quella casa sei anni dopo. Non ero però solo.

         «Ci ritroviamo, Jack.».

         «Ciao Lucifero.».

         «Vieni a controllare come procede la tua redenzione?».

Non rispondo.

         «Bussa, allora. Lei non mi vedrà.».

Mi apre e noto sulle pareti le foto dei suoi figli. Tre maschietti. Tutti diversi l’uno dall’altro. Chiaramente non figli del marito.

         «Jack…».

         «L’hai portata sulla strada verso il peccato, Jack.».

La voce del diavolo è un sussurro nel mio animo.

         «Mi hai donato la maternità, io ti devo…».

         «Sei diventata un’adultera.».

Lei guarda in basso.

         «Mi hai donato molto di più dei miei figli…».

         «Hai un dono Jack. Io sono in guerra con il grande capo, ma non con te. Portami 100 anime e ti ridarò il tuo corpo e di darò la possibilità di una nuova vita in cui davvero potrai conquistarti la redenzione.».

         «Sophia il tuo adulterio mi ha allontanato ancora di più dalla redenzione. Io ho esaudito il tuo desiderio, ma tu hai complicato il raggiungimento del mio.».

La donna è turbata.

         «Io non credevo che…».

         «Sei in debito con me. Quello che ti ho dato ha un prezzo.».

         «Vuoi me? Sarò tua. Lo giuro! Ti venererò… ma non portarmi via i miei figli, ti prego.».

         «Chiedi la sua anima!».

         «Finito il tuo tempo su questa terra. Non andrai in Paradiso.».

         «Bravo! Consegna la sua anima a me… e ne mancheranno 99.».

         «E nemmeno all’Inferno. Vagherai per questo mondo con me. Ne viva ne morta. E lo farai fino a quando tutta la tua discendenza non sarà terminata. Solo allora potrai riposare in pace con loro.».

Lucifero lascia la casa, ancora una volta illuso dalle mie parole e ancora una volta insoddisfatto dalle mie azioni.

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