Voglio essere guardata

Alphamaster
9 days ago

 Salve a tutti, io sono Paola ed ho 38 anni. Voglio raccontarvi della prima volta in cui decisi di dare libero sfogo al mio esibizionismo, motore segretissimo di molte masturbazioni fin da giovane età. Fino da ragazzina in estate amavo mettere vestitini cortissimi, avere le gambe nude, e quando potevo facendo finta di niente canottiere con sbracciature larghe al limite di quanto osavo. Ma non ero mai andata oltre. In realtà giocavo da prima in modo inconscio e poi successivamente del tutto consciamente su quel confine sottile che separa il mostrare dal sognare di farlo.La situazione cambiò repentinamente dieci anni fa, quando all’inizio dell’estate il mio fidanzato di allora mi piantò in asso con un semplice messaggio scritto. Dovevamo andare in ferie in Sardegna, avevamo anche già versato una caparra. Doveva essere segretamente una specie di viaggio di nozze, e – ora lo capisco – fu proprio quello a spaventarlo al punto da lasciarmi. Per me lui era una storia seria, l’uomo con il quale pensavo di vivere, ma credo che per lui non fosse lo stesso. Piansi fino ad avere il mal di testa, mi arrabbiai, caddi nella depressione più nera. Tutto in un giorno. E poi decisi che io, per la miseria, in ferie ci sarei andata comunque. E me la sarei spassata.In realtà mi portai dietro troppi pesi, e mi riferisco al magone ed alla tristezza che sentivo. Così un pomeriggio su una assolata quanto molto frequentata caletta sarda mi trovai a giocare con le mie antiche fantasie. Sono ancora una gran bella ragazza, ma dieci anni fa ero un vero schianto. Già con lo striminzito costume bianco che avevo comprato per impressionare chi ormai non avrei più voluto neanche vedere mi sentivo tutti gli occhi addosso. Era talmente ridotto che mi ero dovuta depilare completamente, il top era ridotto, ma lo slippino anche di più. Mi misi sulla schiena, e mostrai al gruppo di ragazzi di fronte a me che dietro avevo solo un sottile filo nelle natiche e due altrettanto sottili fili che lo congiungevano al triangolo anteriore. Farlo mi faceva stare bene, era una sensazione calda, avvolgente. Mi sentivo anche umiliata a mostrarmi così, ma solo in parte. In totale lo stavo adorando. Lo stronzo si stava perdendo lo spettacolo. E io che in questa vacanza meditavo di dargli anche la mia seconda verginità. Non sapeva cosa si stava giocando, il bastardo.

Approfittando che ero prona mi slacciai il reggiseno, come si fa quando non si vuole il segno in mezzo alla schiena. In realtà volevo ridurre i centimetri di stoffa che mi coprivano impedendo al gruppetto di ragazzi di guardarmi. Dio, dal loro punto di vista ero praticamente nuda. Avevo la micia che cominciava a svegliarsi. Decisamente ero ormai un passo oltre quel mio solito confine che badavo di non oltrepassare. Ma chi se ne frega, per la prima volta da quel biglietto non ero triste. Anzi, ero eccitata!

Slacciai i fiocchi del tanga, come se non volessi i segni sui fianchi. I due fili attaccati alla parte anteriore li misi aperti di fianco a me sull’asciugamano, le due parti posteriori me li cacciai nel solco tra le natiche. Adesso per chi mi guardava alle spalle ero nuda. La fica mi si stava bagnando, non c’erano assolutamente dubbi. Sentivo che bisbigliavano, bisbigli indubbiamente eccitati. E saper di averli eccitati, che probabilmente adesso erano tutti costretti a stare anche loro proni per nascondere le erezioni che avevo causato mi mandò del tutto il corto circuito il cervello. Volevo godere, ma non potevo. E sicuramente non volevo fermarmi. Nel marasma che erano i miei pensieri in quel momento cercai di ricordare se avessi visto ragazze in topless. Si, per la miseria, almeno due le avevo viste con la coda dell’occhio, anche se lontane e tutte e due non in mezzo alla spiaggia ma vicine alle dune, lontane dal mare. Beh, dice il proverbio che non c’è due senza tre. Occupandomi di tenere solo la pare bassa del costume, ma senza legarla, mi girai, mettendo i seni al vento, con i capezzoli eretti come bandiere piantate sulle due collinette terza misura.I brusii del gruppo di ragazzi diventarono veramente potenti. Io finsi di addormentarmi, e nel farlo mossi appena una delle cosce, aprendomi giusto quel tanto da sentire la stoffa che si spostava dalla mia vagina. Ora si, ero completamente nuda davanti a degli sconosciuti. Mi morsi la lingua per non emettere gemiti. Stavo venendo, e dovevo far finta di niente. Portai la coscia indietro, giusto il tanto che bastava a stringermi il sesso tra le cosce per provare sollievo.Dovevo andarmene. Tornare al bungalow. Finsi di svegliarmi, mi sistemai il tanga con noncuranza e senza mettermi il reggiseno indossai il copri costume. Come supponevo i capezzoli eretti si notavano benissimo. Non era trasparente, ma la stoffa leggera non li nascondeva minimamente. Misi via le mie cose, e mi avviai, cosciente di quanto attirassi gli sguardi. Fu bellissimo e fu solo il prologo di un solitario quanto potente orgasmo solitario una volta giunta nell’ambiente sicuro del locale affittato e la prima di molte avventure dove mi sono mostrata godendomi l’eccitazione di farlo.

Parte due

Tornata al bungalow come vi ho detto la volta precedente ero così eccitata che appena entrata mi sono spogliata nuda – non che avessi molto indosso, solo sandali, tanga del costume e copricostume – e li in piedi ho cominciato a toccarmi furiosamente, con la mente sommersa da un delirio di sensazioni piacevoli. Il mio dito medio frugava nella mia intimità mentre fantasticavo di godere davanti a tutti, con decine e decine di paia di occhi che mi guardavano. I miei umori colavano abbondanti, bagnandomi le cosce. Raggiunsi il mio sedere con l’altra mano, e dopo raccolti un po’ di succhi della mia vagina misi la punta dell’indice nel buchetto, sempre pensando che lo facevo per eccitare chi mi guardava. Raggiunto un poderoso orgasmo che non provavo da secoli sentii le ginocchia piegarsi, e finii in ginocchio sul pavimento con i seni che andavano su e giù per il fiatone. Preso fiato e sempre nuda andai in bagno, mi feci una gran doccia e cominciai a riflettere. Se era quello che volevo, potevo continuare a giocare secondo queste regole, e magari spingermi anche oltre.In paese c’era una fiera con banchetti di merci varie acchiappaturisti e un po’ di attrazioni sullo stile di mini lunapark. Avevo in programma una pizza ed un giro in piazza, e mi pareva una ottima occasione di andare e continuare a stare oltre quel confine che fino ad ora non avevo mai passato. Dovevo scegliere come vestirmi. Anzi, QUANTO vestirmi oltre che come. I capezzoli dritti sotto il copricostume senza il reggiseno di poche ore prima erano stati estremamente eccitanti, e volevo ripetere. Ma volevo di più, volevo di nuovo la sensazione di essere nuda davanti a sconosciuti. Non avrei indossato l’intimo, niente del tutto. Il copricostume era troppo “da mare”, ma avevo una maglietta bianca con disegni ispirati ad un manga (una scopiazzatura, ma carina) ed una gonna anche lei bianca, non troppo corta ma non troppo lunga. indossai tutto per provarlo davanti ad uno specchio. Non andava. Il bianco era troppo trasparente, mi si vedevano i capezzoli ed addirittura culo e figa erano in vista attraverso il tessuto leggero. Si, volevo essere esibizionista, ma non arrestata. Cambio programma, e vediamo il resto della valigia: un vestitino viola leggero ma coprente, lungo fino quasi al ginocchio. Avrei dovuto completarlo con una cintura decorativa, ma fingendo che fosse per il gran caldo non ce la misi. Mi pendeva oltre i seni, facendo intravedere la sagoma dei capezzoli, ed era pronto a svolazzare – almeno nella mia fantasia – pur essendo abbastanza lungo da non rendere il pericolo di mostrare la figa in piazza troppo presente. Giusto quel pizzico di pepe che mi avrebbe eccitato e costretto a tenerlo sotto controllo. Scollatura e sbracciatura erano sufficienti a costringermi a tenere d’occhio anche quelle, ma con l’idea che se avessi voluto avrei potuto, spostando le braccia, mostrare un po’ di tette a qualcuno. E se alla fine della serata fosse finita in una scopata con qualche bel ragazzo, meglio ancora. Ero super vogliosa dopo l’esperienza di prima.Prima di tutto la cena. Avevo adocchiato un locale le cui pizze (che avevo visto servire ai clienti passando) mi avevano davvero attirato. In pochi minuti lo raggiunsi, e scelsi un tavolo dove stavo un po’ più vicina alla strada a cui davo il fianco destro. Avevo una mezza idea, e volevo vedere se potevo metterla in pratica. Ordinai una margherita con aggiunta di basilico in uscita (la mia preferita), una birra e acqua gassata. Una cena semplice ma gustosa che avrebbe avuto, speravo, un “contorno” eccitante.Come speravo passavano parecchie auto, lentamente per il luogo centrale del paese, e quindi guidatori e passeggeri avrebbero potuto distrarsi guardando di fianco. Arrivata la mia cena vidi che il mio piano diabolico poteva funzionare perfettamente. Potevo portarmi la forchetta alla bocca ben composta, ma alzando il gomito mostravo tutta la tetta destra a chi stava nelle vetture di passaggio. Ottimo. E potevo ovviamente far finta di non essermi accorta di niente… la mia fighetta era in brodo di giuggiole, ed i miei capezzoli eretti svettavano sotto la stoffa. Ogni qualche pezzo di pizza uno mi costringeva “casualmente” ad alzare il gomito, e mi godevo con la coda dell’occhio le eventuali reazioni. Non tutti se ne accorgevano, ma era comunque bellissimo. Il mio seno destro sarà stato mostrato almeno una trentina di volte, e sono certa che almeno una decina di volte sia stato visto. Sentivo le farfalle nella pancia, e quando mi alzai dalla ed andai a pagare il conto avevo quasi il fiato corto. Avevo voglia, davvero.

Uscita dalla pizzeria mi aggirai tra i banchetti in cerca di ispirazione. Nulla mi attirava gran che, ma cercavo una scusa per mostrare un altro po’ di pelle, possibilmente pelle che di norma non si mostra.Entrai nella piazza dove c’era una sorta di lunapark, e mi misi a guardare con discrezione le varie attrazioni. Potevo fare l’autoscontro e approfittare dei sobbalzi per far vedere i seni? No… non era quel che cercavo. Poi vidi “la casa degli orrori”, dove si entrava e si veniva “spaventati” da ignobili pupazzi a molla di scheletri e vampiri nel buio che avrebbe nascosto il fatto che di certo avrei tirato su il vestito, e che aveva una bella sorpresa alla fine. Uscendo si passava da una porta sotto alla quale un getto di aria compressa spaventava chi non se lo aspettava. E la mia gonna era pronta a svolazzare “casualmente”. Feci il biglietto, entrai nel buio e rimasi qualche minuto ad aggirarmi tra casse da morto ed altre stupidaggini, ma con la soddisfazione di chinarmi a “vedere qualcosa” mostrando il culo ad un lui ed una lei. Lei probabilmente non sarà stata felice, ma sono certissima che lui abbia dovuto durare molta fatica a far finta che non gli interessassero le mie chiappe.Era il momento di uscire, dovevo organizzarmi bene. Doveva sembrare un caso, e dovevo prontamente riabbassare la gonna, ma solo dopo aver mostrato la mia passera ed il mio culetto. Mi avviai nell’ultimo corridoio buio, uscendo dalla porta nera che conduceva fuori. E come prevedevo partì il poderoso soffio di aria compressa. La gonna si alzò come una mongolfiera mostrando la micia. O cavolo, era bellissimo sapere che mi stavano vedendo in tanti. La micia bagnata sentiva il flusso d’aria compressa e sentivo quasi gelo. In un lampo puntai tutte e due le mani in basso abbassando la gonna sul davanti e girandomi, come per vergogna. La gonna si alzò sul mio culo, e feci vedere anche quello. Ero stata completamente nuda in pubblico, e stato per sfiorare l’orgasmo. Buttai la gonna giù dietro girandomi di nuovo e godendomi il fatto che di nuovo il tessuto si alzasse rivelando per un attimo la fica. Tutto previsto, mi ero studiata tutto prima di entrare. Stavolta la buttai giù con una sola mano, tenendo l’altra a tenere giù la parte dietro, e uscii dal flusso d’aria. Mi accolsero fischi ed applausi di un gruppo di ragazzi li davanti con bicchieri di plastica pieni di birra in mano.Corsi via, rossa come se mi vergognassi. In realtà avevo urgente bisogno di infilarmi qualcosa nella vagina ed avere un orgasmo epico, e nel bungalow avevo giusto un paio di zucchine che sarebbero dovute diventare frittata l’indomani, da portare in spiaggia. Ma prima sapevo come usarle.

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