Confidenze con una professoressa
La storia che sto per raccontarvi è reale. I fatti sono accaduti tra il 2020 ed il 2021, naturalmente per motivi di privacy ometto il vero nome della protagonista nonché la posizione geografica esatta di dove si sono svolti.
Sono del sud Italia, avevo un lavoro abbastanza importante e ben remunerato, ho un carattere dominante, sia sul lavoro dove per il ruolo che occupavo era importante farsi ascoltare dai sottoposti, sia nella vita privata dove ho prediletto all’avere una compagna di vita lo stare solo e avere una certa indipendenza che comunque la vita coniugale avrebbe certo vincolato. La mia indipendenza e il mio carattere mi avevano portato in passato ad avere avuto diverse relazioni di tipo D/S (sono un Master e ho sempre esercitato il dominio sulle mie ancelle), relazioni che per un motivo o per l’altro si sono sempre concluse di comune accordo e senza lasciare il vuoto dentro anzi da cui è nato un’amicizia ed un rispetto reciproco.
Ritornando al racconto a settembre del 2020 l’azienda per cui lavoravo ha chiuso i battenti dichiarando fallimento, per cui da un giorno all’altro mi ritrovai senza lavoro. Al sud è molto difficile poter trovare una occupazione, quantomeno in linea con le regole ed i contratti di assunzione per questo motivo decisi di inviare curriculum al nord alle varie aziende, le quali erano in cerca di personale. Guardavo spesso l’e-mail in cerca di risposte alle mie ricerche. Mi accorsi che alcune scuole del Veneto (nel 2017 avevo fatto domanda di supplenza nel Veneto) mi avevano convocato in vari ruoli, risposi quasi a tutte, mi arrivarono diverse telefonate dalle scuole a cui avevo manifestato il mio interesse e finì per accettarne una di tecnico informatico. Avevo 24 ore di tempo per presentarmi firmare il contratto ed iniziare così l’anno di supplenza. Prenotai immediatamente un aereo ed il giorno dopo mi presentai all’indirizzo della scuola dove espletai i doveri di segreteria e immediatamente iniziai il mio lavoro, fui presentato al dirigente scolastico e nei corridoi conobbi gran parte dei colleghi tra professori ed impiegati di vario genere. Da lì in avanti i giorni scorrevano normali, tra le varie chiamate dei colleghi professori che avevano problemi con le LIM piuttosto che con i computer, tra il laboratorio di informatica dove spesso mi trovai a far lezioni pratiche ai ragazzi. Il tempo passava; avevo fatto già un mese circa di lavoro, intanto mi ero sistemato in un B&b dove avevo preso una stanza per tutto il periodo, stanza che mi fu concessa perché in quel periodo con le restrizioni dovute al COVID non circolava turismo e con le DaD le università erano vuote.
Era di martedì, in ottobre inoltrato, quando nel corridoio vicino l’entrata mi venne incontro una stupenda ragazza, mi fermò, ci salutammo, si presentò, era Carla (nome fittizio), docente di Matematica e Fisica in veste di supplente di una professoressa che si era presa un periodo lungo di aspettativa per una maternità complicata, la quale mi chiese dov’era la segreteria, le sorrisi mi presentai e mi offrì di accompagnarla. Attesi con lei il disbrigo burocratico delle carte e mi offrii di fargli da accompagnatore per conoscere la scuola e la dislocazione delle aule dove il giorno dopo avrebbe iniziato le sue supplenze (aveva il triennio di un Liceo Scientifico), ci fermammo davanti ad un distributore di bevande calde e prendemmo un caffè iniziando lì a conoscerci. Anche lei veniva dal sud anche se da una regione diversa dalla mia era la sua prima supplenza, aveva 25 anni laureata da poco aveva un fisico mozzafiato, curve al punto giusto alta circa 1,75cm una 3a abbondante di seno capelli biondi a caschetto e occhi azzurri, vestiva una camicia bianca stretta in vita con gli ultimi due bottoni aperti, si notava il solco tra i due seni molto pronunciati, capezzoli appuntiti che quasi volevano bucare quella esile stoffa della camicia che la copriva; sotto un paio di leggings attillatissimi gli disegnavano un paio di glutei sode, davanti era ben in evidenza una fica con labbra carnose ed un solco che le divideva al centro.
Si accorse che la stavo guardando proprio lì, divenne subito rossa in viso e calò lo sguardo a terra, intuì che era a disagio lo confermò la sua voce un po’ tremante e la risposta disconnessa che mi diede quando gli chiesi se fosse fidanzata. Mi rispose che aveva un ragazzo del suo stesso paese e aggiunse che la cosa sicuramente non sarebbe andata avanti per molto, visto il carattere di lui mammolino (così lo definì). Mi scusai per l’imbarazzo che le avevo causato con quella domanda, lei sollevò gli occhi da terra e sempre rossa in viso mi sorrise mi rispose di nulla tranquillo. Aveva riacquistato fiducia forse dalla mia galanteria forse perché pensava veramente che il suo imbarazzo per me fosse dovuto alla domanda che gli rivolsi e non alla sua fighetta che le stavo divorando con gli occhi, chiusa e pronunciata com’era da quella stoffa elastica e aderente. Finimmo di sorseggiare il caffè e continuammo la nostra escursione per i corridoi della scuola, ci salutammo poco dopo quando mi giunse una telefonata di servizio per un intervento tecnico in una classe, ci saremmo visti con Carla il giorno dopo.
I giorni passavano tranquilli tra un intervento e l’altro tra una lezione e l’altra, con Carla ci incontravamo spesso parlavamo, prendevamo il caffè assieme, spesso mi chiamava nell’aula dove faceva lezione per sistemargli il collegamento col pc o perché la linea internet era assente o per altri motivi sempre connessi alle apparecchiature informatiche, mi disse che di computer ci capiva poco. Io la tranquillizzavo sempre avrebbe potuto chiamarmi in qualsiasi momento la avrei aiutato senza problemi. Si sentiva rincuorata dalle mie parole ormai per lei ero diventato (a dir suo) la sua ancora di salvezza, non tardò a darmi il suo numero di cellulare, ormai eravamo entrati in sintonia ridavamo scherzavamo (nel limite del possibile) mi confidava spesso le sue problematiche con il ragazzo o con qualche collega lì a scuola, spesso mi chiedeva consigli anche al di là dell’ambiente scolastico, insomma per lei ero diventato un vero amico a volte una guida un punto di riferimento insomma. Quando i suoi occhi incrociavano i miei e si accorgeva che guardavo le sue forme non arrossiva più anzi mi porgeva un sorriso quasi di intesa, quasi come fosse un invito a guardarla meglio più a lungo, ero certo che a lei non dispiaceva la cosa ma certamente non sarei andato oltre allo sguardo (per il momento).
Eravamo alla fine di novembre quando un giorno nei corridoi della scuola come spesso accadeva incrociai Carla la salutai lei mi disse che andava di fretta che aveva lezione ma mi diede appuntamento alla fine di quell’ora per il solito caffè e che doveva chiedermi un favore, annuì e gli risposi a dopo. Quell’ora passò in fretta mi recai al distributore solito Carla era lì ad aspettarmi, appena mi vide mi sorrise e mi diede un bacio furtivo sulla guancia, era la prima volta che accadeva, naturalmente ne fui entusiasta ma rimasi un attimo senza parole, lei incalzò scusami se mi sono permessa, la vidi arrossire e volgere lo sguardo a terra, gli misi una mano sulla spalla e gli risposi non devi scusarti di nulla, oggi sei bellissima, non era la prima volta per me che gli facevo dei complimenti sapevo che lei li apprezzava, sollevò lo sguardo e mi disse: “Grazie, volevo chiederti se era possibile dare un occhiata al mio portatile è da un po’ che non va tanto bene spesso si incanta e devo spegnerlo e riaccenderlo, la cosa mi scoccia molto, non posso più lavorare come prima”. La rassicurai e le dissi di portarmelo l’indomani che gli avrei dato un’occhiata. Così fu il giorno dopo mi portò il suo notebook, era venerdì, le dissi che me lo sarei portato a casa e lo avrei visto con calma.
La giornata passò veloce visto anche le numerose chiamate per interventi che ebbi. Con Carla ci prendemmo il solito caffè durante il quale parlammo di cosa avremmo fatto quel finesettimana, lei mi disse che se avessi voluto domenica avremmo potuto fare una passeggiata per il centro città, io annuì e rimanemmo che ci saremmo sentiti domenica nel primo pomeriggio per metterci d’accordo sull’ora; ci salutammo e questa volta la baciai io sulla guancia, lei arrossì un pochino ma subito mi sorrise, riconfermando l’appuntamento per domenica. Tornato nella stanza del B&b poggiai il portatile sul tavolino e mi stesi sul letto poco più tardi doccia cena e TV. Non c’era nulla di interessante quella sera dopo un po’ di zapping decisi di spegnere, non avevo ancora sonno ed il giorno dopo non sarei dovuto andare a lavoro, decisi così di dare un’occhiata al pc di Carla, lo accesi, in effetti ci mise qualche minuto per caricare il sistema operativo, finalmente ero dentro, notai immediatamente che perdeva un sacco di tempo per le operazioni di avvio di alcuni programmi. Feci immediatamente una scansione con l’antivirus, una correzione dei file di sistema e avviai la deframmentazione dischi. Ci mise circa un’ora ma all’avvio già funzionava molto meglio, era più veloce i programmi istallati si aprivano quasi subito, decisi comunque di dare un’occhiata e pulire il disco fisso da eventuali file inutilizzati. Nello scorrere le varie cartelle trovai immagini per lo più di paesaggi importati dal web che decisi di eliminare, qualche video di film vecchi archiviati nella cartella Video e altre cose di poco conto. Mentre continuavo la ricerca di qualcosa che avrei potuto eliminare aprì la cartella documenti nella quale oltre a file contenenti documenti di scuola vi era anche una sottocartella denominata Carla_privato. La cosa mi incuriosì per cui decisi di aprirla, la cartella non era protetta da password non che fosse un problema questo, certo è che avere una cartella il cui contenuto doveva essere privato e poi scoprire che la stessa non era protetta mi incuriosì ancora di più. Aprendola vidi che conteneva due video, nominati in modo strano Vorrei1 e Vorrei2, mandai in esecuzione il primo e ciò che mi apparve mi lasciò letteralmente basito non per il contenuto ma perché immaginavo Carla la solita ragazza acqua e sapone. Era un Video BDSM dove l’attrice veniva umiliata e punita da un padrone sadico. Il secondo dei due era ancora più duro difatti l’attrice veniva usata da una Mistress ceduta ad altri uomini che la usavano in tutti i buchi addirittura c’era anche del pissing.
Rimasi come ho detto prima basito e pensieroso pensai: “Carla ama essere sottomessa ed usata”. L’avrei tranquillamente immaginata lontano anni luce da questo mondo, comunque, la cosa mi eccitò e parecchio. A questo punto tramite cellulare che usai come router mi collegai ad internet con Google andai nella cronologia e vidi con stupore i collegamenti che aveva fatto sino alla sera precedente a vari siti il cui contenuto era a base di dominazione e sottomissione, notai anche l’apertura in alcuni siti porno di video a tema. Ormai era chiaro Carla nascondeva una natura da sottomessa ero sicuro che la avrei fatta inginocchiare ai miei piedi. Spensi il computer ed andai a dormire la notte era giovane la mia testa andava sempre a Carla ed al suo pc, a ciò che avevo scoperto, alla vera natura, una giovane ragazza insicura e bisognosa di aiuto. Passò la notte e così anche il sabato, intanto io mi pregustavo l’incontro che avremmo avuto il giorno dopo già immaginavo cosa sarebbe accaduto.
Domenica giunse, verso le 14.00 squillò il telefono era Carla, mi chiese come stavo e se avevo voglia di vederci, naturalmente accettai di buon grado, l’appuntamento era per le 16,00 davanti ad un bar del centro. Andai al luogo convenuto circa 15 minuti prima cercai un tavolino fuori e mi sedetti, passarono pochi minuti ed eccola lì arrivare, era splendida indossava una gonna poco sopra alle ginocchia con un piccolo spacco laterale una camicia normale la sciarpa un cappotto che teneva aperto ed un cappellino in testa. Era stupenda i suoi occhioni verdi brillavano, aveva un leggero filo di trucco, era stupenda, si avvicinò mi baciò sulla guancia mi salutò, la invitai ad accomodarsi non difronte a me ma accanto, lei lo fece e iniziammo a chiacchierare. Si avvicinò intanto un cameriere, ordinammo uno spritz che sorseggiammo tra le chiacchiere e le risate raccontandoci gli eventi accaduti a scuola durante la settimana. Rimanemmo seduti per circa un’ora poi gli proposi di fare una passeggiata per le vie del centro tra i negozi. Stavamo bene insieme eravamo molto affiatati il tempo trascorreva gaudio, verso le 18.00 mi disse ti va di venire a casa così vedi dove abito e prendiamo un bel caffè, annuì e continuammo a camminare verso casa sua ridendo e scherzando.
Entrammo in un palazzo e salimmo al terzo piano, giunti davanti al portone estrasse le chiavi dalla tasca del suo cappotto ed aprì. Finalmente entrai in quell’appartamentino che Carla condivideva con una sua collega anch’essa professoressa ma di storia e filosofia. La casa era vuota la sua coinquilina era andata in una città vicina per passare il fine settimana col fidanzato, l’appartamento era carino tenuto in ordine mi portò a visitarlo era piccolo un bilocale, due camerette un bagno e una cucina con angolo cottura. Ci togliemmo i cappotti, la casa era calda per via dei riscaldamenti accesi mi fece accomodare e si spostò per preparare il caffè, io la osservavo era stupenda aveva una voce sensuale, appena il caffè fu pronto lo versò nelle tazzine che aveva disposto su di un vassoio con la zuccheriera e lo portò al tavolo. Sorseggiammo quel buon caffè aveva un aroma intensa doveva essere di ottima marca sicuramente arabica. Si sedette di fronte a me e mi sorrise iniziando a conversare, la interruppi bruscamente e le dissi con tono imperativo e serio prendimi un bicchiere d’acqua, lei non fece caso al mio cambiamento di voce in modo automatico si alzò e andò a prendere un bicchiere ed una bottiglia d’acqua, nel frattempo io avvicinai la sua sedia sotto il tavolo. Lei si accorse del mio gesto ma non disse nulla tornò al tavolo poggiò il bicchiere e la bottiglia su di esso e fece per spostare di nuovo la sedia, subito le bloccai la mano e con tono arrogante le dissi non la toccare, riempimi il bicchiere, non capiva il mio cambiamento forse una leggera paura, per il tono di voce che usai la assalì, comunque aprì la bottiglia versò l’acqua nel bicchiere e lo avvicinò a me, presi il bicchiere e sorseggiando esclamai: “SPOGLIATI!”. Carla sentendomi dire quella parola gelò diventò rossa in volto e abbassò gli occhi a terra. Flebili parole uscirono dalla sua bocca quasi inudibili stava blaterando qualcosa quando la incalzai con più decisione “Ho detto SPOGLIATI!”, quasi come un automa in modo maldestro e molto lentamente iniziò a sbottonarsi la camicia, cercò di nuovo di opporre resistenza cercando di dire un qualcosa che nemmeno udii “TACI e CONTINUA, più svelta!”. Qualche piccola lacrima le usciva dagli occhi solcando il suo bel viso, io apparentemente non curante continuavo a sorseggiare l’acqua e a gustarmi la scena, si tolse la camicia poi la gonna, ormai era chiaro che doveva ubbidire. Di colpo si fermò e alzando lo sguardo quel poco che basta per guardarmi in faccia aprì la bocca per parlarmi; la incalzai “Non ti ho detto di fermarti CONTINUA!”, singhiozzando si sganciò il reggiseno lo tolse coprendosi con la mano sinistra il seno. Era rossa in viso e singhiozzava, chissà quali pensieri le attraversavano il cervello in quel momento, mi alzai di scatto posai il bicchiere e iniziai a girarle attorno, aveva uno splendido corpo, sodo con le curve ai punti giusti, mi avvicinai da dietro al suo orecchio e le dissi “ALZA LE BRACCIA ED INCROCIALE DIETRO LA TESTA!”. Senza opporre resistenza eseguì, girai dalla parte davanti e le ordinai “APRI LE GAMBE”, come un automa eseguì senza proferire parola. Aveva delle belle pere, data la posizione, ben esposte, notai i capezzoli appuntiti e neri ergersi rigogliosi, ormai era quasi nuda davanti a me in tutta la sua bellezza statuaria, solo una piccola mutandina di colore rosso acceso nascondeva il tesoro che aveva tra le gambe, mi avvicinai e chiusi tra le dita un suo capezzolo già irto, ci giocai un poco roteandolo tra il pollice e l’indice poi strinsi e tirai un poco verso di me, Carla emise un grido smorzato, io noncurante passai all’altro ricevendo lo stesso trattamento. La vidi tremare emettendo un debole gridolino, le lasciai i suoi capezzoli, erano adesso turgidi sembravano dei chiodi. Le dissi “INGINOCCHIATI E TIENI LE GAMBE BEN APERTE!”, attese qualche secondo e lentamente poi andò giù, era rigida con le mani dietro la testa e le gambe ben aperte come gli ordinai.” BRAVA LA MIA CAGNA!”, lei non rispose stava immobile aspettando chissà cosa, Notai nella posizione che aveva assunto adesso una macchia umida sulla mutandina proprio dove inizia il solco della fica tra le grandi labbra era chiaro che la cosa le aveva provocato una grande dose di eccitazione;” ALZATI e TOGLI LE MUTANDINE!” le ordinai, subito questa volta con più sicurezza esegui. Notai subito che era completamente rasata, lei tornò nella posizione di prima con le mani dietro la testa e le gambe aperte,” Va bene così Gi…” la fermai subito “TACI LURIDA CAGNA!” con voce ancora più ferma ed imperativa esordì “DA ADESSO MI CHIAMERAI PADRONE QUANDO TI RIVOLGI A ME!”, “E’ CHIARO LURIDA CAGNA?”, la sua risposta non si fece attendere e ancora un poco rossa in faccia ma con voce più decisa rispose “Si padrone sarò la tua devota cagna”. Le misi le mani tra le cosce e mi insinuai con due dita dentro la sua fessura, fui molto sorpreso di quanto era stretta comunque riuscì a penetrarla visto che era un lago di umori, mentre la toccavo strizzò gli occhi ed emise lunghi gemiti di piacere un fiume di umori colarono tra le dita a terra sul pavimento, mi bloccai e tolsi le dita dalla sua fica fradicia, mi avvicinai al suo orecchio e le gridai “TI HO DATO IL PERMESSO DI GODERE CAGNA?” lei appena si ebbe ripresa un poco da quello stato di forte eccitazione mi rispose aprendo gli occhi e guardandomi dritto nei miei “Scusa mio padrone ma mi hai fatto provare delle forti emozioni e non ho resistito, ti chiedo umilmente perdono non accadrà più te lo prometto”, bene così sarà “ADESSO INGINOCCHIATI E LECCA IL PAVIMENTO PULENDOLO DAI TUOI UMORI!”, subito si fiondò a terra e con la lingua ripulì il pavimento, “ADESSO RIVESTITI!”, in un lampo fu pronta io mi misi il capotto e feci per andare, CARLA si piantò davanti a me e con occhi pieni di gioia mi disse “Grazie padrone mi hai reso la donna più felice del mondo” chiuse gli occhi e mi baciò questa volta sulle labbra, io la salutai e andai via ”A DOMANI CAGNA”…
Spero che la storia che vi ho sin qui raccontato sia stata di vostro gradimento, per qualsiasi dubbio o aiuto potete contattarmi alla mia mail: jhonrex2021@virgilio.it
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