Una donna trascurata
Tutti i professori hanno un soprannome, ed io sapevo che il mio era ‘la bidella’. Me lo avevano dato un po’ per il mio aspetto sciatto, o forse perché spesso mi ritrovavo sola nel liceo, e avendo tutti una grande fiducia in me, mi ritrovavo coll’essere quella che chiudeva la porta. Quello che nessuno diceva è che abitavo dall’altra parte della piazza dove c’era la scuola e che, non solo amavo il mio lavoro, ma anche quel palazzo, dove avevo passato cinque anni della mia vita, non certo fra i più memorabili, ma del resto trovarne uno un po’ diverso dagli altri non era certo facile. Un po’ per il mio aspetto, non certo da reginetta di bellezza, unito ad una quasi impressionante timidezza verso i ragazzi, ero arrivata ai trentacinque anni quasi senza accorgermene, coll’unica gioia di poter insegnare in quel liceo che tanto amavo, dove mi sentivo importante e realizzata.Non ero vergine come dicevano le solite malelingue, ma il sesso non era mai stata una mia priorità, a parte la fatidica ‘prima volta’, nella quale avevo riposto fin troppe aspettative. Per il resto si era sempre trattato di veloci storielle estive, morte ancora prima di cominciare, dove l’orgasmo era a volte un optional non previsto, quasi non volesse compromettere il mio lavoro con altro.
Quel giovedì sera ero ancora a scuola dopo aver finito di correggere i compiti del primo anno e stampato le fotocopie per quelli del secondo, per far sì che non si dovesse perder tempo all’inizio della lezione. Ero considerata un’insegnante esigente, ma che sapeva capire le difficoltà dei suoi studenti, di quelle che quando serve chiudono un occhio se non tutti e due. Quello che però avevo preparato era l’ultimo compito in classe dell’anno, quello che per molti era una sorta di ultima spiaggia per evitare d’andare allo scrutinio con un’insufficienza.
“Demetra sei ancora qui? A volte credo che tu ci dorma in questa scuola.”
Sentendo quelle parole mi girai di scatto per vedere appoggiata alla porta la professoressa Luisa De Poli, detta comunemente ‘la miss’, perché se mai ci fosse stato un concorso di bellezza fra le docenti del liceo, lei avrebbe vinto a mani basse, lasciando alle altre solo la lotta per il secondo posto.La sua non era solo la classica bellezza mediterranea dalle forme giunoniche, ma un mix di sensualità e classe che raramente si vede in una donna, dove anche il minimo dettaglio aveva un suo perché. Le colleghe che provavano invidia nei suoi confronti, spettegolavano su tutto, dal fatto che avesse un seno cadente e che portava sempre un reggiseno a balconcino per non farlo vedere, all’ostentazione di un benessere che doveva per forza avere fonti illecite, e che aveva come prima voce la sua stessa prostituzione o l’essere un sfruttatrice di ragazzine. Di lei si diceva anche che il marito l’avesse lasciata dopo averla scoperto a letto con un suo alunno, altre voci invece affermavano che i ragazzi fossero due, senza dimenticare quelle che la vedevano interprete di film porno. Quello che era certo è che tutti gli uomini eterosessuali le sbavano dietro e che era al centro di molti pensieri sconci, soprattutto fra i suoi allievi.
“E tu da dove esci fuori?” le chiesi con una certa curiosità, non avendola mai vista a scuola al di fuori degli orari di lavoro.
“Dalla quarta A, quella al primo piano. Sai, ho la vicina che sta facendo dei lavori in casa, il che mi rende impossibile anche leggere un compito, figuriamoci correggerlo, e quella classe ha la miglior illuminazione della cattedra di tutta la scuola. Tu invece hai finito di correggere le mostruosità dei tuoi ignorantelli?” mi rispose venendo verso di me.
“Sì infatti stavo andando a casa, pensa che se non ti avessi visto avrei rischiato di chiuderti dentro.”
“Poco male tanto ho il tuo numero e abiti a meno di cento metri.” mi disse mettendosi a meno di mezzo metro da me.
Quasi senza accorgermene indietreggiai fino a ritrovarmi col sedere contro la scrivania della segretaria, con lei che sembrava volesse accorciare sempre di più la distanza.
“Quello che non ho mai capito è perchè non ti valorizzi un po’.” mi disse poggiando una mano sul mio ginocchio, il che quasi mi bloccò il respiro. “Non sei certo una brutta donna, però fai tutto per apparire come una vecchia zitella.”
In realtà non mi sentivo brutta, ma più che altro non bella, mentre lei vedendola da così vicino mi sembrava meravigliosa. Il suo trucco era perfetto, mentre io avevo solo un lucidalabbra leggermente rossastro e nulla più, e anche una semplice gonna e camicetta le davano un’aria importante, molto maggiore di quella che avrei avuto io con lo stesso abbigliamento.
“Dimmi Demetra, tu sei una di quelle che crede che mio marito m’abbia trovato a letto con uno o due ragazzi.” mi chiese trovandosi con la bocca a meno di un palmo di mano dalla mia “Oppure hai qualche tua teoria da film porno di serie B.”
“Io veramente non saprei, insomma non m’interesso a questo tipo di pettegolezzi, e poi sono affari tuoi, almeno credo.” le risposi cercando di non balbettare come succedeva spesso quand’ero in imbarazzo.
“La verità è che gli ho detto che mi piacevano più le donne degli uomini, soprattutto quelle che hanno un non so che, come te.”
Quelle parole ebbero l’effetto di paralizzarmi, impedendomi di muovere qualunque muscolo, e rimanendo così alla mercé di quella donna che tanto ammiravo.
“Lo so, ti stai chiedendo se sia un sogno o la realtà.” mi disse mentre sentivo il suo alito poggiarsi sul collo “Ma che ci vuoi fare, come diceva Oscar Wilde “posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”, e tu sei una tentazione irresistibile già di tuo, figuriamoci qui adesso, nel tuo vestitino da mercato, che cerchi disperante una via di fuga, sempre che tu voglia davvero scappare, ma questo lo sai solo tu.”
Le sue labbra sfiorarono le mie e per me fu come ricevere una frustata direttamente al cervello. Non ero mai stata con una donna e, pur non essendo una di quelle bigotte che considerava i rapporti fra persone dello stesso sesso contro natura, non comprendevo cosa ci potesse essere di bello nel sesso saffico.Mi era invece fin troppo chiaro che Luisa stava giocando con me come il gatto col topo, approfittando del mio disorientamento ed immobilismo.
“Come si dice chi tace acconsente.” mi disse prima di poggiare le sue labbra sulle mie.
All’inizio cercai di tenere chiusa la bocca, come se quel tipo di resistenza passiva avrebbe potuto far cedere Luisa e mandarla via, ma dopo diversi baci a labbra serrate, le mie si dischiusero, e le sue se ne impossessarono.I baci si fecero via via più passionali, mentre le mani iniziavano a cercare il corpo dell’altra, senza però scendere mai al di sotto dei fianchi, con le sue che si fermavano spesso sul mio collo, come se avesse paura che io potessi scappare via.In realtà pur non riuscendo a dire nulla, presa com’ero da quel turbinio d’emozioni per me sconosciute, non mi sarei mossa da quella scrivania per nulla al mondo, e fui ancora più felice quando lei mi ci fece sedere sopra.Non dissi nulla neanche quando lei mi fece scivolare le spalline del vestito, anzi trovando un coraggio che non sapevo d’avere le aprii la camicetta per poi farla cadere a terra.
“Ma allora questa Demetra è anche intraprendente!” mi disse facendomi scendere dalla scrivania per poi mettersi dietro di me e togliermi il vestito. Volevo dirle di sì, ma mi bastò sentire la sua bocca sul collo e, soprattutto, le mani scoprirmi il seno dal basso per poi giocare coi capezzoli, per continuare nel mio mutismo, anche se qualche gemito iniziava a farsi sentire.“Ti voglio.” mi sussurrò all’orecchio infilandomi una mano dentro le mutandine.
“Anch’io.” riuscii a risponderle oramai quasi del tutto nuda.La mano di Luisa si muoveva con tutta calma, alternando lunghi massaggi proprio sopra l’inizio dello spacco, a veloci scorribande fra le grandi labbra, sfiorando il clito senza mai fermarvici sopra a lungo.“Sdraiati e lasciati andare.” mi disse quasi spingendomi sopra la scrivania.
Ubbidii per poi vederla piegare e mettere la testa fra le mi gambe spalancate, ma soprattutto la sua esperta lingua passare su ogni anfratto della mia passera. Quando alla lingua unì due dita le presi la testa e quasi gliela schiacciai contro il monte di Venere, pronta ad avere un orgasmo che non tardò ad arrivare, il primo provocato da una donna. Non urlai per un minimo di pudore che ancora m’era rimasto, ma era come se dopo aver caricato una molla, questa fosse stata lasciata libera di muoversi all’impazzata, quasi superando le leggi della fisica.
Non ebbi però quasi il tempo di riprendermi, che lei dopo essersi spogliata, s’inginocchiò su di me, mettendomi quasi la passera sulla faccia.“Leccami la fica e fammi godere o vuoi essere l’unica a farlo ?” mi disse con un sorriso
“Guarda che io non l’ho mai fatto.” le risposi quasi vergognandomi.
“Non importa, fai quello che piacerebbe fosse fatto a te, tanto non è che mi puoi far male.”
Seguii quel semplice consiglio, così portai le dita ai bordi delle sue grandi labbra per aprirle il più possibile, e poterci quindi passare la lingua in mezzo, cercando ogni tanto di tenerla dura e usarla come un piccolo pene per penetrarla.
“Mm brava la mia Demetra, vedi che sei brava a leccare la fica. Dai fammi godere che dopo ti scopo come si deve, perché è chiaro che non lo fai da troppo tempo.”Non capii come potesse scoparmi essendo una donna e quindi priva di pene, ma continuai a leccarle la passera come se non mi avesse detto nulla, sino a quando non mi venne in faccia coprendomi il viso col suo orgasmo. Fu una sensazione strana, ben diversa da quella per me spiacevole di ricevere sulla faccia, o ancor peggio in bocca, lo sperma di un uomo, che però non mi dispiacque affatto, tanto che cercai di leccare ogni goccia del suo piacere.
A differenza di me, che ero a dir poco spossata, Luisa sembrava fresca come una rosa, ma soprattutto vogliosa d’andare avanti, e quasi non mi stupii quando la vidi tirar fuori dalla sua borsa un dildo leggermente ricurvo di un insolito color blu.“Ma tu giri sempre con uno di quelli in borsa?” le chiesi con ben più di un pizzico di curiosità.“Solo quando spero di usarlo su qualche collega bisognosa.” mi rispose mettendomelo davanti alla bocca per poi dargli una lunga leccata, neanche fosse stato un cono gelato.Passai anche io la lingua su quello strano oggetto di silicone, per poi ritrovarmi a giocare con la sua, ma ben presto la voglia d’usare quel giocattolo fu più forte di qualsiasi pudore.
“Ma questo coso si lecca e basta?” le chiesi sedendomi con le gambe ben spalancate.
“Dipende, io di solito lo uso così.” mi rispose inginocchiandosi davanti a me.
In un attimo Luisa m’infilò dentro la passera il dildo, per poi accenderlo alla massima velocità, facendomi quasi impazzire per il piacere, che divenne quasi assoluto quando iniziò a leccare intorno al giocattolo stesso.Presi a farfugliare parole senza senso, sentendo avvicinarsi sempre più un nuovo orgasmo, ma la mia collega non voleva fermarsi a quella che era quasi una sveltina, e così mi fece sdraiare sulla scrivania per poi mettersi sopra di me nel più classico dei sessantanove. Mentre io potevo usare solo le mani e la lingua, le aveva campo libero col suo dildo, che usava con una tale velocità e maestria, da farlo sembrare più grande di quel che in realtà era. Alla fine smisi di muovermi per potermi godere appieno quel viaggio verso l’orgasmo, che giunse più violento del primo, certo meno atteso, ma a dispetto di questo infinitamente appagante.Luisa mi diede tutto il tempo di riprendermi prima di passarmi quel siluro in silicone che usai su di lei, cercando il più possibile d’imitare i suoi movimenti, sino a ritrovarmi nuovamente con la bocca piena del suo piacere.Se lei era stata per certi aspetti molto veloce, io lo fui molto meno, volendo farla sì godere, ma con tutta calma, quasi volessi dimostrare che anch’io ero capace di donare piacere a un’altra donna, anche se in modo diverso.“Sei una stronza cui piace andare piano.” mi disse fra un gemito e l’altro.“Perché, ti dispiace?”“No però prima mi fai finire, prima ce ne andiamo.
”Compresi che per lei la serata era appena iniziata, così forzai i tempi facendola venire in un paio di minuti, per poi ritrovare la sua bocca sulla mia.“Adesso ci rivestiamo, poi andiamo a cena e dopo da me, ti piace il programma?”
“Sì anche perché so che a casa avrai altri giocattoli come questo.” le risposi leccando le ultime gocce del suo piacere dal dildo.
Ci rivestimmo in tutta fretta per mettere in pratica il suo programma e finire nel suo letto ad amoreggiare tutta la notte. E quella fu solo la prima sera di una lunga serie.
Per commenti: miss.serenasdx@yahoo.com(quelli volgari saranno subito cestinati)
Generi
Argomenti