Le signore di tanti anni fa
Nel corso delle ultime puntate, ho spesso raccontato insieme a mia moglie Laura alcuni episodi di vita familiare. Un aspetto che mi ha sempre affascinato è che la vita sessuale libera che io e mia moglie abbiamo sempre vissuto, tutto sommato non è diversa dalla libertà sessuale dei miei genitori o di quelli di Laura.
Vivendo liberamente l’esibizione e lo scambio di coppia, naturalmente non siamo riusciti a mantenere a lungo il segreto con i nostri familiari. Scoprirci è stata un’occasione anche per loro per scoprirsi e raccontare della loro vita privata. Vi sorprenderà, ma le donne d’altri tempi erano lungi dall’essere bacchettone o riservate. Vi racconterò di più.
Mia madre Maria, mancata più di 3 anni fa all’età di 98 anni, era del 1920. Donna d’altri tempi, figlia di un industriale tedesco, moglie di mio padre, industriale brianzolo e madre di ben sei figli. Impeccabile nel mandare avanti una casa, organizzare cene con gli ospiti importanti di papà, cattolica osservante e benefattrice. Non lo direste mai, ma una donna così irreprensibile era anche una maiala con la M maiuscola. Non lo dico con cattiveria, anzi. Parlare delle sue scopate clandestine con gli operai di mio padre o del sesso estremo che faceva col migliore amico di mio padre, quando rimase purtroppo vedova, è un modo anche per celebrare la sua vita raccontando aspetti che la rendono una donna vera e autentica con voglie e passioni e una voglia di cazzo notevole.
Non è un caso, infatti, che i miei si siano dovuti sposare nel pieno della guerra nel 1943, perché era rimasta incinta di mio padre. Mio padre era noto per avere un pene di grandi dimensioni. Era una specie di celebrità nella nostra cittadina. Anni dopo, da medico, venne nel mio studio una paziente anziana. Mi raccontò di essere stata una delle prostitute locali da giovane. “Me lo ricordo suo papà Luigi. Alcune di noi gli chiedevano di pagare il doppio perché era troppo impegnativo da gestire, altre gli regalavano la singola o la doppia addirittura, perché non erano abituate a godere così tanto con un pisello così grosso”. Nessun dubbio che mia madre gliel’avesse data subito.
Nonostante le dimensioni e l’appetito sessuale di mio padre, mia madre ci mise poco a cercare altro. Già, mio fratello maggiore Federico un giorno ci raccontò di averla vista succhiare l’uccello al giardiniere. Io e mio fratello più piccolo non ci potevamo credere. “Ma davvero dici che la mamma teneva in bocca il pisello del giardiniere? No dai! Impossibile”
Anni dopo però, quando andavo in cantina per fumare clandestinamente, la trovavo, ad orari regolari, a farsi montare da un operaio di mio padre. Mia madre si appoggiava al muro della cantina, alzava il vestito elegante di seta e l’operaio, alla fine della sua giornata di lavoro (la casa dei miei era costruita sopra la ditta di papà) lo tirava fuori dalla tuta, segandoselo un po’ e dando della puttana a mia madre. Lei intanto si sbottonava per fare uscire una tetta e gli diceva “Sono la tua puttana dimmelo. Dimmelo che sono troia”. Lo ricordo che si abbassava un po’ con le ginocchia per mirare bene e infilarlo nella figa di mamma. La montava stringendole le tette e mettendole una mano al collo, tenendole una delle due gambe alzate. Mi eccitava vedere mia madre sbattuta come una baldracca da quell’uomo. Credo che mia madre godesse un sacco, perché alzava sempre gli occhi al cielo ad un certo punto e si percepiva lo spasmo del godimento, mentre quell’uomo lo estraeva gocciolante e si ripuliva le mani, passando le dita sporche di sperma sul viso di mia madre.
Anni dopo, quando mio padre venne a mancare, mamma iniziò a farsi montare dal più caro amico di papà. Li beccai in camera un giorno d estate. Ero uscito in terrazza e li vedevo dalla porta finestra aperta, lei appoggiata al comò in legno massiccio stile chippendale, totalmente nuda, piegata in avanti. Lui dietro di lei, che la penetrava analmente. Li vedevo riflessi nello specchio. Le gambe dell’amico di papà erano aperte per facilitare la penetrazione. Le tette di mia madre, per quanto non grandi, sbattevano e lui gustava la scena dallo specchio. “Non ti inculava così Luigi vero? Prendi la sua foto e tienila stretta mentre ti vengo dentro, troia”.
Mia madre prendeva la grande cornice d’argento con la foto di papà e lo guardava, mentre il suo amico fraterno le rovesciava lo sperma nell’ano.
La prossima volta vi racconto di mia suocera, altra donna di altri tempi
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