I TOP di GS: Regalata ai nudisti

Giovanna Esse
14 days ago

Con la serie "I TOP di Giovanna Esse" vogliamo riproporre quei racconti che hanno superato da tempo le molte migliaia di letture e di apprezzamenti, da parte del pubblico amante dell'eros raccontato al femminile.

1

Per prima cosa mi presento, perché sennò voi che cosa potete capire?

Mi chiamo Maria, ho 35 anni e vivo nei pressi di Ancona, ma non sono di qui; sono originaria di una città del sud.

Prime nozze oltre dieci anni fa: una frana! Io non potevo immaginare che lui, in presenza della madre, diventasse proprio un’altra persona… come la storia di dottor Jekill, sapete? Visto che andammo a vivere nella stessa palazzina, visto che la cena e la domenica la passavamo con i suoi genitori e visto che lui (o meglio, sua madre) era diventato veramente insopportabile, ci separammo, dopo un anno di dolorosa convivenza.

Sei anni fa conobbi Antonio, Tony, tutt'altra pasta d’uomo, unico neo: Tony ha vent'anni più di me. Però mi ha sposata e gli ho dato pure un piccino; ora siamo una famigliola felice…

Tony era in Marina, ha girato il mondo e conosce le lingue; ora abbiamo una modesta Agenzia di viaggi, dove collaboro ma solo di mattina. Tony ha solo due piccoli difetti: il primo, ha un bel pisellone, spesso come un pugno chiuso ma, purtroppo, altrettanto corto… insomma, ti allarga per bene, ma poi lo senti poco, anche perché non può andare troppo avanti e indietro, perché sennò esce. Il suo secondo difetto, forse per sopperire al primo, è la fantasia erotica. Pensa, pensa… pensa sempre alla stessa cosa: immagina situazioni, inventa nuove posizioni, compra oggetti e abbigliamento sui siti Sex Shop. Per lui il sesso è una fissazione, è come un gioco, una collezione di idee, tentativi, novità… non che mi dispiaccia troppo, onestamente. Quando facciamo i giochini, alla fine ne godo anch'io, ma trovo stancante quel suo chiodo fisso: farmi godere, vedermi venire… pensate che mi ha fatto decine di foto del volto, mentre avevo l’orgasmo. Poi, quel matto, voleva inserire il materiale in un sito porno americano. L’ho dovuto minacciare, per farlo desistere. Lui dice che era un omaggio alla mia bellezza. Il giorno dopo non avrei potuto nemmeno uscire a far la spesa… Ancona non è New York, cretino! Comunque… ma OK, veniamo a noi: dovete sapere che Tony, in gioventù, è stato sempre un naturista, insomma, uno di quelli che preferiscono fare il bagno nudi. Dice che anche sulla nave, lontano da occhi indiscreti, giravano spesso così, quando faceva caldo.

La cosa non m’interessava minimamente e quindi lo lasciavo parlare; poi però ha iniziato a invitarmi a provare, a insistere. Diceva che era una sensazione molto bella trovarsi a contatto con la natura, senza tabù, senza proibizioni; diceva che non c’era niente di “sporco” e che la gente frequenta le spiagge a ogni età, molte famiglie ci vanno anche con i bambini, che crescono più liberi e senza pregiudizi.

E finalmente, dopo sei anni di tira e molla, mi sono lasciata convincere. Il ragazzo però no! Non ho permesso che venisse con noi, è andato con i nonni a Vieste, dove si sta molto bene.

Così, quest'anno, sono diventata naturista… non voglio anticiparvi altro. Appena tengo cinque minuti, vi racconto cosa mi è successo.

2

Sistemate le cose alla meglio, siamo partiti presto un mattino. La nostra idea era, approfittare del viaggio anche per vedere qualche località turistica del sud. Infatti, nonostante il caldo, ne valeva la pena. Lui aveva prenotato un Bungalow in un grande Camping, proprio ai confini tra l’ultima parte di Campania e un pezzetto, stupendo, di costa Lucana, per capirci, non troppo lontano da Maratea. Disse che era meglio evitare l’Albergo, per godere di più della vita a contatto con la natura ed essere liberi di cenare, girovagando per assaggiare l’offerta ricchissima dei tanti piccoli ristoranti e alberghi della zona. Io, su queste cose, non lo contraddico mai: mi fido, conosce bene i posti e mi ha fatto sempre fare vacanze da sogno. La sera del nostro arrivo nel Campeggio cenammo nell’attiguo ristorante: “rompemmo” il ghiaccio alla grande. Infatti, prima ci servimmo presso il Buffet, scegliendo a piacimento tra una nutrita serie di sfizioserie, di cui molte a base di pesce fresco; c’è poco da dire, il pescato del Tirreno ha più sapore del nostro. Poi ci portarono quadrati di Pizza, buonissima, nei gusti più fantasiosi e saporiti. Ottimo pure il vino, un bianco, fresco e fruttato, di produzione locale. Tony, però, non sembrava del tutto tranquillo; infatti andava e veniva; sembrava un cane da caccia sguinzagliato tra i tavoli, come se cercasse una traccia, un segnale. Lui è un tipo socievole, infatti, quando arrivammo al gelato con macedonia di frutta fresca, si era fatto già qualche conoscente e il proprietario della location, sedette con noi per offrirci un liquorino speciale, di sua produzione, ottenuto dalla distillazione delle foglie e dei tralci dell’olivo. Verso mezzanotte, stanchi e anche un po’ brilli, cercammo la strada “di casa”, si fa per dire. Tony preferì fare il giro largo, “anche per fare due passi”, disse. Così passammo anche per i vialetti che ospitavano i veri campeggiatori. C’erano vari tipi di Roulotte, anche le più sgangherate e improbabili e, sotto, in una ampia spianata, c’erano installate alcune tende, piccole e grandi, per tutti i gusti.

Scusami un attimo, - disse Tony, e mi lasciò all’improvviso sotto un olivo secolare, sola in mezzo al gracidare delle cicale. Lo vidi avvicinarsi a una tenda; l’esterno era illuminato soltanto da una piccola lampadina. Poggiata all’ingresso una vecchia chitarra; poco più in là, un filo di fortuna sosteneva alcuni indumenti stesi ad asciugare. Dalla tenda venne fuori un giovane molto alto, con i capelli crespi e una barba rada; lo riconobbi subito, anche da lontano, perchè l’avevo notato già nel ristorante. Era un ragazzo molto bello, con la pelle color del bronzo, un fisico asciutto e le movenze da marinaio, o peggio, da pirata, visto il cerchietto d’oro che pendeva dal suo orecchio sinistro. Faceva coppia con una bella ragazza, un po’ in carne, non molto alta ma dalle fattezze dolci e un corpo sinuoso. Erano al ristorante ma prima, Tony, non sembrava averli degnati di uno sguardo. I due parlarono a bassa voce e gesticolavano; era lampante che il giovane stesse dando a mio marito delle indicazioni, ma non riuscii a sentire una sola parola di ciò che si stavano dicendo. Pochi minuti dopo, sedemmo al tavolino in dotazione del piccolo patio, della casetta. Spruzzai, sulle nostre gambe, un po’ d’olio contro le immancabili zanzare.

Restiamo fuori cinque minuti, vuoi? – Disse mio marito con insolita dolcezza. – Apro per far passare un poco d’aria, magari evitiamo di lasciare il condizionatore in funzione. Assentii, abbandonandomi al buio fresco; reclinando il capo sussultai per la visione che mi si parò davanti agli occhi. Il cielo era talmente pieno di stelle da farti temere che potesse caderti in testa da un momento all’altro. Tony tornò fuori, aveva scartato un piccolo vassoio. C’erano delle paste di mandorla e di pistacchi, comprate il pomeriggio in una panetteria. Si accorse che guardavo le stelle…

Stupende vero?

E’ una cosa che non avevo mai visto, sai? Sono milioni… guarda, a destra: sembra un fiume di luce… Tony sorrise, tranquillo: - Sai cosè? – chiese?

In che senso? Non penso sia una Costellazione, no? E’ troppo lunga… insomma non lo so! – Protestai bonariamente.

Quella è la tua Galassia, gioia… è la Via Lattea.

Cosa? Ma non era una grande spirale?

Sui libri di scuola, certo. – Tony rise della mia ingenuità. – Ma tu ci sei dentro, dentro la spirale, alla fine di uno dei lunghi bracci… mi spiego? Ci pensai un po’ su, poi capii e mi adattai a tanto splendore. La mia mente si spostò su un altro argomento; mi venne da chiedergli cosa si erano detti il fusto della tenda, prima. Ma mio marito aveva altre intenzioni e non fui certo io a fargli cambiare idea… Tony era rimasto in piedi, si era posto alle mie spalle, e aveva iniziato ad accarezzarmi il collo, le spalle e gli angolini della bocca: un gesto cui non sapevo resistere. Si fece più vicino, abbassò il pantaloncino e mi accostò alla guancia quel suo spesso e odoroso salame. Cominciò a passarmi il glande sulla guancia, dall’orecchio al collo, era leggermente bagnato, Tony doveva essere eccitato già da un po’. Aggirò la sedia e mi offri il pene eretto. Lo presi delicatamente per i coglioni e me lo misi in bocca con molto piacere. Mi sarebbe piaciuto fosse durato di più! Mi sarebbe piaciuto stendermi, supina sul tavolo, col suo cazzo dentro, mentre guardavo il firmamento. Incurante della possibilità che ci vedessero. Ma Tony pompò con decisione, in pochi minuti era pronto e palpitante, non ebbi cuore di fermarlo.

Vienimi in bocca, - riuscii a farfugliare e poi ripresi a succhiarglielo, di prepotenza.

Sicuro? - Disse lui tremante. – Non ti da fastidio? Grugnii qualcosa a bocca piena, per fargli capire che avrei ingoiato. Non lo facevo spesso, ma quella sera desideravo qualcosa di molto forte. E Tony, senza più freni, sborrò nella mia gola. La vacanza cominciava veramente bene.

3

Avevamo deciso di prendercela comoda! Gustammo la colazione in tutta tranquillità, assaggiando pure tutte quelle cose che, a casa, non mangi mai. Poi decidemmo di raggiungere il paese vicino per fare un po’ di compere. Ci dividemmo: mentre Tony risolveva alcune piccole incombenze tra Tabacchi, giornali e Posta, io mi addentrai nell’unico Supermarket, abbastanza grande; abbastanza fornito. Il secondo piano era zeppo di oggettistica, prodotti adatti alle vacanze e persino Souvenir. Mi ripromisi di tornarci prima di partire, visto che, su un lungo scaffale, si potevano scegliere una caterva di gustosissimi prodotti artigianali. Ero piacevolmente libera e frizzante, quella mattina. Non sentirmi addosso la responsabilità della famiglia mi faceva tornare un po’ ragazza… non ero pentita di aver accettato di affrontare, con Tony, una settimana un po’ diversa, anche un po’ più avventurosa. Ora giravo per i corridoi senza una meta precisa, godendomi persino gli sguardi assatanati dei turisti e dei locali che, nonostante le spiagge fossero affollate da ragazze in bikini, non disdegnavano di scrutare, appena potevano, sotto la minigonna di una signora… seppur non più giovanissima. Quelle occhiate significative mi lusingavano e mi fecero sentire subito più leggera; forse avevo fatto bene a non sacrificarmi troppo in primavera, decidendo di non fare una tragedia, per qualche chilo di troppo rispetto a un ideale rapporto peso-forma. Il sedere abbondante tratteneva fin troppo in alto il leggerissimo prendisole ecrù, indossato, sapevo che, ogni volta che mi abbassavo, o quando salivo le scale, lo slip del costumino dai colori vivaci, modello tanga, esponeva fin troppo le mie chiappe, ancora poco abbronzate. Nei settori più solitari ricevetti anche dei complimenti, abbastanza espliciti e diretti, ma non risposi se non con un lievissimo sorriso. L’arrivo di mio marito, stranamente, non placò l’ondata di sguardi che cercavano di intrufolarsi sotto la mia veste. Sia tra le bocce, della mia bella quarta naturale, che tra le cosce, appena queste, per puro caso, si dischiudevano un po’. Tony sembrava non accorgersi di niente, mentre io speravo che questa situazione “porcellosa” potesse appagare la sua continua sete di perversioni complicate.

Scendemmo al mare proprio nell’ora in cui la maggior parte delle famiglie se ne andavano per il pranzo. Dopo un’ora era tutto talmente tranquillo che persino il bagnino, con la sua maglietta stinta e la pelle tesa e scura come cuoio, sonnecchiava rilassato sotto il suo vecchio ombrellone rosso. Tony, dopo il bagno si era rilassato e adesso leggeva. La spiaggia era battuta da una leggera brezza, di quelle traditrici: col tempo così piacevole rischiavi di scottarti al sole con estrema facilità. La mia pelle non è troppo sensibile, forse perchè sono una donna di mare, così ne approfittai per fare una lunga passeggiata ristoratrice, proprio sul limitare del bagnasciuga. Camminai e camminai; superai le ultime sedie del nostro Lido, superai una larga ansa, identificabile da un piccolo promontorio, e ritrovai una spiaggia; questa era un po’ più corta dell’altra, più selvaggia. Grossi “mozziconi” di montagna calcarea spuntavano, a volte per metri, dalla sabbia o dal pietrisco. La discesa al mare era lievemente più scoscesa. La vegetazione scura e gli alti canneti, rendevano la località più incisiva e naturale. Qualcuno scendeva dal piccolo sentiero; alle sue spalle la statale non era visibile, come succedeva per gli altri tratti di costa. Educatamente salutai.

Ciao! – rispose con un sorriso, aperto e cordiale, il nuovo venuto, non mi degnò di particolare attenzione e mi passò davanti allegro e disinvolto; fui io, invece, a scartare all’indietro, rischiando di cadere col culo per terra. Gli occhi fissi sul di dietro abbronzato di quel cinquantenne spensierato. Un secondo prima, mi aveva quasi sfiorato col suo membro floscio e ballonzolante.

Ma… razza di porco… - ero stata colta talmente alla sprovvista che stavo per gridarglielo, però mi trattenni per la paura. Non si sa mai… uno che gira così è quasi certamente un maniaco, magari è pure pericoloso. Quando mi ripresi, però, tutte le mie congetture andarono a farsi benedire. Ero io l’intrusa! Io la cretina, che dava spettacolo di sé… focalizzai dove mi trovavo e capii. Avevo invaso una caletta di nudisti; ero io ad essere in difetto. Il luogo non era affollatissimo: una normalissima spiaggia estiva, con tanto di mamme che lottavano con i ragazzi per distoglierli dal pallone e fargli mangiare la frutta; persone anziane che si godevano il sole; papà che, dal bagnasciuga, sorvegliavano i più piccoli, alle prese con le prime peripezie acquatiche. Tutto perfettamente regolare, innocuo… solo che erano tutti, deliberatamente, nudi. Le tette delle donne, di varia foggia, misura e condizione, danzavano all’aria, seguendo i movimenti delle signore, lo stesso succedeva ai “piselli” dei maschietti, appesi e dondolanti, come carrube all’albero. Naturalmente manifestai tutta la mia sorpresa, pur non volendo, e rimasi per alcuni secondi affascinata da quella selva di cazzi di ogni modello e di ogni lunghezza. I nudisti dovevano essere abituati agli “sforamenti” dei curiosi, infatti non venni neanche calcolata, né gli uomini si imbarazzarono o si eccitarono, leggendomi in viso lo stupore. Appena mi ripresi, tornai mortificata sui miei passi e mi affrettai a raggiungere l’ombrellone; immediatamente raccontai a Tony di quella mia breve avventura

4

Prima di cena feci la doccia, intanto mio marito si godeva una birra ghiacciata, sul patio della nostra casetta. Aspettando il fresco del buio, ci attardammo un po’, ne approfittai per sistemare le cose che avevamo acquistato la mattina. Scoprii che Tony era stato anche in Farmacia… mi chiesi perchè, mentre prendevo la busta dal tavolo della cucina. Restai abbastanza sorpresa, riscontrando che conteneva un’enorme confezione di profilattici, erano del tipo extrarobusto, ma io non conoscevo bene quei cosi, noi non li usavamo quasi mai. Poi c’era un flacone azzurro: era gel lubrificante.

Si può sapere che cosa vuoi farci con tutti questi affari? – Chiesi con un sorrisetto ironico a fior di labbra. Anche lui rispose allegramente, sembrava molto su di giri quella sera:

Non si sa mai, - disse – magari ti viene voglia di farmi le corna, visto che siamo in vacanza…

Sei squallido! – Risposi, fingendo di fare l’offesa. – Secondo te accetterei la corte di un miserabile sconosciuto e… talmente incompetente da non attrezzarsi nemmeno con dei preservativi?

Tanto per cominciare, oggi già te ne sei andata nella spiaggia dei Nudisti… non male come esordio.

Cretino, - dissi subito, - che ne potevo sapere che a pochi metri da noi ci fossero tutte quelle persone? Ah, a proposito, poi rientrando l’ho visto sulla statale, un piccolo cartello giallo con scritto “Spiaggia Libera Riservata Naturisti”… e comunque, pensavo peggio. Io continuo a trovare antigienico stare a contatto con sabbia e sassolini senza una mutandina.

Dai… basta fare un po’ di attenzione, tanto siamo al mare, no? – Tony aveva un’ottica molto diversa dalla mia. – Secondo te, cosa ti protegge, normalmente? Uno slippino di due millimetri? Basta adoperare le giuste precauzioni… e…

E le cosiddette “precauzioni” sarebbero dei bei preservativi? – conclusi ridendo.

Anche… non si sa mai… il calore gioca brutti scherzi!

Il giorno dopo scendemmo sul presto al mare, in modo da partecipare a una imperdibile gita in barca; dopo aver esplorato tutta la costa limitrofa, i marinai ci accompagnarono in un posticino con l’acqua trasparente come cristallo, dove facemmo un tuffo ristoratore. Tornati a bordo consumammo frittura di pesce fresco, preparata al momento e bevemmo vino bianco gelato e frizzante: l’ideale. Tornammo al Villaggio e riposammo, verso le cinque Tony mi chiese se mi andava di tornare in spiaggia. Mi piace il mare al tramonto e accettai di buon grado.

Che ne dici? - Non avevo niente in contrario ma nemmeno morivo dalla voglia di oltrepassare le mie ritrosie… Tony aveva parcheggiato presso il cartello che indicava la spiaggetta dei nudisti. Io sono una tipa abitudinaria, sempre un po’ lenta ad accettare le novità. D’altro canto so di potermi fidare ciecamente di Tony; non è tipo da perdere la bussola o da intraprendere azioni senza le dovute precauzioni. Così, ancora una volta, decisi di seguire il mio compagno e scesi dalla macchina. Tony era stato previdente, così indossavamo scarpette da ginnastica, l’ideale per affrontare quei piccoli sentieri, brevi ma scoscesi. Da ogni curva si diramavano dei piccoli passaggi, sottolineati dalle orme di piedi; si vedeva che lì c’era molto movimento. Prima di giungere alla spiaggia, incontrammo delle persone, ma vestite… insomma: vestite da mare, coi pantaloncini, eccetera. Però erano ferme, come stessero aspettando qualcuno.

Sulla spiaggetta, intanto, molte famigliole iniziavano a togliere le tende; restavano per lo più le coppiette e qualche gruppo di giovani, che si divertivano con una chitarra e tante bibite fresche. Eravamo talmente distanti da tutto e da tutti che, dopo un quarto d’ora, un po’ per curiosità, un po’ per non deludere i sogni di Tony, mi decisi a fare a meno del reggiseno. Scendemmo al mare così, e non posso nascondere che, sentirmi a petto nudo, sotto gli occhi degli estranei, con mio marito a fianco, col pene di fuori, spesso e lievemente in tiro, mi provocò una certa emozione che non avevo assolutamente preventivato. Scendere nell’acqua tiepida e confortevole, mi aiutò a sentirmi subito meglio; anche il calore che mi aveva invaso le tempie, si placò immediatamente. Passammo in acqua più di mezz’ora, felici, abbracciati come due liceali, stuzzicandoci e toccandoci il sesso… Dopotutto, intorno a noi, facevano tutti un po’ la stessa cosa. Si giocava, ci si rilassava, ma tutti, indistintamente erano un po’ su di giri, almeno… a me sembrava così. Le donne avevano vicino il loro uomo o qualche amica, ma gli sguardi spaziavano, sempre a caccia di un pene da osservare, da valutare, per capire il grado di eccitazione che pervadeva il loro oggetto del desiderio.

Intanto Tony, il mio stramaledettissimo marito, era riuscito, a furia di stuzzicarmi, a sfilarmi lo slippino. Non mi diede il tempo di arrabbiarmi: mi prese alle spalle, direttamente in acqua e, guidandosi con le dita, m’infilò il membro in figa, che inutile dirlo era estremamente lubrificata. Ecco, aveva raggiunto il suo scopo (come al solito) ero eccitata, su una spiaggia di nudisti e, visto che adesso ero su di giri, il mio innato esibizionismo ebbe la meglio. Così, oltre alle mutandine, mi tolsi di dosso anche l’ultimo baluardo di “perbenismo” e iniziai a desiderare ardentemente di essere scopata, in mezzo alla gente, sotto gli sguardi ammirati e eccitati degli uomini. E se il loro “pennone” s’irrigidiva in mio onore, tanto meglio. Tony affondò in me poche volte ma fino in fondo, poi uscimmo dall’acqua. Mi porse, con galanteria il costume, ma io non lo misi più. Ormai ero in ballo e volevo solo godere. Mentre raggiungevo il nostro angolino, non potei fare a meno di accorgermi che alcune coppie stavano scopando tra loro distesi sulla spiaggia; altri, senza false ipocrisie, si godevano lo spettacolo, sornioni o sorridenti. Osservando meglio, compresi pure il ruolo di quei “signori” di mezza età che si aggiravano in sandali, calzini e marsupio, tra le montagnole: erano guardoni, ecco cos’erano. Dei tipi ritrosi e meschini, che si spingevano fino alla spiaggia dei nudisti, come gabbiani affamati in cerca di qualche pezzetto di cibo.

Ormai ero “accaldata” proprio mentre il pomeriggio inoltrato rendeva l’aria di mare più fresca che mai. Ma il mio calore era intimo, piacevole e misterioso; sentii che il cuore batteva più forte, ma non avrei mai avuto il coraggio di fare sesso come altri, intorno a noi. Profittammo degli ultimi raggi di sole per asciugarci un po’, stesi vicini sulla rena. Tony iniziò a carezzarmi svogliatamente sia i seni che la farfallina, ogni tanto ci inzuppava il dito ma era più un gioco, un passatempo, che la determinazione di farmi godere. Mio marito conosceva bene i miei tempi e indovinava i miei pensieri… sessualmente credo che non potrei mai fare ameno di lui. Poi ci alzammo, sempre in silenzio, e Tony raccolse le nostre cose nella sacca; iniziammo la salita ma mi accorsi subito che c’era un uomo di mezza età che ci veniva dietro, a distanza di sicurezza. Invece di continuare la salita, Tony mi portò per mano in una direzione un po’ diversa; intorno a noi il fogliame divenne più alto e inselvatichito. Stanca della giornata non feci troppo caso alla deviazione, ero convinta che saremmo sbucati più sopra, sempre in direzione del parcheggio. Ma a quel punto mio marito si fermò. A qualche metro da noi, si fermò anche il signore che sembrava seguirci. Guardai Tony interrogandolo con gli occhi… pensavo fosse tutto già finito in spiaggia; infatti, adesso, eravamo tutti normalmente vestiti. Tony, il signore misterioso, in ciabatte, Lacoste e pantaloncino, e io, col costume due pezzi sotto la lunga canotta color carne. 

Il mio uomo non disse nulla ma incominciò a carezzarmi tutta, con l’evidente intento di pomiciare… eravamo in piedi, come ragazzini nascosti in un sottoscala: che razza di idee passavano in testa a mio marito? Lasciai fare, perchè l’eccitazione non era passata del tutto, e perchè mi fidavo di lui… ma ero molto perplessa. Adesso i suoi movimenti sul mio corpo erano strani, inusuali, non mi toccava per sé, toccava e tastava per “mostrare”. Insomma mi accorsi che a Tony, quel terzo incomodo non dava alcuna soggezione, al contrario, mi manipolava i seni, affinché lui vedesse i capezzoli, inturgiditi, e mi scostava lo slippino dalla vulva, per offrirgli lo spettacolo delle mie grandi labbra, schiuse dalle sue dita. Le mie emozioni si fecero strane, si sovrapponevano; quella situazione; quell’uomo viscido che sembrava elemosinare un po’ di piacere, da un lato mi disgustava, da un altro mi faceva roteare la testa per l’eccitazione. 

In quel quadretto osceno, di naturale c’erano solo i cespugli, per il resto eravamo tre sporcaccioni, che lontani da ogni sentimento, desideravano solamente il piacere, non importa quanto squallido o sporco fosse il sistema per raggiungerlo. Mio marito mi si pose alle spalle, per armeggiare meglio sul mio corpo: ora avevo fuori dal reggipetto i due seni enormi, trattenuti dal suo avambraccio, mentre l’altra mano teneva giù lo slip, di modo che si vedessero i peli e il mio inguine. Mi penetrò con il medio, tirando forte verso l’alto e iniziò a masturbare; io tutta bagnata, ma offesa, ancheggiavo a favore delle sue manipolazioni. L’uomo di fronte a me era letteralmente partito con la testa; ipnotizzato dalla scena, provò timidamente a estrarre il pene dalla lampo del pantaloncino. Nessuno lo sgridò, così quello si fece coraggio e fece venir fuori anche lo scroto, molto grosso, che si adagiò sul lato. Il suo cazzo era già abbastanza rigido ma pendeva ancora verso il basso. Eccitata dalle carezze, non avevo ancora fatto in tempo a “perdonare” quella enorme trasgressione che, dai cespugli, vidi arrivare timidamente altri due guardoni. Come belve sottomesse, che si accontentano di obbedire al cosiddetto “maschio alfa”, si tennero leggermente più indietro, in totale silenzio, tutti e due con gli occhi sulla mia vulva, che iniziava a gocciolare. Mio marito dovette fare un qualche cenno di approvazione, perchè il primo uomo avanzò verso di noi con circospezione.

Prendiglielo in mano… - mi sussurrò Tony – vedi come è caldo. Mi riscossi, ero poco propensa a quelle azioni, avevo persino un po’ paura, ma mio marito insisteva e mi arrapava con le dita; intanto il cazzo dell’altro era così vicino, così attraente… mi feci coraggio e lo presi. Era veramente molto caldo e morbido, la pelle era di seta e mi venne spontaneo accarezzarlo, estendendo i movimenti alle due grosse palle. Le saggiai, le soppesai, non pensavo che prenderle in mano sarebbe stato così appagante, quasi tenero. Gli altri due, intanto, tirarono fuori, rispettivamente, i loro cazzi. I porci avevano capito tutto e speravano di far bottino, quella sera. Tony mi tolse lo slip, poi mise per terra un asciugamani piegato e mi invitò a inginocchiarmi. Ero troppo infoiata per rifiutare. Ripresi in mano il membro dell’estraneo, mentre Tony fu il primo a mettermelo in bocca. Senza premere, mi lasciò piena libertà di leccare, di assaporare, di succhiare…

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