Come ho "svezzato" il cane dei vicini
Ringrazio la donna che ha avuto il coraggio di confidarmi questo momento, così intimo della sua esistenza. Spero che l’aspetto psicologico, che ho fatto del mio meglio per interpretare ed evidenziare, sia utile a tanti.
Che tante persone si rendano conto che il sesso, il piacere e, a volte, la lussuria, possono avere la meglio sul nostro controllo e, come una droga, contagiare i nostri desideri, ma anche che l’intelligenza e la forza personale, possono tenere integerrimo il ruolo di moglie e madre. Insomma, il mio messaggio è sempre lo stesso: non lasciate che le ore di piacere, che altro non sono che un gioco per adulti, possano inficiare il vostro giudizio e, in certi casi, i vostri sentimenti. Grazie anche al mio amico M. che tanto si è adoprato per aiutarmi a completare questo complicato racconto.
Prefazione
Scrivo racconti erotici da anni e sono tante le lettere che ricevo da lettrici e lettori. Spesso esse vanno oltre i complimenti formali o il semplice, cordiale saluto. Spesso, alcune di queste persone, mi chiedono un consiglio… un parere spassionato, altre volte mi rendono partecipe di particolari aspetti del loro erotismo. Non vi nascondo che, per la mia mentalità, questa è la storia più estrema che qualcuno abbia mai condiviso con me. “Carmela” è oggi una cinquantenne sposata, con due figli ormai grandi; una vita regolare, normale, quieta… eppure qualche anno fa, una tempesta sensuale, del tutto inattesa, l’ha invasa, facendole vivere una storia che ha dell’incredibile. Non giudico, e accetto la sua testimonianza che, d’accordo con lei, abbiamo deciso di condividere con chi avrà la pazienza e l’interesse di leggere.
La stregoneria deriva dalla lussuria, che nelle donne è insaziabile.
Malleus Maleficarum, 1487
1
Carmela è una donna deliziosa, ha superato da poco i quaranta. Vive in uno dei solatii paesini della provincia di Salerno, in Campania. Dopo un matrimonio del tutto regolare, ha abbandonato il suo lavoro di consulente assicurativo, visto che il marito ha un’attività redditizia ereditata dalla famiglia, ha deciso di dedicarsi interamente ai suoi figli, nati subito dopo il matrimonio, a breve distanza l’uno dall’altra. Oltre ad essere ormai una casalinga a trecentosessanta gradi, Carmela controlla la contabilità della ditta di famiglia. Per il resto ama starsene a casa, soprattutto da quando, solo due anni prima, hanno potuto ristrutturare una villetta in un quartiere residenziale, arioso e perso nel verde.
Dal punto di vista sentimentale, Carmela, non ha i cosiddetti “grilli per la testa”. Dopo le classiche esperienze di ragazza, dopo qualche flirt giovanile, ha conosciuto suo marito. L’uomo, pur essendo un po’ provinciale e nonostante la passione per la buona cucina, era profondamente innamorato di lei. Sopperiva così ai suoi limiti, anche culturali, facendo veramente di tutto per darle una vita serena. Dedicava alla famiglia tutto il suo tempo libero e faceva anche di tutto per essere presente nella vita di sua moglie, poiché era veramente una bella donna e ne era sinceramente innamorato. Sempre elegante ma in modo sobrio e controllato, sempre piacevole, aveva un qualcosa di delizioso nel portamento, probabilmente a causa delle proporzioni perfette del suo corpicino. Carmela non era molto alta, superava di poco il metro e sessantacinque: asciutta ma non magra. L’età le aveva riempito dolcemente i fianchi e così le sue forme sinuose non passavano inosservate quando, per mille motivi, si recava in paese, al lavoro oppure in città. I suoi tacchi, mai eccessivi, e i tailleur, semplici e pregevoli, attraevano, sul suo sedere armonioso, lo sguardo di molti, anche delle signore, magari armate di un pizzico di invidia.
Cosi, nonostante non fosse tipo da ostentare la sua femminilità, a quarant’anni Carmela era un’attrazione proibita per molti uomini, compresi i più giovani e i più prestanti. Ma la donna aveva poco tempo per pensare alle distrazioni; aveva un marito molto innamorato, e la fortuna di poterlo gestire bene, dal punto di vista sessuale, visto che l’uomo era sempre pronto e disponibile per lei. Aveva una perfetta gestione dei momenti propizi per “dargliela”, a seconda delle pulsioni e degli stimoli che le inviava la sua libido. Intanto, i corteggiatori, pochi e discreti, non mancavano. Lei allontanava puntualmente e con freddezza ogni avventuriero: amava la sicurezza, la tranquillità e così concedeva un sorriso solo alle persone per bene… e magari, qualcosa in più. Un bacio rubato in un pomeriggio intimo, qualche abbraccio più spinto che le aveva fatto dire di no, sul momento, per poi desiderare nel profondo del suo cuore, che l’occasione si ripetesse. Insomma fino all’inizio della nostra storia, Carmela non aveva mai cornificato suo marito per davvero e si accontentava di un sesso “blindato” pacifico e quieto.
Adesso eccoci qui, con lei, nella sua Audi bianca, immacolata e asettica, profumata di ricercato cinabro. Siamo alla fine della primavera. La palestra dei ragazzi è circondata da un piazzale molto ampio a cui si accede dal grosso cancello, sempre aperto. E’ una delle poche mamme che si reca a prendere i ragazzi in auto; abitano un po’ fuori dal centro del paese. Tra poco, ora che la bella stagione lo permetterà, loro stessi si organizzeranno con le bici o il motorino. La sua presenza in quel cortile, nel pomeriggio sornione di provincia, è abbastanza occasionale.
Carmela è uscita molto prima del previsto, ha accompagnato prima suo marito in ditta. Dopo le lunghe giornate invernali non le spiace stare all’aperto e godersi il primo sole. La radio trasmette le solite canzoni e Carmela ne approfitta per dare uno sguardo al Cosmopolitan, acquistato la mattina assieme all’immancabile Settimana Enigmistica.
Davanti alla corta scalinata della palestra, ci sono parcheggiate poche macchine, tutte vuote; di alcune conosce i rispettivi proprietari. Un abbaiare strano, sincopato, attrae la sua attenzione. A pochi metri dalla sua auto, una cagnetta bianca, una bastarda di taglia media, si è appena rifugiata nel parcheggio. Lo sguardo della bestiola si perde nel vuoto come se cercasse un punto di riferimento.
A pochi metri da lei altri tre cani, si muovono impacciati, anch’essi guardinghi ma eccitati, allertati. Le orecchie ritte: si affrontano con lo sguardo e si muovono in tondo, attorno alla cagna, come seguendo uno strano rituale del tutto incomprensibile per gli umani. Dopo il primo stupore, la donna si lascia andare a un sorrisetto leggermente impacciato. Si guarda intorno, non c’è anima viva. Ora la situazione è chiara: la cagnetta è in calore e quelli intorno a lei sono i suoi pretendenti; tra qualche mese la popolazione di randagi del Comune aumenterà! Si dedica al giornale, lasciando i cani al loro destino. Poco dopo, un paio di lai più patetici e sofferti, le fecero perdere di nuovo la concentrazione. Il cane più possente, una specie di lupo, di razza non pura, aveva stabilito il suo ruolo dominante e adesso ansa con la lingua rossa, penzoloni. Gli altri cagnetti guaiscono eccitati, la cagna fissa il suo “cavaliere”, sembra voglia dirgli: “Eccomi, adesso posso essere tua. Hai vinto e prendimi!” Carmela tenta ancora una volta di riprendere la sua lettura ma lo sguardo è attratto dai genitali del cane maschio: quello che ha vinto.
Ogni suo sospiro affannato corrisponde, come quando si gonfia un palloncino, ad uno sbalzo avanti del bastone: è rosso come un peperone, lucido e rizzato. Nonostante il cane non sia enorme, il suo glande è molto evidente fuori dal canale di pelo che ha sotto l’inguine. La donna non può fare a meno di ideare un veloce paragone tra quella lingua di carne che brancola nel vuoto e il cazzo di suo marito, quando lo tira fuori con la speranza che lei si conceda. Carmela si guarda intorno per accertarsi di essere sola. Ricorda che, per strada, le era già capitato di imbattersi in una copula tra cani, mai, però, questo era avvenuto sotto il suo sguardo attento, così vicino a lei. Evidentemente le bestiole non si sono proprio accorte della sua presenza. Nessuno in vista, decide sorridendo di sé stessa, di sbirciare l’accoppiamento che, era chiaro, sarebbe iniziato tra qualche attimo, proprio davanti a lei. Infatti, la cagna aveva la coda sempre più alzata, mostrando il posteriore, peloso e bianco. Il maschio da uno sguardo intorno, per sincerarsi di poter cominciare in pace, poi si pone dietro la cagnetta e comincia ad annusare. La sua coda frusta l’aria per la violenta eccitazione. La lecca accuratamente, poi, dopo alcuni sconnessi tentativi di saltarle sopra, riesce a infilarglielo dentro.
Carmela guarda la scena con un pizzico di disgusto, non ha mai amato troppo i cani: è un’igienista sempre preoccupata da polvere e batteri... ma adesso che li vede accoppiati, prova un certo imbarazzo. Controlla ancora, per essere sicura che nessuno la guardi; allora, si permette di lasciarsi andare e di osservare quell’assalto, tanto naturale quanto violento. L’immagine che la colpisce di più è il senso di ineluttabilità, di necessità, che sprigiona da quel rapporto frettoloso. Nell’aria si percepisce tutto il desiderio irrefrenabile del maschio. Il cane è incurante del mondo intero, ha un solo obbiettivo: fottersi la femmina e venire dentro di lei. Un sorrisetto sulle labbra, tentando di stemperare la leggera eccitazione che le arrossa le guance; cerca di distogliere lo sguardo ma non ci riesce più, si accerta di nuovo di essere sola. Dal finestrino mezzo aperto. la raggiungono i mugolii e gli ansiti delle bestiole.
Ecco, finalmente il cane sta godendo, si vede da come si ferma, rigido e tremante, dopo gli ultimi colpi. Durante l’accoppiamento aveva menato colpi ad una velocità incredibile, adesso invece, era teso e fermo, tutto dentro la sua femmina. “Ok, fine dello spettacolo!” pensa con sufficienza Carmela, e si accinge, ancora una volta, a dedicarsi al giornale che ha posato in grembo. Tra qualche minuto i ragazzi sarebbero usciti dalla palestra. Ancora uno sguardo fuggevole, ritorna al gruppo di cani a pochi metri dal suo sportello. Sono ancora li e guaiscono, come se piangessero.
Qualcosa la lascia sorpresa: un’immagine attrae magneticamente la sua attenzione, i due cani sono ancora attaccati, legati l’un l’altra, in un modo che Carmela non comprende subito. Praticamente, anche se il maschio e sceso dalla groppa della cagna, restano incollati tra di loro per i genitali. Il cane sta storto, in maniera innaturale: è scomodo. tenta degli scatti inconsulti con la zampa posteriore, pur di liberarsi, adesso è visibilmente impaurito. La femmina guarda nel vuoto, anch’essa ansante, forse spaventata... ma non succede assolutamente niente. Gli animali cercano inutilmente di liberarsi da quella pericolosa prigionia che li rende molto vulnerabili. Carmela non capisce cosa stia accadendo.
Guarda, pensa, adesso è lievemente sconvolta dalla situazione. A momenti tutti usciranno dalla palestra. Accidenti! Condivide non volendo, lo stesso imbarazzo delle povere bestiole. Nonostante non ci sia niente di male, non vuole farsi trovare tanto vicina a quegli animali, attaccati “per la coda”! Prova a mettere in moto ma l’auto non parte, la scena la sconvolge… ricorda che a volte aveva sentito quell’espressione: “sono rimasti attaccati” ma non aveva mai assistito ad una situazione simile. I minuti passano… non succede niente, il cane ha ancora il pene dentro la femmina, e a nulla valgono i suoi disperati tentativi di liberarsi. Non si desiderano più, lui ha avuto il suo orgasmo, adesso ha solo paura. Le porte della palestra si aprono, Carmela ingrana la marcia e parte, esagerando nell’accelerazione, per allontanarsi dalla piccola muta. Poco dopo i ragazzi cominciano a sciamare vociando, i suoi figli la raggiungono e occupano i posti in macchina.
Svoltando per raggiungere l’uscita, la ragazza, esclama: - Oh, guarda, due cani che scopano! – e ride, mentre li indica col dito.
- La smetti? – la sgrida severa la madre – Non voglio più sentire quella parolaccia! – proprio in quel momento vede che i cani, si sono appena liberati e scappano, veloci, verso l’esterno, saranno passati quasi dieci minuti… “Dieci minuti, pensa Carmela. Dieci minuti in cui la bestiola ha dovuto subire e tenersi dentro l’affare del maschio, senza potersi ribellare… ha dovuto subire e aspettare.” Non avrebbe saputo spiegare perché, quest’idea dell’attesa, del dover servire il maschio senza potersi ribellare, le provocava una fitta umida tra le cosce.
2
Carmela spinge il carrello del barbecue lungo il vialetto d’ingresso, intanto, in quello parallelo, arrivano Marco e Isa, i loro giovanissimi vicini, che rientrano, forse da una passeggiata. Sono ricchi di famiglia, con un sorriso raggiante stampato costantemente sulle facce abbronzate, felici. Non a caso (e in segreto) li hanno soprannominati: la coppietta del “mulino bianco”. Insomma… sono giovani e se la godono, fanno bene in fondo.
- Ciao Carmela – la saluta Marco – che giornata stupenda è venuta fuori, visto?
- E come, no? – risponde lei – Ormai è primavera…
Intanto Isa si porta dietro la sua immancabile guardia del corpo, Dick, un enorme pastore belga di due anni, un campione di oltre trenta chili. Bellissimo, pelo nero, lucido, sano. Lei non ama i cani, le fanno un po’ paura, quindi ritiene che un animale in casa sia assolutamente inaccettabile. A stento tollera la presenza del marito e dei figli: portatori sani (per fortuna) di polvere, acari, germi e batteri.
- Ah, avete messo in moto il barbecue? – osserva Marco che, da buona forchetta, corteggia la vicina perché è una cuoca eccellente. - - Eh, si – risponde la donna – con una giornata così... il “nonno” ha portato la carne “dal paesello”… - ammicca alle sue spalle, verso casa, per far capire che si riferisce a suo marito; spesso lo prende in giro, accettando la corte palese di Marco, (di dieci anni più giovane di lei) e “mortificando” scherzosamente il suo uomo, che, invece, ne ha dieci di più. Marco ride divertito. E’ affacciato alla bassa ringhiera che divide i vialetti che portano alle rispettive villette.
I due corridoi sono l’unico punto di contatto tra le case, proseguono paralleli per una decina di metri, poi accedono ai rispettivi giardini, completamente indipendenti. Isa saluta, cordiale come sempre, ma continua verso casa; Dick, il grosso pastore nero è un gran giocherellone… si affaccia nel giardino di Carmela per farle le feste, oppure, cosa più probabile, per l’intenso odore di carne che lo attrae dal barbecue, in piena attività.
- Dick – dice lei ridendo – non ti eccitare… per te qualcosa rimane sempre! Il cagnone scodinzola felice. Con le zampe sul divisorio è alto, praticamente, quanto lei. Carmela gli dà una pacca affettuosa sulla testa. Non lo teme, è un cane molto buono e lei lo ha visto cucciolo. Dick ricambia incondizionatamente l’affetto di Carmela e, naturalmente, anche lui ne apprezza le doti culinarie. Ora il cane si allontana, andando a cercare la padrona.
- E’ un pazzo – dice Marco – vuole sempre giocare e, in questo periodo, è più eccitato che mai… sarà la Primavera.
Carmela ha riposto il barbecue nel suo alloggiamento di pietra; si fa più attenta.
- Ma tu intendi eccitato… nel senso che vuole una femmina? – chiese abbastanza ingenuamente.
- Eh si, anche – rispose Marco – ormai non è più un cucciolo… non so se farlo accoppiare, o aspettare un altro anno. Povera bestia, lo capisco. E’ primavera, sente l’odore delle cagne in calore…
- Ah, ecco! – dice Carmela, poi si accosta all’inferriata, facendosi più attenta – Infatti… proprio l’altro giorno, davanti alla palestra dei ragazzi… dei cani hanno fatto baruffa. – ride, poi, dopo essersi guardata intorno, si fa più seria – Vieni qua, giovane esperto cinofilo… Marco la guarda con più attenzione. - Ti volevo chiedere una cosa che mi ha stupita… è una semplice curiosità… ma mi vergogno a chiedere al “vecchio”… - dice, con aria di complicità – E non ridere di me… capito?
Marco, sempre allegro, le sorride onestamente:
- Non ti preoccupare… manterrò qualsiasi segreto ma solo in cambio della pastiera, a Pasqua… ho già acquolina, uhm!
- Ricattatore! – scherza Carmela, poi aggiunge - E’ solo una sciocchezza… l’altro giorno, come ti ho detto, c’erano dei cani che si accoppiavano, dei randagi. Ebbene, quando hanno finito… insomma si capiva che avevano finito… - arrossì lievemente – dopo fatto tutto, ecco, non si staccavano… come dire, sono rimasti incollati per le code, o qualcosa del genere. Erano impauriti, arrivava gente, ma non potevano liberarsi l’uno dall’altra... ecco: tu sai cosa significa? E’ strano?
- Ma nooo... – Marco rise di gusto – Eh, ma questo è un gran segreto: le pastiere passano a due!
La donna sbuffò sentendosi presa in giro.
- Va bene... te lo spiego subito! E’ una cosa naturale. – si fece più serio – Ecco, alcuni animali, compreso il cane, hanno una ghiandola, almeno credo sia una ghiandola, è come una pallina, però si trova a metà del pene. In stato di riposo nemmeno si vede, invece, appena sono prossimi all’eiaculazione, questa si gonfia, come un palloncino. – e fece segno con la mano per farsi capire – Si gonfia talmente, nella parte interna della vagina della femmina, che non ne può più uscire... ecco perché restano ancora attaccati, per un po’.
- Ah! – fece Carmela veramente impressionata, poi aggiunse: - E… perché?
- E perché… - continuò Marco, raggiante – Perché la natura è meravigliosa! Pensa ai lupi, piuttosto che ai cani. Per gli animali selvatici la selezione naturale è importantissima. Il lupo migliore è il primo ad avere la femmina, è il primo a fecondarla ma poi tocca agli altri membri del branco di… - ebbe un attimo di esitazione – Oh, insomma, di scoparsela, scusa il termine... - Figurati – disse Carmela brevemente. - Allora, la Natura che ti fa? Una volta fecondata la femmina, il pene non ne esce... lasciandola, come dire, tappata! Quel tempo in cui restano accoppiati, serve agli spermatozoi del maschio dominante, di arrivare fino all’ovulo, per fecondarlo. Dopo di ciò, la cagna può fare ciò che le pare, ma quasi certamente, i cuccioli saranno figli del primo, del più forte. Mi “ho” spiegato?
- Come un paracadute! – disse Carmela – Scherzi a parte, è stato affascinante: grazie Marco.
- Ma figurati... io sono appassionato di animali, se non era per continuare l’attività di mio padre, avrei fatto veterinaria, sicuro.
- Vai dalla mogliettina, adesso. – dice Carmela – Se scopre che parlo di sesso in giardino con suo marito, chiama “il telefono azzurro”… - ride, esclamando: - Ops! – e portandosi la mano davanti alla bocca.
Anche Marco scoppia a ridere. - Sei tremenda... ci vediamo dopo, ciao – e si avvia verso casa. - Ciao a te e… grazie! – anche la donna rientra in casa, dove il divano sembra una trincea, piena di guerrieri... ma caduti. Tutti intenti alla classica pennichella. Carmela abbassa il volume della TV e, sorseggiando il residuo di vino rosso dal suo bicchiere, si perde nelle sue fantasticherie.
Fine prima parte
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