GODO

Capitolo 1 - il pittore

sandra
a day ago

Mi chiamo Daniela, ho 32 anni, sono sposata con Carlo che ne ha 40, non abbiamo figli, io non ne posso avere, però ne abbiamo adottati due a distanza, ormai da quattro anni oltre a contribuire con donazioni mensili ad Unicef,  il motivo è un po’ egoistico, ci fa sentire meglio.

Carlo fa il commercialista, ha un suo studio con alcuni dipendenti qui a Milano, posso dire che non abbiamo problemi economici, abbiamo una bella casa subito fuori città, non grande ma adeguata alle nostre esigenze, con un bel giardino con la piscina che possiamo usare anche d’inverno grazie alla copertura retrattile.

Mi sono innamorata di Carlo non per la sua bellezza come uomo ma per il suo modo di fare, la sua gentilezza, la sua eleganza nel  vestire e nei modi, la sua onestà, tutto il contrario della famiglia dalla quale provengo.

Penso, invece, che lui si sia innamorato di me per la mia bellezza, o almeno così dice, dei miei lunghi capelli rossi, dei miei occhi verdi e del mio corpo, quest’ultima cosa me la dice spesso, non sono certo una modella, sono alta solo un metro e settanta e peso 54 kg, però il resto è tutto al posto giusto, le mie misure sono 91/64/89, sono soddisfatta del mio corpo e mi piace metterlo in mostra e lui non è contrario al mio outfit un po’…….. disinvolto.

Siamo una coppia felice, anche per quanto riguarda la sfera sessuale, anche se lui non è particolarmente dotato o eccessivamente attento alle mie esigenze da quel punto di vista ma, non gliel’ho mai fatto notare, purtroppo a volte devo fingere ma, penso molte donne facciano lo stesso con i propri uomini per non ferirli.

Carlo ha clienti in diverse città d’Italia ed anche qualcuno all’estero, soprattutto in Svizzera, a Cipro, Malta e nel Lussemburgo, quindi spesso è via per qualche giorno ma io sono indipendente, ho la mia macchina e mi posso muovere liberamente.

Ho le mie distrazioni, non certo nello stesso ambiente frequentato da Carlo, direi più di quello della mia famiglia, a questo proposito mio padre è morto in prigione e mia madre vive con un uomo originario del Marocco, mio fratello e mia sorella non vivono più con mamma, lui lavora in un ristorante in Germania e lei lo ha seguito dopo un anno però lavora in un locale notturno, non ci vediamo da anni ma, ogni tanto ci sentiamo al telefono, con mia madre, invece, non ci sentiamo da quando mi sono sposata e, non mi manca, è lei che ha permesso a mio padre, prima che lo arrestassero per una rapina  e da quando avevo 14 anni, di abusare di me ripetutamente, se non lo avessero arrestato sarebbe toccato anche alla mia sorellina minore.

Ma il passato, ormai, me lo sono lasciato alle spalle, oggi ho un’altra vita.

Volevo una spyder e Carlo mi ha comprato una BMW Z4 con il cambio automatico, mai stata brava con il cambio manuale, intestandola ad una sua società e, la cosa mi fa comodo, con quella, soprattutto quando Lui è fuori per lavoro sono libera di fare tutte le mie commissioni e, non solo.

In uno dei miei giri ho conosciuto un uomo, un pittore, molto più grande di me, ha 56 anni, ha uno studio sui navigli, l’ho trovato che dipingeva vicino alla darsena, forse colpito dai miei capelli rossi mi ha proposto un ritratto invitandomi nel suo studio. Ha un loft sul naviglio grande, casa e studio insieme, molto disordine e quadri dappertutto, alcuni, penso, molto belli, lui barba e capelli lunghi grigi con il codino, mi offre un bicchiere di vino bianco che stappa per me poi mi spiega alcuni dei suoi quadri che sono appesi o appoggiati al pavimento e continua a guardarmi e, ogni tanto, mi accarezza i capelli spostandomeli, mi propone di spogliarmi e di stendermi su una specie di divano senza schienale drappeggiandomi sul corpo un drappo di stoffa verde, me lo sistema lui addosso lasciandomi uno dei seni completamente scoperto ed una patte dell’altro e poi una gamba fino all’inguine, poi comincia a disegnare dicendomi di stare ferma.

Mentre mi aggiustava la stoffa addosso mi sono eccitata un po’, i miei capezzoli cominciarono ad indurirsi e sentivo un certo umidore tra le cosce ma feci finta di niente, restai immobile per circa un’ora poi mi stancai e glielo dissi, lui mi disse che aveva quasi finito il bozzetto chiedendomi ancora qualche minuto, per finire mi fece alcune foto prima di dirmi che potevo lasciare la posizione, mi alzai drappeggiandomi sempre il panno verde addosso e mi versai un altro bicchiere di vino, lui coprì la tela impedendomi di vedere il suo disegno poi venne anche lui a versarsi del vino.

-          Sei molto bella, verrà benissimo

-          Beh sei tu il pittore

-          Oh io mi limito a descrivere con il pennello la bellezza che già esiste in natura, non mi stancherei mai di guardarti

-          Esageri

-          Mai, togli quel lenzuolo e vieni davanti a questo specchio, ti faccio vedere

Alla parete era appoggiato uno specchio a grandezza naturale e vidi la mia immagine riflessa

-          guarda le curve morbide del tuo seno

e lo sfiorò con le dita di una mano

-          e i tuoi fianchi voluttuosi, le tue natiche invitanti, le tue gambe lunghe che si uniscono al ventre che promette il paradiso

ogni volta mi sfiorava con le mani provocandomi dei brividi, era in ginocchio davanti ame quando infilò il suo viso al mio pube e cominciò a leccare la mia figa depilata, naturalmente allargai le gambe, rimanendo in piedi e gli misi le mani sulla testa spingendolo, se fosse stato possibile, a penetrarmi con la sua lingua.

Mi sdraiai sul lenzuolo finito a terra e lui, in piedi davanti a me tolse camicia e pantaloni mostrando il suo membro che già svettava, era decisamente dotato, si inginocchiò tra le mie cosce e mi penetrò con un unico movimento fluido ed ininterrotto, non potei non emettere un sospiro di soddisfazione, quando cominciò a muoversi , poi, la cosa si fece sempre più soddisfacente, con lui non dovetti fingere un orgasmo, ne ebbi un paio mentre mi scopava senza fermarsi, con mio marito, dopo qualche minuto finiva tutto, con lui andammo avanti almeno per venti minuti prima che cercasse di uscire da me per manifestare il suo piacere ma strinsi i muscoli per sentire dentro di me il suo getto di sperma bollente, eravamo tutti e due ansimanti e sudati ma soddisfatti e continuammo a baciarci rimanendo sdraiati lì per terra, poi mi resi conto dell’ora e gli dissi che dovevo scappare.

Non gli dissi il mio vero nome e gli raccontai che venivo a Milano circa una volta al mese per lo shopping, gli diedi il numero del mio secondo cellulare, quello che tenevo in auto con la suoneria silenziosa , dopo essermi rivestita me ne andai per tornare a casa.