Cugine e parenti in calore
Capitolo 7 - Il primo amore non si scorda mai (parte prima)
Mi ritrovai davanti a Melissa, le lacrime agli occhi e l'ira nel cuore. "Perché hai fatto tutto questo?" le chiesi, cercando di capire il caos che aveva creato.
Melissa mi guardò, i suoi occhi pieni di un'intensità che non avevo mai visto prima. "Perché ti amo", disse semplicemente. Le sue parole mi colpirono come un fulmine. Non sapevo cosa pensare. Avevo sempre avuto sentimenti contrastanti per Melissa, un misto di amore e odio, ma anche di paura per la sua natura manipolatrice.
Eppure, in quel momento, non riuscii a resistere a lei. "Anche io ti amo! Da sempre!" Ci baciammo, e in quel bacio sentii un'emozione che non avevo mai provato prima. Era come se tutto il mondo si fosse fermato, e ci fossero solo io e Melissa. Sentivo la sua lingua calda nella mia bocca e la mia nella sua bocca. Il cazzo mi si indurì subito. Le appoggiai le mani sulla fica, da sopra i pantaloni. Lei mi infilò immediatamente le mani nelle mutande, afferrandomi il membro e masturbandomi. Era come se avessimo ripreso da dove eravamo rimasti quella sera quando eravamo bambini innocenti. Ora eravamo due adulti maliziosi ed esperti. "Ti piace così?" mi domandò Melissa.
"Sì, è stupendo". Poi si abbassò davanti a me e, scaraventandomelo fuori, me lo prese in bocca, iniziando a succhiare. Era stupenda facendo su e giù con la testa. Si fermò, mantenendomelo in mano e inclinando il capo, mi leccò le palle ed avvertii un brivido, una specie di solletico. Devo ammettere che non fu molto piacevole, ma non importava. Lei poteva fare tutto quello che voleva con il mio corpo. Il mio cazzo era sempre più duro. Melissa si alzò e con la stessa bocca con cui mi aveva appena fatto un bocchino, mi baciò sulle labbra, scambiandoci di nuovo saliva e lingua. Sentivo il retrogusto del mio stesso cazzo e il suo forte odore. Melissa si abbassò i jeans e le mutandine. Anche questo mi riportò al ricordo di quando eravamo piccoli e con la sua malizia mi aveva voluto mostrare "quella cosa". Ora finalmente avevamo le idee chiare e sapevamo benissimo cosa fare, che non era qualcosa da guardare e toccare soltanto. Melissa mi appoggiò le mani sulle spalle e mi spinse in giù, facendomi inginocchiare. Mi mise la fica in faccia senza dire nulla e io cominciai subito a leccargliela, estasiandomi mentre gustavo il suo sapore dolce. Leccavo come un gattino dalla ciotola dell'acqua. Poi gliela succhiavo avvertendo leggermente un retrogusto di pipì che a tratti era piacevole e a tratti mi provocava nausea: strano e contraddittorio per uno che, in altre occasioni, aveva bevuto la sua piscia. "Ah sì, continua, bravo...fammi venire, daiii". E io continuai alternando: ora la succhiavo e la leccavo, ora le stimolavo il clitoride, ora la masturbavo infilando le dita dentro la sua fica. Lei mi afferrava la testa e, spingendola verso di lei, mi costringeva ad affondare la bocca nella sua delizia. La sentivo ansimare "ah ah ah sì" finché non mi strinse la testa tra le sue cosce e sentii nella mia bocca un liquido caldo e dolce. Poi si girò e puntandomi il sedere in faccia disse "leccami il buco del culo". Obbedii, sempre più eccitato. Le mostrai il mio cazzo duro e le dissi "mi fai venire?"Lei sorrise maliziosa e disse "No!" e trattenne una risata cattiva "altrimenti non obbedisci più...e mi raccomando, non farti le seghe senza il mio permesso".
"Sì, mia Dea" le dissi, incapace di protestare.
"Hai duecento euro da darmi?"
"Ma certo, mia Dea". "Bene, che devo farmi le unghie e comprarmi dei vestiti".
"Me li puoi chiedere ogni volta che vuoi, Padrona".
"Bravo, il mio schiavetto obbediente".
Da quel giorno, divenni il suo schiavo obbediente. Nonostante tutto, non potevo fare a meno di amarla. E anche se sapevo che quello che stava facendo era sbagliato, non potevo fare a meno di obbedire ai suoi comandi. La mia vita era cambiata per sempre. Ero diventato lo schiavo di Melissa, ma in un certo senso, ero anche libero. Libero di amare, libero di sentire, libero di vivere. E in fondo, forse era questo che contava davvero.
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