Una ragazza in casa

Capitolo 1 - L’arrivo

Amanti Porno
4 months ago

“L’aereo era in perfetto orario. Lei sta bene ed ha una gran fame… o almeno credo. Siamo a casa per le 18. Ti amo“. “Sta attento per strada. Vi aspettiamo“. Mette giù la cornetta e torna in cucina. Mia madre, 48 anni e ne dimostra 30. Follemente innamorata di mio padre da oltre 25 anni ormai e, a quanto ne so, sempre fedele.

Tolgo la pausa alla PlayStation e torno a giocare, cercando di assaporare a pieno gli ultimi momenti di libertà. Nel giro di un paio d’ore, infatti, mio padre sarà di ritorno dall’aeroporto con Gabrielle, una ragazza francese che, a seguito dello scambio culturale organizzato dai miei genitori, starà da noi per 3 giorni, mandando a monte i miei piani per l’intero weekend.

Sembrano passati 20 minuti quando sento il rumore della Punto di mio padre parcheggiare nel vialetto di fronte casa. Mia madre corre ad aprire e li sento scambiarsi saluti in una lingua a metà fra il francese e l’italiano. Spengo tutto e vado a porgere i miei omaggi. Devo essere educato e farci amicizia, queste sono le disposizioni “dall’alto“, altrimenti i soldi investiti da mamma e papà per farmi imparare la lingua se ne vanno a puttane…e noi non vogliamo che se ne vadano a puttane, vero Brandon? No, certo.

Gabrielle è una bellissima ragazza. 23 anni, un viso pulito, dai lineamenti leggeri e 2 occhi color nocciola che sembrano sorridere. Alta 1,76, come me all’incirca, e di corporatura slanciata e atletica. I capelli sono corti, sbarazzini e le donano molto. Gli abiti estivi non nascondono le sue forme e io non faccio nulla per non notarle. Una terza abbondante di seno e un culetto che risveglia i miei istinti primordiali al primo sguardo. Non che ci voglia molto: ho 18 anni e qualsiasi forma femminile me lo farebbe venire duro per ore.

Saluto e la accolgo con il mio francese impacciato e, dopo dei doverosi convenevoli, la lasciamo sistemare in quella che sarà la sua camera per i prossimi 3 giorni. Lasciandole la sua privacy.

Approfitto per rifugiarmi anch’io in camera e riprendo il mio libro da dove l’avevo lasciato l’ultima volta. Cambio Mondo e mi sperdo in terre lontane e fra antiche guerre medievali, lasciandomi, come sempre, trasportare dalle parole.

Vengo bruscamente riportato alla realtà, circa un’ora dopo, dal richiamo di mia madre che mi avverte che la cena è pronta e di andare ad avvisare anche Gabrielle. Ubbidisco.

La cerco in camera, ma non c’è e le vado a bussare al bagno da dove sento arrivare il suono del lavandino aperto. Non busso forte, ma la porta, evidentemente lasciata socchiusa, si scosta quel tanto che basta per darmi uno scorcio dell’interno. Quello che vedo mi lascia secco. Gabrielle è nuda, seduta su una sedia dall’altra parte della stanza, intenta a tagliarsi le unghie dei piedi. Deve essere appena uscita dalla doccia. Una gamba, costellata di piccole goccioline, è accavallata all’altra e riesco a scorgere, in parte, il suo frutto proibito. Vado in tilt. Mi blocco. Incapace di smettere di guardare e persino di muovermi. Il mio cazzo reagisce istantaneamente gonfiandomi la patta e non mi accorgo di avere la bocca aperta, sconcertato da cotanta bellezza.

Rimango in quel limbo per circa 30 secondi, finché Gabrielle non alza gli occhi ed incontra i miei, nel riflesso. Salto dallo spavento, ma rimango immobile. Tremendamente in colpa. Spaventato dalle conseguenze. E accade l’impossibile.

Sembra succedere tutto al rallentatore. Mi sorride con quella sua bocca fina e scavalla le gambe, tenendole strette quasi a volersi coprire. Comincia a far correre l’indice della mano destra lungo tutto il corpo, partendo dall’ombelico e salendo verso le tette. Dio, le tette. Perfette. Piene. Toniche. Un paio di lenti giri intorno al capezzolo sinistro e poi su, verso la bocca. Il ditino si fa strada fra le labbra, le schiude, rende quel sorriso tremendamente eccitante e mi regala un brivido. Le gambe si aprono, lentamente, fino a divaricarsi ed a schiudere le altre sue labbra, quelle della fica, così attraente, ipnotica, perfetta nella sua stranezza. Un clitoride timido fa capolino sulla cima, accarezzato da una leggera peluria ai lati che corre lungo tutte le labbra. La forma è quella del più bel fiore del Mondo. La voglio. Il mio cazzo è sul punto di scoppiare quando decide di togliersi il dito dalla bocca e cominciare a farlo scendere giù…attraverso il suo corpo, incatenandomi nella sua traiettoria. 

Supera l’ombelico, una leggera striscia di saliva a tracciare il percorso dietro di se. Lo seguo scendere, è ad un centimetro dalla sua fica, lucida di umori…al sapore di sesso…oscenamente aperta a me…

“RAGAZZI, LA CENA!!“

Succede tutto in fretta. Lei si alza di scatto e mi viene contro. Io indietreggio, impaurito, non ragiono, non so che fare.“Io..n-non..“. Non mi calcola nemmeno. Mi supera di slancio, attraversa il corridoio e si chiude in camera. Probabilmente per vestirsi. Ci rimango male, ma mi aiuta a riprendermi.

Scendo le scale lentamente, per dar modo all’erezione di scomparire, ma non funziona. Le immagini delle sue tette e della sua fica continuano a rimbalzarmi in testa, ossessionandomi. Mi scuso per il ritardo coi miei e mi siedo a tavola, avvertendoli che Gabrielle sarebbe scesa a momenti. Così è.

Com’è tradizione il posto di fronte a me è quello riservato agli ospiti, perciò me la ritrovo seduta a mezzo metro, con il suo sorriso, la sua faccia pulita, come se non fosse successo niente.  Comincia a chiaccherare con i miei in quel suo italiano stentato e mi dà modo di estraniarmi dalla conversazione per metabolizzare l’ultima infornata di eventi. Sto per attaccare i contorni, quando sento qualcosa premere sul mio pacco. Abbasso gli occhi. E’ il suo piede. E’ scalzo. Si dev’essere sfilata la scarpa proprio per poterlo appoggiare lì, dove non posso ignorarlo. La guardo ma lei mi ignora e intanto il piede comincia il suo lento lavoro, protetto da una sottile calza nera che lo fascia stretto.

Lì per lì non ci credo, ma ben presto la situazione diventa inequivocabile e l’erezione riscoppia in tutta la sua magnificenza. Il piedino ha cominciato a fare su e giù, con movimenti lenti, pressioni alternate…pelle su seta…ogni volta che risale col tallone mi schiaccia anche un po le palle in un tripudio di sensazioni. Mi cade la forchetta sul piatto, ma la recupero prontamente e continuo a concentrarmi sulle carote. Gabrielle continua a parlare coi miei, scherza, ride…ogni tanto la vedo lanciarmi un’occhiata di traverso…come se volesse leggermi in faccia il godimento che mi sta regalando. Cerco in tutti i modi di resistere, impaurito dalla possibile reazione dei miei se lo scoprissero, ma il piedino è sempre più insistente, sempre più veloce, pesante.L’orgasmo arriva improvviso, come un fiume in piena, mi travolge, un piacere mai provato mi esplode dentro e sborro tantissimo. Il suo piede si fa più pesante ad ogni spasmo del mio cazzo, accompagnando ogni getto con una leggera fitta di dolore. Sento le mutande ed i pantaloni completamente zuppi del mio piacere, incrocio il suo sguardo, mi sorride maliziosa e mi fa un veloce occhiolino prima di tornare a volgere l’attenzione a mia madre.Appena comincia a diminuire riprendo a respirare e mi lascio sfuggire un gemito.

“Tutto bene Brandon?“

 “Si mamma, solo un po di mal di stomaco…scusate“ mi alzo in fretta e fuggo in bagno cercando di coprire la macchia nei pantaloni come meglio posso. L’ultima cosa che sento prima di richiudermi la porta della cucina alle spalle è la voce di Gabrielle:

“Riposati, Brandon. Bon nuit“.

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Bazinga89

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