Mi son fatta fare!

Capitolo 2 - Me lo ficca nel culo

Giovanna Esse
2 days ago

In poche ore la giovane Elle si era trasformata da tranquilla e morigerata studentessa, un po’ secchiona con uno stile di vita regolare e senza grilli per la testa, in una donna “vera” e assetata di sesso.
Dalle certezze di un quotidiano monotono, al sottile piacere di dominare una vita spericolata, senza curarsi troppo né dell’ etichetta, né di quello che “avrebbe potuto dire la gente”.
Al contrario, quasi provava il desiderio di essere vista da chi la conosceva e la considerava una persona quieta e affidabile, un poco pesante e assolutamente scontata.
Avrebbe voluto che persino i suoi la vedessero in azione; talmente abituati alle sue abitudini, la consideravano quasi un oggetto dell’ appartamento. Avrebbe voluto farsi vedere mentre seduta sul letto inarcava il suo corpo, ridisegnandone l’ atteggiamento fisico e godendo nel protendere i seni enormi, invece di occultarli.

Stava facendo un pompino.
Un vero pompino. Non la carezzevole, solita imboccatina da dopocena, ma un vero bocchino da troia.
Ingoiava quel cazzo con lascivia: la gola si ribellava, emettendo saliva a profusione, tutte le volte che il glande del pene le bloccava il respiro, scavandole dentro l’ ugola.
Elle invece di tirarsi indietro, resisteva, come in apnea: tanto forte e tanto a lungo che gli occhi si riempivano di lacrime per lo sforzo.
Le venne in mente Gina, che avrebbe dovuto essere alle sue spalle … dormiente.
Ma come era possibile che dormisse con tutto quel casino che accadeva a pochi centimetri da lei?

Come ad esaudire un suo desiderio, la bellissima Gina si fece viva repentinamente e in maniera inaspettata.
Si era seduta per terra, tra le gambe di Paolo e, dopo alcune leccatine ai coglioni, che sbattevano sulle labbra della bocca spalancata di Elle, chinò la testa e delicatamente le aprì le ginocchia.
Elle si abbandonò senza opporre resistenza alcuna, anche se sapeva che le labbra calde che le cominciarono a baciare la figa, erano quelle di una donna appena conosciuta.

Oscenamente spinse la gnocca in avanti verso quella bocca che, pronta, la penetrò con la lingua, lavorandole lo spacco carnoso tra le grandi labbra.
Senza usare le mani, con le labbra approfittava della spinta di Elle per scavarle in figa e iniziare delle lunghe succhiate rumorose.
Ad Elle si rizzarono i peletti sulla nuca, i capezzoli divennero di pietra, le gambe aperte, i piedi inarcati, puntati contro la parete del bungalow.
Si godeva come una furia quel triangolo perfetto.
Erano tutti eccitatissimi ed Elle non resistette a lungo, spingendosi sui polsi, irrigidendosi, li pregò a voce bassa: - Posso … posso venire? – Le risposte furono mugolii intensi di piacere. La confidenza e l’ affiatamento tra di loro diventava eccellente.

Venne gocciolante in bocca a Gina, che beveva il suo nettare a linguate, come se leccasse un cucchiaio intinto nel miele.
Paolo era teso come il suo membro, ma resistette e lo tirò fuori dalla bocca di Elle poco prima di perdere il controllo.
Lentamente, tra mille carezze e piccoli convenevoli, tornarono a stendersi sul letto.
Era mattina fuori, gli uccellini cantavano ed Elle era esausta, ancora una volta.

Si trovarono a faccia a faccia lei e Gina. La donna le sussurrava paroline dolci e piccole battute, Elle la ascoltava sorniona, gli occhi socchiusi: giocavano. Come due vecchie amiche in estrema
confidenza.
Paolo era stato in cucina alcuni minuti e tornò con il caffè appena fatto. L’ aroma intenso inebriò le donne e Gina si sollevò per bere il suo. Elle preferì assaggiarlo appena, leccandolo dalla sua bocca, una scusa per toccarle le labbra. Rise.
Paolo si sistemò sul letto alle spalle di Elle.
Era nudo completamente. La ragazza spostò la mano dietro la schiena per cercargli il membro in segno di apprezzamento.
Il cazzo di lui non era duro, ma nemmeno moscio. Aveva consistenza tra le sue dita. Pensò che adesso avrebbero riposato fino a tardi.

Ma il coso di Paolo diventava sempre più duro, rispondendo alla dolcezza del suo massaggio con prepotenza e potenza.
Gina la attrasse verso di lei, ma solo con la testa e con il seno.
Con l’ altra mano le spinse il bacino all’indietro, facendola piegare ad elle sul pancino.
Erano tutti e tre sul fianco.
Elle e Gina bocca a bocca e Paolo col membro puntato, dietro Elle.
La donna cominciò a baciarla con sempre maggiore intensità, carezzandole le mammelle rilassate.

Paolo da dietro le accarezzava ritmicamente i fianchi, fino a che, quando il pene era al massimo della sua durezza lo pose, dritto verso l’alto, tra le due chiappe di Elle.
Con le mani adattò la sua carne intorno al membro che, come uno spartiacque, si era sistemato al centro del suo sedere.
Era talmente in pressione che sentiva le palle di lui distintamente sulla figa.
Per alcuni minuti Elle si gustò beata quell’ intenso, nuovo abbraccio.
Ma era solo l’ inizio.

Pian piano, Gina si sollevò, mettendosi trasversalmente su Elle, una mano sulle natiche cercava
l’ uccello di lui e con l’ altra cominciò a frugare il clitoride della ragazza, come se lo incontrasse con le dita, ma non riuscisse a prenderlo, un tipo di massaggio, che la fece gocciolare dal piacere.
Paolo si abbassò dietro di lei e le leccò l’ ano. Elle capì cosa stavano architettando e lo fermò con la mano: - No, per favore, non ci sono mai riuscita –
- Non ci sei “mai” riuscita – la corresse Gina con voce suadente, roca dall’ eccitazione.
Elle si rese conto che ammettere la sua verginità anale era stato un modo per eccitare ancora di più i coniugi, per nulla spaventati dal suo diniego.
- Ma come puoi rinunciare alla parte più intensa del piacere ? – le disse Gina – prova solo a pensarci: tra poco affondato nel culo avrai un piccolo palo, che ti dominerà completamente.
Sarà la forma estrema di essere passiva e femmina in profondità! –

Elle era spaventata: - No, per favore, mi sono sempre fatta un male cane … -
Ma Gina, leccandole le labbra le disse – Ci credo: non c’ ero io, tesoro! –
Paolo, con brutale volgarità, del tutto voluta, si introdusse nella discussione. Mentre le carezzava le natiche e lo spacco del sedere fino alla cavità anale, disse, con voce rotta:
- Dai, non ti ribellare. T’inculo poco, poco … neanche te ne accorgi. Ti metto dentro solo la testa. Dai, ti fotto in pochissimi minuti. Resta ferma a prenderlo dietro. – Continuò con voce malferma, con le sue parole che sembravano dolci, ma erano intensamente volgari.
Annullavano ogni sua personalità, trattandola come un pezzo di carne.
Completamente disinteressato alle sue sensazioni o ai suoi sentimenti, quel porco voleva solo trapanarle il buco.
Le interessava solo il suo ano, che lei ne godesse o no.
Anche la donna la incoraggiava con voce dolce ma in modo lubrico, raccapricciante:
- Dai: dagli il culetto per qualche minuto, che ti costa? Nemmeno te ne accorgi. Lo hai sentito! Dice che sborra presto, presto: praticamente prenderai solo pochissimi colpi… vieni stringiti a me e subito finisce –

Elle era offesa da quel trattamento da trivio e quelle parole la sconvolsero talmente da farla venire copiosamente ancora, e ancora.
Stette al gioco: - Ok - disse con voce roca – facciamo presto, prova a incularmi, ma fa in fretta ! – disse a Paolo e sentì di arraparlo ancora di più. Sperò di essere stata brava, e di aver superato in troiaggine la stessa Gina, ma la donna non diede segni di soffrirne.
Al contrario, si inginocchiò sulle sue natiche e armeggiò col suo culetto, posizionandolo e dilatandolo come se fosse una bambola di gomma.
La testa del cazzo di Paolo non si fece attendere: si fissò prepotentemente davanti allo sfintere stretto di Elle.
Gina con le dita la lavorava, massaggiando l’ ano e infilandoci le dita.
Dilatava ad ogni passaggio facendo spazio al cazzo di Paolo.
Elle sentiva la pressione del pene. Per vari minuti, tutto si svolse in maniera piacevole, si sentiva scavare e spingere, si inumidiva, si bagnava. Era arrapatissima!
Venne lubrificata solo con la saliva, ma capì che ormai anche il suo culetto si era bagnato con un liquido chiaro e scivoloso.
Lei, vergognosa, si toccò con le dita e si odorò, ma era un profumo del tutto neutro …
Improvvisamente Gina le strinse le gambe tra le braccia e Paolo dalle sue spalle spinse, stavolta davvero.
Un botto improvviso le schioccò nella nuca.
Non aveva sentito tanto male, ma aveva sentito distintamente lo spacco dello sfintere che cedeva di scatto, capì che prima era stata solo una passeggiata. Il peggio doveva ancora venire.
Ora, e solo ora, per la prima volta, era inculata.
- Aahhaaa – emise un lungo, languido suono.
Era come un grido di resa, un male gioioso.
Una sofferenza rassegnata al cazzo di lui, inesorabilmente infisso tra le natiche …
Uno spazio vuoto ora era pieno.
Lui stava fermo, avanzando solo di pochi millimetri nel suo culo.
A Elle mancò il fiato, si sentiva indolenzita e sperò che finisse tutto e subito.
Ma contrariamente alle sue aspettative, Paolo uscì dal suo sedere, sgusciando come un piccolo serpente. Gina fu pronta a carezzare e confortare la ragazza, le stringeva le chiappe tra le mani, come volesse riparare al male fatto e farla ritornare vergine il di dietro.
Le baciava il culo e l’ ano, lasciando che si riprendesse e che si rilassasse.
Per alcuni minuti, Paolo si masturbò per non perdere l’ erezione.
Elle fu fatta girare supina e la donna le mise un cuscino sotto la pancia.
Elle capì che lo doveva prendere ancora nel sedere.
Anche se la cosa la eccitava, si sentiva anche a disagio, memore di ciò che aveva provato alla dilatazione totale.
Ma non accadde niente di tutto questo.
Scoprì che il suo culo non le obbediva più. Lo sfintere era aperto e consenziente.
L’ ano lubrificato a colpi di lingua non oppose nessuna resistenza, e il cazzo pian piano scese profondamente in lei.
Paolo si fermò: infisso in lei con il palo.
Elle da sotto la pancia si controllò il buchetto con le dita, circumnavigò quel cazzone tondo con l’ indice e il pollice, saggiando di quanti centimetri avesse aperto il suo piccolo ano.

Con sua sorpresa trovò che ancora poteva farci viaggiare le dita, penetrando con esse tra il suo culo e il pene infilato in lei.
Queste scoperte la fecero arrapare come mai in vita sua. Gridò di piacere e sollevando lievemente il sedere, puntandosi sulle ginocchia, riuscì a prendere ancora più cazzo e in maggiore profondità.
Perdendo ogni ritegno l’ inculata si svolse in maniera sempre più selvaggia, Elle non sentiva alcun dolore, solo voglia di essere impalata violentemente.
Mentre all’ inizio delle botte che prendeva nel di dietro, aveva le cosce aperte, e quelle di Paol erano affiancate per stare in mezzo a quelle di Elle, ora la ragazza teneva le cosce ben strette per aiutare le natiche a fasciare meglio il cazzone di Paolo, che la sfondò ripetutamente.
Mentre all’ inizio Gina le aveva allargato il culo con le mani, ora le stringeva le chiappe per farle meglio serrare l’ uccello, che per quanto grosso, andava e veniva comodissimo nel suo culo, oramai totalmente dilatato.
Il calore nel suo culo era arrivato alle stelle, per oltre dieci minuti fu inculata a ritmo sempre maggiore, fino a che Paolo si irrigidì sulle gambe, e puntando i piedi sul letto, le sborrò nel culo copiosamente.
Elle si sentiva impazzire dal piacere.
Le volte in cui era venuta non si potevano più contare.
Gina carezzando il sedere di lui, che ancora spingeva dentro Elle, si masturbava e godeva copiosamente, con lo sguardo perso nel vuoto.
Era sudatissima.

La stanza stessa odorava di loro tre e dei loro umori.
Paolo le crollò addosso, col cazzo ancora infisso e per vari minuti.
Con estrema dolcezza lei conservò quel prezioso liquido, tenendolo in fondo al culetto, tappato dal suo pene che si afflosciava lentamente.
- Ho tanta fame – disse Elle, sorridendo – credo che a pranzo mangerò una bistecca enorme. –
Poi emise una risata cristallina.
Ascoltandosi ridere, si rese conto che da anni non si era sentita veramente felice.
Il coso di lui scivolò fuori senza forze, con un suono liquido e rassicurante.

Elle si tamponò il culo col lenzuolo e si addormentò … con un sorriso disegnato sulle labbra.