Mia moglie mi ha... rotto
Capitolo 1 - Una moglie che non mi aspettavo
Ciao Giovanna Esse, ti leggo sempre con passione. La mia malattia è il sesso, la mia mente è confusa... non so se ciò che mi è capitato è frutto della mia indole oppure è strettamente legato alla mia inesperienza che si scontrò con l'esperienza profonda e perversa di mi moglie.
Credevo di avere spostato la più bella della "comitiva" ma non immaginavo invece quanto fosse porca, tanto da destabilizzarmi nelle mie scelte di vita. Comunque: sono felice di confessarti la mia storia... Simon.
All’inizio, mia moglie Antonella provò a fare sesso con Miriam, davanti a me. Lei era una nostra amica per la quale avevo sempre avuto una attrazione sessuale fortissima. Certo non potevo immaginare che fosse bi-sex e che mia moglie, invece, lo aveva capito benissimo. Grazie a questo, in una sola serata, riuscimmo a “concludere” qualcosa. Purtroppo, benché la cosa fosse eccitante da creparci, non riuscivo ad avere quelle forti erezioni che ottenevo fino a pochi mesi prima. La cosa mi preoccupava, visto che i consigli del medico non avevano troppo successo; in realtà stavo bene, nonostante soffrissi di una leggera forma di stress, del tutto comprensibile al giorno d’oggi.
Poi in una serata organizzata dalla nostra amica, che ci aveva preso gusto, successe qualcosa che mi cambiò la vita… Miriam ci invitò e ci portò a casa di due suoi amici. Una serata piacevole, con tanto di buone bevutine e battute anche un po’ spinte: nell’eccitazione generale non ero troppo geloso, anzi, gli sguardi maliziosi che si scambiavano tra mia moglie, Miriam e i due giovani mi facevano uno strano effetto.
Come marito mi sentivo un po’ a disagio per quella complicità e anche per il modo discinto in cui mia moglie non si curava di mostrare il suo intimo, con tanta non curanza. D’altro canto, non so perchè, vedere che i ragazzi apprezzavano ed erano visibilmente su di giri, valutando e scherzando sulle belle forme delle due donne, mi accaldava, procurandomi una strana eccitazione. A furia di sciocchezze e sistemi puerili, per spingersi oltre, iniziammo il gioco della bottiglia, ovviamente lo scopo era arrivare a qualcosa di più sostanzioso delle semplici battutine. Era proprio quello che volevano le due femmine, mi sembrava chiaro, infatti non si opposero per niente. Io mi sentivo troppo strano per reagire, non sapevo bene cosa fare, ma pensai che dopotutto me l’ero cercata… era inutile tornare sui miei passi. Infine sarebbe stato da ipocrita: la cosa continuava a intrigarmi più che mai.
Mi misero a occuparmi di far girare la bottiglia, mentre la “posta” diventava sempre più impegnativa: iniziarono a scoccare i primi baci sulle labbra, ma poi uno dei due, quando gli toccò Antonella, la strinse a se senza pudore, la baciò in bocca, a lungo, con la lingua che si vedeva benissimo… penetrava nella bocca di mia moglie “sverginandole” le labbra, in un abbraccio liquido e carnoso. Eccitazione e raccapriccio mi colpirono insieme, come un pugno nello stomaco… ma anche il mio cazzo ne risentì, agitandosi nelle mutande.
Dopo si toccarono, infilando le mani anche sotto le mutandine; poi i pochi vestiti e l’intimo sparì, perchè approfittando del gioco, iniziarono a spogliarsi del tutto. Mia moglie, che ormai sembrava non essere più sposata, aveva le tette da fuori e un sottilissimo perizoma che ne rendeva più eccitanti le natiche; allegramente e senza freni, abbassò i boxer al ragazzo vicino a lei, sorridendo, e scusando in modo puerile quel gesto veramente estremo. Era curiosa di vedere il suo cazzo! Così si giustificò allegramente. La sorpresa dolorosa e intrigante fu che il giovane aveva davvero un pene molto grosso, era già semirigido: lui si mise in piedi, per agevolare lo “spogliarello” e il cazzo svettò nella stanza, con la testa grossa come quella di un serpente. Quel pescione era il doppio del mio, sia in lunghezza che in spessore, dovevo ammetterlo. Mi diede i brividi: non avevo mai visto il cazzo di un uomo in erezione, dal vivo e, per giunta, con mia moglie inginocchiata a pochi centimetri da quella specie di capitone! Lei incurante di me, ci rise sopra ma poi lo prese in mano, anzi, ci giocò con entrambe le mani, ma si vedeva che circondarlo con le dita le piaceva… non troppo dopo le carezze, mi lanciò uno sguardo come di scusa. Sembrava volermi dire: “Tesoro, perdonami, ma non posso fare a meno di assaggiarlo… rassegnati!” subito dopo ne ingoiò il glande, spalancando le labbra per farselo -entrare.
Dai, prendilo tutto in bocca, “signora Antonella,” – sentii dire all’amico, che intanto si era posto davanti a Miriam che, a sua volta, mi voltò le spalle, mostrandomi il suo culo stupefacente, quasi come volesse provocarmi. Anche Miriam si mise prona e iniziò lo stesso lavorio di mia moglie, ma col cazzo dell’altro giovane. Inutile dirlo, anche lui aveva una bella proboscide di oltre venti centimetri. Ero vittima di una vergogna mai provata, soprattutto perché quella scena non mi provocava la giusta indignazione! La nostra amica, aveva frequentato casa nostra per anni ed io, rispettandola, non avevo nemmeno avuto il coraggio di guardarle le cosce, e adesso mi agitava il culo davanti, dilatandosi ogni tanto e mettendo in mostra anche la figa, dalle labbra scure e carnose… avrei dovuto capirlo che lo stava facendo apposta, per poi umiliarmi. Mia moglie, con lei! La ragazza disponibile, sempre pronta a ricevere il mio cazzo con dolcezza; la donna che non aveva mai avuto da ridire sulle dimensioni ridotte del mio pesciolino, adesso sembrava una strega, con tanto di “mazza” di scopa tra le dita.
In ginocchio davanti ai maschioni, le due “santarelle” incuranti di essere osservate, facevano sega e pompino al loro partner… e come prendevano in bocca quei cazzi enormi. Era raccapricciante… anche la mia dolce mogliettina, si faceva infilare tutto il membro, tant’è che quando arrivava giù, fino alle palle, le si gonfiava persino la gola: incredibile. Ancora più incredibile era che io non trovassi niente da obiettare, non riuscivo nemmeno a parlare, ma il mio cazzo era talmente duro che mi sollevava i boxer; erano anni che non si esprimeva così… E non era solo il culo di Miriam a farmelo duro, ero totalmente incantato dai due grossi membri maschili, caldi e pulsanti. Erano talmente vicini da sentirne l’odore, non riuscivo a staccare gli occhi dalle cappelle lucide e dagli scroti gonfi. Possibile che vedere quanto mia moglie potesse essere troia mi provocasse tanto piacere eppure tanto dolore? Fu allora che, come uno schiaffo, la situazione mi colpì nell’intimo e cominciai a capire: mia moglie, col cazzo in mano, guardava negli occhi il suo amico di una sera con una complicità incomprensibile… sussurrava qualcosa, e gli sorrideva, ammiccando ogni tanto verso me.
Poi, a Miriam, che succhiava il cazzo dell’altro estasiata:
Avevi ragione, cara, - le disse con voce roca di piacere – gli piacciono i cazzi, guardalo: non lo vedevo eccitato così da un anno… non si preoccupa dei cazzi grossi… ah, ah, … non è geloso.
Te lo dicevo, - riuscì a rispondere allegramente Miriam tra una pompata e l’altra, - lui è gay, altrimenti avrebbe capito, no? Mia moglie rise, tenendo il cazzo in mano come un timone:
Sì, sì! – e rise, poi, rivolta me, - Lo vedi com’è bello? Guardalo bene: è grosso e duro, e lo prendo da mesi. Mi fa tanto bene, sai? Lo vorresti anche tu un cazzone così, caro? Ah, ah… mi spiace è mio, soltanto mio. – e riprese a metterselo in bocca con avidità. Miriam rideva, sapeva tutto e non aveva mai detto nulla. Che idiota ero stato. Non riuscivo a indurire abbastanza nemmeno quando le vedevo leccarsi l’una con l’altra, a 69. Come potevo immaginare che mia moglie, così bella, così femmina, si accontentasse del mio cazzetto flaccido o delle mie sgocciolate di sperma traslucido? Era lampante; era colpa mia… io avevo creduto di fare il furbetto. Mi piaceva vedere due ragazze tutte per me… ma avevo dimenticato che, per “regnare”, ci vuole un grosso scettro! Io le avevo fatte eccitare; io le avevo rese complici, e Miriam aveva giocato le sue carte, chissà da quanto scopavano con quei due stalloni a mia insaputa. Umiliato, addolorato, invece di soffrire, godevo di quelle scene tremende e, soprattutto, mi sentii sopraffatto da una sensazione femminea, mai provata prima: desideravo essere sottomesso; avrei voluto soggiacere anch’io a quei cazzoni da primato. Stringerli tra le dita, magari (e che vergogna provavo) appoggiarli sulle labbra e sulla lingua… Mia moglie si alzò e si sfilò il perizoma bagnato già dei suoi umori, me lo passò sul viso e poi mi prese in giro, calzandomelo in testa. Poi, perso interesse nei miei confronti, prese in mano il cazzo svettante e se lo portò in camera, come se lo tenesse teneramente per mano. Prima di entrare mi gridò:
Fai come me tesoro, fatti sbattere da un bel cazzo e goditela. Ero umiliato, sperduto e incapace di ogni reazione. Il suo odore sulle mutande, bagnate dal gusto di fare un bocchino a un altro, mi inebriò come il più perverso dei profumi. Subito dopo toccò a Miriam, anche lei si mise in piedi e se ne andò verso la stanza da letto, ma passando fece ciò che non aveva mai fatto, in tanti anni, mi poggiò le labbra sulla bocca e mi infilò la lingua che sapeva, di certo, del cazzo di quell’uomo.
Ti piace, - disse – dopo ti consiglio di provare anche la sborra, è buonissima, il top per una “femminella”. – anche lei rise e andò via, lasciandomi solo con la mia mortificazione e con l’estraneo. Intanto il mio pisello, nonostante piccino, era duro come un rametto di salice. Ero molto impacciato e indeciso su cosa fare, tra l’altro io ero quasi del tutto vestito mentre quello era nudo e col cazzo in tiro. Facevo del mio meglio per non guardare, ma il suo “pescione” mi attraeva come una calamita. Fu lui a venire verso di me, di certo era più pratico: non fece altro che mettersi davanti a me, a cosce aperte e, dato che ero seduto a terra, il suo pene era proprio davanti alla mia faccia.
Prendilo in bocca, - disse sbrigativo.
E allora, definitivamente, qualcosa scattò nella mia testa… 40 anni di virilità andarono a farsi benedire: mi sentii “tutta femmina” dentro, felice di assecondare un uomo dal cazzo duro. Sì, lo volevo. Sì, l’avrei preso in bocca… e magari pure nel culo. Mi_avrebbe rotto? Ok, sarebbe stato meraviglioso essere asservito da quel grande “bastone”! Chi era a pensare queste cose? Ero veramente io? Che tipo di personalità si nascondeva dietro la mia classica interpretazione di uomo borghese? Quella sera era un mistero… ma desideravo rivelarlo fino in fondo, soprattutto a me stesso! Stesi lentamente la mano e toccai quella che, volgarmente, si chiama la “capocchia” del cazzo: il glande. Era tutto fuori e tutto teso, la pelle era delicatissima e morbida… non era bagnato come credevo, era asciutto e delle consistenza di un cuscino di seta. Mi inebriò sentirla vicino alle dita e, automaticamente, la strinsi nel palmo. Sembrava gommapiuma. Poi lasciai scorrere la mano e mi ritrovai tra i polpastrelli un vero tronco di carne, piacevole e eccitante al tatto. Ma fu il calore… scesi pian piano: era talmente lungo e spesso che non riuscivo a prenderlo tutto nemmeno con due mani, però venni fregato dal calore… giù, in fondo all’asta, trovai l’attaccatura del cazzone, ben salda tra i peli umidi, e sotto, lo scroto, anch’esso pregno di calore umano e di desiderio. Quel calore mi prese la testa e da allora mi iniziai a lasciare andare veramente! Così, dopo averlo massaggiato lentamente, in maniera il più possibile femminea, mi avvicinai al palo con le labbra. Non saprei se il ragazzo fosse gay, non ero e non sono un esperto, ma se il cazzo duro è un segnale di goduria, posso affermare che al ragazzo il mio tocco piacque. Tenendolo ben stretto cercai di essere spontaneo e iniziai a leccarlo tutto, muovendo il corpo, sottomettendomi al maschio, ritto e ben piantato davanti a me, umile pompinaro. Mi giravo, mi abbassavo sotto il suo “cavallo” per leccare il cazzo da sotto, compreso lo scroto. Poi mi feci coraggio e iniziai a prendere, proprio nella bocca, una delle due palline, caldissime. Lo succhiavo da sotto e mi piaceva; anche il rumore classico di chi lecca i coglioni, non mi fermava. Tornai davanti al mio “stallone” che con il viso verso l’alto si godeva la sua “conquista”. Presi il glande tra le labbra, poi, piano piano, lo feci scivolare in bocca, finche non sentii la sua pressione sul palato. Lo misurai, avevo quasi mezzo cazzo nella cavità orale: che puttana che ero!
Il pene non era sottile, al contrario, aveva la circonferenza di una spessa zucchina, più o meno. Mentre facevo il “bocchino” come meglio potevo, pensai: “Chissà quante volte, questo cazzo impressionante e nodoso è entrato dentro mia moglie.” ma non era gelosia: era gioia. Anche in quel momento sarei stato felice di fargliela chiavare subito, davanti a me, pur di donare gioia a quel mio “aguzzino” con un cazzo tanto prepotente! Sì, mi donavo tutto a lui; e mia moglie faceva parte del regalo, del sacrificio… della totale sottomissione, al maschio dominante. Con un cazzo così la bellezza della mia donna gli spettava di diritto; era giusto cedergliela per il suo piacere. Ma avevo valutato solo la gioia… non la pericolosità di un manico di carne tanto potente. Preso dalla goduria, ringalluzzito, il giovane perse la sua passività momentanea, mi prese la nuca con le sue forti mani e, senza pietà, premette nella mia bocca il suo cilindro… io nemmeno lo sapevo che la gola era cedevole al cazzo. Col mio piccolo pesce a stento arrivavo alla lingua di Antonella. Invece, il glande grosso s’infilò in gola come un serpente, fino a che non riuscii a prendere aria nemmeno dalle narici: pensai che sarei morto soffocato, ma ero troppo porco ormai. Anche quell’asfissia della pompa mi aggradava. Un attimo dopo imparai a gestirla e a provare piacere quando il cazzo mi sfondava, fin oltre l’ugola, come un vagone s’infila nel tunnel: su e giù! Feci del mio meglio e pur grondando saliva riuscii a non vomitare.
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