Mamma di periferia

Capitolo 1 - Non capisco il mio ragazzo

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5 months ago

Sono una mamma molto giovane, che ha avuto un figlio molto presto e ha dovuto allevarlo da sola, senza l’ausilio di un marito, il quale mi ha abbandonato quasi subito, e forse è stato molto meglio così, visto che ora si trova in carcere.Nello sterminato quartiere popolare di una grande città in cui vivo, mio figlio è cresciuto tra gli stimoli più diversi, per lo più negativi, in mezzo a delinquenza, violenza, e non so più che altro.Nel piccolo e squallido appartamento popolare in cui viviamo, lo vedo rincasare a tutte le ore con una faccia che non mi piace, vestito da teppista come ha imparato a fare qui nella periferia, ha anche qualche tatuaggio sulle braccia e una cicatrice sul viso non grande per la verità, ma che non so come si sia fatta; lui dice di non ricordare, ma ha tanto l’aria di una punta di coltello passata al volo.

Anche a scuola le cose non mi sembra che vadano. Ai colloqui i professori scuotono il capo e mi guardano con compassione. Mi dicono che fa molte assenze. Io purtroppo non ho il tempo di seguirlo: sempre in giro sin dal mattino presto, a fare pulizie nelle case, anche se adesso le chiamano collaborazioni domestiche, ma sempre di quello si tratta. Ho avuto anche, ma sento ripugnanza a parlarne, altri tipi di offerte, di un genere ben diverso: “sei giovane e carina”, mi hanno detto, “potresti guadagnare bene se lo volessi.” E in effetti, sì è vero, nonostante la vita grama che ho fatto e che continuo a fare sono ancora fresca e piacente, e il mio corpo non si è ancora deformato.Ma fare certe cose e guadagnare in certe maniere mai, piuttosto la morte. Preferisco sfiancarmi giorno per giorno, ma lavorando onestamente. Il problema rimane mio figlio. E’ svogliato e temo che le assenze a scuola vadano aumentando. Fa sempre più fatica a svegliarsi al mattino e rimane spesso sotto le coperte della sua cameretta oltre l’orario utile e finisce sempre per alzarsi, dopo molte mie insistenze e ripetuti richiami sempre troppo tardi, e con un’espressione buia. Povero figlio mio! Anche la sua come la mia è una vita triste, senza gioie e senza luce. Mi si stringe il cuore vederlo così. Vorrei potergli dare un poco di conforto in queste squallide giornate, ma non so come fare!

L’altro giorno sono scesa dal letto piuttosto presto, siccome faceva freddo mi sono infilata la vestaglia per andare in cucina a preparare uno straccio di colazione. Metto su il caffè e vedo che la camera di mio figlio ha la porta semi aperta. Mi vien voglia di infilarmi in quell’oscurità per vedere lui che dorme e magari cercare di svegliarlo in tempo per la scuola. Piena di buona volontà entro nella stanza odorosa di sonno, mi siedo sul bordo del lettuccio e dico dolcemente, a bassa voce: “Sveglia! Ti sto preparando la colazione!”, ma lui non reagisce è ancora profondamente addormentato. Da sdraiato su un fianco che era si stende sulla schiena in un sospiro, in parte scoprendosi. Non voglio che prenda freddo e alzandomi afferro i lembi della coperta per ricoprirlo. Mentre gli passo la coperta sul corpo quasi sfioro con le nocche della mano gli slip di cotone grigi che indossa. Nella semi-oscurità mi accorgo che quella morbida flanella è tirata e arcuata da una prepotente erezione. Il suo corpo ha come un brivido. Ne percepisco il calore col dorso della mano.” Deve scottare”, non posso fare a meno di pensare. So come sono gli uomini e non mi meraviglio di certo per un’erezione mattutina, ma vedere mio figlio, il mio bambino, esibire inconsapevolmente quella prova di virilità mi ha riempito di una sensazione strana, una sorta di commozione mista a non so che di meraviglia e anche di vergogna per aver violato anche solo di passaggio la sua intimità.

Ritorno dunque in cucina velocemente e non è passato che qualche minuto che mio figlio si affaccia alla porta della cucina, ancora sconvolto di sonno, spettinato, ma insomma approssimativamente sveglio. “Vuoi che ti faccia il toast?” gli chiedo. Lui fa di sì con la testa. E si siede al tavolino. Si è messo la tuta. Quella mattina dopo aver mangiato si è preparato ed è uscito presto. Credo proprio che sia andato a scuola.Scrivo di questo episodio perché , pur apparentemente irrilevante, segna l’inizio di un grande cambiamento nella mia vita e quella di mio figlio, qualcosa di nuovo, di sconvolgente, nella nostra squallida vita di periferia.

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: giorgina

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