Sesso di gruppo

Rieducazione di una milf - settembre


– Che idiota! ‘

Era talmente arrabbiata con se stessa, si sentiva talmente impotente in quel momento, che gli occhi le si riempirono di lacrime.

Non poteva crederci di essere finita in quella trappola.

Con quanta ingenuità c’ era cascata. Furba, sempre sulla difensiva, malfidata nei confronti degli uomini ‘

Ed ora, eccola lì, legata ai piedi di quel cavalletto, dove volontariamente (incredibile a dirsi), si era poggiata, supina.

La sua mini di cotone era rattrappita sui suoi fianchi, la maglietta tirata su per scoprire i seni. Accartocciato sotto la pancia, come uno straccio, il suo reggipetto.

Lei pesava ora sui suoi grandi seni, sudati.

Il suo tanga color rosa, indossato con un pizzico di femminilità per far risaltare i glutei nudi sotto la minigonna bianca, era stato abbassato a meta altezza, tra il sedere e le ginocchia.

Legata mani e piedi al cavalletto col sedile di cuoio, era costretta a tenere in bella vista il suo culetto prorompente e sodo e, pensò con amarezza, la vulva aperta, a causa della divaricazione imposta alle cosce da quella posizione.

Come aveva fatto a finire lì?

Come si era lasciata ingannare, per poi ritrovarsi ridotta in quello stato servile e sottomesso?

Non poteva nemmeno gridare, né ribellarsi. Le era stato detto chiaramente, anche se con voce dolcemente ironica:

– Non pensarci nemmeno! Altrimenti tuo marito se la vede brutta. Capito? ‘ l’ uomo le aveva carezzato la schiena ‘ Non c’ è che dire, sei una bella donna. Proprio come pensavo. ‘

Poi riprese, minaccioso:

‘ Tu limitati ad obbedire! Accontentami per oggi e ti prometto che domani tutto questo non ti sembrerà che un sogno. ‘

Lei lo mandò affanculo, ribellandosi per quanto poteva, bloccata al cavalletto.

Lui rise e le impose di star buona, se voleva rivedere il suo uomo con tutte le ossa a posto.

Fu allora che, facendo attenzione a non toccarla, l’ aveva spogliata alla meglio e le aveva abbassato le mutandine, solo di quel tanto che bastava per liberarle la figa e (pensò con sgomento) anche il sedere.

Poi Franco la lasciò, completamente sola, in quella stanza calda e strana.

Non era del tutto scomoda.

Il cavalletto era rivestito, ma l’ imbottitura era morbidissima, come quella di un divano.

Dalla sua posizione poteva vedere quasi tutta la stanza.

Il pavimento era di maioliche a tozzetti bianche come quelle dei depositi alimentari, lavabile e sanificabile.

La cosa più strana era che quel pavimento non era dritto, ma aveva una lieve pendenza dai lati verso il centro della camera: pendeva verso uno scarico quadrato coperto da una grata di acciaio, come fosse un tombino.

Oltre al cavalletto, vide su un lato, una specie di altalena.

Funi bianche scendevano dal soffitto attaccate a grossi anelli e finivano negli occhielli di una specie di fascia, forse un sedile, fatto di pelle.

Di fronte a lei un tavolo con sopra alla rinfusa un PC portatile e varie attrezzature, probabilmente cinematografiche, vicino al tavolo due trespoli con lampade professionali, come quelle che si usano negli studi fotografici.

Con un certo sgomento, vide alle spalle della scrivania, proprio a fianco a uno schermo gigante fissato al muro, una rastrelliera in legno che tratteneva, ordinati e in fila, una serie di attrezzi poco rassicuranti: frustini, un asse piatta e una striscia di pelle entrambe con il manico di legno. Varie corde, molti bastoni, alcuni con il manico a forma di enorme fallo.

In un angolo un grosso lavabo in acciaio e accessori non meglio identificati, che lei preferì ignorare.

Passarono alcuni minuti che le sembrarono ore.

Fu presa da un senso di abbandono e di disinteresse, come se fosse stata dimenticata ‘ completamente, ignorata. Senza valore.

La sensazione più orribile che avesse mai provato, e che più detestava nella vita, era tornata ad impadronirsi di Selene, trasformandola da colonna portante a ultima ruota del carro.

La minaccia di fare del male a Carlo aveva avuto un effetto sconvolgente sulla sua psiche. Lei ora si sentiva responsabile, in pericolo e vulnerabile.

Suo marito era completamente vittima in quella situazione, del tutto innocente e inconsapevole.

Lei lo aveva trascinato fino ad Atrani, quel paesino a picco sul mare, dall’ aspetto innocente e sonnacchioso.

Lei si era voluta togliere la curiosità e lo aveva invischiato in quella sordida avventura, mentre lui, più debole e tranquillo, si era più volte ribellato a quella sua idea di passare un week end nel sud Italia, ospite di uno che, alla fine, non era che uno sconosciuto.

Purtroppo ‘ non aveva fatto abbastanza per dissuaderla veramente.

Al contrario, aveva fatto sì che tutti problemi logistici venissero facilmente superati. Certamente, per amore, aveva capito e sostenuto i suoi desideri. Poverino.

E adesso la situazione si presentava ancora più cupa e tragica: da una settimana, infatti, aveva saputo di essere incinta di lui.

Proprio come, mesi prima, quel maiale di Franco aveva previsto.

Ricominciò a piangere silenziosamente.


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Giovanna Esse

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