Una mente in viaggio
Prendi una domenica grigia e uggiosa, metti che la ricerca automatica di YouTube mi fa ascoltare del funky soul blues dalle melodie spiccatamente sensuali e calde con dalle voci graffianti di qualche vecchio artista, shakera il tutto aggiungendo qualche volo fantasioso della mente che sbattendo tra le pareti del cervello inavvertitamente apre qualche cassetto dove dentro, ben custodito, escono dei ricordi ed ecco servito un cocktail da assaporare e gustare nell'intimità di una camera da letto che se interrogata ne avrebbe di cose da raccontare.
Inizia spesso così un volo dove so esattamente da dove parto ma mai la destinazione, un po' come la vita a pensarci bene, magari prendo l'auto e scappo a rifugiarmi al mare che adoro sempre e ancor più quando non c'è tanta gente, cosa che probabilmente oggi è proprio così, o mi metto comodo ed esco a fare un giro a piedi lungo il fiume dove tante volte la mente galoppa e inventa storie anche assurde e improbabile solo incrociando un volto, un corpo, un perfetto sconosciuto, quante vite ci sarebbero da raccontare nel loro semplice ma unico quotidiano, persone che hanno affetti, paure, sogni, fragilità o semplicemente qualcosa da nascondere, tranne che a loro stessi.
C'è stato un tempo in passato che ogni genere femminile che incrociavo, guardandola mi interrogavo su come facevano pompini, non era importante se bella o brutta, se magra o in carne, era una curiosità che nasceva così, e come tante altre cose che nascono così non hanno sempre bisogno di una spiegazione, di un perché, era così e punto.
Ed ecco che alla parola pompino si apre l'album dei ricordi farcito di mille frammenti ed immagini a volte lontane nel tempo e sfocate, altre ancora chiare e vive dentro di me, indipendentemente dal tempo trascorso, per non parlare poi di quei tanti volti dei quali l'unica cosa che ricordo sono un paio di labbra e a malapena uno sguardo, si lo so a volta appaio proprio una pessima persona e probabilmente, almeno su alcuni aspetti lo sono anche.
Questa volta però ha nome e anche cognome questo volto, questi occhi, queste labbra che come un film a colori scorre nella mente e la eccita facendo scorrere il sangue che velocemente pompa e ingrossa non solo il desiderio ma anche un cazzo sornione e non più baldanzoso come gli anni ruggenti dell'ormai vecchio leone.
E gli ingredienti di questo ricordo sono tutti rappresentati nelle prime righe, la giornata uggiosa, la musica calda e sensuale, il mare, e una meravigliosa bocca sempre vogliosa di essere soddisfatta e riempita, a volte non come avrebbe voluto e si, diciamolo anche meritato per quella passione e amore che ci metteva, ma come detto il vecchio leone non è, ahimè, più così reattivo e fornito di di quella crema densa che era cibo e premio per quella bocca stupenda e meravigliosa.
Forse anche quel giorno era una domenica, lungo la battigia praticamente non c'era nessuno se non il volo dei gabbiani con il loro strillare frenetico in cerca di cibo, il mare sornione non cantava il suo rock e le onde apparivano placide e tranquilla nel giungere a riva o nel loro sbattere contro gli scogli di piccole dighe a pettine dove avevamo trovato una roccia comoda e pronta ad accogliere due anime in pena.
L'orizzonte del cielo diventava presto un tutt'uno con quel mare quel giorno una tavola piatta, solo la differenza di tonalità ne faceva intravvedere uno e l'altro anche se poi in fondo in fondo queste mescolandosi davano vita a un colore unico, solo, come due labbra che stringono a loro un glande e l'asta tesa ancora vigorosa e piena.
I suoi occhi erano spesso un libro aperto, in certi sorrisi era chiaro il destino, mano nella mano mi guidava verso il paradiso meta finale di un viaggio che attraversa l'inferno della sua lingua nervosa o della sua mano decisa e forte, ed eccola prostata e con il corpo chino sul cazzo all'aria incuranti entrambi di eventuali sguardi di ignare anime che potevano calpestare la grigia sabbia in quella giornata umida, un vento caldo e vellutato insisteva sulla cappella ingrossata e rossa, saliva densa scendeva lenta dall'asta fino a trovare pelle e bianco cotone.
La sua mano stringeva forte e amorevolmente un cazzo percorso da generose vene che pompavano sangue ed eccitazione, gli sguardi che s'incrociavano furtivamente e i primi ansimi di goduria erano dei soffi di rantoli che bussavano alla porta di quel fottuto paradiso, un cerino stava scatenando un incendio ormai fuori controllo e il suo incidere era furioso e pieno di passione, mano e labbra, bocca e occhi lucidi, un meraviglioso cocktail ormai pronto ad essere servito tra quegli scogli dove il ricordo sarà scolpito per sempre.
Quell'abile insistere aveva fatto nascere e poi crescere un processo irreversibile, la porta si stava spalancando al pari di quella meravigliosa bocca ormai pronta ad essere dissetata, flotte di calda sborra argentata schizzava prepotentemente e trovava la sua naturale strada in una gola che l'accoglieva felice, una lingua prima ribelle e ora mansueta puliva e generose labbra asciugavano una cappella bagnata che ormai priva di vigore si sgonfiava lentamente ma ancora era coccolata amorevolmente
Poi la musica finisce, il sole sornione e da giorni addormentato buca dolcemente le nuvole in un cielo dai molti colori e le tante sfumature, due mani s'incrociano e due anime ormai distanti calpestano la nuda sabbia lasciando orme che un onda subito dopo cancella, destini paralleli che continuano a guardarsi a distanza senza tuttavia perdersi di vista, i cassetti si richiudono e la mente continua altrove verso un altro fantastico viaggio.
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