Troia per pagare le tasse
“Dottore mi scusi , è arrivata la signora Mallace”
“Grazie Elisa, la prego di farla accomodare in sala d’aspetto , finisco questa compensazione e la ricevo immediatamente”
“Va bene Dottore”
Se avessi dovuto stilare l’identikit della mia cliente più antipatica e saccente, la signora Mallace, avrebbe ottenuto la vittoria a mani basse per manifesta superiorità.
Era la classica donna napoletana di “estrazione borghese acquisita” grazie ad un’intuizione del marito che, nell’ultima decade degli anni novanta aveva avuto l’ottima idea di creare dei cash & carry all’ingrosso specializzati nella vendita di prodotti per saloni di bellezza e cosmesi in generale.
L’azienda ebbe in brevissimo tempo una crescita esponenziale con l’apertura di diversi punti vendita di proprietà nella regione Campania e di una rete di franchising in tutta Italia .
Ebbi la fortuna di credere in questo progetto e di seguire la contabilità aziendale fin dagli albori e sicuramente potevo ritenere la ProFas srl uno dei migliori clienti per me e per il mio studio.
Le visite della signora Mallace erano per me devastanti e logorante, poichè nonostante la sua azienda avesse un fatturato annuale con molti zeri la richiesta era sempre la stessa:
“Dottò, non voglio pagare troppe tasse!!” con quel timbro partenopeo così accentuato da farmi pentire talvolta di essere orgogliosamente nato a Napoli.
Lo squillo del mio telefono interno mi svegliò dal torpore di questi pensieri provocandomi un sussulto.
“Sì Elisa dimmi”
“Dottore mi scusi, la signora Mallace insiste per entrare poichè sostiene di avere un impegno impororogabile”
“Va bene la faccia accomodare”
“Certo glielo comunico subito. Dottore mi scusi un’ultima cosa, si ricorda che oggi le avevo chiesto un permesso di un’ora poiche’ avevo un’impegno personale?”
“Me ne ero dimenticato Elisa. Comunque non si preoccupi, mi sistemi l’agenda di domani ed invii quei file all’agenzia delle entrate dopodiché vada pure”
“Grazie Dottore”
Gli ingressi della Mallace nel mio ufficio erano storici e da sempre un misto Jo Squillo e Loredana Bertè ovvero: tono di voce alto stile mercato dei quartieri spagnoli, tacco dodici rigorosamente sbattuto sul mio povero parquet e “casquet” finale sul mio divano con la grazia di un corriere amazon all’ultima consegna del giorno.
Tutti questi difetti non le evitavano di provocare in me un’eccitazione incredibile, unita al forte desiderio di sottometterla, di schiavizzarla ed umiliarla; il mio unico obiettivo da anni era toglierle quel ghigno di superiorità che esprimeva in ogni contesto e di fronte a chiunque.
Era una sfida che mi ero posto da anni e diciamo che ero anche in una posizione favorevole per porla in atto. Ero il titolare di uno studio di consulenza fiscale prestigioso che navigava in ottime acque ed il nostro ufficio era situato all’ultimo piano in un palazzo borghese nei pressi di via Camaldolilli, in uno dei punti più suggestivi del centro di Napoli .
Dal mio ufficio in particolare una splendida vetrata mi permetteva di ammirare tutto il golfo e nelle giornate più chiare e soleggiate addirittura riuscivo a scorgere l’isola di Nisida fino alla costiera amalfitana. Ero ormai divorziato da anni e sono il classico professionista ben avviato e solido. Sono alto un metro e ottantacinque, rasato e con carnagione scura da sempre amante dello sport, ma non da togliermi il sonno e non mi nego il piacere del buon cibo, insomma come dice la mia amica Jane di Kansas il classico “guappo from Naples”.
Ed eccola lì entrare al solito come un vulcano e comprendo molto velocemente che sarà un serio problema rimanere distaccato oggi già dalla sua mise. Indossa una sorta di corpetto nero che le fascia in modo perfetto i fianchi e la vita. Annalisa è la classica donna mediterranea di mezz’età con carnagione scura e capelli color corvino sui quali spiccano incredibilmente due occhi azzurri come il mare ed è per questo che ogni volta ho difficoltà a sostenere il suo sguardo. Lei sicuramente sa di avere quest’ascendente sugli uomini ed a dire il vero l’ho sempre immaginata molto protagonista sessualmente, magari mentre umilia il ricco marito facendosi scopare da ragazzi dotati costringendolo probabilmente a guardare e pagare le prestazioni di questi giovanotti.
È una situazione che ho sempre sospettato e che a dire il vero ho cercato di scoprire ma devo dire che è molto brava a proteggere la sua privacy, ma oggi devo cominciare a ribaltare la situazione a mio favore ed ho la sensazione che il fato sia dalla mia parte.
Il mio cazzo invece non è così ottimista poichè viene messo nuovamente in seria difficoltà dal suo lesto movimento con il quale toglie il soprabito che espone alla mia vista ciò che da anni immagino di dominare, ovvero un décolleté di dimensioni immense, probabilmente una sesta misura piena che madre natura le ha donato in modo sublime ovvero completamente armonizzata al suo corpo.
“Buonasera signora Mallace, come sta?”
“Devo essere onesta? Quando mi fa venire da lei di giovedi’ sera alle 19.00 Dottor Risso, onestamente non bene, avrei preferito continuare il mio percorso alla spa”
“Mi dispiace signora ma ci sono scadenze improrogabili da chiudere, se cortesemente mi può firmare questi documenti domani procediamo con gli addebiti fiscali “
“Va bene va bene, dove devo firmare? Però domani mi manda le contabili d’accordo?” e nel piegarsi in avanti rimango estasiato nell’ammirare quel seno meraviglioso desiderare di essere liberato. A sporgersi in avanti non è solamente il suo corpo, ma anche la sua borsa che sbadatamente rovescia in terra
“Che disastro! Vede la fretta e l’ansia che mi mette?”
Il mio istinto la stava per offendere quando nel silenzio del momento si sentono dei gemiti pervenire da sotto la scrivania. Nell’imbarazzo più totale mi accorgo che è il cellulare della signora Mallace che, nel fuoriuscire dalla borsa ed evidentemente senza blocco tasti, era rimasto aperto sulla galleria dei video dove con un tempismo perfetto scorrevano le immagini di lei intenta a succhiare due enormi cazzoni all’interno di quella che sembrava essere una cabina estetica.
Raccolgo il telefono e lo porgo alla signora Mallace, non prima di aver dato un ultimo sguardo alla sua bocca famelica che divorava quelle due aste di carne, i suoi occhi sembravano fuori dalle orbite e i suoi gemiti imploranti tradivano la sua proverbiale personalità da donna in carriera.
Il mio istinto anche questa volta non mi aveva tradito, era una lurida cagna.
“Dottore , posso contare sulla sua riservatezza?”
” Dipende…”
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