Tre ore in treno
Da quanti anni non prendo un treno?!
Forse dai tempi dell’università, ma vedo che non è cambiato nulla, lo sporco e la confusione della stazione è sempre quella e le facce di chi deve prendere il treno non sembrano cambiate di molto.
Solo una cosa è cambiata, i vari libri e giornali sono stati sostituiti in blocco da cellulari, tablet o computer, a parte me ci saranno altre tre persone su tutto il treno con un libro in mano.
Mi avvolge una cappa di malinconia mentre salgo sul treno, vengo circondato dai ricordi mentre cerco un posto libero, dove sprofondare per le prossime tre ore, lo trovo di fronte ad una donna che miracolosamente ha un libro aperto davanti al viso, un segno del destino.
Mi sistemo, comodo, mi guardo attorno, tutti persi negli schermi tranne lei.
La guardo bene, tailleur elegante blu, camicetta bianca, gonna corta a metà coscia, due cosce davvero notevoli, senza calze, scarpe eleganti con il tacco, capelli castano scuro legati in una coda alta, classica donna d’affari, anche la borsa sembra piena di documenti seri e cose noiose.
Le guardo le mani, eleganti, curate, un paio di anelli, la fede.
Chissà quanti anni ha, non riesco a capirlo senza vedere il viso, ma forse più o meno siamo coetanei.
Certo che io con i miei jeans, felpa e scarpe da tennis… va beh.
Sono incantato a guadare le sue mani su quel libro che ho già letto qualche settimane fa.
Mi sento osservato, alzo lo sguardo ed incontro il suo appena sopra la copertina, quegli occhi azzurri io li conosco.
“Marta!”
Il libro si abbassa e compare uno dei sorrisi più belli di sempre, quel sorriso che non vedo più da chissà quanti anni, quel sorriso che ho amato tanto.
“Sei tu?!”
“Non mi riconosci più? Sono così invecchiato?!”
“Ma va sei uguale a… quanti anni sono passati?”
“Una ventina mi sa… e tu in questi anni invece sei diventata ancora più bella se è possibile”
“Il solito adulatore, dai raccontami cosa fai? sei sposato? Hai figli? Hai più visto gli altri?”
“ahaha aspetta una cosa alla volta, io ho tre ore di viaggio tu?”
“Io pure!”
La prima ora passa così a recuperare il racconto di 20 anni di vita, poi passiamo ai ricordi…
I nostri ricordi sono quelli di una coppia di ragazzi di 20 anni, spensierati felici e con gli ormoni in subbuglio.
Infatti tutti i racconti che ci facciamo finiscono sempre con un secondo di silenzio in cui entrambi ricordiamo perfettamente la scopata che conclude il ricordo…
Allora davvero scopavamo ovunque e in qualsiasi momento ci era possibile, non ho più avuto un’attività sessuale così intensa o una partener così disinibita, come in quella parte della mia vita.
Chissà se lei ancora adesso si diverte come allora, il fisico sembra ancora quello di una volta, quel fisico che…caspita mi mandava fuori di testa, solo a pensarci mi eccito ancora.
Ci stiamo studiando in silenzio un po’ imbarazzati, un po’ curiosi, entrambi con gli stessi pensieri.
“Ci divertivamo parecchio allora!”
“Sì”
“Spesso ci penso ancora”
“Anche io”
Allungo una gamba indolenzita sfiorandole un polpaccio, vorrei baciarlo quel polpaccio, accarezzare quelle gambe lunghe ed affusolate, anche lei si stiracchia un po’ allungando le gambe tra le mie e le braccia verso l’alto, la gonna è risalita scoprendo ancora di più le sue cosce perfette e la camicetta si è tesa sul suo seno tanto da far vedere il rilievo del pizzo.
Mi guarda con un sorrisino, sa benissimo come la sto guardando, mi conosce bene nonostante gli anni passati, sa cosa sto pensando, così come io conosco quel sorrisino.
Vent’anni fa l’avrei presa per mano e portata nel bagno del treno, fregandomene della gente attorno, ora…
“Sei felice?”
“Così a bruciapelo? adesso o in generale?”
Sorride. “Entrambi”
“In generale si abbastanza, ora… molto più di quanto potessi desiderare… tu?”
“Ora si!”
Mi sembra di aver visto un’ombra passare nei suoi occhi, ma la nasconde sorridendo veloce.
Io però l’ombra l’ho vista, d’istinto le prendo una mano e la guardo serio, preoccupato.
Le si inumidiscono gli occhi mentre gli compare un sorriso dolce e malinconico.
“Ti ho amato subito quando ci siamo conosciuti proprio per questo, a quella festa facesti lo stesso gesto”
Vengo investito da mille ricordi, quella sera l’avevo trovata a quella festa in lacrime su un divanetto, ci mettemmo mesi ad uscire da quel buco nero dove era sprofondata, mettemmo, si perché io da quel giorno non l’ho più lasciata sola.
“Stai tranquillo, ora sto bene davvero”
Mi perdo in quegli occhioni blu e come facevo allora le prendo il viso tra le mani e le do un bacio.
Un bacio come gliene ho dati tanti, come se fosse ancora la cosa più naturale del mondo, riconosco le sue labbra il suo profumo.
Mi prende le mani nelle sue e mi allontana dolcemente “quanto ci siamo amati”
“A vederti ora mi chiedo come abbiamo fatto a lasciarci”
“Eravamo giovani e stupidi, abbiamo finito per farci del male”
Mi stringe le mani, le guarda.
“Le ho sempre adorate, questa sensazione di forza, non si direbbero dolci e delicate eppure…”
Entrambi sorridiamo sapendo di cosa sta parlando.
“Mi sono mancate… no cioè volevo dire che mi sei mancato” arrossisce imbarazzata.
“Stai arrossendo? Tu?! Comunque mi sei mancata tantissimo anche tu, in tutti i sensi, con tutti i sensi”
Ci guardiamo negli occhi, siamo vicinissimi “ho voglia di baciarti!”
“L’abbiamo già fatto”
“Quello non era un bacio!”
“No?!”
“Non di sicuro un nostro bacio”
“No hai ragione!”
Si allontana un po’. “Sai come sarebbe finito questo incontro con qualche anno e una fede al dito in meno?!”
“Come sarebbe finita allora, si lo so bene, come finirà ora… ancora non lo so”
“Io vedo solo uno scenario possibile”
“Io so come vorrei non finisse, come vorrei finisse e come temo finisca”
Un giochino che facevamo sempre assieme.
Sorride. “Raccontameli, in ordine sparso”
“Tra poco ti alzi in piedi, ti sistemi la gonna, prendi le tue cose, mi saluti come si saluta un vecchio amico e scendi dal treno, io ti guardo camminare sulla banchina fino a che il treno non riparte, non ci sentiremo o vedremo più per altri vent’anni almeno”
“Brutto, anzi brutale e tristemente realistico, secondo scenario?”
“Tra poco ti alzi in piedi, ti sistemi la gonna, prendi le tue cose, mi saluti come si saluta un vecchio amico e scendi dal treno, io ti guardo camminare sulla banchina fino a che il treno non riparte, da ora in poi non ci perdiamo più di vista, diventiamo quegli amici che non siamo mai stati e non riuscirai mai più a liberarti di me, anche perché ora che ti ho ritrovato…”
“Un lieto fine, anche se…mio marito è molto geloso e non so come prenderebbe questa amicizia, terzo scenario?!”
“Tra poco ti alzi in piedi, ti sistemi la gonna e ti incammini verso il bagno, io ti guardo il culo e tu lo sai benissimo, a metà corridoio ti volti, mi sorridi con quel sorriso furbo che conosco bene. Mi alzo e ti seguo. Entriamo in bagno assieme come due ragazzini, giusto il tempo di chiudere il lucchetto e le nostre lingue saranno intrecciate, le nostre mani riscopriranno i nostri corpi, cambiati si, ma riconosceranno comunque le strade di un tempo. Ti slaccerei il reggiseno e libererei le tue bellissime tette dopo averti sfilato la camicetta, poi ci affonderei il viso a baciare e leccare dove so che ti piace tanto. Non resisteresti tanto prima di allontanarmi di fretta per slacciarmi i pantaloni e tirarmi fuori l’uccello, uccello che prenderesti in bocca con foga come sai fare tu, come nessun’altra mi ha mai fatto. Poi ti tirerei quella coda per farti alzare, resteremmo qualche secondo immobili poi ti gireresti verso lo specchio dandomi le spalle, allora ti solleverei la gonna e se ancora li indossi sposterei quel filo che chiamavi mutande e affonderei dentro di te. Scoperemmo così guardandoci allo specchio riempiendoci gli occhi di noi, fino a che non urleremo il nostro piacere assieme…”
“Wow!”
“Eh già…”
“Comunque volevo puntualizzare che sono passata ai completini in pizzo, più eleganti e adatti alla mia età a mio parere”
“Hahaha sono d’accordo”
Torniamo seri e restiamo in silenzio a guardarci negli occhi per tanto tempo, poi si alza in piedi e si sistema la gonna…
Generi
Argomenti