La cuck da Berlino

La cuck da Berlino
Verena è sempre stata vista come la “ragazza da sposare”. Architetto affermato, lineamenti eleganti, fisico longilineo e un portamento che unisce raffinatezza e sensualità naturale. I suoi capelli neri, tagliati corti con precisione millimetrica, incorniciano un volto che colpisce per la semplicità magnetica. Indossa spesso tailleur dai toni neutri, piccoli orecchini a sfera, nulla di vistoso. Eppure, ovunque vada, non passa inosservata.
Quella sera, aveva deciso di raggiungere alcuni conoscenti che festeggiavano un compleanno con un concerto jazz a Porta Venezia. Milano vibrava ancora del caldo estivo, e i Gin Tonic ghiacciati scorrevano fluidi. Verena, in un abito succinto rosso, era di una bellezza sfolgorante: la pelle dorata, lo sguardo brillante, e quel misto di disinvoltura e mistero che sapeva indossare come un profumo invisibile.
Incontri inaspettati
Finita la serata, dopo brindisi, sorrisi e la rituale fetta di torta, Verena si avviò verso la metro.Passò per via Palestro, quando una voce la fermò.
“Scusi signorina…”
Una coppia – lui moro con una camicia di lino aperta sul petto, lei bionda, dai tratti nordici – la guardava con aria gentile.
“Saprebbe indicarci la direzione per la metropolitana?”Verena li studiò un istante. L’accento era tedesco, ma il tono educato. Rispose con un sorriso.“Sto andando proprio lì. Se volete, vi accompagno.”
Lungo il tragitto si presentarono: Manuel e Sarah, entrambi fotografi di Berlino in città per lavoro.Iniziarono subito a chiacchierare. La conversazione fluiva sorprendentemente bene, complice forse l’alcool.
A un certo punto, Manuel disse con candore:“A dire il vero… eravamo anche noi al concerto. Quando ti abbiamo vista, non riuscivamo a distogliere lo sguardo. Siamo qui per un progetto fotografico e… beh, ci chiedevamo se ti andasse di posare per noi.”
Verena rallentò il passo. Li guardò.“Posare? In che senso?”
Sarah, finora in disparte, intervenne:“Abbiamo affittato una casa bellissima, ci torniamo sempre perchè è grande, ha un’ampia stanza che usiamo come studio e una terrazza vista Parco Sempione. Lavoriamo spesso con modelle non professioniste qui a Milano.L’idea è di fare scatti sensibili, eleganti… e magari anche un po’ audaci. Solo se ti va.”
Verena non rispose subito. Li guardò con più attenzione: non c’era forzatura nei loro sguardi.Solo desiderio, sincero, contenuto.
“Prendiamoci un altro drink. ho sete,” disse infine. “Se ne vale la pena… potrei considerarlo.”
Un brindisi oltre la linea
Il bar cinese in cui entrarono era squallido ma semi-deserto. Ideale.Manuel le mostrò alcuni scatti sul tablet: paesaggi dell’Islanda, ritratti in bianco e nero, corpi nudi immersi nella luce. Nulla di volgare. Anzi, potente.
“Allora… che ne pensi?”“Sono belli. Mi affascina l’idea, ma… è tardi. E sono stanca.”
Sarah si fece avanti con garbo:“In effetti si è fatto tardi anche per lo shooting, ma ci piacerebbe farti vedere la casa. Puoi rimanere a dormire da noi, c’è anche una stanza tutta per te. Parliamo un pò, ti accompagniamo a casa domattina. Peraltro, ora la metro non va più.”
Verena esitò. Si guardò intorno. Poi tornò a guardare Manuel.“Non so perché… ma mi fido. Andiamo.”
Dentro la tana
La casa era affascinante, con grandi finestre e pareti bianche decorate da stampe fotografiche.La stanza di Verena aveva lenzuola immacolate, un bagno privato, e una grande poltrona accanto alla finestra.
Rimasero a parlare sul divano per una mezz’ora, poi Manuel e Sarah le diedero la buonanotte con due baci leggeri sulle guance.
Nessuno dei tre riuscì a addormentarsi subito…Sarah guardava il marito e mordeva il labbro:“Lei è stupenda. Hai visto le sue gambe?”“E tu hai notato quanto le tremava la voce, quando ha accettato?”
Dietro un quadro nella loro camera, c’era un piccolo foro. Da lì si vedeva la stanza degli ospiti. Sarah guardò.
“È seduta sul letto. Ha indosso solo la t-shirt che le hai prestato. Si accarezza il collo… sta iniziando a toccarsi.Vai da lei. Portale qualcosa, inventati una scusa!”Manuel preparò in un batter d’occhi due tazze di camomilla e bussò alla porta di Verena.“Verena? Non riesco a dormire. Sarah russa. Ti va una tisana?”Verena, con le mani sulla bocca per ridere senza fare rumore, accettò la proposta, e così si sedettero, sorseggiando la bevanda calda. Verena non si preoccupò di coprire le gambe in bella vista.“Sei bellissima anche in t-shirt, la tua è una eleganza che non ho mai visto prima”. Affermò Manuel, dritto, senza un filo di imbarazzo.
“Grazie, a me invece piace molto il tuo modo di fare, sei molto diretto, forse perché sei tedesco.” fece Verena.
In quel momento saltò la luce.
“Cavolo! Forse uno sbalzo di tensione, aspetta che provo ad accendere le candele, dovrebbero essere qui di fianco al letto, sul comodino…” Disse Manuel mentre brancola nel buio.Ovviamente era stata Sarah a staccare la luce, un piano già rodato utilizzato con altre ospiti. In questo modo, con la scusa di cercare le candele, Manuel poteva capire senza perdere troppo tempo se la ragazza nella stanza al buio ci stava oppure no.Nel buio, la sua mano sfiorò la coscia di lei.“Ops… scusami.”“Tranquillo,” disse lei, senza ritrarsi.Ecco il momento in cui Manuel capì che poteva….
Un attimo dopo, le afferrò le cosce con vigore. Verena aprì lentamente le gambe, invitandolo ad “entrare”, mentre le bocche si cercavano.
Tre corpi, un piacere
In quell’attimo la porta si aprì silenziosamente.Sarah entrò, completamente nuda, portava due candele accese con sé. E un cazzo di gomma enorme.Verena non si stupì. La guardò, eccitata.
“Ti dispiace se mi unisco?”
Verena sorrise, poi sussurrò:“Mi aspettavo qualcosa del genere.”
Sarah si sedette sul divanetto, scambiò uno sguardo di intesa con Manuel, nella luce bellissima che emanavano le candele.“Io resto qui a guardare un pò, se non vi dispiace.”Verena si lasciò andare, completamente.Manuel le sfilò la t-shirt lentamente, baciandole i seni pieni, leccandole la pancia.Era eccitatissima, lo spinse sul letto e ci si avvinghiò.I due corpi sembravano fatti l’uno per l’altro, perfettamente complementari.Quando non ne poté più, Verena si girò di spalle, suggerendo una posizione a cucchiaio.In un attimo lui iniziò a scoparla, lentamente, profondamente. Con le mani le stimolava il clitoride, lei impazziva di piacere.
Sarah gemeva accarezzandosi e infilandosi il dildo fino in fondo nella sua fica.
“Guardami, Verena. Guardami mentre lui ti scopa.”
Verena gemette.“Siete pazzi, ma mi piacete.”
Manuel prese l’iniziativa, la mise carponi sul letto e si fece succhiare il cazzo per qualche minuto, mentre le teneva i capelli con entrambe le mani. In quello che a tutti i presenti sembrò quasi la naturale evoluzione della situazione, Verena svelò il suo lato più disinibito e, sempre senza parlare, si piegò a 90°, si allargò il buco del culo con le mani, rimanendo in attesa.Manuel obbedì, subito. Non ci fu bisogno di temporeggiare, Verena era già pronta. Le spinte furono da subito decise, profonde. Poi via via la frequenza aumentò, sembrava un treno che le entrava nel culo.Verena quasi svenne per la potenza di un orgasmo che presto le pervase tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino a risalire alla testa, in un crescendo di intensità che le fece perdere la sensazione materiale del suo stesso corpo.
Manuel la prese di peso e la mise supina sul letto, con la testa che sporgeva dal letto, in modo da poterle venire in pieno viso.Verena sembrava sempre su un altro pianeta.Con un gemito rauco, Manuel sborrò copiosi fiotti caldi ovunque. Capelli, occhi, labbra, seno.Sarah si lasciò andare subito dopo, urlando il proprio orgasmo.
Epilogo
Si sdraiarono tutti e tre sul letto. Sudati, soddisfatti, leggeri.Quando Verena tornò in sè, si alzò, infilò di nuovo la t-shirt dei Bulls e disse:“Sapete una cosa?”“Dimmi,” rispose Sarah.“Domani, lo shooting… facciamolo davvero.”
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