Il secondo lavoro di Vincenza

Capitolo 6 - Harry Pottera

La tipa bionda – bruttina, una volta sceglievano fotomodelle come protagoniste delle serie tv, adesso sembrano prelevate dagli incidenti ferroviari – si mette meglio gli occhiali da vista rotondi sul naso e sorride al ragazzo di cui ha una cotta.

Bevo un sorso di te e appoggio la tazza sul piattino. «Se accetta davvero di uscire con lei e non con la rossa, chi ha scritto questa roba non ha mai visto un uomo in vita sua.» Prendo un biscotto e lo addento. Il cioccolato non ha gusto e la pastafrolla diventa farina al primo morso. Mi va di traverso con un respiro e scoppio in una serie di colpi di tosse.

Stilettate di dolore trafiggono il mio inguine: la figa martoriata e il buco del culo distrutto sembra abbiano fatto la maratona in mezzo ai fichi d’india. Mugugno mentre mi strozzo, gli occhi mi si riempiono di lacrime e pongo una mano davanti alla bocca per non spargere saliva e biscotto sul tavolino del salotto.

Nella nebbia liquida che offusca il mondo, cerco con la mano libera la tazza, l’afferro per il manico e la porto alle labbra. Il sorso di te mi libera l’esofago. Respiro a fondo con un sibilo e mi asciugo gli occhi.

Mi siedo meglio sul divano, stringendo i denti. «Quel bastardo mi ha sfondata… Cazzo…»

Chiudo le palpebre e appoggio la tazza su una coscia. Sospiro. Sono stanca morta, è stata una notte…

Le emozioni della notte appena passata riaffiorano dalla mia mente. Un senso di benessere scivola nei miei muscoli doloranti, nella mia schiena a pezzi. Gli angoli della mia bocca si sollevano.

…è stata la migliore notte di sesso della mia vita.

Quello stronzo mi ha posseduta per delle ore, il suo grosso cazzo in figa, in bocca, in culo. I denti mi si conficcano nel labbro inferiore al ricordo di me stessa prona, lui sdraiato sopra di me, i miei capelli in una sua mano, una tetta stretta in un’altra, il suo cazzo che scopava il mio culo con tanta forza da spingermi il bacino nel materasso.

Il cuore mi batte più forte, posso ancora sentire Nukem che mi ringhiava in un orecchio: “ti piace, troia, ti piace il mio cazzo nel tuo culo?”. Ansimavo troppo forte per rispondere, non sapevo quasi nemmeno dove fossi…

Appoggio una mano sulla passera nuda ma il dolore me la fa ritrarre con uno scatto. Quando sono arrivata a casa questa mattina alle quattro, dopo la doccia non sono riuscita a indossare l’intimo.

«Teresa sarà incazzata al lavoro per il fatto che non mi sono presentata, oggi.» No, probabilmente no, voleva scacciarmi. «Ma se non riesco a mettermi le mutande, cosa facevo, pulivo con fuori la passera e il culo?»

Il tipo suona alla porta. La ragazza bruttina apre. Indossa un vestito che sembra più adatto ad una giornata negli uliveti che per un appuntamento. Le sue labbra si aprono in uno dei più brutti sorrisi che abbia mai visto e spinge gli occhiali rotondi sul naso.

Afferro il telecomando e torno al menù principale di Netflix. «Devo essere scema per pagare per vedere uno che preferisce uscire con Harry Pottera che con una figa rossa…» Inizio a credere che abbiano ragione quelli che dicono che il tempo che passi a guardare serie tv è tempo che togli al raggiungere il successo.

Scorro le categorie: commedie, azione, horror, documentari—

Il telefono trilla e vibra sul tavolino. Se è davvero Teresa incazzata perché non mi sono presentata a pulire i garage, le racconto tutta la scopata di questa notte! La faccio crepare di invidia, a lei e ad Alessia, così capisce anche quella zoccoletta che non ha solo lei una figa desiderata in mezzo alle cosce.

Il dolore mi azzanna il buco del culo nell’allungarmi a prendere lo smartphone. Sullo schermo compare il volto di Stefano. Accosto l’apparecchio all’orecchio.

«Stefano…»

La sua voce è sempre calda, riesce sempre a scaldarmi tra le gambe quando parla. «Ciao, Vincenza, sei al lavoro?»

Mi schiarisco la voce. «Ehm… no. Oggi sono un po’… come dire…»

«Mi sarei stupito del contrario.» L’uomo ride. «Devi essere a pezzi.»

«Sai… sai cos’è successo, la notte passata?»

«Sì, a grosse linee. Il cliente ha chiamato…»

La voce di Stefano non è quella di ieri, quando mi ha spiegato che il vecchio non era soddisfatto della mia prestazione. “Mia prestazione” un cazzo, è a lui che non tira…

«E… ed era contento di…» Non può essere così stronzo, Nukem, da non essere soddisfatto della mia prestazione. Gliel’ho succhiato, mi sono fatta scopare qualsiasi buco, pure tra le tette! Deve avere il cazzo infiammato e le palle che sono sottovuoto dopo tutto quello che mi ha sborrato addosso e dentro.

Stefano fa un sospiro di soddisfazione. «Non solo ha detto che sei la migliore… ehm… ragazza che abbia mai conosciuto…»

Nelle sei ore che ci ho passato insieme ho capito che usa termini come “puttanella” e “riempito di sborra” invece di “ragazza” e “conosciuto”, almeno riferiti a me…

«…ma la tua prestazione l’ha convinto a scegliere la nostra agenzia come quella di riferimento per la compagnia per cui lavora.»

Non l’ha ancora detto, Stefano, ma sono sicura che… «Quindi, mi prendi?»

«Ma come faccio a lasciarmi sfuggire la finalista della gara di pompini di Caregan e quella che ha sacrificato il suo splendido culetto per portarci un cliente importante come la… come si chiama l’azienda dei cinesi.»

Fottiti tu e la storia della finale della gara… «Coreani. Sono coreani del Sud.»

«Vabbè: coreani, cinesi, giapponesi… mi sembrano tutti uguali.»

Dai, è fatta! «Quando posso passare a firmare l’assunzione?»

Il suono delle risate di Stefano esce dall’altoparlante dello smartphone. «Quando riuscirai a muovere di nuovo il tuo bel culetto, Vincenza. Magari per ringraziarmi potresti farmici giocare un’altra volta, come ringraziamento.»

Stronzo… ma immagino che il concetto di “molestia sessuale sul lavoro” quando fai l’”accompagnatrice” non abbia molto senso. Comunque, essere a novanta sulla scrivania di Stefano con lui che svuota le sue palle nel mio intestino resta preferibile al trovarsi davanti Teresa in qualunque altra situazione.

Gli mando un bacio. «Grazie, Ste, sei un amore.»

Lui ride ancora. «Puoi immaginare come dimostrarmelo. Buon riposo, gioia.» Mi restituisce il bacio con schiocco e la comunicazione si interrompe.

Allungo il telefono verso il tavolino, ma mi fermo. Lo riporto davanti a me e accedo alla rubrica.

Un istante dopo suona e lo accosto all’orecchio.

La voce rabbiosa di Teresa erompe dallo speaker. «Dove cazzo sei, stronza? Non tirare fuori la cazzata della malattia perché ieri parlavi con la tua amichetta senza—.»

Ma pure al telefono dev’essere così odiosa? «Ma chiudi un momento quella fogna, vecchia cagna! Sei insopportabile.»

Teresa dev’essere sorpresa della mia risposta al punto tale da non avere più parole. L’unica prova che non è caduta la linea è data dal suono di auto che passano nel garage dove oggi sta lavorando la mia squadra. Ex squadra.

«Oggi proprio non posso lavorare—»

«Quando torn—»

«Ah, non torno, stronza, non a farmi coprire di insulti da una come te.» Il pensiero della discussione con Alessia di ieri pomeriggio mi torna alla mente. «Dovresti provare a tenere in casa un animale: un cane, un gatto, un uccello…» Sogghigno: quale uomo starebbe con una vecchia maledetta simile.

«Ma cosa ca—»

«Come ho detto, me ne vado da quel posto di merda.» Nessuna risposta dall’altro capo della linea, Peccato. «Ciao, Teresa!»

Dal telefono escono parole concitate della stronza, ma non le ascolto nemmeno. Avvicino il pollice al pulsante rosso per chiudere la comunicazione, ma all’ultimo istante un pensiero mi ferma.

Riavvicino il telefono alle labbra. «Ah, dì alla mia amichetta che sono a casa perché non fotte solo lei.» Non c’è bisogno di aggiungere altro, lo so, ma voglio togliermi una soddisfazione. Devo togliermela. «Me ne vado proprio perché ieri mi sono fatta un manager e mi sono assicurata che mi sfondasse per bene. Statemi in gamba, fallite!»

Il pollice preme il tasto rosso per davvero, questa volta, e taccio la risposta di Teresa. Un paio di scrollate tra i menù, e la blocco definitivamente, così come le altre tre idiote. Lancio il telefonino sul divano: la mia vita a pulire cessi è finita.

Potrei quasi continuare a vedere se il tipo resta con Harry Pottera o si mette con la rossa. Non voglio credere sia così scemo.