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I TOP di Giovanna Esse: Sesso coi nudisti 2


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Ormai eravamo prossimi all’imbrunire, dalla stradina prospiciente si sentivano le voci e lo strascichio dei passi dei bagnanti che lasciavano la spiaggia. Io avevo un calore nel petto è una voglia matta di esibirmi, di concedermi, di essere porca. Volevo servire quei maschi, volevo offrirmi in “sacrificio” per permettere al loro seme, costipato e bramoso, di sgorgare dai coglioni. Di sgorgare per me, dea e femmina, primadonna in quell’angolo di natura, dove il quotidiano non aveva potere. Niente formalità, nessun rispetto delle regole della società, niente rèmore… e io avevo perso la bussola. Dovetti tenermi alla coscia di mio marito per non cedere al vorticoso piacere che mi faceva girare la testa. Con l’altra mano, impugnandolo come un randello, strattonavo il pene dell’altro maschio. I due che avevano tirato fuori il cazzo, si avvicinarono guardinghi, tastando la situazione: cercavano di capire fin dove si potevano spingere, e cosa potevano ottenere, da quel “banchetto” pagano. Intanto, altri due, uno dopo l’altro si erano avvicinati per spiare. Uno era un ragazzo, doveva avere vent’anni o poco più; lo notai perchè era altissimo e magro. Aveva uno sguardo dolce, che si perdeva in quella scena incredibile ai suoi occhi. Mi piacque pensare che, per lui, era la prima volta. I primi due, iniziarono a toccarsi con movimenti lenti, erano talmente vicini, che venni pervasa dall’odore tipico del pene, caldo, appena estratto dalle mutande. Un lieve olezzo di orina mi colpì ma senza offendermi le nari; l’eccitazione aveva spezzato ogni mio freno inibitore. Accettavo di buon grado quegli odori, normalmente odiosi, come fossero profumi afrodisiaci. Mentre contemplavo le varie fogge dei membri eccitati che mi circondavano, mio marito arretrò di pochi centimetri, masturbandosi con tre dita e restando, col glande, a favore della mia bocca. Venne subito, ci mise poco più di un minuto per sgorgare: cominciò in bocca, con i primi schizzi, poi si spostò ancora, per sporcarmi i seni, il viso e, di certo, anche i capelli. ‘Non ha importanza.’ Pensai, però mi sembrò veramente strano il comportamento di Tony. C’eravamo appartati da pochi minuti e lui, lui che desiderava tanto quel momento di trasgressione, aveva già perso l’eccitamento? Mi alzai, io stessa mi ero raffreddata; pronta a seguirlo, anche per sfuggire a quel gruppo silenzioso di voyeur.


No, stai, - disse Tony sbrigativo, - stai ancora un poco, tranquilla, sono qui…


Però adesso lui era freddo e distaccato, e si spostò verso il margine della radura, facendomi sentire sola e vulnerabile; più che una signora eccitata da un gioco perverso, mi sentii una puttana, silenziosamente minacciata da un branco, da maschi che vedevano in lei solo un buco per sfogarsi. Ora uno dei nuovi venuti, si abbassò il pantaloncino e si avvicinò, agli altri. Aveva un cazzo molto spesso e scuro, forse perchè l’uomo era abbastanza anziano. Fu molto scaltro, invece di elemosinare una carezza liberatoria, si inginocchiò sulla sabbia, proprio davanti a me, stese la mano e iniziò a carezzarmi la vulva. Quel gesto mi riempì di calore; di nuovo il desiderio ebbe la meglio, in piedi, stesi le braccia e catturai saldamente i due cazzi, quelli più a portata di mano. Il signore inginocchiato premeva sulle grandi labbra, adesso; aveva un modo di toccare e di spingere meraviglioso, deciso ma delicato allo stesso tempo. Le sue dita erano molto grosse, ne infilò una in vagina, premendo verso l’alto, poi ne mise dentro due. Cominciò a penetrare facilmente: ero completamente bagnata e continuavo a grondare. 


L’uomo che me lo aveva messo in mano per primo, mi prese per la spalla, tirando lievemente verso il basso. Resistetti, poi guardai in direzione di mio marito, nonostante fosse a disagio, mi fece un piccolo cenno d’intesa… non lo capivo: perché comportarsi in quel modo? ‘Fai di tutto per iniziare la “festa” e poi, ti tiri fuori? Io lo amavo, avrei tanto voluto lasciar perdere quel casotto, andare da lui, tornare a casa… ma l’eccitazione mi inchiodava a quel gruppo di porci, che mi desideravano, che smaniavano: un omaggio alla mia bellezza. Mi abbassai e iniziai a fare il pompino. 


Il vecchio, da sotto, si accostò di più, dovette fare una vera acrobazia con la testa, per mettersi a favore della vulva e iniziare a leccare… com’era bravo; le lebbra frullavano il clitoride, mentre la lingua spessa e succosa, affondava in figa. Col ditone bagnato di saliva, lento lento, mi penetrò l’ano; salì talmente che mi fece gridare di piacere e di sorpresa. Ripresi tra le dita il cazzo di quello che aspettava, zitto e in piedi. Doveva essersi masturbato a lungo, perchè, mentre succhiavo il pene del suo amico, mi sentii pervadere da un succo caldo, che m’imbrattò le dita e il petto. L’uomo era venuto subito. 


Anche quello che mi scopava in bocca dava segni di smaniare, a mio avviso era pronto pure lui. Mi chinai, il vecchio non ci arrivava più con la bocca, adesso, ricominciò a farmi con le dita. Feci segno al ragazzo che, poverino, se ne stava a guardare senza fare niente. Quando fu abbastanza vicino, con due dita gli tirai l’orlo del boxer, per fargli capire che poteva liberarsi. Il ragazzo lo fece e io mi bloccai per la sorpresa, aveva un pene lungo come un braccio, pendeva verso il basso ma era gonfio ed eccitato. Troppe emozioni. Il vecchio spinse e agitò le dita, l’uomo al mio fianco mi venne in bocca senza preavviso, riuscii a scostarmi, ma la frittata era fatta, avevo bevuto una bella dose di sperma… come resistere? Cominciai a venire, mugolando e strabuzzando gli occhi. Se il vecchio masturbatore non mi avesse tenuta, stretta sarei caduta di sicuro. 


Quando mi ripresi, mi alzai e mi misi a centro, tra il vecchio e il ragazzo, masturbandoli contemporaneamente. Ogni tanto mi abbassavo per prendere il glande in bocca, ora dell’uno, ora dell’altro. Il vecchio era ancora ben dotato, ma il pene del ragazzo, la testa, era qualcosa di spropositato; se non premevo con le labbra non entrava, nonostante avessi la bocca spalancata. Lo desiderai dentro ma non osai farlo. 


Mio marito, intanto, si era un po’ ripreso, scattò alcune foto col cellulare. Mi riprese anche quando mi inginocchiai, al centro tra i miei due ‘cavalieri’ improvvisati; loro sborrarono, prima il signore più anziano, tremando sulle cosce e vibrando tutto. Il ragazzo venne dopo un poco, mai vista tanta ‘roba’. Sgorgava a fiotti dal cazzo, e sembrava un fiume in piena; non finiva mai. Ormai avevo perso le mie remore, raccolsi tutti i loro spruzzi, senza far troppo caso anche se mi arrivavano in bocca. Non avevo mai ricevuto tanto sperma addosso in vita mia; inutile dire che mi sentivo sporca ma felice… quella roba è speciale, sia nella consistenza che nell’odore. Mi passai la mano addosso, ero piena di liquido. Quella di mio marito, invece, si era già seccata. Il gruppo di uomini sparì nella notte, così com’erano comparsi. Avrei voluto scendere a mare per lavarmi ma adesso, col buio, dopo l’orgia mi sentivo vulnerabile, avevo un po’ paura. Mi passai addosso il telo-mare umido. Tony mi prese la mano e mi portò alla macchina, mentre traballavo un po’ sulle gambe, ancora provata, ancora insicura. Tornammo a casa in silenzio e, dopo una lunga doccia, mi addormentai come un sasso.


6


Quella mattina dormii fino a tardi. Quando mi svegliai Tony non c’era, trovai però, accanto al letto un croissant coperto da un fazzolettino e il mio amato cappuccino freddo. Feci subito una doccia, come volessi scrollarmi di dosso quell’esperienza così lontana dal mio essere e dalle mie abitudini sessuali; nonostante la sera prima, complice l’eccitazione, ne avessi goduto appieno, ora, catapultata nel mio universo tradizionale, mi sentivo come… sporca, ecco. A provocarmi questa sensazione intima era proprio un fatto pratico e legato al mio modo di essere: in generale non ero troppo propensa al contatto fisico improvviso; dovevo riconoscere che, per me, era proprio una specie di fobìa. A volte cercavo persino di non dare la mano a qualcuno, per evitare il contatto della pelle altrui, peggio ancora se le mani erano sudaticce. Forse questa repellenza era legata a qualche fattore che proveniva dall’infanzia o, semplicemente e come credo probabile, era una conseguenza dovuta al mio olfatto, estremamente superiore alla media: così sentivo cattivi odori dappertutto. Temevo sempre che gli estranei puzzassero, chessò io: di sudore; oppure avevano mangiato dell’aglio, maneggiato cipolle o, per assurdo (ma non troppo), erano appena stati in bagno ma poi non si erano lavati le mani. Tutte queste fissazioni perdevano potere sul mio corpo, quando, sapientemente guidata, mi ritrovavo immersa in una situazione eccitante. Allora le cose si ribaltavano e non disdegnavo persino il senso del lubrico, anzi, perdermi nel “vizio” col primo “camionista”, poco pulito e reduce da un lungo viaggio, o essere stuprata, senza troppi riguardi, da uno sconosciuto, nel WC dell’Autogrill, rappresentava una delle fantasie erotiche che, nei momenti di piacere, attraversavano la mia mente elettrizzata. Per mia fortuna, tra il dire e il fare… e così questi “flash” da sporcacciona restavano stimoli piacevoli ma solo nei sogni. Dopotutto, era uno dei segreti che ci teneva legati; mio marito aveva imparato a conoscermi profondamente. Credo avesse realizzato che, di così tante fantasie, un bel giorno qualcuna si sarebbe potuta trasformare in realtà. “Ma sicuramente non adesso!” pensai, uscendo dalla doccia rinfrancata, avvolgendomi nell’immacolato accappatoio, che odorava di detergente fresco. Tony tornò, con giornali e altre cianfrusaglie. La giornata non era delle migliori, una leggera perturbazione sembrava promettere pioggia per il pomeriggio e il sole trapelava poco, attraverso i rinfrescanti nuvoloni grigi. Uscimmo e ci dedicammo al turismo classico, visitando un paio degli stupendi borghi collinari. I vecchi paesini, ben tenuti, offrivano sempre scorci panoramici interessanti. Mangiammo biscottini alla mandorla e al pistacchio, e gelato artigianale a volontà: vere ghiottonerie della produzione locale. Rientrammo quasi alle diciotto, troppo presto per la cena, così ci poggiammo sul letto, fianco a fianco nella penombra.


Sei stato molto freddo con me… - dissi a bassa voce dopo alcuni minuti. Gli occhi socchiusi, cullata da una leggerissima brezza che filtrava dalla tapparella. – Ieri ho sbagliato in qualcosa? – Non sono una ragazzina. Conosco bene gli uomini e so che bisogna andarci cauti sugli argomenti che riguardano il sesso. Nonostante noi donne siamo sempre tacciate di essere complicate, sono proprio i maschi ad avere le idee poco chiare rispetto alla nostra sessualità. Quando ci prendono, spesso ci vogliono puttane, disponibili e, se possibile, perverse, dopo, tornando alla routine familiare, si turbano solo all’idea che noi possiamo coltivare pensieri erotici e appetiti sessuali. “Come mai? Come puoi? Non sei santa come la mia mammina? colei che ha conosciuto il sesso solo per procreare e, nonostante questo, di certo non ha mai provato un vero, disdicevole, orgasmo…” Devo ammettere però che questo non è il caso di mio marito; si è sempre dimostrato esperto e complice, senza mai rinfacciarmi nulla, senza mai affrontare argomenti stupidi e fuori luogo.

Sapevo che lo avresti notato… - disse Tony, con la voce velata dal sorriso. – Ho voluto sperimentare il tutto per tutto, e mi sono scottato, di brutto!

Non ti capisco, tesoro? Cosa intendi?

Mi conosci, lo sai che dopo l’eiaculazione perdo ogni interesse per il sesso. È uno dei motivi per cui non riesco mai a leccare il mio sperma… eppure, te l’ho detto, il desiderio di succhiarti la figa, riempita di succo maschile, è uno dei miei grandi sogni, ma poi non ci riesco; dopo arrivato non mi va. Che ci posso fare?

Lo so caro… ma allora a cosa ti riferisci? Ieri sei stato tu a venire subito, ricordi?

Ma certo, amore mio; tranquilla che tu non c’entri per niente… o meglio, c’entri tantissimo, ma non hai nessuna colpa!

Ok, adesso ti spiace farmi capire? – Ero veramente dispiaciuta. – Posso sapere cosa ti è successo?

È successo… è successa la cosa più stupida del mondo: sono caduto nella mia trappola. Quando quegli uomini iniziarono ad avvicinarsi, quando vidi i loro peni flaccidi a portata di mano e il loro desiderio folle di possederti, io… vedi, io non ho capito più niente; mi sembrava di toccare il cielo con un dito, per la goduria. Figurati, mi pulsavano le tempie e il cuore mi batteva a tutta forza. Allora ho fatto la pensata più scema della mia vita… e dire che ci avevo fantasticato sopra più volte: volevo soffrire veramente! Volevo gustarmi appieno l’umiliazione di quel rapporto contronatura. Io, tuo marito, venivo cornificato come l’ultimo degli uomini e, attenzione: senza violenza… al contrario, ero proprio io a darti agli altri, e tu? Tu, accettavi, peggio di una puttana, di toccare e succhiare tutti quei cazzi…


Lo sapevo… avevo ragione a non volerci stare; lo vedi?

Ma che dici, amore mio? Lasciami finire… tu, tu sei stata meravigliosa. – Mi si fece più dipresso, accostandosi alle spalle e cingendomi ancor più stretta, col suo braccio. – Io, invece io, ieri non sono morto per miracolo. Vedi, Maria, appena venuto, come previsto, il mio desiderio è calato ai minimi termini; non sentivo assolutamente più niente, anzi sono stato preso dal disgusto e soffocato dall’umiliazione. Probabilmente, se fossi stato più giovane e focoso, avrei lottato con quella gente, per strapparti da quelle mani luride, che puzzavano di orina e di seghe segrete. Quello che, nei miei desideri, doveva essere il più estremo momento di piacere, si è trasformato nella più squallida delle scene a cui sono stato costretto ad assistere… Preferii tacere. Ora che sapevo che non gliel’aveva con me, ero rincuorata ma ancora non capivo come sarebbe finita quella sua confessione. Intanto, Tony, mi accarezzava sempre più intensamente, e per tutto il corpo. Per non trovare ostacoli, volle che lo aiutassi a liberarmi dal pantaloncino e dalle mutandine, pur leggerissime. Così poteva accarezzarmi tutta, come piaceva a lui… e a me! Adesso il suo tono era leggermente cambiato. Non mi sembrava più così catastrofista, come prima, e la voce era velata da un leggerissimo affanno.


E a te, gioia mia? Che emozioni ha procurato? Che cosa hai provato, circondata da quegli sconosciuti?

Che devo dirti, caro? Sarei bugiarda se dicessi che l’ho fatto solo per te. – Ammisi, onestamente. – O meglio, senza di te, così, a freddo, ma non lo farei nemmeno per tutto l’oro del mondo… e tu conosci le mie motivazioni. Però ieri sera… una volta eccitata… ecco: era inebriante, come una droga, la prima cosa che ho provato è stata una specie di sensazione trionfale. Soprattutto quando si eccitavano, quando sembravano dipendere da me… pazzi di desiderio. Quell’emozione, psicologicamente, è stata adrenalina pura… - Sentii alle spalle il cazzo di mio marito, duro come un salame, che mi toccava i glutei. Con la mano, invece, scorreva per tutta la schiena, proprio come piace a me.


Ma poi… poi, ti è piaciuto?

Sì… - dissi, sapendo che adesso voleva sentirmelo dire. – Ma allora mi fai capire perchè hai goduto per primo? Non potevi gustarti lo stesso la scena? Dopotutto, quel “teatrino” è cominciato per dare piacere a te…

Lo so, tesoro, lo so che sono veramente un porco, ma è più forte di me… Non perse altro tempo però, sapeva dove cercare e trovò facilmente ciò che desiderava. Invece di toccarmi la figa, Tony puntò direttamente il mio ano e ci premette sopra il prepuzio bagnatissimo. Non ero ancora pronta e poi, avrei preferito una scopata più rilassante; il suo pene dietro era sempre impegnativo. Come vi ho detto, pur se non era troppo lungo, era assai spesso e la penetrazione sempre un po’ dolorosa. Ma non volli irritarlo, capivo che era molto stressato, proprio a causa dei suoi controversi desideri. Mi bagnò meglio e si mise a premere ma senza ficcare…

Sai cosa mi è successo? Ascoltai senza rispondere, mentre cercavo di concentrarmi, allargando le natiche con le mani.

Praticamente, l’ho detto: ieri è stato un inferno. Figurati, più ti vedevo eccitata e più ce l’avevo con te… ne pensavo di tutti i colori; però ho sopportato, ho voluto osservare tutto, anche se mi faceva male la bocca dello stomaco. Respiravamo a scatti, eccitatissimi dalla piega che stava prendendo la serata.


Anche stamattina, dopo aver dormito abbastanza male, non ero ancora in gran forma e mi feriva l’immagine di te. Quasi angelica, dormivi beata; indossavi solo la vestaglietta, ti eri scoperta nel sonno, e le gambe e le braccia piegate, cosi chiare, le forme così morbide… sembrava stessi pregando. Mi sono fermato a guardarti sai? 


Una fitta, non tremenda ma una fitta. Dietro.


Era entrato: porco! Tante belle parole sensuali ma intanto, a furia di armeggiare con le dita e la saliva, mi aveva penetrata. Spinse fino in fondo, lacerandomi, ma poi uscì… strinsi le labbra tra i denti per sopportare; non un lamento, sapevo che sarebbe entrato di nuovo.

Ti guardavo riposare, il volto disteso, un leggerissimo sorriso sulle labbra perfette, eri in pace col mondo… non potevo credere a ciò che ricordavo della sera prima! Adesso sembravi un angelo, ieri una troia. Non ti sei tirata indietro, nonostante quei maiali arrivassero, uno dopo l’altro. Non avevi vergogna di mostrarti… e non provavi vergogna davanti a quei loro cazzi, sguainati come piccole spade di carne… M’infilò di nuovo il pene, ma non mi faceva più tanto male; però adesso, per essere certo di sfondarmi, mi artigliò le anche, trascinando il mio corpo a suo favore. Era la punizione per la mia sfrontatezza; sapevo che sarebbe successo e godevo nel sapere… soprattutto aspettavo quelle sue descrizioni: lubriche, crudeli, spiattellate senza pudore, senza alcun rispetto. Mi buttava giù, nella fogna del mio peccato, rinfacciandomi, una per una tutte le brutture cui mi ero sottoposta, con gioia tra l’altro. Non riuscii a trattenere un lungo, godurioso, mormorio, mentre m’infilavo due dita in figa, così da sentirmi presa da entrambi i lati.


Che puttana. Io vedevo tutto lo “sporco” di quella scena, capisci? Non ero eccitato ero schifato, mortificato… una vera tortura. Non era come nei film: intorno alla mia stupenda moglie non c’erano, a contendersela, dei fusti palestrati, magari superdotati… forse sarebbe stato meglio; forse avrei potuto capire. Nooo, assolutamente no! C’erano quattro sfigati; gente men che comune, gente di mezz’età, con i loro cazzi barzotti, allupati di figa. Persone in ciabatte e calzini logori, persino un vecchio. Quel cane, nonostante l’età, è quello che ti ha goduta di più… porco schifoso. Adoperò le due mani e con forza mi voltò, per mettermi sotto, ma senza mai uscirmi dal sedere. Mi strattonò verso l’alto, lo accontentai e lui infilò un cuscino sotto l’inguine, per godermi meglio. Ormai, quasi gridavo, perduta nella libidine di quel racconto tanto realistico. Mi sentii di nuovo sporca, piena di schizzi, con la carne calda dei cazzi tra le dita… tra le labbra…


E poi lo sperma… schifosa… lo sai quante sborrate hai preso ieri, troia?

Tante… sì … siiiiii

E non li fermavi? Non sfuggivi ai loro cazzi?

No, non sfuggivo, li facevo fare! Tony non aveva alcuna intenzione di passare alla figa, tutte le sue pompate erano solo per il mio culo. Accettai, silenziosamente, questa sua scelta maligna: “Sono stata una porca, tutti quegli uomini addosso. Ha ragione Tony, devo essere punita, impalata. Sì, sì. Lo merito!” Così cominciai a godere, mentre lui m’incalzava.

Non le sentivi le mani addosso? I seni, ricordo ancora come ti palpavano i seni, quegli stronzi.

Sì, i seni. Sì. E lui fece lo stesso, mimava i gesti che aveva visto operare sul mio corpo, dagli estranei.

Non ne conosci nessuno… eppure ti sei fatta sborrare addosso e in bocca. Ti rendi conto? Ti rendi conto? Perchè?

Perchè mi piaceva… mi piaceva da morire. E tu che guardavi, e io che ti facevo le corna.

Sai… - disse con un fil di voce – oggi sono stato eccitato tutto il giorno. Passato il dolore di ieri sera, non facevo che rivedere la scena: la tua bocca, i cazzi che cambiavano tra le tue labbra accoglienti. Io che soffrivo, come se m’infilassero degli spilli in corpo… è stato meraviglioso. Soffrivo senza godere, una tortura… non lo dimenticherò mai. E la tua faccia… e gli schizzi bianchi che volavano: in bocca, sui seni, sulle spalle… non si fermavano, non si fermavano… E Tony si accasciò tremante sul mio corpo, bloccandomi sotto il suo peso. Non scopava più su e giù, dalla cappella infissa nel sedere, sgorgava copioso il suo seme caldo, bollente… mi rimase dentro. Nonostante pressata, riuscendo a malapena a sfiorarmi il clitoride, venni a mia volta.

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Giovanna Esse

Autore su Erotika

Scrittrice e blogger di racconti e articoli, in prevalenza di genere erotico e per adulti. Benvenuti in erotika.app , il lato piu' elegante del piacere raccontato. Info, domande e confessioni anche scrivi a La Posta di Giovanna.

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